Nelle sale italiane il MAI.
Eh già, non so quanto stavate aspettando di vedere questo film, di potervelo godere al cinema sbocconcellando un pop corn dopo l'altro e condividere l'esperienza con un gruppo di spettatori infoiati e sudati, ma purtroppo non potrete farlo. Mai e poi mai. MAI! Sarebbe dovuto uscire il 7 settembre, quindi tre settimane fa, ma in concomitanza di quella data la Warner Bros. Italia ha deciso di non fare uscire il film nelle sale ma direttamente in DVD-Blu Ray. Una scelta consequenziale al mezzo flop subito in America (dove doveva uscire a gennaio, poi ritardato a fine agosto, per motivi incomprensibili). E così mentre ci gustavamo il trailer italiano, scorgevamo fuori dai cinema le locandine 2 metri X 50 centimetri, ce l'hanno tolto di bocca. Per ora rimane una vaga data, 29 novembre, che dovrebbe essere quella della release home video, però ancora nulla è certo. Aspetteremo, di nuovo. No aspetterete, io l'ho visto.
Devo ammetterlo, uno dei miei grandi sogni sarebbe quello di vivere a New York. Senza necessità di lavorare, per carità, in modo da potermi alzare ogni giorno quando mi pare e fare il giro di ogni singolo centimetro della più bella città al mondo, dalla penisola di Manhattan fin su su nello Yonkers, dalla parte più bassa di Staten Island fino a Montauk, dagli hipster di Brooklyn fino ai terruncelli di Bed-Stuy. E per fare tutto ciò mi servirei della mia amata mountain bike, così da evitare il traffico più congestionato e poter tagliare senza problemi per Central Park o per uno dei mille parchi cittadini. Quindi mi pare ovvio che un bell'action-thriller con un biker a tutta velocità per le strade della grande mela, fosse un pò il film che apettavo da tempo.
Senza Freni racconta le peripezie di Joseph Gordon-Levitt nella parte di Wilee, un corriere molto espresso di cui si possono chiedere i servigi per consegne di oggetti molto piccoli e confidenziali; buste, fascicoli, carte di vitale importanza. Wilee fa parte di un gruppo molto nutrito di sgambettatori che non conoscono la parola pericolo. Tutto il giorno pedalano in mezzo al traffico a velocità folle per evitare oltretutto di farsi soffiare la commissione successiva da un collega inzeppato di steroidi.
Un giorno Wilee si caccia in un guaio. Deve prendere una busta da una studentessa asiatica, su su alla Columbia University sulla 118esima strada e portarla a Chinatown in un lampo. Proprio mentre sta per ripartire viene fermato da un fantomatico detective che vorrebbe indietro il contenuto della busta e la motivazione sarebbe che sta investigando su quella ragazza. Wilee non gli crede e fugge alla volta della destinazione già impostata sul GPS. Per caso scopre che l'uomo è davvero un detective, per giunta corrotto e pieno zeppo di debiti di gioco con alcune bische clandestine di Chinatown. Inizia così un adrenalinico inseguimento tra la Madison e la decima, passando per Central Park e la quinta. Macchina della polizia contro mountain bike. Riuscirà Wilee a fare la sua consegna?
Dato il flop statunitense (ma la media su IMDb è comunque notevole) mi aspettavo il peggio, e la mia principale paura poggiava su una trama insulsa e esagerata, soprattutto perchè dal poco che si riusciva a evincere dal trailer poteva davvero scadere in un mega complotto da classico thriller americano con questo povero tapino sulla bici e dietro degli elicotteri Harrier con missili puntati, per evitare che la CIA venisse scoperta fare chissà quale nefandezza (e si, ci vedevo anche una scena di tortura con elettrodi sulle palle). Ed invece per fortuna è molto semplice e godibile, addirittura banale, ma stiamo parlando di un film che deve vivere di corse e sgommate, non di parole.
L'altro timore era rappresentato da un eccessiva azione che poteva sfociare in una vaccata alla Torque Circuiti di fuoco o simili. Quindi evoluzioni sulla bici al limite del fisicamente impossibile e salti lunghi quanto il Brooklyn Bridge. Anche qui invece, tutto promosso. David Koepp (non di certo un regista di genere se si scorre la sua filmografia) è abbastanza abile nel sfornare un prodotto tutto adrenalina, con una trama esile ma non per questo stupida e soprattutto non troppo invasiva, gestito con buonissimi ritmi e una regia piena di soluzioni grafiche accattivanti.
Notevole la scelta di usare una sorta di Google maps per mostrare a chi non è avvezzo al labirintico piano urbanistico newyorkese il percorso più veloce da un punto A a un punto B, come notevole è il rallenty, per fortuna non abusato, che ogni volta scatta fuori quando Wilee si trova a un difficile incrocio, tutto intrafficato e deve decidere in tempo zero, causa anche l'assenza di freni -non servono, anzi sono dannosi, ricorda il protagonista- quale via è la migliore, quale mi eviterà di finire sotto una macchina o di investire quella donna sulle striscie con tanto di passeggino.
Ogni tanto se la sbriga facile con l'uso di un pò di CGI per simulare le auto in corsa, ma il più delle volte è tutto vero e puro -chiedere a Levitt che si è fracassato per bene, 31 punti di sutura su tutto il corpo, a seguito di una rovinosa caduta in bici ma comunque felicissimo, "Fuckin cool" il suo commento, e desideroso di tornare a girare di corsa e usare riprese del suo corpo realmente danneggiato per il film. La mdp segue a stretto contatto i corridori senza perderli un secondo e senza il bisogno di scadere in riprese amatoriali alla Youtube.
Cast ottimo, e tutti i complimenti vanno a Levitt, sempre più divo numero uno a Hollywood -in attesa di Looper- se non altro per i lividi che ha riportato e il ritmo forsennato a cui pedale per tutta la durata del film -FATEJE ER TEST ANTIDOPINGHE!- e a Michael Shannon nei panni del detective Monday. Shannon è divino e per una volta non deve fare il classico pazzo, non è un detective alla Harvey Keitel di Cattivo Tenente, ma è un povero scemo, imbranato e nei guai fino al collo. Stronzo ma non così tanto da incutere timore. Riesci a ridergli in faccia, anche se poi ti pesta a sangue. Un attore che andrebbe messo in qualsiasi film. Completano il cast Dania Ramirez e Wolé Parks (se non erro, vero corriere newyorkese).
Dispiace quindi ancora di più che tale prodotto, godibile non trascendentale, puramente d'intrattenimento (ma di quello bello come dice il Baffo) capace di far spegnere il cervello per un 90 minuti, arrivi direttamente in home video. Consoliamoci che almeno a casa nostra riusciremo a vederlo, e se al supermercato compriamo i pop corn e invitiamo un mucchio di estranei chiassosi, sarà come vederlo al cinema. Suvvia!
Se poi si è interessati al tema -e magari si vuol venire a pedalare con me a New York- nello stesso periodo di riprese stavano girando anche il documentario Triple Rush tutto incentrato sui veri corrieri biciclettari di New York ed inoltre esiste il libro Ultimate Rush di Joe Quirk - che ha fatto pure causa al film per plagio.
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