In sala dal 28 settembre.
Retribution riprende il discorso esattamente dove si concludeva l'episodio precedente, Afterlife: Alice, dopo aver abbattuto l'acerrimo nemico Albert Wesker, si trova sull'Arcadia, la nave dei sopravvissuti all'apocalisse, mentre all'orizzonte si stagliano i plotoni di elicotteri della Umbrella Corporation, pronti a distruggere qualsiasi cosa respiri.
Retribution riprende il discorso esattamente dove si concludeva l'episodio precedente, Afterlife: Alice, dopo aver abbattuto l'acerrimo nemico Albert Wesker, si trova sull'Arcadia, la nave dei sopravvissuti all'apocalisse, mentre all'orizzonte si stagliano i plotoni di elicotteri della Umbrella Corporation, pronti a distruggere qualsiasi cosa respiri.
La sequenza d'apertura mette in scena,
a ritroso e con il rallenty, il massacro perpetrato dalla cinica
compagnia ai danni dell'equipaggio dell'imbarcazione. Nel tentativo
di fermare il nemico, a causa dell'esplosione di uno degli
elicotteri, la protagonista interpretata da Milla Jovovich viene
proiettata in acqua priva di sensi, per poi risvegliarsi in una
struttura della Umbrella da dove tenterà di fuggire con l'aiuto
inaspettato di un villain dalle motivazioni oscure.
Giunta ormai alla quinta iterazione,
anche e sopratutto grazie allo stratosferico successo sui mercati
esteri (in america l'episodio più remunerativo ha incassato poco più
di 60 milioni di $), la saga cinematografica di Resident Evil ha
ormai definitivamente perso i connotati dello zombie movie intravisti
nel primo e tutto sommato godibile episodio, per trasformarsi in un
becero filmaccio action dove l'azione è un misero pretesto per
permettere ai bellissimi protagonisti di spararsi pose plastiche da
fotomodelli. Qualche appassionato di videogiochi puntualizzerà che
si tratta della stessa evoluzione (o involuzione) subita dalla saga
videoludica da cui è tratto il film, io rispondo con la massima “se
qualcuno si butta dal ponte non sei costretto a farlo anche tu”.
Non si tratta di facile ironia, questo
Retribution sembra avere più affinità con l'ennesimo patinato spot
di un profumo piuttosto che con altri film di genere: stesso stile
pacchiano, stesso abuso di effetti visivi atti a esaltare la
statuaria bellezza dei corpi degli attori, tutto pulito e lindo, con
un bianco dominante in lungo e in largo, zero spazio al gore o alla
sporcizia.
Resta difficile per il sottoscritto,
trattare una pellicola di questa risma senza tenere in considerazione
alcuni elementi della produzione, come il fatto che Paul W.S.
Anderson (da non confondere con Paul Thomas), regista sceneggiatore e
produttore della pellicola, abbia scritto il film basandosi su
sondaggi condotti su twitter dove si chiedeva, in barba alla
continuity della saga e a eventuali morti, quali protagonisti i fan
volessero veder tornare su schermo; e infatti Retribution assume le
sembianze di una gigantesca e scriteriata rimpatriata, con personaggi
che tornano dall'oltretomba sotto forma di cloni, facce senza
carattere appunto, e spezzoni di film presi di peso degli episodi
precedenti che vengono rielaborati in qualche maniera.
Glisso volentieri sui dialoghi pessimi
e sotto testi inesistenti, del resto come si è già detto siamo
lontani dallo zombie movie in genere, figuriamoci da quello di stampo
romeriano: piuttosto vorrei concentrarmi su un elemento che dovrebbe
essere il punto cardine inattaccabile di produzioni simili, cioè il
ritmo. Come se non bastasse l'abuso di rallenty a spezzare l'azione e
sfilacciare la narrazione, Anderson ha pensato bene di far fermare i
personaggi ogni dieci minuti circa per mettere in scena spiegazioni
didascaliche su ciò che sta succedendo su schermo e su come possa
ricollegarsi agli episodi precedenti. I primi quaranta minuti sono
uno strazio da questo punto di vista; non che dopo il film decolli,
sia ben chiaro, ma hanno dato fastidio a me, che del resto della saga
ho ricordi piuttosto sbiaditi quindi target prediletto di questo
didascalismo, figuriamoci agli aficionados che si trovano costretti a
“ripassare” il tutto ogni due per tre.
Nemmeno la struttura “a livelli” di
stampo videogiocoso funziona, con tanto di schermata briefing dove la
Regina Rossa spiega (di nuovo) come intende fermare i nostri
beniamini, anzi contribuisce a spezzettare lo storytelling, rendendo
fallace in tal senso il bizzarro, ma quantomeno suggestivo (bisogna
dargliene atto) espediente narrativo con il quale vengono messe in
scena le location più disparate, da Tokyo a New York, passando per
Mosca dove zombie vestiti da soldati dell'armata rossa sparano (?) ai
malcapitati di turno.
Se cercate il punto di contatto tra
film e videogioco, insomma, rivolgetevi altrove: un fior fior di
autore, Edgar Wright, senza doversi affidare a licenze altisonanti ha
realizzato la pellicola che fa per voi, Scott Pilgrim vs. The World.
Ultimo appunto, se siete masochisti,
segnatevi il nome di Johann Urb, attore semi-emergente (dal 2007 ha
partecipato a un numero comunque considerevole di produzioni) qui
interprete di Leon S. Kennedy, che sfoggia una performance degna di
un pezzo di legno con la pettinatura del personaggio videoludico.
Se il vostro masochismo ancora non si sente appagato, sappiate che il film termina con l'ennesimo, inutile, ridicolo e insensato cliffangher che garantisce la continuità della saga con il sesto episodio già in produzione. Ci vediamo fra un paio d'anni circa per l'ennesima stroncatura.
Se il vostro masochismo ancora non si sente appagato, sappiate che il film termina con l'ennesimo, inutile, ridicolo e insensato cliffangher che garantisce la continuità della saga con il sesto episodio già in produzione. Ci vediamo fra un paio d'anni circa per l'ennesima stroncatura.
La colpa è tutta della CG. Ha rammollito completamente i creativi. Pensano che fare film-videogiochi sia bello. Oddio, il botteghino dimostra di sì, e allora? Facciamone altri, ancora più brutti!
RispondiEliminaOra hanno rovinato pure Atto di forza: a giudicare dal trailer e da quel po' che si sente in giro, è un altro film-videogioco. L'originale era solo intrattenimento e spettacolo. Per altro misurato e credibile. Nel nuovo fanno salti di centinaia di metri, sbattono schiene e teste, si sparano addosso e nessuno muore o si fa mai male. Il bellone lì sempre i capelli stirati e il visino lindo e liscio. Che schifo.
Ma il botteghino paga... Chissà, magari è la naturale evoluzione. I vecchi non possono capirla, e ne dicono male...
PS
RispondiEliminaPer film-videogioco possiamo chiamare il blochbuster moderno.
Per me il colossal fantastico è morto negli anni novanta (e già arrancava da un pezzo).