Visualizzazione post con etichetta Dario Argento. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Dario Argento. Mostra tutti i post

giovedì 11 aprile 2013

L'immondo profondo #13: Amer di Hélèn Cattet e Bruno Forzani

Visto che da queste parti l'ho citato spesso,  ho pensato di riciclare una mia vecchia recensione di Amer per invogliarvi ancora di più a dargli un'occhiata (ma con chi sto parlando ?). E' un film che mi aveva fatto innamorare pazzamente alla prima visione e da allora è sempre rimasto tra i miei preferiti.
Probabilmente oggi ne parlerei diversamente e scriverei un tantino meglio, magari cogliendo nuovi riferimenti che all'epoca mi erano sfuggiti, ma mi sembrava bello lasciare tutto così, riproponendovi le mie impressioni a caldo di allora. E poi altrimenti che pigro sarei ?

Stupendo già dalla locandina
Interessantissimo progetto belga-francese del 2009, purtroppo passato un pò in sordina o quasi completamente ignorato. Un film difficile da catalogare sotto tutti i punti di vista, per metà è un'esperienza esclusivamente visiva priva di un nucleo narrativo solido, per l'altra metà è un prodotto che si regge interamente sulle citazioni e sugli omaggi al cinema italiano degli anni settanta e ottanta, in particolare al filone horror e a quello "giallo".
Hélèn Cattet e Guido Forzani arrivano freschi freschi dalla realizzazione di cinque cortometraggi, e si vede. Amer(amaro) è infatti suddiviso in tre parti fin dai titoli di testa (che scorrono sullo splendido tema musicale di Cani Arrabbiati di Mario Bava), tre brevi storie unite soltanto dalla presenza della protagonista Ana, ritratta in tre differenti fasi della sua vita: l'infanzia segnata dalla morte del nonno materno, l'adolescenza con la scoperta del proprio corpo e l'esplosione della sessualità, e infine l'età adulta, quando Ana fa ritorno ai luoghi dell'infanzia, nella villa in cui era ambientato il primo segmento.

venerdì 23 novembre 2012

Dracula 3D di Dario Argento

Nelle sale dal 22 ottobre
Visto in versione 2D
 
Prima alcune doverose premesse. Cominciamo dal regista, Dario Argento, il maestro del brivido, con lui ho mosso i miei primi passi (letteralmente, perché ho cominciato molto piccolo proprio con Profondo Rosso) nel mondo del cinema horror. Poi sono cresciuto, anagraficamente e come spettatore, ma la passione per sangue, frattaglie e guanti di pelle nera è rimasta, e così col tempo ho conosciuto e approfondito registi come Lucio Fulci, Riccardo Freda, Antonio Margheriti e Mario Bava, che ad oggi è ancora uno dei miei preferiti. Ma mentre io crescevo, il cinema di Argento rimaneva ben fermo dove stava, idee e stilemi degli anni '70 riciclati senza vergogna, sceneggiature approssimative, interpretazioni che gridano vendetta (e con interpretazioni intendo per il 90% Asia Argento), ridoppiaggi che gridano vendetta ancora più forte... Insomma un porcaio, si passa da disastri pretenziosi come La Sindrome di Stendhal a veri e propri abomini come Non ho sonno, forse una delle migliori commedie italiane degli ultimi 20 anni. Dopo un film del genere chiunque avrebbe cambiato nome e sarebbe sparito dalla circolazione, e invece no, Argento continua imperterrito la sua discesa nel baratro, mentre intorno a lui una folla ancora incredibilmente ricca di ammiratori accoglie a braccia aperte ogni nuovo abominio. E quindi largo a schifezze come Il Cartaio, La Terza Madre e Giallo, un film rimasto in ballo per mesi perché nessuno aveva il coraggio di distribuire l'ennesima fatica del Maestro, mentre contemporaneamente Adrien Brody era impegnato a fare causa alla produzione perché non era ancora stato pagato. Ma almeno si ride, e pure piuttosto forte, però ogni volta, mentre cerco disperatamente di riprendere fiato, ripenso ai suoi primissimi film e mi chiedo: cos'è andato storto ? Sono stati dei casi fortunati (non proprio tutti eh) ? Argento è stato colto da una precocissima senilità ? Oppure quel poco di talento che c'era si è adagiato su una formula vincente senza sapersi rinnovare ? Non mi è dato saperlo e nemmeno mi interessa più.
L'altra premessa era la questione Dracula, ma visto che mi sono dilungato abbastanza mi collego direttamente alla trama e colgo due piccioni con una fava. Nel 2012, quando i vampiri ci sono stati riproposti in tutte le salse e le variazioni possibili, ha ancora senso uscirsene con l'ennesimo film sul papà di tutti i succhia sangue ? 7 film della Universal tra il 1931 e il 1948, 9 film della Hammer dal 1958 al 1974, senza contare tutta una serie di apocrifi, parodie e altri casi isolati, come il celeberrimo adattamento di Francis Ford Coppola.
E cosa tirano fuori Argento e gli altri tre sceneggiatori ? Niente, ambientano tutta la storia a Passburg (siamo in Germania ? Pare di si) e trasformano Jonathan Harker in un bibliotecario. Dracula lo assume per sistemare la biblioteca di famiglia e intanto terrorizza gli abitanti del luogo, finché ovviamente non compare Mina e succede quello che deve succedere.
Mi direte voi “A chi interessa la trama di un horror di Dario Argento ?”, e avete ragione, a nessuno sano di mente, quindi vado dritto al punto: Dracula 3D è una delusione in tutti i sensi, lo è stato per me, che mi aspettavo un trash involontario esilarante, e lo sarà per molti altri che andranno al cinema sperando in una festa di frattaglie e violenza, perché Dracula 3D è semplicemente noioso. La dose di effettacci splatter per esempio non va oltre il livello a cui ci hanno abituato gli horror indipendenti italiani degli ultimi anni, e il ritmo non aiuta per niente, al punto che tra una risata e l'altra è una vera impresa trattenere gli sbadigli, o il sonno, come nel caso degli altri 4 spettatori nella mia sala.
Allora passiamo alle cose importanti, le risate. Purtroppo sono una rarità, soprattutto perché le scene veramente significative sono quelle che abbiamo già visto decine di volte nei trailer e nelle clip che circolano da mesi su internet (ricorderete tutti il troiler, quella cosa grezzissima senza post-produzione che mostrava persino il finale del film). Quello che balza subito all'occhio è una computer grafica imbarazzante e tremendamente invasiva, ci sono mosche, calabroni, ragni, ragnatele, gufi, lupi e intere stazioni ferroviarie ricreate nel peggiore dei modi, si tratta di fotogrammi davanti a cui è davvero impossibile rimanere seri. E poi c'è una delle apparizioni più attese, la mantide gigante, che però colpisce soprattutto per il suo essere completamente fuori luogo.
Subito dopo vengono regia e fotografia. Con l'eccezione di qualche scena particolarmente dinamica le inquadrature sono praticamente tutte identiche: piano americano di due personaggi ripresi di profilo mentre parlano, e quanto parlano... il solito concentrato di didascalismo e teatralità.
La fotografia condisce tutto alla perfezione, è così brutta che le scenografie reali sembrano degli sfondi digitali, e la luce è usata in modo così strano che gli elementi della scena sembrano appiccicati sgraziatamente su questi sfondi terribili. Probabilmente la cosa dipende dal fatto che il film è studiato per essere proiettato in 3D, ma il risultato è talmente antiestetico che si sposa alla perfezione con tutto il resto
Nel mucchio ci metto anche la solita Asia Argento, che insiste a recitare con la bocca piena di minestra, e un paio di topless talmente goffi e gratuiti che sembrano prelevati di peso da un film porno di quart'ordine, come le musiche di Simonetti.
Tirando le somme, Dracula è un disastro, ma non il disastro che mi sarei aspettato, se non fosse per questo incomprensibile abuso di CG potrebbe essere considerato addirittura un passo avanti rispetto agli ultimi due lavori di Argento. E' pessimo ma non per le solite ragioni. Ecco, si potrebbe persino dire che lo stile di Argento ha subito una svolta, le nuove tecnologie gli hanno offerto nuovi entusiasmanti modi di fare pessimo cinema.
E potrei fermarmi qui, perché non c'è molto altro da dire e perché è sempre piuttosto difficile parlare in maniera costruttiva di pellicole del genere, però ci tenevo a riportare alla memoria un'intervista che risale a quando Dracula 3D era ancora in fase di produzione. Ricordo che in quell'occasione uno dei giornalisti quasi sghignazzando chiese ad Argento cosa ne pensava del Dracula di Francis Ford Coppola e in cosa sarebbe stata diversa la sua versione, e lui si limitò a rispondere con un sorrisetto complice e un'aria di superiorità. Ecco, quel momento mi fece particolarmente schifo.

PS: Il fatto che il sottoscritto e Il Monco non siano stati accettati come comparse in questo film non ha influenzato il giudizio complessivo, ma il dolore ci lacera l'anima.

Presto chiudetela!

venerdì 17 agosto 2012

L'immondo profondo #10: Due occhi diabolici e il tracollo della cultura occidentale

Fino a qualche ora fa ero ancora fortemente indeciso sull'argomento da affrontare questa volta, poi mi sono ricordato che proprio l'altro giorno, per colmare una delle mie ultime lacune nella filmografia di Dario Argento, ho visto Due occhi diabolici. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un film a 2 episodi diretto da George Romero e Dario Argento che si lanciano nell'ambiziosa impresa di mettere in scena due racconti dell'orrore di Edgar Allan Poe. A Romero tocca Le vicende relative al caso del signor Valdemar, la storia di una mogliettina trofeo (Adrienne Barbeau) che fa ipnotizzare il marito moribondo per assicurarsi una cospicua eredità, ovviamente le cose vanno storte e l'uomo muore quando è ancora sotto ipnosi rimanendo così bloccato a metà tra la vita e la morte. Neanche a farlo apposta Romero finisce per parlare sempre di morti viventi, comunque il suo episodio è il più tollerabile, sufficientemente fedele all'originale e non troppo anonimo.
Argento invece si becca Il gatto nero, e qui immagino non serva un riassunto della trama, ma ve lo beccate lo stesso perché il regista ci ha dovuto mettere del suo. Roderick Usher (ecco, Argento ha letto Poe e vuole essere sicuro che ce ne rendiamo conto, quindi infarcisce il film di riferimenti ad altri racconti, il personaggio comunque è interpretato niente meno che da Harvey Keitel) è un fotografo che ritrae le vittime di crimini violenti, tornato a casa dopo il lavoro scopre che sua moglie Annabel ha adottato un bel gattone nero, la bestiola però non sopporta la sua vista e ogni volta fugge via terrorizzata. Rod si rivela un beone manesco, e un giorno uccide il gatto nel tentativo di creare un'opera d'arte provocatoria. Per rimediare ne porta a casa uno perfettamente identico, ma la moglie ha già deciso di lasciarlo... Il seguito lo conoscete, ma sappiate che Argento ha trovato il modo di rendere il racconto il più idiota possibile.
Insomma perché parlarne ? Perché ho notato che Due occhi diabolici rappresenta un momento chiave delle filmografie dei due registi, o meglio, il momento in cui la mia opinione personale nei loro confronti è cambiata più o meno radicalmente.
Dedichiamoci prima a Romero: è vero, il suo film immediatamente precedente è Monkey Shines, però subito prima viene Il giorno degli zombi, probabilmente uno dei miei zombie movie preferito, e il bello è che sono riuscito a vederlo solo un paio d'anni fa, quindi il fattore nostalgia si può tranquillamente escludere. Dopo invece troviamo La metà oscura, ennesimo pessimo adattamento di un romanzo di King, il dimenticabile Bruiser e finalmente (forse) il ritorno agli amati zombie con la nuova trilogia formata da La terra dei morti viventi, Le cronache dei morti viventi e Survival of the dead. Ora, so che questi ultimi tre film hanno comunque trovato una cerchia di ammiratori tra gli amanti del genere e non, ma io trovo che rappresentino un sintomo abbastanza evidente di senilità. Romero è ancora morbosamente attaccato alle sue creature, il che non è obbligatoriamente un male o una colpa, ma lo diventa se si ha la pretesa di realizzare gli stessi film di 40 anni fa, con gli stessi rozzissimi riferimenti sociali. Soprattutto se questo significa girare in digitale (brr) roba a bassissimo budget con attori cani, effetti speciali scadenti e trame stantie, senza la minima traccia di ironia. Romero l'ho amato anche io, ma questo non significa che debba passare sopra a cose come Survival of the dead senza provare un minimo di imbarazzo.
E a proposito di stagnazione passiamo al regista che ha fatto dell'immobilità artistica una ragione di vita, Dario Argento, per lui la fase del tracollo era già iniziata dopo l'accoppiata Suspiria-Inferno, l'occhio magari è appagato ma l'intelligenza dello spettatore deve sopportare di tutto. Phenomena è un buon esempio di quello che intendo, i compromessi da accettare sono davvero troppi per godersi a mente leggera lo spettacolo. Opera sembra l'ultimo guizzo di creatività, ma anche in questo caso la sceneggiatura è esilissima e nel finale cede definitivamente, e poi non so voi ma la voce narrante di Dario Argento mi fa sempre sghignazzare. Il colpo di grazia sembra portarlo proprio Asia Argento, un po' come aveva fatto per Romero, film come Trauma e la Sindrome di Stendhal portano all'esasperazione la tendenza dei film precedenti, le sceneggiature si fanno sempre più tragicomiche e questa volta non c'è neanche un particolare impianto estetico a giustificare l'intera operazione. Trauma in particolare mi pare un esempio perfetto di come Argento non sia nemmeno in grado di valorizzare un budget più elevato e un cast diverso dal solito branco di macchiette italiane.
Con Nonhosonno (sorvolo volutamente su Il fantasma dell'opera) il regista si concede una piccola trasferta nel genere comico, oppure, a seconda dei punti di vista, realizza quello che forse è il suo film peggiore, anzi senza forse, dopo averlo rivisto ho addirittura rivalutato roba come Giallo e La terza madre, in attesa di Dracula 3D.
Rimango sempre più stranito di fronte a quella categoria di spettatori che nonostante tutto hanno ancora il coraggio di non bocciare porcherie come questa, e non è un problema dei soliti inguaribili appassionati ma anche di spettatori casuali che malgrado tutto se le fanno piacere. In confronto il vituperatissimo Il Cartaio mi è sembrato il suo miglior film degli ultimi anni.
Il resto è storia, La terza madre ha confermato la teoria secondo cui Asia Argento significa guai e infatti il film è un disastro, Argento o chi per lui insiste nell'usare lo stesso tipo di effetti speciali che si usavano negli anni '70, il che rende tutto ancora più grottesco. Giallo non è da meno, da ricordare anche solo per il fatto che è rimasto a prendere polvere per mesi perché nessun distributore italiano se lo voleva accollare, e la cosa è ancora più significativa se si considera che viviamo in un paese in cui questo tipo di cinema trova sempre agguerritissimi sostenitori. A rendere il tutto ancora più comico c'è la causa legale che Adrien Brody ha intentato e vinto contro i produttori che non lo avevano mai pagato per la sua interpretazione. Ah giusto, non dimentichiamo nemmeno il peggior villain della storia del cinema horror.