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domenica 16 settembre 2012

Prometheus di Ridley Scott

Nelle sale dal 14 settembre
Dopo mesi di attesa, quando l'uscita del blu ray è ormai imminente (11 ottobre per chi fosse interessato) e il film è stato scaricato in tutte le forme possibili dagli spettatori italiani più impazienti, Prometheus arriva finalmente anche nelle sale nostrane (anche in 3D, ma questa recensione si riferisce alla versione 2D) e l'accoglienza non è proprio delle migliori.
Pianeta sconosciuto, data sconosciuta, una creatura umanoide con le fattezze di una statua in stile art deco ingerisce uno strano liquido scuro e si decompone all'ombra di una gigantesca nave spaziale.
Anno 2089, nelle Highlands scozzesi l'archeologa Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e il suo compagno Charlie Holloway (Logan Marshall Green, ma io sono ancora convinto che sia Tom Hardy) scoprono l'ultima di una serie di pitture rupestri raffiguranti esseri umani in adorazione davanti a delle figure gigantesche che indicano una costellazione sconosciuta, forse un invito a comunicare da parte dei creatori della razza umana.
Dopo l'ennesimo brusco salto, ritroviamo i due archeologi a bordo della nave spaziale Prometheus, in una spedizione scientifica finanziata dal defunto Peter Weyland che ha l'obiettivo di raggiungere il sistema solare di cui sopra per mettersi in contatto con questi misteriosi “ingegneri”. A bordo insieme a loro ci sono la gelida Meredith Vickers (Charlize Theron), il comandante Janek (Idris Elba) un gruppetto di militari e scienziati, e David (Michael Fassbender) l'androide platinato ossessionato dal film Lawrence D'arabia, che ha l'incarico di decodificare la lingua aliena a partire da quelle terrestri. Naturalmente le cose andranno nel peggiore dei modi, dopotutto si tratta di un prequel alla saga di Alien.
Una responsabilità non da poco, e un fattore che sicuramente avrà pesantemente influenzato il giudizio di molti, eppure Ridley Scott ci ha tenuto fin da subito a dichiarare che Prometheus non è da considerare semplicemente come un prequel del suo Alien, ma come qualcosa che a partire dal film del 1979 (sfruttandone anche la popolarità, perché no) cerca di intraprendere una direzione nuova e diversa, e personalmente ritengo che almeno in parte ci sia riuscito. E' vero, le strizzatine d'occhio e i riferimenti alla saga originale abbondano, e le trame sono innegabilmente intrecciate, ma, considerando che questo Prometheus si pone come incipit di una nuova saga, mi piace interpretarlo come un trampolino di lancio verso il futuro e un congedo dal passato, un modo per avvicinarsi allo spettatore con qualcosa di familiare per poi portarlo altrove e sviluppare qualcosa di più personale. E questo secondo me si fa ancora più evidente nel finale, che, salvo svolte impreviste nei prossimi capitoli, ho voluto provvisoriamente leggere come un addio di Scott alla “sua” stessa creatura, insomma lo xenomorpho l'avete visto, qualche idea sulle sue origini ve la sarete fatta, lo sfizio ve lo siete tolto, adesso fatemi fare qualcosa di differente.
E io a Ridley Scott un po' di fiducia glie la voglio dare, prima di tutto perché Prometheus è un'autentica goduria per gli occhi, tecnicamente maestoso, e in secondo luogo perché è riuscito a farmi sentire piccolo piccolo con le sue astronavi mastodontiche e con le sue creature misteriose e imponenti, che creano e distruggono la vita per ragioni del tutto sconosciute, o forse per ragioni che l'uomo potrebbe trovare estremamente banali e deludenti, come ci ricorda il diabolico David. La casualità per esempio, il corpo in decomposizione di una creatura aliena che inaspettatamente genera la vita nelle acque di un pianeta disabitato.
Sicuramente non è un film esente da difetti, la parte introduttiva per esempio è un po' tagliata con l'accetta, con quelle due false partenze che non danno modo di assaporare come si deve l'impatto della primissima scena. E poi ci sono tutta una serie di problemi che iniziano a farsi sentire nella seconda parte, quando si entra nella fase più concitata della narrazione, insomma i soliti cliché, le solite disattenzioni, i soliti improbabili diversivi comici che non fanno ridere più nessuno e devastano l'atmosfera, eppure non è così difficile mantenere la sospensione dell'incredulità in mezzo al precipitare degli eventi, dove tutti sembrano perdere il controllo tranne l'enigmatico David, androide senz'anima che forse senz'anima non è. Alla fine se ne esce più che sazi, con la giusta dose di curiosità per ciò che c'è ancora da dire, e, cosa abbastanza rara, senza sentirsi in qualche modo truffati per ciò che ancora non è stato detto.


Ah giusto, qualcosa sul cast...
Noomi Rapace rossa mi conturba ancora di più.