martedì 2 luglio 2013

Il bianco e il nero #44: Classic noir:
La sanguinaria (1950)

Ed ora una serie di speciali su singoli film noir, i miei preferiti, i più atipici. 
La sanguinaria 
(Gun crazy noto anche come Deadly is the female)
nelle sale americane il 20 gennaio 1950.

Regista: Joseph H. Lewis.
Sceneggiatore: Dalton Trumbo, MacKinlay Kantor.
Direttore fotografia: Russell Harlan.
Montaggio: Harry Gerstad.
Compositore: Victor Young.
Produttori: Frank e Maurice King.
Studio: Pioneer/United Artists.
Interpreti: John Dall, Peggy Cummins, Russ Tamblyn (Bart a 14 anni), Berry Kroeger, Morris Carnovsky.
Durata: 86 minuti.
Colore: b/n.

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*Trama:
Fin da piccolo Bart ha avuto una passione sfrenata per le armi. Proprio a causa di una di essere commette un furto e viene colto sul fatto. Nonostante sia un bravo ragazzo e sia ancora minorenne, il giudice decide per 4 anni di riformatorio come punizione. Anni più tardi, una volta scontata la pena e trascorso un periodo nell'esercito, Bart torna nel suo paese natale. I suoi amici per festeggiare lo portano a una festa campestre. Durante un'esibizione di precisione con le pistole conosce Annie Laurie, una infallibile tiratrice. Tra i due scatta la scintilla. Bart si fa assumere dal circo per poter stare insieme a lei. Dopo poco, stanchi di quella vita, i due decidono di sposarsi e trovare un altro modo per sbarcare il lunario. 
Purtroppo per la coppia però, non sanno far altro che sparare e una volta finiti tutti i soldi e costretti sul lastrico, iniziano a rapinare negozi, aziende e banche. Il terribile cammino su cui si sono immessi li porterà alle peggiori conseguenze.


*Approfondimento
Visto così sembrerebbe l'ennesimo capitolo-omaggio-riferimento a Bonnie e Clyde e nulla più, ma se anche fosse, Gun Crazy è uno dei migliori film a riguardo, una vera perla e soprattutto uno dei miei noir preferiti.
Lo adoro per diversi motivi. Primo di tutti perchè è quasi sconosciuto da chiunque. Non ha grandi nomi alla regia, non ha stelle, divi, se non fosse per il poster non varrebbe la menzione -secondo certe teste d'uovo- manco tra i noir visivamente più accattivanti. Ed è tutto tremendamente ingiusto.
E' bello fin dai titoli di testa; la musica di Young, minacciosa e tetra, sparata a mille, mentre i nomi scorrono e la pioggia bagna le strade della piccola cittadina. Poi compare Bart che guarda sognante e con aria di odio nella vetrina dell'armeria. Una pistola, la stessa cosa che pochi giorni prima gli hanno portato via. Già perchè il piccolo era andato a scuola con la sua arma, altro che una fionda o dei petardi, una bella pistola a tamburo, e la zelante maestra lo aveva mandato dal preside con conseguente confisca del suo amato oggetto.

E' un flashback, siamo già in tribunale poco dopo, Bart è stato scoperto da un poliziotto e ora si sta decidendo cosa fare di lui. Con poche piccole scene, ulteriori flashback e con le testimonianze di amici e parenti, scopriamo chi sia davvero il giovane imputato. E' un ragazzo incapace, nonostante la sua strana passione, di fare del male ad anima viva. Quando era più piccolo uccise un anatroccolo, ignaro di quello che stava facendo, ed il corpo senza vita dell'animale è diventato un'immagine incancellabile dalla sua mente, un macigno. Persino quando avrebbe potuto uccidere un puma, fiera ben più pericolosa di un pulcino, gli è tremata la mano, lui cecchino infallibile in qualsiasi occasione.
Bart viene mandato in riformatorio per 4 anni, una punizione severa per un giovane così diligente e senza particolari precedenti. Sembra molto peggio la cura piuttosto del male, che sia già questo parte del motivo che spinge alcune persone alla delinquenza?

Il primo incontro tra Bart e Annie Laurie è una delle sequenze cinematografiche che amo di più in assoluto. Peggy Cummins vestita da cowboy, le pistole (ho un debole per la donna armata, pericolosa, letale, non a caso è il mio avatar su twitter), tutti i giochetti che Laurie fa con la sua assistente. Fino al culmine, la sfida a uno degli spettatori. Ovviamente è Bart il prescelto, esortato dagli amici. La sfida consiste nell'accendere tutti i sette fiammiferi posti su una corona che starà sul capo dello sfidante. Tanto arduo quanto pericoloso. Laurie si ferma a 6, mentre Bart vince con nonchalance. E' subito amore.
Ora, Bart lo conosciamo bene, ma Laurie è un'enigma. E' un tipo dolce? Una stronzetta? Una simpatica? O una noiosa? Come dirà più avanti nel film, lei è una davvero cattiva.

Laurie ci viene presentata qualche scena dopo la "corona", mentre è nel camerino e aspetta Bart per uscire. Entra il suo ex amante e attuale impresario che la minaccia e le vieta di incontrarsi con l'altro uomo. Rivela inoltre un terribile evento del suo passato. Laurie è un'assassina, ha ucciso un uomo a St. Louis, come e perchè ancora non ci è dato sapere. La donna non sembra pentita o sconvolta, quasi neanche ricorda. Sembra l'esatto opposto del bravo ragazzo con la passione per le pistole, lei è parte di un mondo sporco, infido, come quello degli spettacoli ambulanti, pieno di individui poco raccomandabili.
Nella sequenza successiva fugge dal circo insieme al suo nuovo amato e appena messisi in strada, decidono (è una decisione di Bart a essere sinceri) di sposarsi. Poco prima di giurarsi eterna fedeltà, Bart vuole dire tutta la verità sul suo passato e confessa a Laurie il suo periodo in riformatorio. Lei, che dovrebbe ammettere di avere un morto sulla coscienza, taglia corto "Non vuoi più sposarmi? Andiamo su, ti conosco bene e il passato è passato".
I contrasti tra i due sono sempre più evidenti e passata una lunga luna di miele tra cene a lume di candela, vacanze al mare e in montagna, danze e balli, e giri su auto nuove, dove tutto è bello e tutti sono felici, riaffiorano, a causa della povertà in cui sono piombati.

Bart vorrebbe vivere una vita normale, con un lavoro da 40 dollari a settimana e un'appartamentino di bassa lega, almeno per i primi tempi, ma Laurie è di tutt'altro avviso. Lei vuole il lusso, la bella vita, i soldi, non si accontenta di sopravvivere. Esplode qui tutta la sua natura di cattiva ragazza e soprattutto di femme fatale. Come sappiamo la femme fatale è capace di portare un uomo a compiere le peggiori nefandezze, dall'omicidio al furto, in cambio di un pò di amore o un finto sentimento che gli si avvicina. E' infatti lei a portarlo al crimine, alle rapine. Se non è in grado di darle tutto quello che vuole, lei è pronta a mollarlo su due piedi. Una cattiveria e un cinismo che lasceranno presto spazio per il vero amore.
Fin qui Gun crazy è un vero film maschilista all'ennesima potenza, come tutti i noir, direte voi, d'altronde la figura della vedova nera è un classico. Vero, ma raramente si è raffigurato l'uomo in maniera tale. Bart è un buono, non farebbe del male a una mosca, la menano tutto il tempo con questa cosa. Lei lo trascina, lei lo porta alla perdizione, lei è la Eva che addenta la mela e condanna il suo Adamo. Bart è addirittura un debole, una banderuola nelle sue mani. Da qui in poi le cose non cambiano, ma i rapporto tra i due cambiano, non sono più del tipo servo-sfruttatore, ma diventano complici e conseguentemente amanti, per davvero.

-La prima rapina.
Dopo un veloce montaggio con i primi rudimentali colpi, arriva la scena cult del film, la prima rapina in banca. Cult per mille ragioni. Prima di tutto perchè è visivamente eccelsa. E' girata tutta in una ripresa sola, senza stacchi quindi. Se questo non vi basta, è girata in macchina, ovvero la MDP è a bordo dell'automobile con cui la coppia sta compiendo il furto. Con delle brevi, mini carrellate, l'obbiettivo della cinepresa si avvicina ai sedili avanti, nei momenti più concitati magari e si muove a destra e sinistra per seguire i nostri quando scendono dalla vetture. Oh, c'ha 63 anni sto film e tira fuori una trovata che oggi ancora molti si sognano.
Secondo motivo per cui è magnifica è che è tutto improvvisato. Non si chiesero permessi alla cittadina per girare, non si fermò il traffico o si chiusero le strade. Cinèma veritè! Operatore e attori salirono in macchina alla volta della banca e li, fecero finta di compiere una rapina. Quando sono nelle strade attigue alla banca, Bart dice "Speriamo di trovar parcheggio, c'è molta gente oggi". Non sta recitando, c'era davvero il rischio di rifare la scena perchè non c'era un buco per mettere la macchina. Geniale.
A rapina compiuta, sgommano via a tutta velocità (con Peggy Cummins che guarda dietro con uno sguardo misto di lussuria e felicità, instant love!) e si sente una donna gridare "Aiuto! Rapina!", ecco neanche lei recitava, i passanti credevano davvero si fosse appena consumato un crimine.

Dopo questo colpo i due sono sempre più braccati. Sui giornali mettono le loro foto e il passato criminale di lei. Il passato la perseguita, l'uomo ucciso a St. Louis torna a infastidirla. Un altro classico del noir, le catene che ci legano al passato e non lasciano scampo. Bisogna pagare tutto, non c'è salvezza, non c'è via di fuga.
E così anche il futuro non è roseo, non possono passarla liscia, non è moralmente giusto. La fatalità del destino, terzo elemento portante del cinema noir. Persino quando potrebbero salvarsi, nel peggiore dei casi con la prigione, ovvero dividendosi e continuando da soli per qualche mese, non riescono a mollarsi. Il loro amore li tiene insieme, il loro destino è unico. Bart arriva addirittura a compromettere la vita dei suoi familiari e amici per salvare Laurie la maligna.
Questo porta al gran finale (occhio ora, se non l'avete visto, passate oltre)
SPOILER
dove i due sempre più braccati dalla legge, finiscono nella palude. Non possono uscire vivi da questa situazione, non di certo lei, pronta a morire e a uccidere ancora pur di non finire dentro. E così Bart, l'uomo che mai aveva ferito e mai aveva ucciso, compie il suo primo omicidio uccidendo la sua amata, l'unica cosa che per lui contava di più delle sua care pistole. Uccide Laurie per salvare i suoi due amici, che sentiti gli spari lo trafiggono di colpi. Un finale triste, ma l'unico possibile.
FINE SPOILER.
Infine amo questo film perchè Peggy Cummins è divina. Non era bella, non era famosa, non aveva il fascino delle grandi dive, ma è più tosta di tutte loro messe assieme. Proprio come Gun Crazy, sconosciuto, grezzo, ma guai a dargli le spalle.

*Extra:
Esiste una copia DVD in Italia ma a quanto pare non è il massimo. Addirittura un utente su Amazon si lamenta della pessima qualità video e di alcuni fastidiosi problemi nella proiezione. Per ora rimango con la mia registrazione da Fuori Orario su Rai 3, che non mi stancherò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere questa meraviglia.
Esiste una versione DVD americana, quindi regione 1, costosa, ma nient'altro. Vorrà dire che aspetterò.

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Nella prossima puntata sotto con un altro dei miei noir preferiti: Il diritto di uccidere.

2 commenti:

  1. Son riuscita a vederlo su youtube, in lingua originale, con inutili (per me) sottotitoli spagnoli. Ottima qualità, però, almeno questo.
    Davvero bello, non lo conoscevo.
    Grandiosa la scena della rapina girata con la cinepresa sull'auto, ma anche il finale fra le nebbie dell'acquitrinio con i due braccatori che si intravedono appena e sembrano quasi due fantasmi.
    Lei onestamente ha la faccia proprio maligna sin dall'inizio, quando si esibisce nel circo. O se non è così di suo, riesce benissimo a comunicare una sottile malvagità. Secondo me non è nemmeno brutta, mi meraviglia che non abbia ricevuto più fama.
    Lui mi ricorda un po' il giovane James Stewart, per questo risulta verosimile che sia un buono nell'animo.
    Meno male che c'è Fuori orario, anche se io non lo seguo più da tanti anni a causa dell'ora tarda, ma mi ha regalato tanti film, spesso veramente belli e soprattutto introvabili.

    Aspetto con curiosità la recensione su Il diritto di uccidere: l'ho visto proprio un paio di giorni fa. Ma quanto donano questi ruoli a Bogey *__*

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  2. Si, lei normalmente è buona, cioè appare in ruoli da brava ragazza. Qui è cattiveria pura fin dall'inizio vero. Eh peccato, una di quelle ragazze che chissà per quale motivo non son riuscite a sfondare. Agente sbagliato? Periodo sbagliato? Film sbagliati? Non è bella, non è una Grace Kelly, una Rita Hayworth o un Ava Gardner, però ha quel non so che, cosa che le ragazze appena citate non avevano. Loro erano semplicemente perfette.

    Appena ho scritto Il diritto di uccidere ti avviso tu sai dove.

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