Nelle sale dall'8 maggio
Ve li ricordate i Radio Silence ? No ? Tranquilli, sicuramente non giete gli unici, perché il gruppo di registi in questione non ha diretto altro che cortometraggi, e, più di recente, l'episodio conclusivo dell'horror antologico V/H/S, quello in cui quattro ragazzi, interpretati dai registi stessi, finivano per caso in una vecchia casa dove era in corso uno strano rito demoniaco.
Ve li ricordate i Radio Silence ? No ? Tranquilli, sicuramente non giete gli unici, perché il gruppo di registi in questione non ha diretto altro che cortometraggi, e, più di recente, l'episodio conclusivo dell'horror antologico V/H/S, quello in cui quattro ragazzi, interpretati dai registi stessi, finivano per caso in una vecchia casa dove era in corso uno strano rito demoniaco.
Due di quei ragazzi, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, hanno approfittato del successo dell'operazione per passare finalmente ai lungometraggi (al contrario di registi più "navigati" come Ti West, che hanno compiuto il percorso inverso). Il loro esordio s'intitola La Stirpe del Male (in patria Devil's Due) e sembra proprio prendere spunto dall'episodio horror di cui parlavo poco fa.
Zach e Samantha stanno per convolare a nozze. Lui, influenzato dal padre, decide di immortalare la propria vita coniugale fin dai primissimi passi, compresa ovviamente la luna di miele a Santo Domingo. Qui i due sposini si lasciano trascinare in un locale esotico, dove però Samantha viene drogata e sottoposta ad uno strano rito religioso (non è chiaro perché la telecamera resti accesa). Al ritorno a casa lei scopre di aspettare un bambino, ma la gravidanza avrà degli sviluppi drammatici.
Ebbene sì, un altro horror in soggettiva, la seconda grande piaga del cinema horror dopo i remake, nonché uno dei miei tormentoni più ricorrenti quando parlo di questo genere. I 2/4 dei Radio Silence riciclano biecamente l'idea alla base del cortometraggio e la ampliano fino a trasformarla nell'ennesimo clone di Paranormal Activity: casa enorme e scricchiolante, due protagonisti, pochi collaudatissimi spaventi (l'armamentario è il solito, occhi spalancati al buoi, sonnambulismo...) e naturalmente tante tante videocamere, così tante che ancora una volta ci si chiede il perché di questa particolare scelta stilistica. Perché puntare tutto sul POV, il mezzo più banale per portare lo spettatore nel racconto, se dopo pochi minuti lo si abbandona completamente ? A quell'unica traccia video, "documento" che dovrebbe rendere più vera o verosimile la vicenda, se ne aggiungono immediatamente altre, tanti filmati e tanti punti di vista che vengono montati e rimescolati ad arte, finché l'horror in soggettiva non diventa un horror come gli altri, o peggio, fino a quando l'illusione non crolla miseramente e non rimane che l'attesa dello spavento, ammesso che ancora funzioni. E se poi i protagonisti non sono altro che attori che recitano (male e in modo molto evidente) in un found footage, allora diventa difficile o impossibile provare qualsiasi tipo di trasporto, allo stesso modo, se non c'è empatia o immedesimazione, allora è impossibile costruire la tensione, e tutti quei frammenti di vita vissuta diventano un noioso e inutile preambolo, soprattutto se il regista non si chiama Ti West.
Ci sono più idee nella campagna promozionale che nel film. |
Concludo citando un tweet di Eli Roth, che pur non essendo coinvolto nella produzione, sta facendo il possibile per promuovere il film:
Don't pre-judge Devil's Due because Rosemary's Baby is a 'holy grail' movie. It's so smart, creative, inventive, and fun. Very very scary. The guys at Radio Silence killed it. Devil's Due is a legit scary, smart, horror film. So many awesome scenes. I loved it.
Pensare a Rosemary's Baby durante la visione di La Stirpe del Male è inevitabile, anche perché l'omaggio è evidente e dichiarato, tuttavia qualsiasi tipo di paragone sarebbe assurdo e insultante, perché il film dei Radio Silence è la copia di una copia di una copia, un film parassita che si inserisce in un filone già saturo e ci si adagia pigramente. Cinema che non merita alcuna considerazione, tantomeno i tre euro della Festa del Cinema.
Nessun commento:
Posta un commento