Dove eravamo rimasti? Ah si, Hitchcock aveva appena fatto il suo primo slasher-horror, Psycho. Filmettino fatto con due lire, autoprodotto, senza star, in bianco e nero e lontanissimo dai suoi tipici lavori. Vincendo quella scommessa, da regista osannato in tutto il mondo da critici ed esperti, divenne acclamato anche dal popolino, dagli appassionati del cinema commerciale. Dopo Psycho Hitch ottenne quello status di icona a cui noi siamo abituati, con mostre, saggi e tavole rotonde dedicate alla sua vasta filmografia. Ma dopo l'enorme successo del suo horror il pubblico voleva qualcos'altro, magari qualcosa di simile e cosa mai poteva inventarsi uno che aveva ormai fatto di tutto? Insomma nel 1961 Hitchcock si ritrovava al punto di partenza e con la classica domanda, "E adesso? Che storia nuova posso proporre? Che genere? Con cosa posso stupire ancora il pubblico?". Adesso Gli Uccelli.
*Se è andata bene la prima volta, perchè non riprovarci?
A dir la verità Hitchcock aveva bene in mente cosa volesse fare dopo Psycho, ovvero fare un altro horror, come gli chiedevano a gran voce le platee mondiali. In fin dei conti il successo era stato surreale ed imprevedibile, e ciò era in maggior parte causato da un pubblico nuovo, di una nuova "epoca", gli anni 60. Lui si era divertito a girare quel film, per gioco, per dimostrare di essere ancora il numero uno e soprattutto di essere più forte di un gruppo di dirigenti e produttori che credono di saperla lunga.
Allora sotto con un nuovo soggetto a tinte forti, molto più cruento e violento, macabro. Già ma non è facile trovarne uno decente, basti ricordare quanto fu difficile trovare Psycho di Robert Bloch. L'entourage di Hitchcock si mette in moto alla ricerca del nuovo formidabile testo da trasporre. Per fortuna questa volta la ricerca dura poco, anzi, bastava guardare dentro casa.
Tempo prima infatti, era stato acquistato un racconto breve di Daphne du Maurier -scrittrice inglese amica del regista e autrice del romanzo Rebecca - La prima moglie, con il quale Hitchcock trasse il suo primo lungometraggio in America- dal titolo Gli uccelli. Era stato comprato però per farne un episodio della fortunata serie tv Alfred Hitchcock presenta, proprio per la sua breve durata. Inoltre non era neanche la prima volta che veniva utilizzato. Ben due volte venne rappresentato alla radio e una volta sul piccolo schermo, per un'altra serie tv, Danger, sceneggiato da James P. Cavanagh, proprio colui che venne chiamato per scrivere lo script di Psycho ma che fallì miseramente.
Non era importante tutto ciò, a Hitch piaceva e voleva tirarne fuori il seguito spirituale di Psycho. Gli piaceva il fatto che i "killers" in questo particolarissimo racconto fossero delle bestiole che abbiamo attorno ogni momento del giorno, totalmente innocue. Inoltre da qualche tempo, sui giornali, si leggevano alcuni articoli di attacchi isolati di gabbiani a persone sulla costa occidentale degli Stati Uniti.
La storia è semplice, è un horror-sci fi, oggi lo chiameremmo un disaster movie. Senza un apparente motivo -che non verrà spiegato neanche nel film- la natura si ribella, sotto la figura degli uccelli, e attacca dapprima una piccola cittadina situata sulla costa, nella zona della Cornovaglia, e poi l'intera nazione e il mondo. Morte e distruzione a volontà, in un film apocalittico ma di tipo ecologista.
A scrivere la sceneggiatura viene chiamato Joseph Stefano, già autore di Psycho, ma il giovane rifiuta perchè non trova la storia abbastanza interessante. Allora viene chiamato Evan Hunter, nome che non dirà niente a nessuno, perchè meglio noto con lo pseudonimo con cui firmava i suoi detective stories, Ed McBain. A Hunter viene fatto leggere il breve racconto e poi gli viene detto "Siamo interessati al titolo e agli uccelli che attaccano le persone, il resto puoi buttarlo via tutto. Fatti venire delle idee".
*Gli attori principali, gli uccelli.
Il vero problema era se fosse realmente fattibile, con la teconologia dell'epoca, un film del genere, che prevedeva attacchi di stormi di uccelli inferociti. Non era possibile usare migliaia di uccelli addomesticati, e non esistevano ancora i computer in grado di realizzare gli effetti speciali a cui siamo abituati oggi.
Esisteva però una tecnica, chiamata schermo blu o maschera mobile, utilizzata ancora adesso, che rappresentava l'unico modo di portare su schermo elementi immaginari o che non fossero presenti al momento. Si filmava un attore davanti a uno sfondo blu, si toglieva tutto quello di colore blu e si appiccicava l'attore supersiste ad un'altra scena, di modo che fossero due livelli, uno sopra l'altro.
Abbastanza semplice, in apparenza, bastava filmare molti uccelli -in voliere e sulla spiaggia, il che portò uno svariato numero di operatori a filmare per ore e ore gabbiani e corvi nelle discariche e sulle coste- e poi ritagliarli e sovrapporli alla scena con gli attori. Ma solo in apparenza era facile, perchè in primis, la tecnologia era ancora imperfetta, lasciava un alone blu attorno alla figura sovrapposta, ed inoltre non si stava parlando di una figura umana, piuttosto definita e dai movimenti lenti, ma di un uccello, capace di sbattere le ali continuamente e velocemente. Il risultato rischiava di essere tante macchie blu incomprensibili.
Ancora una volta Hitchcock doveva rivoluzionare il genere, un settore dell'industria cinematografica, per fare il film esattamente come voleva lui. E a correre in suo soccorso arrivò la Disney, con Ub Iwerks, direttore del dipartimento effetti speciali. Da anni lo studios utilizzava al posto dello schemo blu un sistema a sodio, ovvero, uno sfondo giallo illuminato da lampade a sodio, con un'ulteriore luce, bianca, posizionata nella stessa direzione della macchina da presa che illuminava l'attore. Si registrava su due pellicole, una sensibile solo allo sfondo e una solo alla parte illuminata dalla luce bianca. Questo procedimento rendeva molto più semplice il ritaglio di ciò che interessava, eliminando aloni vari, e Hitch ne avrebbe abusato letteralmente pur di non lavorare all'aperto, da buon amante delle riprese in studio.
*The girl.
Non solo Hitchcock voleva reinventare un genere, ma voleva reinventare una diva, ed al momento non ne aveva sotto mano nessuna. Grace Kelly era ormai una principessa da qualche anno, Ingrid era un vago ricordo, le altre non gli interessavano. Allora ne avrebbe presa una dal nulla e l'avrebbe trasformata nella nuova Grace-Ingrid (vi consiglio di dare un'occhiata a The girl, con Sienna Miller e Toby Jones, un film tv della HBO sul rapporto tra Tippi Hedren e Hitchcok, andato in'onda un mesetto fa. Forse eccessivo e poco accurato ma guardabile).
Da qualche tempo, ogni giorno, durante il Today Show, veniva trasmessa una pubblicità dove una bellissima ragazza si girava e mostrava uno splendido sorriso dopo che qualcuno le lanciava un fischio di ammirazione. Bionda, occhi azzurri, fisico da modella, un viso molto pulito e grazioso. Qualche produttore la notò, iniziarono le telefonate e i tentativi di capire chi fosse e cosa facesse. Si chiama Tippi Hedren, ha origini svedesi, è in effetti una modella e a parte quella pubblicità non ha fatto nulla legato al piccolo o al grande schermo. Hitchcock la prenota.
Viene fatta venire agli studios per un colloquio. Il suo portamento, la sua raffinatezza, l'eleganza, piacciono e dopo qualche provino dove rifà la parte femminile di Notorious, Caccia al ladro e Rebecca, a fianco di Martin Balsam, piace anche la sua recitazione. Anche un breve colloquio con Hitchcock va a buon fine, che ancora non le parla del film, e preferisce, come sua abitudine, stordirla con informazioni sul vino, il tempo e come si cucina alla perfezione una buona bistecca, tanto che Tippi non pensa di essere destinata a fare un lungometraggio con lui ma una semplice puntata della serie tv.
Durante una cena con Hitchcock, la moglie Alma e il produttore Lou Wasserman, viene regalata a Tippi una spilla che raffigura tre uccelli con dei diamanti incastonati e le viene detto che sarà lei la protagonista del prossimo film, Gli uccelli. Da quel momento l'attrice passa molto tempo a casa degli Hitchcock dove le viene fatto un corso intensivo di recitazione e dove forse inizia il calvario che sarebbe stata la sua collaborazione con il regista inglese, fatta di regali -e regali anche alla figlia, Melanie Griffith, a cui è ben noto venne regalata una bambolina identica alla mamma, ma impacchettata dentro una piccola bara-, chiamate a casa nei momenti più inopportuni, avances piuttosto spinte, gelosie e terribili punizioni. Un rapporto che porterà l'attrice a fuggire dal suo demiurgo e sull'orlo del totale esaurimento, dopo aver fatto insieme solo due film, alla fine di Marnie. Un trattamento riservato da Hitchcock a tutte le sue attrici, di cui si innamorava irrimediabilmente e dalle quali veniva sistematicamente rifiutato.
*Si gira.
Una volta scelto Rod Taylor come protagonista, le riprese potevano iniziare. Con sommo disappunto di sir Alfred, si iniziava a girare in esterni, nel nord della California, nei pressi di Bodega e della baia omonima. Il clima della zona era molto simile a quello della Cornovaglia del breve racconto ma soprattutto imprevedibile come quello inglese. Quello che il regista odiava degli esterni era che bisognava sottostare al meteo, al vento, alla fauna locale -le persone che potevano interferire- e comunque bisognava tornare in studio per ridoppiare tutto. Un lavoro doppio per uno che una volta immaginato il film, scritto e disegnato da cima a fondo, perdeva totalmente interesse nel girarlo, perchè dal suo punto di vista, era bello che finito.
In una scena in particolare, una delle prime, si può notare come un cartellone venga usato come raccordo per passare da un esterno a un interno, senza però farlo capire allo spettatore. Tippi Hedren cammina per le strade di San Francisco quando finisce dietro un'edicola. Qui viene fatto il taglio camuffato e si prosegue con lei che cammina ma stavolta si sta girando in studio. Tra l'altro in questa scena un ragazzino le fischia dietro e lei si gira sorridendo, una piccola gag di Hitchcock che ripropone la pubblicità che l'ha resa "famosa".
La sequenza successiva è all'interno del negozio di animali, proprio dopo il classico cameo del regista. E' una scena molto ben scritta, che da una parte strizza l'occhio alla skrewball comedy anni 30-40 e dall'altra fa dell'ironia sullo scompiglio che può creare un uccellino libero in un negozio. Figuriamoci poi dopo quando saranno migliaia e migliaia e inferociti.
*Il primo attacco e la finzione.
Un classico dei sci-fi o horror o monster movie è quello di non far vedere il mostro fino a 3/4 di film. Questo è un rischio perchè molto spesso il pubblico perde la pazienza o altre volte è uno stratagemma usato per risparmiare soldi e pernacchie, perchè hai creato un mostro ridicolo. Per Gli uccelli questo problema non dovrebbe sussistere, sappiamo tutti come sono gli uccelli e sappiamo che non ne spunterà uno grosso 3 metri e tutto malformato, non è quel tipo di film, quindi inutile ritardare oltre il primo avvistamento.
Quando Melanie (T. Hedren) arriva a Bodega, ed anzi, è ancora sulla barca, arriva il primo violento attacco di un pennuto. In volo radente le scalfisce lo scalpo causandole una ferita. Questa è una delle tante scene fatte con uccelli finti. Impossibile girarlo in esterni, perchè deve essere un primo piano e quindi deve essere perfetto, impossibile da girare con un vero gabbiano, si girò tutto in studio con un gabbiano impagliato legato a un cavo in modo da dargli la direzione. Un tubo spruzza sangue sulla testa dell'attrice completava l'effetto.
Un altro celebre attacco è quando Melanie si trova chiusa nella cabina telefonica fuori dal ristorante. E' appena scoppiato il caos, insieme a una pompa di benzina. E' un escalation di violenza che culmina con un gabbiano che si scaglia violentemene contro il vetro della cabina infrangendolo. Stessa tecnica di prima, uccello finto-cavo direzionale-urto. Stavolta però il sangue che uscì dall'attrice fu vero. Il vetro si ruppe in parecchie schegge andando a sfigurare il volto della graziosa ex modella. Voci dicono che Hitch l'abbia fatto apposta, per un rifiuto ricevuto dalla donna. Ma questo è solo un piccolo incidente in confronto a quanto succederà in seguito.
Siccome era difficile usare troppi uccelli veri si ricorse spesso, in scene di massa, a delle controfigure. Esemplari impagliati, sagome di cartone, copie meccaniche. Nella superba scena dove, mentre Melanie si accende una sigaretta, si appollaiano centinaia di corvi sulla struttura di un parco giochi dietro di lei, vennero usati per metà corvi veri e metà corvi finti. Per rendere la scena più credibile, ad ogni taglio, spostavano quelli veri in altri punti di modo che lo spettatore non riuscisse a accorgersi quali non si fossero mai mossi.
In una scena successiva, quando vediamo il tetto della chiesa e della scuola carichi di uccelli, si provò in un altro modo. Dapprima si misero delle calamite alle zampe degli uccelli, in modo che rimanessero tutti fermi sui cornicioni e sulle grondaie, ma dopo il ciak, la metà degli uccelli erano scivolati testa in giù, come dei polli in rosticceria. Allora usarono delle sagome nere in cartone, tanto da così lontano nessuno le avrebbe notate.
Esemplari veri vennero usati invece per la festa di compleanno della piccola di casa Brennan. Per far si che i gabbiani attaccassero i bambini, vennero messe delle briciole di pane nei loro capelli. Una scena molto pericolosa che richiese molte riprese, ma nonostante questo c'era più apprensione per i volatili piuttosto che per i giovani attori. Sul set in quei giorni era presente la lega americana per la protezione degli uccelli e quindi guai a trattarli male. Per fortuna ad alcuni dei soggetti più pericolosi, venne legato il becco e gli artigli. Siccome la scena era all'aperto e i gabbiani erano liberi, molto del tempo venne speso per andarli a riprendere mentre si davano alla fuga, per tutta la lunghezza della spiaggia. Uno spasso per i poveri ammaestratori.
Un'altra tecnica per usufruire di esemplari veri venne messa a punto quando si girava sul set, come per l'invasione di casa Brennan tramite il camino. In questo tipo di scene si metteva una rete attorno a tutta la scenografia lasciando un piccolo buco per l'obbiettivo della cinepresa. Poi si lasciavano liberi gli uccelli che non potevano in questo modo volare troppo lontano. Per aumentare l'effetto basta sovrapporre un altro pò di uccelli tramite la solita tecnica della maschera mobile e il gioco è fatto.
*Il vero terrore e la scena della doccia, parte II.
Una delle scene più spaventose del film è quando mamma Brennan va a casa del vicino per vedere come sta. E' una scena da film muto, senza dialoghi, quasi senza suoni. Hitchcock riprende la donna (Jessica Tandy) da lontano mentre entra nella casa alla ricerca dell'uomo. Poi arriva in camera da letto e lo trova steso, morto con le cavità oculari svuotate. Hitchcock, come spiega bene Peter Bogdanovich, usa un triplo taglio, che avvicina sempre di più la macchina al volto deturpato dell'uomo. Con una semplice ripresa, sempre più ravvicinata, fa scattare sulla sedia anche lo spettatore più coraggioso.
Un'altra finezza da grande regista si può vedere quando esplode la pompa di benzina e il caos ha inizio. Un gabbiano aggredisce il benzinaio che lascia cadere la pompa della benzina. Il liquido scorre fino a un altra macchina, lontana, lasciando una lunga striscia. Proprio da quella macchina scende un uomo che si sta accendendo una sigaretta. Prende di colpo fuoco e così la striscia che porta le fiamme fino alla pompa e causano l'esplosione. Noi vediamo questa sequenza, inermi, come Melanie, tramite le reazioni del suo viso. Tre tagli, quasi tre fotogrammi, il volto che si gira da destra a sinistra. Un montaggio alternato favoloso. Scuola di cinema in sessione.
La scena più famosa di Psycho, e una delle più famose della storia del cinema, è quella della doccia. Hitchcock voleva riproporla anche in Gli uccelli. Un omicidio o quasi, pieno di violenza e privo di audio o di colonna sonora. Per Psycho cedette e accolse i violini di Herrmann, ma stavolta non avrebbe voluto nessuna musica. La doccia parte II si svolge nella soffitta di casa Brennan.
Classica scena da film dell'orrore, una donna, il buio, una soffitta. Melanie entra nella stanza e viene attaccata da decine di uccelli che la lasciano mezza morta. E' una scena velocissima, piena di tagli, che rendono l'azione ancora più frenetica. Melanie viene colpita innumerevoli volte dalle beccate dei pennuti che le lasciano un volto sanguinante. Un becco come un coltello, niente musica. Il risultato finale è agghiacciante.
Una scena che mandò all'ospedale la povera Hedren e che richiese 5 giorni di prove (proprio come la doccia). Quel giorno l'assistente di Hitchcock venne incaricato di dire all'attrice che non avrebbero usato uccelli finti per quella scena, e che all'ultimo avevano dovuto ricorrere a uccelli veri. Lei era terrorizzata ma quando andò sul set si sentì tradita. Era ovvio che nessuno aveva provato a usare uccelli finti e che fin dall'inizio si era deciso di usare esemplari veri. Per far si che gli uccelli non scappassero, oltre alla rete, gli vennero legate le zampe con un filo di nylon direttamente al vestito dell'attrice.
Ci mancò poco che uno di questi non le cavasse un occhio. Le solite voci, anche questa volta, parlano di una punizione voluta da Hitchcock, che volle ripetere e ripetere la scena finchè non fosse venuta perfetta. Tippi passò una settimana in ospedale, per un esaurimento fisico e psichico, tuttavia, quando tornò, ebbe il fegato di posare con un corvo addosmeticato sulla spalla. Cary Grant, passato per salutare Hitch disse a Hedren "Lei è la donna più coraggiosa che io conosca".
*Niente musica?
Il film è privo di musica, a parte quella canzoncina cantata dai bambini della scuola, mentre i corvi infestano il parco giochi. Una canzone ripetitiva e infantile ma spaventosa se associata a quelle immagini. Eppure il suono, come per Psycho, ha un'importanza fondamentale nell'economia del film e nella suspence e terrore che il pubblico deve provare..
Prima di tutto il suono del verso degli uccelli non è una semplice registrazione dei loro intonati fischiettii e neppure del loro fragoroso gracchiare. Per rendere le "urla" di rabbia degli uccelli più spaventose, si usò un meccanismo piuttosto particolare.
Nell'aprile del 1962, Hitchcock ricevette una lettera da un certo Remi Gassman, un tedesco, in cui gli parlava di un macchinario, una specie di tastiera-campionatore creato da un certo dr. Fredrerick Trautwein, responsabile del progetto "Studio tratonium". Si tratta di un precursore di molti strumenti a tastiera di oggi. Permetteva di registrare suoni e tramite i tasti della tastiera di distorcerli e manipolarli in mille modi. Hitchcock lo disse a Herrmann che non si offese di non dover scrivere una colonna sonora per il film e anzi era molto interessato allo strumento tanto da accompagnare Hitch in Germania a provarlo e a conoscere l'inventore.
Così i versi degli uccelli, manipolati elettronicamente divennero molto più agghiaccianti. L'apice lo si raggiunge quando i Brennan sono isolati in casa e fuori si sentono migliaia di uccelli che urlano. E' un suono che neppure il pubblico riesce a sostenere, figuriamoci i protagonisti. E figuriamoci gli attori che, anche se non avevano idea della "colonna sonora", erano assordati da un suono ritmico e spaventoso proveniente da un enorme tamburo conga portato in studio per l'occasione. Tutto peggiorato dal picchiare continuo di alcuni tecnici, contro la porta dell'abitazione, con dei martelli con la punta a forma di becco d'uccello di modo che la porta si rompesse a piccoli colpetti appuntiti alla volta.
E, come classico del regista, è una scena quasi priva di dialoghi. Da vero e proprio film muto. Hitchcock era solito portare i suoi collaboratori nella piccola saletta per i giornalieri e mostrare alcuni spezzoni di film, privi di audio. In questo modo dimostrava quanto un film può funzionare meglio se privato di musica. Un altro degno esempio è il finale, quando Mitch esce di casa e si ritrova davanti a una marea di uccelli. Non si sente un fiato, silenzio mortale. E' perfetta come scena, una musica, per quanto bella, l'avrebbe rovinata.
*Il vero finale e il giuramento.
A proposito del finale. Quell'ultima scena che vediamo -i Brennan e Melanie che escono di casa, l'intero paese coperto di uccelli (e quindi il mondo), loro che salgono in macchina e spariscono in lontananza- ha molti aspetti interessanti su cui discutere.
Prima di tutto quello scorcio che vediamo è la cosa più finta mai vista in tutta la storia del cinema, forse. Sono esattamente 32 (trentadue!) pezzetti di pellicola uniti assieme per ottenere quel risultato. Dai raggi del sole, allo sfondo (un superbo disegno di Albert Whitlock, il re dei mascherini. Anche quando Melanie arriva in barca a Bodega, tutto lo sfondo è un suo lavoro, come la visuale dall'alto del paesino in fiamme dopo l'esplosione della pompa di benzina), dalla staccionata, divisa in 3 parti, alla strada imboccata dai protagonisti, fino alla parte centrale dell'inquadratura. Tutti pezzi messi assieme come un puzzle.
Poi la scritta fine che non arriva mai. Dopo che i Brennan sono partiti, ci si aspetta subito che esca la parola fine ed invece c'è ancora un lungo pezzo dove ormai la macchina non si intravede più. Solo a questo punto il film finisce. Hitchcock voleva dare l'impressione che non arrivasse più la fine, che non ci fosse fine, perchè il mondo è spacciato. A dire il vero però, quello non doveva essere il vero finale.
Hunter ne scrisse uno diverso, approvato dal regista. Doveva esserci questa ripresa finale che poi sarebbe continuata e avremmo seguito la macchina che attraversava il paesino. Morte e desolazione ovunque, case e macchina distrutte. Poi giunti fuori dal paese si sarebbe dovuto vedere uno stormo che attacca la macchina, cerca di sfondare la capotte picchiettando col becco. Quando riescono a penetrarla, la capotte vola via portandoseli dietro e i Brennan sono salvi. Ultima inquadratura sarebbe dovuto essere il Golden Gate di San Francisco, completamento sommerso da corvi.
Tutto era pronto, il paesino, ricostruito negli studios Universal, messo a ferro e fuoco, sangue sparso ovunque e polli morti comprati dal macellaio, ma all'ultimo Hitch lasciò perdere. Era troppo complicato e richiedeva almeno un altro mese di lavoro, ed ormai lui aveva in mente solo Marnie.
Un finale che fino all'ultimo, nessuno del cast conosceva. Ciononostante, come fece per Psycho, fece giurare a tutti di non rivelare mai ad anima viva, prima che il film uscisse, come sarebbe finito.
*La prima e la pubblicità.
In occasione della prima a Londra, per quello che fu il suo cinquantesimo film, vennero allestite decine di gabbie colme di uccelli, fra cui 50 cardellini e 50 passeri, due fenicotteri e sei pinguini. Gran parte di essi vennero liberati nel pomeriggio. Dopo che il pubblico uscì dalla sala, gli altoparlanti spararono a tutto volume, nella piazza davanti al cinema, il gracchiare di centinaia di corvi. Altro tocco di classe.
In America invece venne organizzata una gara di piccioni ammaestrati che avrebbero dovuto portare, lungo tutto il continente, attraverso 27 città-staffette, degli importanti microfilm contenenti alcuni contratti. Dubito sia andata realmente così, ma anche questa è una trovata carina. I piccioni viaggiatori ci misero 15 giorni.
Alla prima newyorkese Tippi Hedren posò con Bobby, il corvo ammaestrato amico della troupe e amato da tutti. Nonostante fosse un pezzo di pane si può notare come l'attrice non sia proprio a suo agio, non dopo tutto quello a cui è passata attraverso.
Gli uccelli fu un incredibile successo che bissò Psycho. Hitch uscì ancora vincitore, ma da qui in poi mollò completamente il genere e con Marnie, segnò il ritorno a pellicole più hitchcockiane (dopotutto Marnie ricorda molto Io ti salverò). Tippi Hedren rimarrà con Hitchcock ancora per un film ma poi lo mollerà, tornando, ailei, nell'anonimato. Probabilmente ha scelto di essere felice e serena, piuttosto che diventare celebre. Ruppe così un contratto di 7 film con il suo "creatore", che sempre secondo quelle voci, la prese molto male. Insomma, se da li in poi Hedren non ha fatto più nulla di serio, è forse dovuto a una vendetta del rotondo regista inglese. Chi lo sa...
Purtroppo nel 1994 è uscito, solo per la tv, Gli uccelli 2, una porcata trash da galera. Per fare questo insulto, aspettarono che Hitchcock fosse morto e con lui anche Daphne Du Maurier. Stessa tecnica usata per Psycho 2,3,4. Stranamente Tippi Hedren è presente anche nel 2 e ancora più strano non interpreta Melanie ma un nuovo personaggio. C'est la vie.
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A dir la verità Hitchcock aveva bene in mente cosa volesse fare dopo Psycho, ovvero fare un altro horror, come gli chiedevano a gran voce le platee mondiali. In fin dei conti il successo era stato surreale ed imprevedibile, e ciò era in maggior parte causato da un pubblico nuovo, di una nuova "epoca", gli anni 60. Lui si era divertito a girare quel film, per gioco, per dimostrare di essere ancora il numero uno e soprattutto di essere più forte di un gruppo di dirigenti e produttori che credono di saperla lunga.
Allora sotto con un nuovo soggetto a tinte forti, molto più cruento e violento, macabro. Già ma non è facile trovarne uno decente, basti ricordare quanto fu difficile trovare Psycho di Robert Bloch. L'entourage di Hitchcock si mette in moto alla ricerca del nuovo formidabile testo da trasporre. Per fortuna questa volta la ricerca dura poco, anzi, bastava guardare dentro casa.
Tempo prima infatti, era stato acquistato un racconto breve di Daphne du Maurier -scrittrice inglese amica del regista e autrice del romanzo Rebecca - La prima moglie, con il quale Hitchcock trasse il suo primo lungometraggio in America- dal titolo Gli uccelli. Era stato comprato però per farne un episodio della fortunata serie tv Alfred Hitchcock presenta, proprio per la sua breve durata. Inoltre non era neanche la prima volta che veniva utilizzato. Ben due volte venne rappresentato alla radio e una volta sul piccolo schermo, per un'altra serie tv, Danger, sceneggiato da James P. Cavanagh, proprio colui che venne chiamato per scrivere lo script di Psycho ma che fallì miseramente.
Non era importante tutto ciò, a Hitch piaceva e voleva tirarne fuori il seguito spirituale di Psycho. Gli piaceva il fatto che i "killers" in questo particolarissimo racconto fossero delle bestiole che abbiamo attorno ogni momento del giorno, totalmente innocue. Inoltre da qualche tempo, sui giornali, si leggevano alcuni articoli di attacchi isolati di gabbiani a persone sulla costa occidentale degli Stati Uniti.
La storia è semplice, è un horror-sci fi, oggi lo chiameremmo un disaster movie. Senza un apparente motivo -che non verrà spiegato neanche nel film- la natura si ribella, sotto la figura degli uccelli, e attacca dapprima una piccola cittadina situata sulla costa, nella zona della Cornovaglia, e poi l'intera nazione e il mondo. Morte e distruzione a volontà, in un film apocalittico ma di tipo ecologista.
A scrivere la sceneggiatura viene chiamato Joseph Stefano, già autore di Psycho, ma il giovane rifiuta perchè non trova la storia abbastanza interessante. Allora viene chiamato Evan Hunter, nome che non dirà niente a nessuno, perchè meglio noto con lo pseudonimo con cui firmava i suoi detective stories, Ed McBain. A Hunter viene fatto leggere il breve racconto e poi gli viene detto "Siamo interessati al titolo e agli uccelli che attaccano le persone, il resto puoi buttarlo via tutto. Fatti venire delle idee".
*Gli attori principali, gli uccelli.
Il vero problema era se fosse realmente fattibile, con la teconologia dell'epoca, un film del genere, che prevedeva attacchi di stormi di uccelli inferociti. Non era possibile usare migliaia di uccelli addomesticati, e non esistevano ancora i computer in grado di realizzare gli effetti speciali a cui siamo abituati oggi.
Esisteva però una tecnica, chiamata schermo blu o maschera mobile, utilizzata ancora adesso, che rappresentava l'unico modo di portare su schermo elementi immaginari o che non fossero presenti al momento. Si filmava un attore davanti a uno sfondo blu, si toglieva tutto quello di colore blu e si appiccicava l'attore supersiste ad un'altra scena, di modo che fossero due livelli, uno sopra l'altro.
Abbastanza semplice, in apparenza, bastava filmare molti uccelli -in voliere e sulla spiaggia, il che portò uno svariato numero di operatori a filmare per ore e ore gabbiani e corvi nelle discariche e sulle coste- e poi ritagliarli e sovrapporli alla scena con gli attori. Ma solo in apparenza era facile, perchè in primis, la tecnologia era ancora imperfetta, lasciava un alone blu attorno alla figura sovrapposta, ed inoltre non si stava parlando di una figura umana, piuttosto definita e dai movimenti lenti, ma di un uccello, capace di sbattere le ali continuamente e velocemente. Il risultato rischiava di essere tante macchie blu incomprensibili.
Ancora una volta Hitchcock doveva rivoluzionare il genere, un settore dell'industria cinematografica, per fare il film esattamente come voleva lui. E a correre in suo soccorso arrivò la Disney, con Ub Iwerks, direttore del dipartimento effetti speciali. Da anni lo studios utilizzava al posto dello schemo blu un sistema a sodio, ovvero, uno sfondo giallo illuminato da lampade a sodio, con un'ulteriore luce, bianca, posizionata nella stessa direzione della macchina da presa che illuminava l'attore. Si registrava su due pellicole, una sensibile solo allo sfondo e una solo alla parte illuminata dalla luce bianca. Questo procedimento rendeva molto più semplice il ritaglio di ciò che interessava, eliminando aloni vari, e Hitch ne avrebbe abusato letteralmente pur di non lavorare all'aperto, da buon amante delle riprese in studio.
*The girl.
Non solo Hitchcock voleva reinventare un genere, ma voleva reinventare una diva, ed al momento non ne aveva sotto mano nessuna. Grace Kelly era ormai una principessa da qualche anno, Ingrid era un vago ricordo, le altre non gli interessavano. Allora ne avrebbe presa una dal nulla e l'avrebbe trasformata nella nuova Grace-Ingrid (vi consiglio di dare un'occhiata a The girl, con Sienna Miller e Toby Jones, un film tv della HBO sul rapporto tra Tippi Hedren e Hitchcok, andato in'onda un mesetto fa. Forse eccessivo e poco accurato ma guardabile).
Da qualche tempo, ogni giorno, durante il Today Show, veniva trasmessa una pubblicità dove una bellissima ragazza si girava e mostrava uno splendido sorriso dopo che qualcuno le lanciava un fischio di ammirazione. Bionda, occhi azzurri, fisico da modella, un viso molto pulito e grazioso. Qualche produttore la notò, iniziarono le telefonate e i tentativi di capire chi fosse e cosa facesse. Si chiama Tippi Hedren, ha origini svedesi, è in effetti una modella e a parte quella pubblicità non ha fatto nulla legato al piccolo o al grande schermo. Hitchcock la prenota.
Viene fatta venire agli studios per un colloquio. Il suo portamento, la sua raffinatezza, l'eleganza, piacciono e dopo qualche provino dove rifà la parte femminile di Notorious, Caccia al ladro e Rebecca, a fianco di Martin Balsam, piace anche la sua recitazione. Anche un breve colloquio con Hitchcock va a buon fine, che ancora non le parla del film, e preferisce, come sua abitudine, stordirla con informazioni sul vino, il tempo e come si cucina alla perfezione una buona bistecca, tanto che Tippi non pensa di essere destinata a fare un lungometraggio con lui ma una semplice puntata della serie tv.
Durante una cena con Hitchcock, la moglie Alma e il produttore Lou Wasserman, viene regalata a Tippi una spilla che raffigura tre uccelli con dei diamanti incastonati e le viene detto che sarà lei la protagonista del prossimo film, Gli uccelli. Da quel momento l'attrice passa molto tempo a casa degli Hitchcock dove le viene fatto un corso intensivo di recitazione e dove forse inizia il calvario che sarebbe stata la sua collaborazione con il regista inglese, fatta di regali -e regali anche alla figlia, Melanie Griffith, a cui è ben noto venne regalata una bambolina identica alla mamma, ma impacchettata dentro una piccola bara-, chiamate a casa nei momenti più inopportuni, avances piuttosto spinte, gelosie e terribili punizioni. Un rapporto che porterà l'attrice a fuggire dal suo demiurgo e sull'orlo del totale esaurimento, dopo aver fatto insieme solo due film, alla fine di Marnie. Un trattamento riservato da Hitchcock a tutte le sue attrici, di cui si innamorava irrimediabilmente e dalle quali veniva sistematicamente rifiutato.
*Si gira.
Una volta scelto Rod Taylor come protagonista, le riprese potevano iniziare. Con sommo disappunto di sir Alfred, si iniziava a girare in esterni, nel nord della California, nei pressi di Bodega e della baia omonima. Il clima della zona era molto simile a quello della Cornovaglia del breve racconto ma soprattutto imprevedibile come quello inglese. Quello che il regista odiava degli esterni era che bisognava sottostare al meteo, al vento, alla fauna locale -le persone che potevano interferire- e comunque bisognava tornare in studio per ridoppiare tutto. Un lavoro doppio per uno che una volta immaginato il film, scritto e disegnato da cima a fondo, perdeva totalmente interesse nel girarlo, perchè dal suo punto di vista, era bello che finito.
In una scena in particolare, una delle prime, si può notare come un cartellone venga usato come raccordo per passare da un esterno a un interno, senza però farlo capire allo spettatore. Tippi Hedren cammina per le strade di San Francisco quando finisce dietro un'edicola. Qui viene fatto il taglio camuffato e si prosegue con lei che cammina ma stavolta si sta girando in studio. Tra l'altro in questa scena un ragazzino le fischia dietro e lei si gira sorridendo, una piccola gag di Hitchcock che ripropone la pubblicità che l'ha resa "famosa".
La sequenza successiva è all'interno del negozio di animali, proprio dopo il classico cameo del regista. E' una scena molto ben scritta, che da una parte strizza l'occhio alla skrewball comedy anni 30-40 e dall'altra fa dell'ironia sullo scompiglio che può creare un uccellino libero in un negozio. Figuriamoci poi dopo quando saranno migliaia e migliaia e inferociti.
*Il primo attacco e la finzione.
Un classico dei sci-fi o horror o monster movie è quello di non far vedere il mostro fino a 3/4 di film. Questo è un rischio perchè molto spesso il pubblico perde la pazienza o altre volte è uno stratagemma usato per risparmiare soldi e pernacchie, perchè hai creato un mostro ridicolo. Per Gli uccelli questo problema non dovrebbe sussistere, sappiamo tutti come sono gli uccelli e sappiamo che non ne spunterà uno grosso 3 metri e tutto malformato, non è quel tipo di film, quindi inutile ritardare oltre il primo avvistamento.
Quando Melanie (T. Hedren) arriva a Bodega, ed anzi, è ancora sulla barca, arriva il primo violento attacco di un pennuto. In volo radente le scalfisce lo scalpo causandole una ferita. Questa è una delle tante scene fatte con uccelli finti. Impossibile girarlo in esterni, perchè deve essere un primo piano e quindi deve essere perfetto, impossibile da girare con un vero gabbiano, si girò tutto in studio con un gabbiano impagliato legato a un cavo in modo da dargli la direzione. Un tubo spruzza sangue sulla testa dell'attrice completava l'effetto.
Un altro celebre attacco è quando Melanie si trova chiusa nella cabina telefonica fuori dal ristorante. E' appena scoppiato il caos, insieme a una pompa di benzina. E' un escalation di violenza che culmina con un gabbiano che si scaglia violentemene contro il vetro della cabina infrangendolo. Stessa tecnica di prima, uccello finto-cavo direzionale-urto. Stavolta però il sangue che uscì dall'attrice fu vero. Il vetro si ruppe in parecchie schegge andando a sfigurare il volto della graziosa ex modella. Voci dicono che Hitch l'abbia fatto apposta, per un rifiuto ricevuto dalla donna. Ma questo è solo un piccolo incidente in confronto a quanto succederà in seguito.
Siccome era difficile usare troppi uccelli veri si ricorse spesso, in scene di massa, a delle controfigure. Esemplari impagliati, sagome di cartone, copie meccaniche. Nella superba scena dove, mentre Melanie si accende una sigaretta, si appollaiano centinaia di corvi sulla struttura di un parco giochi dietro di lei, vennero usati per metà corvi veri e metà corvi finti. Per rendere la scena più credibile, ad ogni taglio, spostavano quelli veri in altri punti di modo che lo spettatore non riuscisse a accorgersi quali non si fossero mai mossi.
In una scena successiva, quando vediamo il tetto della chiesa e della scuola carichi di uccelli, si provò in un altro modo. Dapprima si misero delle calamite alle zampe degli uccelli, in modo che rimanessero tutti fermi sui cornicioni e sulle grondaie, ma dopo il ciak, la metà degli uccelli erano scivolati testa in giù, come dei polli in rosticceria. Allora usarono delle sagome nere in cartone, tanto da così lontano nessuno le avrebbe notate.
Esemplari veri vennero usati invece per la festa di compleanno della piccola di casa Brennan. Per far si che i gabbiani attaccassero i bambini, vennero messe delle briciole di pane nei loro capelli. Una scena molto pericolosa che richiese molte riprese, ma nonostante questo c'era più apprensione per i volatili piuttosto che per i giovani attori. Sul set in quei giorni era presente la lega americana per la protezione degli uccelli e quindi guai a trattarli male. Per fortuna ad alcuni dei soggetti più pericolosi, venne legato il becco e gli artigli. Siccome la scena era all'aperto e i gabbiani erano liberi, molto del tempo venne speso per andarli a riprendere mentre si davano alla fuga, per tutta la lunghezza della spiaggia. Uno spasso per i poveri ammaestratori.
Un'altra tecnica per usufruire di esemplari veri venne messa a punto quando si girava sul set, come per l'invasione di casa Brennan tramite il camino. In questo tipo di scene si metteva una rete attorno a tutta la scenografia lasciando un piccolo buco per l'obbiettivo della cinepresa. Poi si lasciavano liberi gli uccelli che non potevano in questo modo volare troppo lontano. Per aumentare l'effetto basta sovrapporre un altro pò di uccelli tramite la solita tecnica della maschera mobile e il gioco è fatto.
*Il vero terrore e la scena della doccia, parte II.
Una delle scene più spaventose del film è quando mamma Brennan va a casa del vicino per vedere come sta. E' una scena da film muto, senza dialoghi, quasi senza suoni. Hitchcock riprende la donna (Jessica Tandy) da lontano mentre entra nella casa alla ricerca dell'uomo. Poi arriva in camera da letto e lo trova steso, morto con le cavità oculari svuotate. Hitchcock, come spiega bene Peter Bogdanovich, usa un triplo taglio, che avvicina sempre di più la macchina al volto deturpato dell'uomo. Con una semplice ripresa, sempre più ravvicinata, fa scattare sulla sedia anche lo spettatore più coraggioso.
Un'altra finezza da grande regista si può vedere quando esplode la pompa di benzina e il caos ha inizio. Un gabbiano aggredisce il benzinaio che lascia cadere la pompa della benzina. Il liquido scorre fino a un altra macchina, lontana, lasciando una lunga striscia. Proprio da quella macchina scende un uomo che si sta accendendo una sigaretta. Prende di colpo fuoco e così la striscia che porta le fiamme fino alla pompa e causano l'esplosione. Noi vediamo questa sequenza, inermi, come Melanie, tramite le reazioni del suo viso. Tre tagli, quasi tre fotogrammi, il volto che si gira da destra a sinistra. Un montaggio alternato favoloso. Scuola di cinema in sessione.
La scena più famosa di Psycho, e una delle più famose della storia del cinema, è quella della doccia. Hitchcock voleva riproporla anche in Gli uccelli. Un omicidio o quasi, pieno di violenza e privo di audio o di colonna sonora. Per Psycho cedette e accolse i violini di Herrmann, ma stavolta non avrebbe voluto nessuna musica. La doccia parte II si svolge nella soffitta di casa Brennan.
Classica scena da film dell'orrore, una donna, il buio, una soffitta. Melanie entra nella stanza e viene attaccata da decine di uccelli che la lasciano mezza morta. E' una scena velocissima, piena di tagli, che rendono l'azione ancora più frenetica. Melanie viene colpita innumerevoli volte dalle beccate dei pennuti che le lasciano un volto sanguinante. Un becco come un coltello, niente musica. Il risultato finale è agghiacciante.
Una scena che mandò all'ospedale la povera Hedren e che richiese 5 giorni di prove (proprio come la doccia). Quel giorno l'assistente di Hitchcock venne incaricato di dire all'attrice che non avrebbero usato uccelli finti per quella scena, e che all'ultimo avevano dovuto ricorrere a uccelli veri. Lei era terrorizzata ma quando andò sul set si sentì tradita. Era ovvio che nessuno aveva provato a usare uccelli finti e che fin dall'inizio si era deciso di usare esemplari veri. Per far si che gli uccelli non scappassero, oltre alla rete, gli vennero legate le zampe con un filo di nylon direttamente al vestito dell'attrice.
Ci mancò poco che uno di questi non le cavasse un occhio. Le solite voci, anche questa volta, parlano di una punizione voluta da Hitchcock, che volle ripetere e ripetere la scena finchè non fosse venuta perfetta. Tippi passò una settimana in ospedale, per un esaurimento fisico e psichico, tuttavia, quando tornò, ebbe il fegato di posare con un corvo addosmeticato sulla spalla. Cary Grant, passato per salutare Hitch disse a Hedren "Lei è la donna più coraggiosa che io conosca".
*Niente musica?
Il film è privo di musica, a parte quella canzoncina cantata dai bambini della scuola, mentre i corvi infestano il parco giochi. Una canzone ripetitiva e infantile ma spaventosa se associata a quelle immagini. Eppure il suono, come per Psycho, ha un'importanza fondamentale nell'economia del film e nella suspence e terrore che il pubblico deve provare..
Prima di tutto il suono del verso degli uccelli non è una semplice registrazione dei loro intonati fischiettii e neppure del loro fragoroso gracchiare. Per rendere le "urla" di rabbia degli uccelli più spaventose, si usò un meccanismo piuttosto particolare.
Nell'aprile del 1962, Hitchcock ricevette una lettera da un certo Remi Gassman, un tedesco, in cui gli parlava di un macchinario, una specie di tastiera-campionatore creato da un certo dr. Fredrerick Trautwein, responsabile del progetto "Studio tratonium". Si tratta di un precursore di molti strumenti a tastiera di oggi. Permetteva di registrare suoni e tramite i tasti della tastiera di distorcerli e manipolarli in mille modi. Hitchcock lo disse a Herrmann che non si offese di non dover scrivere una colonna sonora per il film e anzi era molto interessato allo strumento tanto da accompagnare Hitch in Germania a provarlo e a conoscere l'inventore.
Così i versi degli uccelli, manipolati elettronicamente divennero molto più agghiaccianti. L'apice lo si raggiunge quando i Brennan sono isolati in casa e fuori si sentono migliaia di uccelli che urlano. E' un suono che neppure il pubblico riesce a sostenere, figuriamoci i protagonisti. E figuriamoci gli attori che, anche se non avevano idea della "colonna sonora", erano assordati da un suono ritmico e spaventoso proveniente da un enorme tamburo conga portato in studio per l'occasione. Tutto peggiorato dal picchiare continuo di alcuni tecnici, contro la porta dell'abitazione, con dei martelli con la punta a forma di becco d'uccello di modo che la porta si rompesse a piccoli colpetti appuntiti alla volta.
E, come classico del regista, è una scena quasi priva di dialoghi. Da vero e proprio film muto. Hitchcock era solito portare i suoi collaboratori nella piccola saletta per i giornalieri e mostrare alcuni spezzoni di film, privi di audio. In questo modo dimostrava quanto un film può funzionare meglio se privato di musica. Un altro degno esempio è il finale, quando Mitch esce di casa e si ritrova davanti a una marea di uccelli. Non si sente un fiato, silenzio mortale. E' perfetta come scena, una musica, per quanto bella, l'avrebbe rovinata.
*Il vero finale e il giuramento.
Treantadue pezzetti |
Prima di tutto quello scorcio che vediamo è la cosa più finta mai vista in tutta la storia del cinema, forse. Sono esattamente 32 (trentadue!) pezzetti di pellicola uniti assieme per ottenere quel risultato. Dai raggi del sole, allo sfondo (un superbo disegno di Albert Whitlock, il re dei mascherini. Anche quando Melanie arriva in barca a Bodega, tutto lo sfondo è un suo lavoro, come la visuale dall'alto del paesino in fiamme dopo l'esplosione della pompa di benzina), dalla staccionata, divisa in 3 parti, alla strada imboccata dai protagonisti, fino alla parte centrale dell'inquadratura. Tutti pezzi messi assieme come un puzzle.
Poi la scritta fine che non arriva mai. Dopo che i Brennan sono partiti, ci si aspetta subito che esca la parola fine ed invece c'è ancora un lungo pezzo dove ormai la macchina non si intravede più. Solo a questo punto il film finisce. Hitchcock voleva dare l'impressione che non arrivasse più la fine, che non ci fosse fine, perchè il mondo è spacciato. A dire il vero però, quello non doveva essere il vero finale.
Hunter ne scrisse uno diverso, approvato dal regista. Doveva esserci questa ripresa finale che poi sarebbe continuata e avremmo seguito la macchina che attraversava il paesino. Morte e desolazione ovunque, case e macchina distrutte. Poi giunti fuori dal paese si sarebbe dovuto vedere uno stormo che attacca la macchina, cerca di sfondare la capotte picchiettando col becco. Quando riescono a penetrarla, la capotte vola via portandoseli dietro e i Brennan sono salvi. Ultima inquadratura sarebbe dovuto essere il Golden Gate di San Francisco, completamento sommerso da corvi.
Tutto era pronto, il paesino, ricostruito negli studios Universal, messo a ferro e fuoco, sangue sparso ovunque e polli morti comprati dal macellaio, ma all'ultimo Hitch lasciò perdere. Era troppo complicato e richiedeva almeno un altro mese di lavoro, ed ormai lui aveva in mente solo Marnie.
Un finale che fino all'ultimo, nessuno del cast conosceva. Ciononostante, come fece per Psycho, fece giurare a tutti di non rivelare mai ad anima viva, prima che il film uscisse, come sarebbe finito.
*La prima e la pubblicità.
In occasione della prima a Londra, per quello che fu il suo cinquantesimo film, vennero allestite decine di gabbie colme di uccelli, fra cui 50 cardellini e 50 passeri, due fenicotteri e sei pinguini. Gran parte di essi vennero liberati nel pomeriggio. Dopo che il pubblico uscì dalla sala, gli altoparlanti spararono a tutto volume, nella piazza davanti al cinema, il gracchiare di centinaia di corvi. Altro tocco di classe.
In America invece venne organizzata una gara di piccioni ammaestrati che avrebbero dovuto portare, lungo tutto il continente, attraverso 27 città-staffette, degli importanti microfilm contenenti alcuni contratti. Dubito sia andata realmente così, ma anche questa è una trovata carina. I piccioni viaggiatori ci misero 15 giorni.
Alla prima newyorkese Tippi Hedren posò con Bobby, il corvo ammaestrato amico della troupe e amato da tutti. Nonostante fosse un pezzo di pane si può notare come l'attrice non sia proprio a suo agio, non dopo tutto quello a cui è passata attraverso.
Gli uccelli fu un incredibile successo che bissò Psycho. Hitch uscì ancora vincitore, ma da qui in poi mollò completamente il genere e con Marnie, segnò il ritorno a pellicole più hitchcockiane (dopotutto Marnie ricorda molto Io ti salverò). Tippi Hedren rimarrà con Hitchcock ancora per un film ma poi lo mollerà, tornando, ailei, nell'anonimato. Probabilmente ha scelto di essere felice e serena, piuttosto che diventare celebre. Ruppe così un contratto di 7 film con il suo "creatore", che sempre secondo quelle voci, la prese molto male. Insomma, se da li in poi Hedren non ha fatto più nulla di serio, è forse dovuto a una vendetta del rotondo regista inglese. Chi lo sa...
Purtroppo nel 1994 è uscito, solo per la tv, Gli uccelli 2, una porcata trash da galera. Per fare questo insulto, aspettarono che Hitchcock fosse morto e con lui anche Daphne Du Maurier. Stessa tecnica usata per Psycho 2,3,4. Stranamente Tippi Hedren è presente anche nel 2 e ancora più strano non interpreta Melanie ma un nuovo personaggio. C'est la vie.
Nella prossima puntata, l'anno d'oro del cinema, il 1939.
l'aneddoto degli uccelli legati al vestito dell'attrice ha un che di agghiacciante. Della serie "voglio che i pennuti non possano fare altrimenti che beccarti a morte"
RispondiEliminaci sono informazioni su quando e come è stato colorato? su wiki non ne parla e anzi dice che è nato in technicolor mente poi anche li fa vedere scene bianco e nero
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