Luke “Il Bello” Glanton (Ryan Gosling) è uno spericolato pilota di motociclette, insieme ad un parco di divertimenti itinerante si sposta di città in città per eseguire il suo numero migliore, la sfera della morte. Durante una delle soste a Schenectady (“il posto dietro la pianura dei pini” in lingua Mohawk) nello stato di New York, si imbatte nella sua vecchia fiamma Romina (Eva Mendes) e scopre che la ragazza ha avuto un figlio da lui, così di punto in bianco molla tutto e si stabilisce in città per adempiere ai suoi doveri paterni, e visto che le motociclette sono tutta la sua vita, decide di usare il suo talento unico per svaligiare banche, mettendo in moto un'imprevedibile catena di eventi.
E' difficile parlare in modo approfondito di Come un tuono, perché bisogna stare ben attenti a non rivelare qualche dettaglio di troppo con il rischio di rovinare alcuni dei momenti più gustosi del film. Dei passaggi chiave in cui la storia accelera bruscamente e poi infila una curva a gomito, cambiando le carte in tavola e lasciando lo spettatore intontito per qualche secondo.
La tentazione sarebbe quella di definirlo un film a episodi, e infatti qualcuno lo ha anche accostato alle pellicole di Inarritu, ma nonostante queste fratture così nette tra un blocco narrativo e l'altro, si avverte sempre un forte senso di continuità. Non solo nello sviluppo narrativo, che anzi procede sempre in modo piuttosto lineare, ma anche nei toni e nella messa in scena, che danno alle tre sotto-trame un aspetto quasi speculare, e all'intero film un andamento circolare, un po' come nella sfera della morte in cui corre Ryan Gosling, una gabbia dove i corpi o le vite si sfiorano a velocità pazzesca.
E' difficile parlare in modo approfondito di Come un tuono, perché bisogna stare ben attenti a non rivelare qualche dettaglio di troppo con il rischio di rovinare alcuni dei momenti più gustosi del film. Dei passaggi chiave in cui la storia accelera bruscamente e poi infila una curva a gomito, cambiando le carte in tavola e lasciando lo spettatore intontito per qualche secondo.
La tentazione sarebbe quella di definirlo un film a episodi, e infatti qualcuno lo ha anche accostato alle pellicole di Inarritu, ma nonostante queste fratture così nette tra un blocco narrativo e l'altro, si avverte sempre un forte senso di continuità. Non solo nello sviluppo narrativo, che anzi procede sempre in modo piuttosto lineare, ma anche nei toni e nella messa in scena, che danno alle tre sotto-trame un aspetto quasi speculare, e all'intero film un andamento circolare, un po' come nella sfera della morte in cui corre Ryan Gosling, una gabbia dove i corpi o le vite si sfiorano a velocità pazzesca.