La storia che c'è dietro al film che ha "inventato" il free cinema, l'indie cinema americano e che ha fatto conoscere uno dei migliori registi americani e una delle mie attrici preferite, se non la preferita. La nascita di un modo di fare cinema che avrebbe rivoluzionato l'America e che la coppia non avrebbe mai abbandonato.
E' difficile raccontare la storia di questi due per diversi motivi. Prima di tutto erano gli outsiders per eccellenza, lontani dai riflettori, dalle mode, dal gossip, secondo perchè ai loro amici e parenti dicevano "Se la stampa vi chiede qualcosa, mentite, voi non gli dovete la verità", quindi è difficile capire cosa è corretto e cosa no. Avrei quindi voluto parlare della loro bella unione e del loro amore ma dovrò per forza di cose direzionarmi verso la loro prima creatura, Shadows - Ombre.
Bisogna partire da una piccola cittadina (per gli standard americani) del Wisconsin, Madison, famosa per la sua storia, il suo lago e il panorama annesso e per la sua università. Proprio qui troviamo una bella e giovane ragazza bionda che va per i venti. Studia con metodo -ma sarà un altro metodo a cambiarle la vita- è amata e conosciuta (è la figlia di un pezzo grosso, banchiere, poi membro del governo). Eppure quella vita le va stretta, ha un solo sogno, forse banale; andarsene da lì e diventare un'attrice, di talento. Quindi nel 1950 molla Madison, gli studi e il panorama e parte per New York. Da Madison a Madison Avenue.
Al momento di partire, mentre è sul pullman, si pone degli obiettivi; concedersi anima e copro al teatro, non sposarsi nè avere figli. Ripensandoci, più in là con gli anni penserà "Dio ride dei nostri piani".
Si iscrive alla American Academy of Dramatic Arts, scuola di un certo livello. Dopo quattro anni di fatiche inizia a ricevere qualche offerta dal mondo del teatro e soprattutto dal ricco mondo della TV. In occasione di una recita la nota un ragazzo, con l'aria seria ma anche da ribelle. Non è di certo timido e dopo averla vista all'opera va a presentarsi nel dietro le quinte.
Piacere John, piacere Gena. John è di origini greche, ma nato e cresciuto a New York, più precisamente in una famiglia rigidina sia religiosamente che culturalmente, ma di alta elevatura morale e intellettuale. Quando, anni prima, disse al padre che voleva fare l'attore, si aspettava un malrovescio o una sfuriata, e invece non gli disse nulla se non "dovrai lavorare duro come nessun'altro. La sofferenza non si finge o si recita".
Il primo tentativo di farsi insegnare come si recita, lo tenta al mitico Actors Studio, dove vige il metodo Stanislavskij. "Ripassa poi eh", gli dicono. Ma questo primo rifiuto non lo ferma ne lo demoralizza. Se li non mi vogliono, chiederò altrove. Così anche lui finisce alla AADA dove non è che eccella come attore, però è bravino nell'insegnare e gli viene data una cattedra. Insegna proprio quel metodo che gli è stato precluso dall'Actor Studio.
Proprio poco prima di incontrare Gena, quella di Madison, aveva iniziato a fare dei piccoli esperimenti con la sua classe. Improvvisazione più che altro e prova che ti riprova salta fuori un soggetto, una storia che lo interessa. Sarebbe bello farne un film ma tanto i soldi son pochi e i mezzi pure. Amen.
Quella sera però si diverte con Gena, quella che non vuole sposarsi. Lui non è solo serio e attaccabrighe, è anche molto svelto. Dopo pochi mesi si sposano. Vivono assieme ma non è facile, soprattutto quando sei nel mondo dell'arte, sei a New York e sei appena uscito da una scuola. Vivono con lo stipendio da insegnante di lui, qualche ruolo da attore di lui, in robetta dove quasi non lo si vede, e con il lavoro da vignettista di lei.
Poi nel 1957 gli risalta in mente quel progetto. Decide di girarlo. Budget: 40 mila testoni, macchine da presa prestate, amici, volontari e membri della sua classe come attori. Racconta di tre fratelli, tutto il giorno in giro per Manhattan, a ritmo di jazz, nel pieno dell'era beat. Lo stile è documentaristico, un copione non esiste, impera l'improvvisazione e la mancanza di permessi per girare.
Quando gli attori, che per lui verranno sempre al venticinquesimo posto e non al primo, come dice la moglie, gli chiedono "ma qui come vuoi che.../ il mio personaggio dovrebbe..." lui risponde sempre "io il personaggio l'ho scritto, e ora te l'ho regalato, Facci quello che vuoi. Ormai dovresti conoscerlo molto meglio di me, comunque". Grazie! Eppure funziona, perchè siamo nell'epoca giusta, e quel mix di libertà e anarchia, caratteristica di tutto il suo cinema futuro, è l'elemento che renderà il film quello che diverrà.
Si ma i soldi da dove arrivano?
Li tira su in due modi. Lo prendono per una parte nella serie TV Johnny Staccato di cui curerà la regia di qualche episodio. Gena aiuta con qualche soldo perchè nel frattempo è stata scoperta da Joshua Logan della MGM, durante una teleplay a Broadway insieme a Edward G. Robinson. Inizia così -L'alto prezzo dell'amore, con Jose Ferrer- una carriera più redditizia e meno nell'anonimato che la porterà anche all'Alfred Hitchcock presenta dove John era già stato.
Proprio mentre è a un programma radio per parlare di Staccato, lo speaker gli chiede se vorrebbe mai fare un film e lui molto candidamente quanto sarcasticamente, risponde "Si, certo. Anzi, spettatori, se volete che io faccia un film, mandate due dollari a questa stazione radio".
Il giorno dopo lo chiamano dalla radio. "Ti han mandato circa due mila dollari, vieni a prenderli o ce li teniamo?". E già sotto al citofono. Per "sdebitarsi" offre cammei a tutti, soprattutto allo speaker.
Girano a Manhattan con camera a mano, sempre di corsa. John litiga spesso con Gena, che come lui ha solo un piccolo ruolo da comparsa. "Lo amo come artista, lo odio come marito" dichiarerà decine di anni dopo. Il loro matrimonio avrà sempre l'aria di essere al limite dell'autodistruzione ma è solo un'apparenza. Si amano alla follia ma sul set non sono compagni, ma sono regista/attore e attrice e visto che lui considera zero gli attori, non tollera il minimo errore di lei.
Non tutto viene per nuocere però, perchè proprio quando vorrà da lei le prove migliori sarà necessario alzare il livello dell'astio tra i due. Durante Una moglie o Love streams - Scia d'amore, la torchia nei modi più improponibili. Una volta vuole che lei alzi il ricevitore del telefono e nello stesso momento si accenda una sigaretta. "Ma così mi brucio i capelli!", non importa fallo lo stesso. Lei va su tutte le furie. Lui a fine scena dice "Oh questa era la donna frustrata che mi serviva".
"Non andiamo d'accordo su nulla, ma è così un matrimonio, volubile. Chi non pensa che sia così, avrà dei problemi". Rimarranno insieme una vita intera, 35 anni, fino alla morte di John nel 1989 per cirrosi al fegato. Il loro modo di fare film sarà sempre lo stesso di Ombre, il film in questione; lavorare con gli altri, per gli altri, raggranellare i soldi per fare i film da soli, senza studios dietro, completamente liberi senza chiedere permessi a nessuno, approvazione del cast, dei testi, etc... Una vita passata a fare gli attori per il mainstream e quindi guadagnare bene (John per esempio in Rosemary's baby, Gena in tv con Thursday's Child)per investire tutto in quei 3 mesi dove ci si butta in qualcosa di personalissimo, senza rete.
"Non faccio film per vincere al botteghino, per essere il numero uno. Io faccio film per quei quattro gonzi che vengono a vedermi". Questa era la filosofia di John e di Gena. Solo una volta si è "venduto", proprio poco dopo Ombre, quando andò a Hollywood per un paio di film.
Il primo era Blues troppo tardivo dove protagonista era un suonatore di jazz. Si storia cassavetiana ma non gli concedono molta libertà e lui ha un temperamento capace di mandare all'aria tutto. Poi Burt Lancaster lo chiama per Gli esclusi, "John devi troppo farlo sto film, è per il sociale". John ci crede, gli piace lo script, una storia sui ritardi mentali nei bambini con Judy Garland, ma quando propone di usare veri bambini con ritardi gli dicono subito "No, non ci siamo capiti". No , non ci siamo capiti davvero e finisce il film con pilota automatico, nervoso, scazzato e riprende un volo per New York dove decide di fare la balia per il figlio Nick appena nato, dalla Gena che non voleva avere figli, a tempo indeterminato.
Questi erano i Cassavetes, una coppia formidabile che ha rivoluzionato, anche se solo in minima parte il sistema Hollywoodiano. "Non combattiamo più il sistema ora, non ne vale la pena", dicono negli anni 80. Senza Ombre, vincitore a Venezia di un premio speciale (dove venne proiettata una versione diversa da quella originale (1958-59) che è ancora nelle mani di Gena e non la mostrerà a anima viva), non esisterebbe oggi il cinema americano indipendente che amiamo tanto, e non sarebbero nati tanti registi che con solo pochi soldi avrebbero voluto fare un tentativo.
A John e Gena, sempre nel mio cuore. Grazie per Volti, Mariti, Una moglie (la più grande prova attoriale di un'attrice nella storia del cinema), Una notte d'estate - Gloria, e per tutto il resto.
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Nella prossima puntata, il giorno della vigilia di natale, uno special natalizio con i film più giusti per il 25 dicembre.
Non tutto viene per nuocere però, perchè proprio quando vorrà da lei le prove migliori sarà necessario alzare il livello dell'astio tra i due. Durante Una moglie o Love streams - Scia d'amore, la torchia nei modi più improponibili. Una volta vuole che lei alzi il ricevitore del telefono e nello stesso momento si accenda una sigaretta. "Ma così mi brucio i capelli!", non importa fallo lo stesso. Lei va su tutte le furie. Lui a fine scena dice "Oh questa era la donna frustrata che mi serviva".
"Non andiamo d'accordo su nulla, ma è così un matrimonio, volubile. Chi non pensa che sia così, avrà dei problemi". Rimarranno insieme una vita intera, 35 anni, fino alla morte di John nel 1989 per cirrosi al fegato. Il loro modo di fare film sarà sempre lo stesso di Ombre, il film in questione; lavorare con gli altri, per gli altri, raggranellare i soldi per fare i film da soli, senza studios dietro, completamente liberi senza chiedere permessi a nessuno, approvazione del cast, dei testi, etc... Una vita passata a fare gli attori per il mainstream e quindi guadagnare bene (John per esempio in Rosemary's baby, Gena in tv con Thursday's Child)per investire tutto in quei 3 mesi dove ci si butta in qualcosa di personalissimo, senza rete.
"Non faccio film per vincere al botteghino, per essere il numero uno. Io faccio film per quei quattro gonzi che vengono a vedermi". Questa era la filosofia di John e di Gena. Solo una volta si è "venduto", proprio poco dopo Ombre, quando andò a Hollywood per un paio di film.
Il primo era Blues troppo tardivo dove protagonista era un suonatore di jazz. Si storia cassavetiana ma non gli concedono molta libertà e lui ha un temperamento capace di mandare all'aria tutto. Poi Burt Lancaster lo chiama per Gli esclusi, "John devi troppo farlo sto film, è per il sociale". John ci crede, gli piace lo script, una storia sui ritardi mentali nei bambini con Judy Garland, ma quando propone di usare veri bambini con ritardi gli dicono subito "No, non ci siamo capiti". No , non ci siamo capiti davvero e finisce il film con pilota automatico, nervoso, scazzato e riprende un volo per New York dove decide di fare la balia per il figlio Nick appena nato, dalla Gena che non voleva avere figli, a tempo indeterminato.
Questi erano i Cassavetes, una coppia formidabile che ha rivoluzionato, anche se solo in minima parte il sistema Hollywoodiano. "Non combattiamo più il sistema ora, non ne vale la pena", dicono negli anni 80. Senza Ombre, vincitore a Venezia di un premio speciale (dove venne proiettata una versione diversa da quella originale (1958-59) che è ancora nelle mani di Gena e non la mostrerà a anima viva), non esisterebbe oggi il cinema americano indipendente che amiamo tanto, e non sarebbero nati tanti registi che con solo pochi soldi avrebbero voluto fare un tentativo.
A John e Gena, sempre nel mio cuore. Grazie per Volti, Mariti, Una moglie (la più grande prova attoriale di un'attrice nella storia del cinema), Una notte d'estate - Gloria, e per tutto il resto.
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