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giovedì 11 aprile 2013

L'immondo profondo #13: Amer di Hélèn Cattet e Bruno Forzani

Visto che da queste parti l'ho citato spesso,  ho pensato di riciclare una mia vecchia recensione di Amer per invogliarvi ancora di più a dargli un'occhiata (ma con chi sto parlando ?). E' un film che mi aveva fatto innamorare pazzamente alla prima visione e da allora è sempre rimasto tra i miei preferiti.
Probabilmente oggi ne parlerei diversamente e scriverei un tantino meglio, magari cogliendo nuovi riferimenti che all'epoca mi erano sfuggiti, ma mi sembrava bello lasciare tutto così, riproponendovi le mie impressioni a caldo di allora. E poi altrimenti che pigro sarei ?

Stupendo già dalla locandina
Interessantissimo progetto belga-francese del 2009, purtroppo passato un pò in sordina o quasi completamente ignorato. Un film difficile da catalogare sotto tutti i punti di vista, per metà è un'esperienza esclusivamente visiva priva di un nucleo narrativo solido, per l'altra metà è un prodotto che si regge interamente sulle citazioni e sugli omaggi al cinema italiano degli anni settanta e ottanta, in particolare al filone horror e a quello "giallo".
Hélèn Cattet e Guido Forzani arrivano freschi freschi dalla realizzazione di cinque cortometraggi, e si vede. Amer(amaro) è infatti suddiviso in tre parti fin dai titoli di testa (che scorrono sullo splendido tema musicale di Cani Arrabbiati di Mario Bava), tre brevi storie unite soltanto dalla presenza della protagonista Ana, ritratta in tre differenti fasi della sua vita: l'infanzia segnata dalla morte del nonno materno, l'adolescenza con la scoperta del proprio corpo e l'esplosione della sessualità, e infine l'età adulta, quando Ana fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, nella villa in cui era ambientato il primo segmento.