In sala dall'8 maggio.
Non vorrei neanche tornarci, ne parlarne, anzi non dovrei proprio. Perchè il cinema non vive di o viene consacrato dai premi, ne tanto meno dagli Oscar. Però dopo aver visto un altro concorrente de La Grande Bellezza mi prudono le mani, mi da ancora più fastidio che quel film di Sorrentino abbia potuto vincere e vincere così tanto. Mi piacerebbe sfogarmi, fare un paragone impietoso, continuare a discutere su quel premio, ma lascio perdere. Non ha importanza, le ragioni di quella vittoria sono abbastanza evidenti e banali, che non vale neanche la pena di perderci altro tempo.
Ecco finalmente che è arrivato nei nostri cinema Alabama Monroe, (The Broken Circle Breakdown) film belga di Felix van Groeningen, che racconta, come suggerisce il solito sottotitolo italiano non necessario, una storia d'amore, quella tra Didier e Elise, due anime molto diverse tra loro ma complementari, conosciutesi nella campagna belga. Lui cantante di bluegrass, con la barbona, un orso che vive in una roulotte perchè pigro, invece di restaurare la bella casa che sta a 100 metri sotto il suo naso.
Lei è una tatuatrice molto solare, uno spirito libero, espansiva, bellissima. Sono fragili ma lo nascondono bene. Si trovano e non si lasciano più. Un amore puro da cui nasce una bambina, Maybelle, a cui purtroppo viene diagnosticato a soli 6 anni un cancro incurabile. Il loro amore, la loro felicità viene devastata da questa perdita, le loro convinzioni sulla vita vengono di colpo spazzate via. Come si può ripartire dopo un duro colpo così, come ci si rialza, come si rimane uniti.
Lei è una tatuatrice molto solare, uno spirito libero, espansiva, bellissima. Sono fragili ma lo nascondono bene. Si trovano e non si lasciano più. Un amore puro da cui nasce una bambina, Maybelle, a cui purtroppo viene diagnosticato a soli 6 anni un cancro incurabile. Il loro amore, la loro felicità viene devastata da questa perdita, le loro convinzioni sulla vita vengono di colpo spazzate via. Come si può ripartire dopo un duro colpo così, come ci si rialza, come si rimane uniti.
Alabama Monroe è un film potentissimo, che sconquassa dentro, che smuove e che vive di imperfezioni perchè è una rappresentazione cruda e sincera della realtà. E' una di quelle storie che ti segna, ti entra dentro e ti fa male. E' la cosa più lontana dai salottini borghesi e dai carrelli insignificanti.
Grazie a un racconto non lineare che passa da una linea temporale all'altra, da una dove regna la felicità a una dove regna il dramma, è un otto volante di emozioni, e non sono mai razionate, misurate. Sono delle autentiche bordate che si fanno sentire, senza neanche troppo preavviso. Nel giro di pochi minuti si passa dal sorriso di due genitori che riportano finalmente a casa la propria bambina dall'ospedale, alle lacrime trattenute davanti alla malattia incurabile della bambina stessa. E' tutto troppo sincero e reale, non si riesce a resistergli.
Un racconto naturale, due spiriti contrastanti che rappresentano due visioni forti del mondo, la crescita di un vita, la perdita, la tragedia. Mi ha ricordato moltissimo quel capolavoro di Tree of life, del texano Terence Malick. Già il Texas, l'America, il mito e il sogno americano. Siamo nella campagna belga ma se non fosse per i nomi francofoni dei protagonisti e qualche targa di macchina, non ce ne accorgeremmo mai, così immersi in un mondo country, con camice da cowboy e bandiere USA. Didier vive e trasuda America da ogni poro. Dal pick up alla sua musica, si perde quando immagina l'America, soprattutto quella vera e autentica, quella degli stati centrali e del sud, le vaste lande, il country, il bluegrass. Quella America che lui ha sempre mitizzato è la stessa che lo ha distrutto, i cui principi religiosi, retrogradi, bigotti, hanno condannato la sua Maybelle.
Lui credeva nell'America, era la sua speranza, e di colpo scopre che non è perfetta come credeva e voleva. Dopo che lo ha fatto a pezzi, gli ricambia il favore e la riduce in brandelli. Ha perso la fede.* La stessa fede che è la grande forza di Elise, credente, fiduciosa, speranzosa, pronta a risorgere, a vivere per Maybelle, ad aspettare che ritorni.
Belli e bravi i due protagonisti, vera forza del film, recitano senza sforzo, esprimendo emozioni mai artificiose.Veerle Baetens è un volto di cui ci si innamora, candida, eterea, ma anche forte, indomita, una bellissima giovane madre. Mentre Johan Heldenbergh è l'esatto opposto ma non può non fare simpatia, e prenderne subito le parti. Sono una delle più belle coppie dell'ultimo decennio cinematografico.
E quindi lasciarsi scappare Alabama Monroe sarebbe un'ingiustizia che non vi meritate. Anche solo per godersi delle bellissime musiche bluegrass che rimandano al Fratello dove sei? dei Coen.
*Mi pare che questa profonda denuncia, non solo all'America ma alla religione cattolica e persino al Papa, gli siano decisamente costati l'Oscar. Questo e la nuova regola che non obbligava i giurati a vedere tutti i film per la categoria miglior film straniero.
Grazie a un racconto non lineare che passa da una linea temporale all'altra, da una dove regna la felicità a una dove regna il dramma, è un otto volante di emozioni, e non sono mai razionate, misurate. Sono delle autentiche bordate che si fanno sentire, senza neanche troppo preavviso. Nel giro di pochi minuti si passa dal sorriso di due genitori che riportano finalmente a casa la propria bambina dall'ospedale, alle lacrime trattenute davanti alla malattia incurabile della bambina stessa. E' tutto troppo sincero e reale, non si riesce a resistergli.
Un racconto naturale, due spiriti contrastanti che rappresentano due visioni forti del mondo, la crescita di un vita, la perdita, la tragedia. Mi ha ricordato moltissimo quel capolavoro di Tree of life, del texano Terence Malick. Già il Texas, l'America, il mito e il sogno americano. Siamo nella campagna belga ma se non fosse per i nomi francofoni dei protagonisti e qualche targa di macchina, non ce ne accorgeremmo mai, così immersi in un mondo country, con camice da cowboy e bandiere USA. Didier vive e trasuda America da ogni poro. Dal pick up alla sua musica, si perde quando immagina l'America, soprattutto quella vera e autentica, quella degli stati centrali e del sud, le vaste lande, il country, il bluegrass. Quella America che lui ha sempre mitizzato è la stessa che lo ha distrutto, i cui principi religiosi, retrogradi, bigotti, hanno condannato la sua Maybelle.
Lui credeva nell'America, era la sua speranza, e di colpo scopre che non è perfetta come credeva e voleva. Dopo che lo ha fatto a pezzi, gli ricambia il favore e la riduce in brandelli. Ha perso la fede.* La stessa fede che è la grande forza di Elise, credente, fiduciosa, speranzosa, pronta a risorgere, a vivere per Maybelle, ad aspettare che ritorni.
Belli e bravi i due protagonisti, vera forza del film, recitano senza sforzo, esprimendo emozioni mai artificiose.Veerle Baetens è un volto di cui ci si innamora, candida, eterea, ma anche forte, indomita, una bellissima giovane madre. Mentre Johan Heldenbergh è l'esatto opposto ma non può non fare simpatia, e prenderne subito le parti. Sono una delle più belle coppie dell'ultimo decennio cinematografico.
E quindi lasciarsi scappare Alabama Monroe sarebbe un'ingiustizia che non vi meritate. Anche solo per godersi delle bellissime musiche bluegrass che rimandano al Fratello dove sei? dei Coen.
*Mi pare che questa profonda denuncia, non solo all'America ma alla religione cattolica e persino al Papa, gli siano decisamente costati l'Oscar. Questo e la nuova regola che non obbligava i giurati a vedere tutti i film per la categoria miglior film straniero.
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