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giovedì 5 settembre 2013

Comic movie di Chissene Frega (x11)

-POST DEL LUTTO-
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Nelle sale dal 5 settembre.

Aspettando Un weekend da bamboccioni 2, Scary movie 5 fatti da parte, ecco il peggior film dell'anno.

Si è spenta oggi, esalando gli ultimi respiri, la nostra amatissima commedia americana. E' stata massacrata e uccisa definitivamente, dopo tanti, innumerevoli tentativi andati a vuoto -Scary movie 4-5, Notte da leoni 1-2-3, i vari AGGETTIVO A CASO Movie, Le damigelle della sposa, etc...- grazie a questa disgustoteca di nome Movie 43, titolo originale, manco un nome sono riusciti a trovargli.
Come un batterio killer, un virus mortale, ha solo un nome vago associato a un numero identificativo. Dietro ci sono decine di mandanti però, senza vergogna di ammettere la propria colpa e affiggere il proprio nome: Bob Odenkirk, Elizabeth Banks, Steven Brill, Steve Carr, Rusty Cundieff, James Duffy, Griffin Dunne, Peter Farrelly, Patrik Forsberg, Will Graham, James Gunn, Brett Ratner, Jonathan van Tulleken. Ed è giusto menzionarli tutti perchè andrebbero iscritti su una lista nera di nemici della risata, del buon cinema e del buon gusto. E questi sono solo i mandanti principali, nascosti, mentre gli altri, gli attori, li potrete vedere bene in faccia.
Tutti sono "registi" o ""sceneggiatori"" di uno a testa dei 10-11 episodi che compongono l'intera porcata. Uno peggio dell'altro. Si inizia con Hugh Jackman con le palle flosce sul mento e si finisce con Elizabeth Banks stuprata da un gatto cartoon. L'episodio iniziale è l'unico decente, per i primi 45 secondi, fino a quando reitera e volgarizza la volgare (ma passabile) idea di base.
Ultimo arrivato ma già alfiere di quel certo tipo di commedia che nell'ultimo decennio è andata avanti, strascinandosi, con battute riguardanti una lista definita e ristretta di argomenti. In ordine sparso: fica,

sabato 15 giugno 2013

La Casa alla fine della strada di Mark Tonderai

Nelle sale dal 13 giugno.
Anche conosciuto come Hates - House at the end of the street.

La neo divorziata Sarah e sua figlia diciassettenne Elissa si trasferiscono dalla chiassosa e pericolosa Chicago in una piccola cittadina della provincia americana, immersa nei boschi e nel buon vicinato. La nuova casa è un vero sogno, giardino enorme, due piani, tutta in legno e lontana da rumori fastidiosi. L'unico problema è che confina con un'altra casa, che credevano disabitata, dove anni prima furono commessi atroci delitti. La figlia dei vicini, in un raptus omicida, ha ucciso i genitori e poi il suo corpo non è stato più ritrovato ma si crede sia annegata nel fiume vicino. Ora il suo inquilino è l'altro figlio Ryan, lontano dalla famiglia quando avvennero i fatti. Tutti in paese lo deridono o ne hanno timore, ma Elissa scopre che in realtà è un ragazzo timido e delicato e tra i due scatta la scintilla dell'ammore. E poi parte il colpo di scena.
Oh prima o poi Jennifer Lawrence un film doveva sbagliarlo (ai tempi delle riprese, 2010, non era ancora la diva del momento e il fatto che il film esca proprio ora è un vero colpo mancino), non è che poteva rimanere immacolata a vita. Certo X Men non è che sia un vanto o Hunger Games un capolavoro, ma erano pop corn movies al limite della tolleranza. Stavolta no, è inciampata (dopo gli Oscar) in un horror semplicemente insignificante. Sarà difficile quindi raggiungere le canoniche 30-40 righe, abbiate pietà.
Non è neanche un brutto film, ma è noioso e si, insignificante, non c'è un altro aggettivo che gli stia meglio.
Tenta di fare l'occhiolino a Psycho unendo il suo Norman Bates a Michael Mayers e dandogli la faccia di un imbecille (l'attore Max Thierot). Il torpore in cui è sprofondato lo spettatore si "interrompe" quando i ragazzi del liceo picchiano a sangue e senza senso il nostro Ryan, la classica scena dove il buono viene margnolato e tutti soffrono per lui, ma quando si ribella e spacca giù tutto, viene visto come un pazzo isterico e soprattutto violento. "Oh stavamo scherzando, ma tu hai voluto calcare la mano".
Ecco che finalmente la storia inizia, peccato (o per fortuna) che sono passati già 60 minuti e ne mancano solo 30 circa, hanno perso troppo tempo. E giù di corsa con il colpo di scena suddetto -neanche tanto prevedibile, almeno in parte, anche se odorante di clichè in ogni dove- e un finale abbastanza troncato.
In effetti, noia a parte, i primi due atti, non sono neanche male, se non fossero così statici, e fanno presagire una soluzione finale gagliarda. Invece rimane piatto, non si scompone e rotola fino al traguardo.