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venerdì 10 agosto 2012

L'immondo profondo #9: Barbara Steele

Di lei vi ho già parlato un pò in una delle rubriche precedenti, è considerata la prima Scream Queen del cinema italiano, eppure nella sua carriera d'attrice era lei a provocare le urla di terrore delle sue vittime, che però in molti casi erano interpretate sempre da lei. I terribili occhi neri, la lunga chioma corvina e quello sguardo magnetico l'hanno resa un fenomeno di culto ma l'hanno anche relegata in un tipo di cinema che le stava stretto.
Barbara Steele nasce a Birkenhead nel Regno Unito il 29 dicembre 1937 o 1938. Da ragazza studia pittura ma nel 1958, forse proprio per la sua inconfondibile presenza fisica, si ritrova con un contratto firmato dalla Rank Organization, una società di produzione e distribuzione fondata da J. Arthur Rank proprio nel 1937, e che in pochi anni arrivò ad inglobare gran parte delle case di produzione inglesi, tra cui la Gaumont-British, e molte delle principali sale cinematografiche del paese. Dopo una rapida preparazione nella scuola di recitazione della Rank, Barbara esordisce nel 1958 con la commedia Uno straniero a Cambridge e negli anni successivi si ricava qualche particina in pochi film più o meno dimenticabili, tra cui forse spicca I 39 scalini, sorta di remake shot-by-shot di Il Club dei 39 diretto da Alfred Hitchcock nel 1935.
Rank però non è in grado di valorizzare la giovane attrice e infatti poco dopo cede il suo contratto alla 20th Century Fox. Per Barbara è un'occasione d'oro, dopo meno di due anni e qualche comparsata in pochi film è già sbarcata ad Hollywood, ma la fabbrica dei sogni delude tutte le aspettative e la giovane attrice rimane per due anni senza lavorare. Finalmente nel 1960 prende parte alle riprese di Stella di Fuoco, probabilmente il miglior tra i film in cui compare Elvis Presley, ma le delusioni non sono finite, Barbara litiga con il regista Don Siegel e abbandona il set per non fare più ritorno, la sua parte viene poi assegnata a Barbara Eden.
Destino vuole che proprio in quei giorni ad Hollywood sia in corso uno sciopero degli attori, per Barbara quindi l'unica soluzione per tornare a lavorare è rivolgersi all'estero. L'ennesima occasione le arriva proprio dall'Italia ma le premesse non potrebbero essere meno incoraggianti, un ruolo da protagonista in un horror, la proverbiale ultima spiaggia, e come se non bastasse dietro la macchina da presa c'è un esordiente, uno che fino a quel momento ha fatto solo l'aiuto regista o il direttore della fotografia, un certo Mario Bava. Il film si intitola La Maschera del Demonio e approda nelle sale nel 1960, contrariamente alle aspettative costituirà una vera e propria svolta per l'attrice, un successo ma anche una condanna, perché Barbara troverà il ruolo che la consacrerà e anche quello in cui rimarrà per sempre incagliata.
La Maschera del Demonio si ispira vagamente al racconto Il Vij di Nikolaj Gogol, e racconta la storia della contessa Asa Vajda, una nobildonna processata e condannata come strega dai suoi stessi familiari che torna in vita dopo due secoli per vendicarsi sui suoi discendenti. La Steele, costantemente sullo schermo, compare addirittura in un doppio ruolo, quello della strega Asa e quello della sua pronipote Katia, la fluente chioma corvina, la carnagione pallida, e il suo sguardo penetrante diventano un marchio di fabbrica. Il film è un successo inaspettato, soprattutto all'estero, Bava ha confezionato un horror particolarmente esplicito e raffinato, il primo vero esponente del gotico all'italiana, un genere che godrà di moltissima fortuna negli anni successivi, anche grazie alle interpretazioni della stessa Steele, quasi sempre nelle vesti della strega in cerca di vendetta. Il suo stile piace così tanto che persino Roger Corman la affianca a Vincent Price per il primo dei suoi film ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe, Il pozzo e il pendolo del 1962. Si racconta che durante le riprese dell'ultima scena Price la afferrò per il collo così forte da ferirla gravemente.