(titolo originale The Set-up)
nelle sale americane il 29 marzo 1949, in Italia il 4 febbraio 1950.
Regista: Robert Wise.
Sceneggiatore: Art Cohn, Joseph Moncure March (racconto).
Direttore fotografia: Milton R. Krasner.
Montaggio: Roland Gross.
Compositore: è privo di musica.
Produttori: Richard Goldstone, Dore Shary.
Studio: RKO Radio Pictures.
Interpreti: Robert Ryan, Audrey Totter, George Tobias, Alan Baxter, Percy Helton
Durata: 73 minuti.
Colore: b/n.
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*Trama:
Stoker Thompson è un pugile di 35 anni giunto ormai a fine carriera. Nonostante le molte sconfitte recenti e le terribili percosse ricevute, non è intenzionato a mollare ed è ancora sicuro di poter battere chiunque. Sua moglie Julie vorrebbe tanto che la smettesse, per timore di vederlo con il cervello in frantumi, ridotto a un vegetale.
L'agente di Stoker ben consapevole del talento ormai sfumato del suo cliente, organizza un incontro truccato in modo da favorire le scommesse del criminalotto locale Little Boy. Stoker dovrà andare al tappeto knock out durante il terzo round contro un giovane e promettente pugile. L'agente evita però di dirglielo perchè sa che Thompson combatte per vincere ed è così pieno di orgoglio da non abbassarsi a una scommessa truccata da due soldi.
Durante il combattimento Julie vaga per la città, in ansia e con l'idea di mollare tutto e andarsene.
*Approfondimento:
-Minore a chi?
La carriera di Robert Wise è sbalorditiva. Non solo ha vinto qualsiasi premio regalando capolavori da manuale del cinema a migliaia di platee, ma ha anche coperto ogni tipo di genere cinematografico. Dalla fantascienza più classica (Ultimatum alla terra) a quella più commeriale (Star Trek), dal musical di Broadway (West Side Story) a quello più cinematografico (Tutti insieme appassionatamente), dall'horror (Gli invasati) al gangster movie (La iena), dallo sportivo (Lassu qualcuno mi ama) all'avventuroso (Destinazione Mongolia) fino al dramma impegnato (Non voglio morire) passando per la ricostruzione storica (Hindenburg).
Quindi questo noir a basso budget, di breve durata e senza star di prim'ordine, potrebbe sembrare un film minore. Ancora di più se paragonato ai molti film attorno al pugilato o alle scommesse sportive realizzati e ben più celebri (Anima e corpo, Il grande campione, Hanno fatto di me un criminale, Il colosso d'argilla). Tuttavia The set-up è un grandissimo film e uno nei quali la regia di Wise si sbizzarrisce di più.
Prima di tutto è girato interamente in tempo reale, ovvero il film dura quanto l'azione descritta. In una delle primissime scene si può vedere un orologio indicare le 9:05. A fine film, dopo 72 minuti, lo stesso orologio indica le 10:17.
Poi è mirabile l'utilizzo delle carrellate, basti vedere proprio nella scena dell'orologio, come la macchina da presa si avvicini allo stadio della boxe volando lentamente sopra la strada principale del quartiere di periferia. Poco dopo invece Wise fa un lungo piano sequenza in grado di dare un completo riassunto di tutta a "fauna" presente a un incontro di pugilato. Gli strilloni con il programma (e già qui si intravede un giovane che ruba il lavoro a uno vecchio e stanco, probabilmente un ex pugile suonato), gli allibratori, i tifosi più esperti, quelli che vogliono passare una serata diversa e portano la ragazza, e chiaramente odia questo sport violento. Una panoramica che continuerà all'interno del palazzetto andando di volta in volta a riprendere sempre i soliti 4 o 5 spettatori, modelli esemplari. Il tifoso alla radio che segue due o tre sport alla volta, il cieco che quasi vede il combattimento e sa prevedere chi vincerà, la tifosa di una certa età ma con molta foga dentro, il ciccione che mangia tutto il tempo (è anche divertente segnarsi tutto quello che mangia; gelato, panini, hot dog, pop corn, cioccolato, etc...), quello che imita tutti i colpi e accusa persino quelli che riceve il suo preferito.
Un'altra sequenza di grande impatto è quella verso la fine. Stoker si muove nei corridoi del palazzetto, tra ombre e rumori sinistri, consapevole che fuori lo aspettano per pestarlo a sangue. La camera lo segue e lo anticipa con movimenti lenti, indugia sulla sua faccia spaventata, metà schermo è coperto dall'oscurità. Stoker fugge e si ritrova nell'arena, con il ring e gli spalti vuoti, spettrali, la mdp si muove verso di lui e lui va verso la macchina. Sembra un horror, il primissimo del regista.
Un fantastico lavoro realizzato in coppia con Milton Krasner (direttore della fotografia anche per Eva contro Eva, Quando la moglie è in vacanza, Un amore splendido) genio della messa in scena e della messa a fuoco. C'è una scena in particolare che adoro. Quando Stoker arriva dentro l'arena per la prima volta e lo vediamo di spalle. Sono perfettamente a fuoco lui, il pubblico attorno, gli spalti più in lontananza e il ring, ancora più lontano dove vediamo chiaramente due pugili lottare. Altre volte perde il fuoco, come nell'iniziale discussione tra Julie e Stoker, ma qui è formidabile, senza pari.
O anche quando Stoker guarda fuori dallo spogliatoio, verso la camera d'albergo dove sua moglie ancora non è uscita, sperando che la luce si spenga e lei si decida a venire a fare il tifo per lui. Su una linea retta ci sono la testa dell'attore, la finestra e l'albergo in lontananza, anche qui tutto a fuoco.
-Due micromondi.
Una delle cose che più amo della Hollywood tempi d'oro sono i set ricostruiti. Qui James Altwies ricrea un intero piccolo quartierino di Los Angeles. Due massimo tre strade che comprendono la sala giochi, un paio di tavole calde, un albergo, il palazzetto dello sport e un rigattiere, senza dimenticare il vicolo finale sotto la scala dove si sta svolgendo una festa.
Con pochi elementi ricrea un perfetto micromondo realistico, popolato dalla feccia e dal popolino che cerca svago e divertimenti. Fuori e dentro la sala giochi gironzolano giovani e criminali, come si vede quando Julie da un'occhiata dentro e si diverte nell'osservare tutti i giochi, per poi intristirsi quando i suoi occhi incontrano il gioco della boxe. E cosa fa Wise? Subito dopo ci piazza un imbonitore che sfida la gente al gioco, truccato, delle tre carte. Geniale, degno dell'1+1=3 di Eisenstein, la somma delle parti del cinema, da un risultato maggiore.
Un altro micromondo è quello dentro all'arena. Ho già parlato del pubblico (divertentissimo quando ironizza sulla vecchiaia di Stoker e perfido quando brama il sangue e la morte) ma non dello spogliatoio dove si incontra ogni tipo di combattente. Con pochi e brevi dialoghi si capisce tutto di ognuno. C'è il nero, il campione, giovane e con il futuro radioso; c'è il pivellino bianco, al suo primo incontro, nervoso e spaventato; l'ex campione, ormai rintronato; il perdente ma ottimista che ripete fra se e se il record di Frankie Manila, campione del mondo dopo una striscia perdente di 21 ko; il credente in Dio e nella statistica; l'allenatore, il massaggiatore saggio e il vice sarcastico.
Qui non c'è discriminazione, non c'è odio, ci sono solo tanti sogni e nasi infranti, tante teste bacate pronte a partire definitivamente ma con un solo pensiero fisso, la vittoria e così i soldi, la fama, le donne ("Ti mollano appena non sei più un vincente").
-Stoker e Julie.
Stoker non pensa più molto a queste cose. E' sposato, sa di non poter proseguire ancora per molto e gli bastano pochi soldi per avviare una nuova attività, ma vincere è comunque ancora così inebriante. Non da retta alla moglie che gli ricorda come solo due giorni prima, dopo due ore dal knock out, non sapesse ancora chi fosse. Continua a ripetere che è a un solo pugno da qualcosa, dal titolo, dal torneo locale, da una vittoria senza nessun valore.
Vuole vincere per la sua donna, vuole dimostrarle che è ancora un maschio virile e forte, ma lei odia questa vita itinerante. Un giorno qui, un giorno la, sempre in piccole città, o in periferia, per pochi spiccioli, per pochi beoni. Lei lo preferirebbe persino spazzino o con un lavoro più degradante ma vivo, sano.
Ma non ci sente da quell'orecchio il vecchio Stoker. Gli bastano ancora pochi dollari per mettere su il suo negozio di sigari o ancora meglio per acquistare un giovane boxeur e allenarlo, farlo diventare un campione.
E' un debole che vive di speranza e ideali, non viene minimamente calcolato dal manager e neanche dal suo allenatore -gli vuole bene ma ha stampato in faccia un sorriso enorme quando le prende secche come chiodi. Sul suo nome viene tracciata una netta riga con il cerino, il suo incontro è messo dopo quello principale, con lo speaker che avvisa "Non andate via! C'è ancora un match!". E' lui il solo a pagare alla fine, lui che non sapeva nulla, lui raggirato e senza neanche essere pagato.
La sua è una vittoria di Pirro, ma è anche fortunatamente la svolta della sua vita. Per una volta il finale negativo da noir è anche positivo. La fine della sua carriera è la salvezza del suo matrimonio. "Non posso più combattere, non posso proprio più". Per lei, che ancora non sapeva della vittoria di quella sera, è un grande successo, nonostante tutto.
E giunge a pochi minuti di distanza dal suo peregrinare per la periferia, lontana dall'incontro, dal pensiero della sorte del suo amato, ma raggiunta in tutti i modi, dal gioco nella penny arcade, dalla radio del rigattiere. Così si ritrova, in una scena tra le più belle, su un cavalcavia che da su un incrocio. La sua aria triste, mentre guarda il baratro, lascia presagire il peggio (e sarebbe un pelino esagerato) ma non sta pensando al suicidio, ma osserva ogni mezzo pubblico che le sfreccia sotto gli occhi. Un bus, un tram, i taxi, tutti mezzi che la porterebbero via, altrove, la libererebbero da quella vita. Eppure resiste, e quella sera, vince anche lei.
*Extra:
Sia Wise che March, autore del racconto, volevano che il protagonista fosse un boxeur di colore, ma infine dovettero cedere e prendere Robert Ryan, noto più per i suoi ruoli negativi. March, ex giornalista del New Yorker e divenuto sceneggiatore da una decina d'anni, lasciò deluso Hollywood a causa di questo cambio "di pelle".
Ryan era un ex pugile e ha sempre considerato questo film e il suo ruolo le cose migliori della sua carriera.
Wise assunse John Indrisano, un ex pugile, per coreografare al meglio gli incontri. Inoltre visitò spesso le palestre di pugilato nella zona di Long Beach a New York.
Il film è totalmente privo di musica, se non quella che si sente durante le scene in strada, quella diegetica.
Nonostante sia caduto nel dimenticatoio, nel 1949 fu uno dei maggiori incassi ed è tutt'ora un blockbuster per quanto riguarda i film di pugilato.
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Nella prossima puntata un film abbastanza famoso, Niagara con Marilyn Monroe.
*Trama:
Stoker Thompson è un pugile di 35 anni giunto ormai a fine carriera. Nonostante le molte sconfitte recenti e le terribili percosse ricevute, non è intenzionato a mollare ed è ancora sicuro di poter battere chiunque. Sua moglie Julie vorrebbe tanto che la smettesse, per timore di vederlo con il cervello in frantumi, ridotto a un vegetale.
L'agente di Stoker ben consapevole del talento ormai sfumato del suo cliente, organizza un incontro truccato in modo da favorire le scommesse del criminalotto locale Little Boy. Stoker dovrà andare al tappeto knock out durante il terzo round contro un giovane e promettente pugile. L'agente evita però di dirglielo perchè sa che Thompson combatte per vincere ed è così pieno di orgoglio da non abbassarsi a una scommessa truccata da due soldi.
Durante il combattimento Julie vaga per la città, in ansia e con l'idea di mollare tutto e andarsene.
*Approfondimento:
-Minore a chi?
La carriera di Robert Wise è sbalorditiva. Non solo ha vinto qualsiasi premio regalando capolavori da manuale del cinema a migliaia di platee, ma ha anche coperto ogni tipo di genere cinematografico. Dalla fantascienza più classica (Ultimatum alla terra) a quella più commeriale (Star Trek), dal musical di Broadway (West Side Story) a quello più cinematografico (Tutti insieme appassionatamente), dall'horror (Gli invasati) al gangster movie (La iena), dallo sportivo (Lassu qualcuno mi ama) all'avventuroso (Destinazione Mongolia) fino al dramma impegnato (Non voglio morire) passando per la ricostruzione storica (Hindenburg).
Quindi questo noir a basso budget, di breve durata e senza star di prim'ordine, potrebbe sembrare un film minore. Ancora di più se paragonato ai molti film attorno al pugilato o alle scommesse sportive realizzati e ben più celebri (Anima e corpo, Il grande campione, Hanno fatto di me un criminale, Il colosso d'argilla). Tuttavia The set-up è un grandissimo film e uno nei quali la regia di Wise si sbizzarrisce di più.
Prima di tutto è girato interamente in tempo reale, ovvero il film dura quanto l'azione descritta. In una delle primissime scene si può vedere un orologio indicare le 9:05. A fine film, dopo 72 minuti, lo stesso orologio indica le 10:17.
Poi è mirabile l'utilizzo delle carrellate, basti vedere proprio nella scena dell'orologio, come la macchina da presa si avvicini allo stadio della boxe volando lentamente sopra la strada principale del quartiere di periferia. Poco dopo invece Wise fa un lungo piano sequenza in grado di dare un completo riassunto di tutta a "fauna" presente a un incontro di pugilato. Gli strilloni con il programma (e già qui si intravede un giovane che ruba il lavoro a uno vecchio e stanco, probabilmente un ex pugile suonato), gli allibratori, i tifosi più esperti, quelli che vogliono passare una serata diversa e portano la ragazza, e chiaramente odia questo sport violento. Una panoramica che continuerà all'interno del palazzetto andando di volta in volta a riprendere sempre i soliti 4 o 5 spettatori, modelli esemplari. Il tifoso alla radio che segue due o tre sport alla volta, il cieco che quasi vede il combattimento e sa prevedere chi vincerà, la tifosa di una certa età ma con molta foga dentro, il ciccione che mangia tutto il tempo (è anche divertente segnarsi tutto quello che mangia; gelato, panini, hot dog, pop corn, cioccolato, etc...), quello che imita tutti i colpi e accusa persino quelli che riceve il suo preferito.
Un'altra sequenza di grande impatto è quella verso la fine. Stoker si muove nei corridoi del palazzetto, tra ombre e rumori sinistri, consapevole che fuori lo aspettano per pestarlo a sangue. La camera lo segue e lo anticipa con movimenti lenti, indugia sulla sua faccia spaventata, metà schermo è coperto dall'oscurità. Stoker fugge e si ritrova nell'arena, con il ring e gli spalti vuoti, spettrali, la mdp si muove verso di lui e lui va verso la macchina. Sembra un horror, il primissimo del regista.
Un fantastico lavoro realizzato in coppia con Milton Krasner (direttore della fotografia anche per Eva contro Eva, Quando la moglie è in vacanza, Un amore splendido) genio della messa in scena e della messa a fuoco. C'è una scena in particolare che adoro. Quando Stoker arriva dentro l'arena per la prima volta e lo vediamo di spalle. Sono perfettamente a fuoco lui, il pubblico attorno, gli spalti più in lontananza e il ring, ancora più lontano dove vediamo chiaramente due pugili lottare. Altre volte perde il fuoco, come nell'iniziale discussione tra Julie e Stoker, ma qui è formidabile, senza pari.
O anche quando Stoker guarda fuori dallo spogliatoio, verso la camera d'albergo dove sua moglie ancora non è uscita, sperando che la luce si spenga e lei si decida a venire a fare il tifo per lui. Su una linea retta ci sono la testa dell'attore, la finestra e l'albergo in lontananza, anche qui tutto a fuoco.
-Due micromondi.
Una delle cose che più amo della Hollywood tempi d'oro sono i set ricostruiti. Qui James Altwies ricrea un intero piccolo quartierino di Los Angeles. Due massimo tre strade che comprendono la sala giochi, un paio di tavole calde, un albergo, il palazzetto dello sport e un rigattiere, senza dimenticare il vicolo finale sotto la scala dove si sta svolgendo una festa.
Con pochi elementi ricrea un perfetto micromondo realistico, popolato dalla feccia e dal popolino che cerca svago e divertimenti. Fuori e dentro la sala giochi gironzolano giovani e criminali, come si vede quando Julie da un'occhiata dentro e si diverte nell'osservare tutti i giochi, per poi intristirsi quando i suoi occhi incontrano il gioco della boxe. E cosa fa Wise? Subito dopo ci piazza un imbonitore che sfida la gente al gioco, truccato, delle tre carte. Geniale, degno dell'1+1=3 di Eisenstein, la somma delle parti del cinema, da un risultato maggiore.
Un altro micromondo è quello dentro all'arena. Ho già parlato del pubblico (divertentissimo quando ironizza sulla vecchiaia di Stoker e perfido quando brama il sangue e la morte) ma non dello spogliatoio dove si incontra ogni tipo di combattente. Con pochi e brevi dialoghi si capisce tutto di ognuno. C'è il nero, il campione, giovane e con il futuro radioso; c'è il pivellino bianco, al suo primo incontro, nervoso e spaventato; l'ex campione, ormai rintronato; il perdente ma ottimista che ripete fra se e se il record di Frankie Manila, campione del mondo dopo una striscia perdente di 21 ko; il credente in Dio e nella statistica; l'allenatore, il massaggiatore saggio e il vice sarcastico.
Qui non c'è discriminazione, non c'è odio, ci sono solo tanti sogni e nasi infranti, tante teste bacate pronte a partire definitivamente ma con un solo pensiero fisso, la vittoria e così i soldi, la fama, le donne ("Ti mollano appena non sei più un vincente").
-Stoker e Julie.
Stoker non pensa più molto a queste cose. E' sposato, sa di non poter proseguire ancora per molto e gli bastano pochi soldi per avviare una nuova attività, ma vincere è comunque ancora così inebriante. Non da retta alla moglie che gli ricorda come solo due giorni prima, dopo due ore dal knock out, non sapesse ancora chi fosse. Continua a ripetere che è a un solo pugno da qualcosa, dal titolo, dal torneo locale, da una vittoria senza nessun valore.
Vuole vincere per la sua donna, vuole dimostrarle che è ancora un maschio virile e forte, ma lei odia questa vita itinerante. Un giorno qui, un giorno la, sempre in piccole città, o in periferia, per pochi spiccioli, per pochi beoni. Lei lo preferirebbe persino spazzino o con un lavoro più degradante ma vivo, sano.
Ma non ci sente da quell'orecchio il vecchio Stoker. Gli bastano ancora pochi dollari per mettere su il suo negozio di sigari o ancora meglio per acquistare un giovane boxeur e allenarlo, farlo diventare un campione.
E' un debole che vive di speranza e ideali, non viene minimamente calcolato dal manager e neanche dal suo allenatore -gli vuole bene ma ha stampato in faccia un sorriso enorme quando le prende secche come chiodi. Sul suo nome viene tracciata una netta riga con il cerino, il suo incontro è messo dopo quello principale, con lo speaker che avvisa "Non andate via! C'è ancora un match!". E' lui il solo a pagare alla fine, lui che non sapeva nulla, lui raggirato e senza neanche essere pagato.
La sua è una vittoria di Pirro, ma è anche fortunatamente la svolta della sua vita. Per una volta il finale negativo da noir è anche positivo. La fine della sua carriera è la salvezza del suo matrimonio. "Non posso più combattere, non posso proprio più". Per lei, che ancora non sapeva della vittoria di quella sera, è un grande successo, nonostante tutto.
E giunge a pochi minuti di distanza dal suo peregrinare per la periferia, lontana dall'incontro, dal pensiero della sorte del suo amato, ma raggiunta in tutti i modi, dal gioco nella penny arcade, dalla radio del rigattiere. Così si ritrova, in una scena tra le più belle, su un cavalcavia che da su un incrocio. La sua aria triste, mentre guarda il baratro, lascia presagire il peggio (e sarebbe un pelino esagerato) ma non sta pensando al suicidio, ma osserva ogni mezzo pubblico che le sfreccia sotto gli occhi. Un bus, un tram, i taxi, tutti mezzi che la porterebbero via, altrove, la libererebbero da quella vita. Eppure resiste, e quella sera, vince anche lei.
*Extra:
Sia Wise che March, autore del racconto, volevano che il protagonista fosse un boxeur di colore, ma infine dovettero cedere e prendere Robert Ryan, noto più per i suoi ruoli negativi. March, ex giornalista del New Yorker e divenuto sceneggiatore da una decina d'anni, lasciò deluso Hollywood a causa di questo cambio "di pelle".
Ryan era un ex pugile e ha sempre considerato questo film e il suo ruolo le cose migliori della sua carriera.
Wise assunse John Indrisano, un ex pugile, per coreografare al meglio gli incontri. Inoltre visitò spesso le palestre di pugilato nella zona di Long Beach a New York.
Il film è totalmente privo di musica, se non quella che si sente durante le scene in strada, quella diegetica.
Nonostante sia caduto nel dimenticatoio, nel 1949 fu uno dei maggiori incassi ed è tutt'ora un blockbuster per quanto riguarda i film di pugilato.
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Nella prossima puntata un film abbastanza famoso, Niagara con Marilyn Monroe.
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