domenica 16 settembre 2012

Il bianco e il nero #14: Gli ultimi giorni di James Dean

-Gig Young: "Un'ultima domanda. Hai qualche consiglio speciale per i giovani che guidano?"
-James Dean: "Guidate con prudenza. La vita che salvate potrebbe essere la mia".
Conclusione di uno spot speciale per una Pubblicità Progresso contro l'eccesso di velocità del 28 luglio 1955, due mesi prima del suo incidente mortale. Doveva concludere con "La vita che salvate potrebbe essere la vostra", ma la personalizzò.

Il 30 settembre 1955, giorno della sua morte, James Dean era un divo nascente. Il suo primo film, La valle dell'Eden, era uscito da qualche mese nelle sale, Gioventù bruciata stava per uscire e le riprese del terzo film, Il gigante, stavno per terminare. Tra il secondo e il terzo film non prese neanche un giorno di pausa e corse a Marfa, una piccola, torrida, cittadina del Texas per le riprese. Gioventù bruciata lo aveva sfibrato fisicamente e psichicamente, immerso in un ruolo complesso e in un film che, stando a Dennis Hopper, "aveva diretto praticamente lui. Ray gli lasciava fare di tutto".
Nato cinematograficamente sotto Kazan e Ray, scolasticamente con il metodo Starsberg, Dean mal sopportava i modi di George Stevens, regista de Il Gigante, e Stevens non poteva vedere Dean. Il giovane ribelle gli da del "ciccione", il regista della vecchia guardia contava sistematicamente tutti i minuti di ritardo che faceva accumulare alla produzione e un giorno, vedendolo sempre gironzolare con la sua cinepresa Super 8 gli disse "Impara a usarla bene. Perchè saranno gli unici film che riuscirai a girare. Farà in modo che nessuno ti faccia più lavorare a Hollywood".

Durante una breve pausa, torna a casa, a Los Angeles con un obbiettivo preciso in testa: una corsa automobilistica. Eppure gli avevano fatto firmare un contratto in cui era specificato che non avrebbe mai dovuto partecipare a una corsa automobilistica durante le riprese del film.
Quel venerdì mattina era elettrizzato e teso. Si svegliò presto la mattina, dopo poche ore di sonno causa ore piccole, pronto per andare a Salinas dove avrebbe corso per la prima volta con il suo nuovo bolide, una Porsche 550, ottenuta in cambio della precedente, una Speedster.
Il nuovo giocattolo lo aveva rodato un poco nei giorni prima durante qualche giretto con l'amico attore Bill Hickman (che diverrà poi stuntman in film come Bullit o Il braccio violento della legge) appassionato come lui di corse. Aveva soprannominato la Porsche Little Bastard e lo aveva scritto su una delle fiancate. Al ritorno, si erano fermati al Villa Capri, noto ristorante di celebrità come Bogart, Bacall, Sinatra, Marilyn, Judy Garland (quando c'era il pienone gli preparavano un tavolo in cucina. Era uno di casa).
Poco prima di partire, come se sapesse, sistemò alcune questioni. Prima di tutto il gatto, Marcus, come lo zio, regalatogli da Elizabeth Taylor, lasciato a una amica con una lista rigida di regole da rispettare. Poi stipulò una polizza sulla vita: 100 mila dollari in caso di morte spartiti così, 85 mila agli zii, 10 mila alla scuola del cuginetto e 5 mila ai nonni.

Foto macabre, Dean giocava spesso con la morte, in occasione di un
ritorno a casa nell'Indiana.
Perchè fece tardi quell'ultima notte? Dean dormì solo 4 ore prima di partire per il viaggio fino a Salinas. Alcune voci dicono che la notte in questione andò a un party gay dove litigò con alcuni amici che lo rimproverano di non rivelare la sua omosessualità, nascondendola dietro la sua schiera di donne (Ursula Andress per dirne una. Dean era quasi certamente bisessuale. Esiste forse addirittura una sua foto omo-erotica, ma non è mai stata vista. Annamaria Pierangeli è stata in ogni caso la sua fidanzata per un periodo e l'unico grande sincero amore).
L'unica cosa certa è che mangiò al Villa Capri e tornò a casa alle 3. Venne svegliato alle 7.20 dal maitre del ristorante e suo locatario. Dean era sano come un pesce, nonostante dormisse poco d'abitudine. Un certificato medico, necessario per la gara, lo conferma. Non era la sua prima gara e non era scarso, tanto da avere un paio di trofei in bacheca.

Uscì di casa vestito come James Dean: t-shirt bianca, giacca a vento rossa e pantaloni blu. Prese la Hollywood freeway e alle otto si trovava a Vine Street davanti alla Competition Motors, la concessionaria dove aveva comprato la macchina. Qui lo aspettava il meccanico di fiducia, Rolf Wutherich e in seguito sarebbero arrivati Hickman e Sanford Roth, il fotografo della Warner Bros. assunto per scattargli foto ad ogni evento importante (quelle della corsa erano destinate alla rivista Colliers).
Un caffè veloce e poi a mezzogiorno guidò fino al Farmer's Market dove lo aspettava il padre, Winston, e lo zio. Pranzo al Patsy's Pizza, ma decise di stare leggero, solo un caffe e un paio di ciambelle, in vista della corsa. Cercò di convincere il padre a fare un giro sul suo nuovo bolide ma non riuscì. Neppure lo zio volle salirci, era una macchina spaventosa, nonostante lui la chiamasse "la sua bambina".
Tempo di partire. Lui e Wutherich sulla Porsche e Hickman e Roth su una station wagon, sempre di Dean. Normalmente l'auto che partecipa alla corsa viene trainata fino al percorso, ma Jimmy voleva provarla un pò, sulle mille curve di Mullholland drive e poi farla sgasare sul lungo rettilineo fino a Salinas. Un'ultima sosta per un bicchiere di latte e sarebbe partito.

La Porsche viene fermata poco dopo da una volante della polizia. Multa, anche per la station-wagon, per eccesso di velocità. Dean cerca di far capire che lui è un divo, lasciando l'indirizzo della Warner Bros. per il verbale, ma il poliziotto non è colpito. Dovrà presentarsi al tribunale di Lamont il 17 ottobre. Firma il pezzo di carta, l'ultimo suo autografo. 
Nonostante tutto alle cinque sono a Blackwell's Corner per un piccolo spuntino e una sosta carburante. Decidono di staccarsi, perchè ora sarebbero andati a ritmi diversi, e di rivedersi a Paso Robles per la cena.
Ha davanti a sè un rettilineo di 30 miglia, tra Blackwell's Corner e Cholame, per tirare al massimo la sua macchina. Al suo fianco Wutherich snocciola consigli per la gara, abituato alle corse, non si preoccupa della forte velocità. Solo Hickman ha un pò di paura. Si raccomanda a Dean "Vai piano, sta per diventare buio e la tua macchina è così bassa che è difficile vederla in lontananza".

Il sole stava per tramontare ma Dean continuava a correre. Sorpassi rischiosi, uno dopo l'altro. Si crede che stesse andando a circa 120 km/h. Arrivati all'incrocio con la Highway 41, la strada non è sgombra. C'è una Ford Custom Deluxe Club, un'auto grossa, lenta, guidata da uno studente ventitreenne. L'auto svolta molto pacatamente a sinistra. Dean non fa in tempo a frenare. E' uno schianto incredibile. La piccola Porsche di 880 kg contro la grossa Ford da 1890 kg. La Little bastard è accattorciata su se stessa.
Lo studente scende, illeso. Wutherich, seduto senza cintura, non fatta installare da Dean sul sedile passeggero, è sbalzato fuori dal vetro a qualche metro di distanza. E' vivo, paradossalmente perchè non indossava la cintura.
Dean è incastrato dentro la macchina, agonizzante, il volante infilzato nel petto. Sono le 17.59, per un minuto, è riuscito a rispettare la sua poesia preferita, A las cinco de la tarde di Federico Garcia Lorca dedicata al torero Ignacio Sanchez Mejias. 
Dieci minuti dopo arriva Roth che riesce a scattare qualche foto (alcune anche di Dean, mai state pubblicate e  in possesso di un milionario giapponese che ha costruito anche una specie di tempietto, a pochi metri di distanza dall'incidente). Alle 18.20 arriva l'ambulanza, i barellieri fanno fatica a estrarre il corpo, una gamba è ormai parte dell'automobile. La corsa in ospedale è rallentata da un evento bizzarro, l'ambulanza rallenta troppo, per via degli abbaglianti di una macchina in direzione opposta, e viene tamponata. Constatati i danni, minimi, riprende la via dell'ospedale di Paso Robles, dove non c'è più niente da fare.
Il giorno successivo la polizia richiede il sangue per effettuare un controllo del tasso alcolico nel sangue di Dean. E' impossibile però, non ne è rimasto a sufficenza.

Dean e la morte.
"Queste cose succedono sempre a tre per volta. Vorrà dire che il prossimo sarò io" commentò così la notizia della morte di Robert Francis, giovane attore, e dell'attrice Suzanne Ball, avvenute a breve distanza tra loro.
Dean aveva uno spiccato senso per il macabro. Lo confermano alcuni scatti di Roth, voluti dal ragazzo, in cui è steso in una bara, nella camera mortuaria del suo paese di nascita (dove poi ci sarebbe finito per davvero) o altre in cui simula un impiccagione con il lazzo sul set de Il gigante. Confessò anche di aver pensato spesso al suicidio, magari con il cappio che installò nel soggiorno o con il fucile appena comprato per andare a caccia di conigli.
"Incidente arancione", di Warhol, ispirato da Dean.
Era soggetto a depressioni periodiche, eppure non andò mai da uno psichiatra. Marlon Brando, che veniva sempre seguito da Dean alle feste e lo scimmiottava, vestendosi uguale e atteggiandosi come lui, una volta lo prese da parte per fargli un discorsetto su questa sua pazzia. Fatti curare! gli disse. Altre volte tentarono di mandarlo da uno bravo ma o disertava o non ci arrivò in tempo. Nicholas Ray gli fissò un appuntamento, ma morì tre giorni prima.

La morte lo spaventava eccome. Durante la lavorazione di Gioventù bruciata fece un sogno; il suo cadavere era circondato da persone con la faccia annoiata, era in una bara troppo piccola per lui, da bambino, il becchino lo aveva truccato in modo osceno, con un mascherone macabro. Un incubo che lo aveva turbato parecchio.
Durante il tragitto in treno che lo portò dall'Indiana a Los Angeles, viaggiò a fianco della bara della madre e ad ogni fermata, controllava che lei ci fosse ancora. Persino le sue letture preferite si riferivano alla morte; come già detto la poesia di Lorca, Morte a Venezia di Mann, De profundis di Wilde, Morte nel pomeriggio di Hemingway.
Aveva una sorta di fanatismo pure per quelle persone celebri scomparse prematuramente. In camera teneva un poster di Ascari, morto in uno schianto a 37 anni e la famosa foto di Robert Capa, del partigiano spagnolo colpito da una fucilata, morto da poco in Vietnam a 41 anni.

Aveva scelto persino il suo epitaffio, da una poesia di Alan Seeger, "Una movimentata ora di vita gloriosa, vale più di un intera vita senza fama". Così voleva essere ricordato, "ditelo a Jack Warner", padrone degli studios e da sempre preoccupato per la sua vita e la sua guida spericolata.
Fu incredibile, qualche settimana dopo, per gli spettatori andare a  vedere Gioventù bruciata e sentire la battuta in cui dice "Non ho mai pensato di arrivare vivo ai 18 anni, non è sciocco? [...] Ogni giorno mi guardo allo specchio e mi dico, 'come, sei ancora qua?'".

Le leggende.
Il film maledetto: Gioventù bruciata. Tutti e tre i protagonisti del film morirono giovani. Dean a 24 anni, Sal Mineo a 37, accoltellato nella sua casa a Hollywood, forse perchè omosessuale, e Natahlie Wood a 43, in uno strano incidente, cadendo dallo yacht di lei e del marito, Robert Wagner, in compagnia dell'amico Christopher Walken, ed ancora oggi non si sa esattamente come andò.
Addirittura, appena fu scelta per il ruolo, Nathalie Wood si cappottò con la macchina. Era già un presagio. Ma non è finita qui. Il cast si riunì per la prima volta al Chateau Marmont, bungalow 2, dove risiedeva Nicholas Ray. E' lo stesso identico posto dove nel 1982 troveranno morto per overdose John Belushi.

L'auto assassina: la Little Bastard. Wutherich, il primo a scamparle, tornò in Germania e si fece ricoverare in un ospedale psichiatrico. Morirà comunque in un incidente stradale, nel 1981 a 53 anni. Chi invece la seguiva, Roth e Hickman, morirono, il primo per un colpo al cuore a Roma, 7 anni dopo, e il secondo di cancro, negli anni 80.
Ma che ne fu della macchina? Per un periodo venne lasciata a fianco della carreggiata, su un prato, a San Luis Obisco, come monito ai guidatori. Venne poi comprata da George Barris, il personalizzatore delle auto dei divi. Non poteva ripararla, era totalmente distrutta, ma essendo così rara, solo 75 esemplari, i pezzi di ricambio potevano valere una fortuna. Appena portata nel suo garage, un fermo schizzò via e la carcassa cadde su un operaio, spezzandogli le gambe. La Little bastard, riprende a mietere vittime.
Alcune parti della macchina finirono "trapiantate" su due auto che parteciparono a una corsa a Pomona nell'ottobre del 1956. Alla prima si staccò una ruota che travolse un poliziotto mandandolo all'ospedale mentre la seconda si schiantò contro un albero, uccidendo il pilota. Ed ancora, il compratore delle due gomme rimaste sane, uscì fuori di strada rischiando la vita e un ragazzino, nel tentativo di rubare il volante della Porsche, si tagliò un braccio e rischiò di morire dissanguato. Dopo tutte queste sventure, Barris decise di mettere sotto chiave la macchina, per sempre.
Ma non durò. La Greater Los Angeles Safety Council chiese che la macchina fosse usata come monito per la sicurezza alla guida e essere usata quindi in una mostra itinerante per tutta l'America. Ovunque andasse, causava disastri. A Fresno, nel 1957, un garage della polizia prese fuoco, inspiegabilmente, distruggendo tutte le macchine all'interno ad eccezione della Little bastard, in attesa di partire per una nuova destinazione. A Sacramento scivolò dal piedistallo fracassando l'anca a uno spettatore. Mentre era dalle parti di Salinas, forse sentiva aria di casa, il camion che la trasportava si ribaltò e l'autista rimase schiacciato dall'auto, morendo.
Nel 1958, ancora, mentre era sull'autostrada a Oakland, cadde dal rimorchio spaccandosi in due pezzi e causò un enorme incidente. L'ultima esibizione fu a Miami e durante il ritorno a casa, a Los Angeles, accadde un fatto surreale. Una volta arrivata a destinazione, aprirono il container dove era stata messa e lo trovarono vuoto. Era sparita. Barris assunse persino un investigatore ma ancora oggi, nessuno ha idea di dove sia l'auto assassina.


E vorrei chiudere con le belle parole di Steve McQueen, successive alla morte di Dean: "Sono contento che sia morto. Ora c'è spazio per me". Chapeau.

Consiglio e fonte: il libro James Dean di Marco Giovannini.

Nella prossima puntata: cinema e comunismo. Cosa significava ai tempi del maccartismo essere un artista sospettato di essere un rosso.

2 commenti:

  1. Tutto assolutamente interessante e affascinante, anche se non credo al surreale, resto sempre col fiato sospeso di fronte a questi racconti, solo una piccola critica, perdonate, "eccezionale" si scrive con una sola z.. ;)

    RispondiElimina