Dopo sei anni e un'interminabile serie
di magagne produttive, la Plan B di Brad Pitt è finalmente riuscita
a portare sul grande schermo l'adattamento cinematografico
dell'omonimo romanzo di Max Brooks (figlio del più celebre Mel).
Arrivato sugli scaffali americani nell'ormai lontano 2006 e diventato
presto oggetto di culto, World War Z è il dettagliato resoconto di
un'epidemia zombie su scala mondiale, raccontata in tutti i suoi
risvolti politici, sociali ed economici.
Ma a noi questo non interessa, perché
il librova a parare da tutt'altra parte, o da nessuna parte, se
preferite:
Gerry Lane (Brad Pitt) e famiglia
stanno trascorrendo insieme una mattinata tipo, una rapida colazione
e poi di corsa in macchina per andare chissà dove. L'inizio
fastidiosamente standard di uno zombie/disaster movie qualunque, a
cui segue una sequenza altrettanto standard: mentre sono bloccati nel
traffico di Philadelphia, un'orda di zombie compare dal nulla e getta
la città nel panico. I Lane trovano rifugio su una porta aerei e
Gerry, ex impiegato delle Nazioni Unite, viene reintegrato in
servizio per scortare uno scienziato alla ricerca del "paziente
zero".
Parto subito con una premessa: non sono
un lettore dei romanzi di Brooks, che conosco soltanto per sentito
dire, e il mio (scarsissimo) interesse nei confronti del film era
completamente spoglio da qualsiasi tipo di aspettativa, quindi
concetti come alta o bassa fedeltà al romanzo non hanno influenzato
in alcun modo il giudizio complessivo.
Per curiosità però sono andato a
spulciare tra i commenti dei fan, e più o meno tutti tendono a
sottolineare il fatto che le due opere hanno in comune soltanto la
presenza degli zombie. E allora partiamo proprio da qui, gli zombie.
Per quanto mi riguarda faccio una fatica tremenda ad inserire World
War Z nel sottogenere degli zombie movie, e non perché sono un
nostalgico del filone romeriano che vuole a tutti i costi gli zombie
lenti e un sottotesto di critica/satira sociale (non che mi faccia
schifo), e neanche per l'assurda pretesa che il morto vivente debba
significare sempre e solo horror, ma semplicemente perché gli zombie
nel film di Forster sono quasi del tutto irrilevanti, una calamità
che potrebbe tranquillamente essere sostituita con una catastrofe
naturale a caso, basta che faccia più danni possibile e divida il
protagonista dai suoi cari mentre lui è alla ricerca di un rimedio.
Sarebbe quindi più giusto parlare di un ibrido tra zombie movie e
disaster movie, ma è sicuramente la parte "disaster" a
prevalere.
Distruggerò questo film come ho distrutto Angeli e Demoni |
La ragione è da ricercare proprio nel
modo in cui lo zombie è caratterizzato in questa sua ennesima
incarnazione, che poi è la naturale evoluzione di quanto visto in
film come 28 giorni dopo e telefilm come The Walking Dead: uno
zombie di distruzione di massa che corre come un pazzo (tranne quando
fa comodo alla sceneggiatura) e si muove quasi solo in branco, meno
"individuo" e più membro di una mandria. Non più il non
morto che fa inorridire i vivi e li mette di fronte ad un destino
inesorabile, ma un'orda senza volto che si schianta sui muri delle
città come le onde anomale nei film di Roland Emmerich.
E allora tanto vale mettersi l'anima in
pace e considerare World War Z per quello che è: l'ennesimo
blockbuster fracassone prima del desolante vuoto estivo, un disaster
movie senz'anima che fa il suo sporco lavoro per quelle due ore,
schiva la noia per un pelo e si lascia dimenticare in un batter
d'occhio. I problemi comunque non mancano, a partire da una regia e
un montaggio che fanno il possibile per impedirci di capire cosa sta
succedendo, forse perché se cominciassimo a capire noteremmo che
tutto ciò che muove i personaggi di questa storia non ha alcun senso
("il decimo uomo" ? Ma sul serio ?).
Comunque il film un pregio ce l'ha, fa
venir voglia di dare un'occhiata al romanzo, anche solo per capire
cosa ci siamo persi.
Vai avanti tu, io sono Pierfrancesco Favino. |
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