Visualizzazione post con etichetta festival. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta festival. Mostra tutti i post

domenica 14 agosto 2016

Locarno 69 - Vincitori e considerazioni finali


E anche quest'anno si è concluso Locarno, dopo una 10 giorni fitta di cinema, incontri, ospiti e chiacchiere sulla nostra passione numero 1. Prima di tracciare un giudizio finale su questa edizione numero 69, diamo un'occhiata ai vincitori di ogni categoria.

Concorso internazionale
Pardo d’oro
GODLESS by Ralitza Petrova, Bulgaria/Denmark/France

venerdì 12 agosto 2016

Locarno 69 - Howard Shore tra SNL, Blues Brothers e Signore degli Anelli


A vederlo così, Howard Shore, premiato con il Vision Award - Nescens qui a Locarno 69, ispira solo una immagine. Quella del compositore professionale, perfetto, rigido magari, incapace di un errore o di un momento di leggerezza. Nella lezione di cinema al PalaVideo, 90 minuti pienissimi, come la sala, eppure ne esce una figura sfaccettata e affascinante. Shore è sia il compositore che abbiamo appena descritto, quello dei 3 Oscar per Il Signore degli Anelli, delle composizioni artificiali e sintetiche dei film di Cronenberg (ben 15 insieme) e di quelle più vorticose e pindariche di Hugo Cabret o Ed Wood. Ma è anche uno dei fondatori del Saturday Night Live, lo show comico newyorkese ideato dall'amico e connazionale Lorne Michaels, di cui ha diretto la band per 5 anni e composto la famosa musichetta. E' anche l'uomo che lasciando provare insieme alla sua band, prima di ogni show, sia Dan Aykroyd che John Belushi, li ha soprannominati i Blues Brothers, dando il LA a uno successo epocale. E' anche stato compositore già a 10 anni, come fosse Mozart, ha girato tutta l'America con una big band per 4 anni aprendo i concerti di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jefferson Airplane e Grateful Dead tra gli altri.

Locarno 69 - Jodorowsky is (psycho)magic, tra matrimoni, miracoli, riti collettivi e un po' di cinema


Che stia per arrivare qualcuno di veramente grande allo Spazio Cinema di Locarno, è palese a circa 70 e passa minuti dall'ora indicata sulla lavagna all'ingresso. Sono le 12.15, pieno orario del pranzo di un venerdì assolato e caloroso come la Svizzera ne ha visti pochi, eppure ci sono già centinaia di persone che iniziano a prendere posto nel piccolo Spazio Cinema. Alle 13.30 è atteso Alejandro Jodorowsky, un gigante del cinema, ospite d'onore qui a Locarno 69 per ricevere il Pardo d'oro alla Carriera.
Poche ore prima nello stesso posto avevamo assistito a una interessante conversazione con un altro gigante, Ken Loach, e il numero di curiosi presenti per il regista britannico sembrava poter stabilire un nuovo record. Primato spazzato via dai fans del regista cileno naturalizzato francese.
C'è persino un ragazzo vestito come lo sciamano de La montagna sacra. Tra il pubblico si parlano le più svariate lingue, inglese, italiano, francese, spagnolo e sono molto più presenti le copie dei suoi libri di psico magia o sciamanesimo piuttosto che quelle dei suoi film.
Per i tanti presenti questa non è una conversazione con il proprio regista preferito o con un uomo d'arte, ma con un filosofo, un sacerdote, un guru da seguire ciecamente. L'atmosfera che si respira è particolare, diversa dalla solita dei festival di cinema.

Locarno 69 - Ken Loach, i miei personaggi e la Brexit


Sembra che ovunque vada, I Daniel Blake, l'ultimo film di Ken Loach riceva non solo lodi, ma premi. A Cannes ha vinto la Palma d'Oro, la seconda per il regista britannico dopo Il vento che accarezza l'erba, e qui a Locarno, dove Loach ha ritirato il pardo d'oro alla carriera, ha vinto il premio del pubblico tra i film proiettati nella cornice spettacolare di Piazza Grande.
Il giorno dopo la proiezione Loach è stato ospite d'onore, insieme a Dave Johns, protagonista del film, di una conversazione allo Spazio Cinema. Nonostante gli 80 anni compiuti, Ken ha dimostrato ancora una volta di essere tosto, impegnato, arrabbiato per la situazione politica-economica in cui ci ritroviamo e soprattutto pronto a combattere ancora nelle battaglie che lo hanno sempre interessato.

domenica 7 agosto 2016

Locarno 69 - Kaze ni nureta onna IN CONCORSO


Kaze ni nureta onna (Wet Woman in the Wind) di Shiota Akihiko
Il soft porn approda a Locarno. Un genere già di suo lontano dai grandi festival di cinema, arriva a Locarno e lo fa da protagonista, con un titolo in gara nel concorso internazionale. Prima di parlare dle film varrebbe il caso di dare un contesto.
Prima di tutto il genere, soft porn (o sofutu per dirla alla nipponica), o roman porno o nella definizione più corretta il pinku eiga, genere a cui si è dedicata interamente dagli anni 70 la gloriosa casa cinematografica Nikkatsu. Poche regole; ovviamente ragazze discinte, temi scabrosi e lunghezza sotto gli 80 minuti.

sabato 15 agosto 2015

Locarno 68 – Right Now, Wrong Then. Hong Sang-soo ci regala il film del festival

Per fortuna c’è Hong Sang-soo. Al penultimo giorno di proiezioni dei film in concorso a Locarno 68, veleggiava un  certo malcontento per la qualità della selezione di quest’anno. Film stanchi, personaggi in cerca di una fine, magari della propria crisi personale, magari  della loro vita stessa, e in cerca di una rinascita, di una seconda opportunità. E dal nulla di spunta il nuovo titolo del prolifico regista coreano, re del film “a versioni”, nei quali i propri personaggi hanno effettivamente la possibilità di riprovarci, anche più volte e a distanza di poco tempo.

giovedì 14 novembre 2013

The Canyons di Paul Schrader

Fuori concorso alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia.
Nelle sale italiane dal 14 novembre.
Questa a fianco è una delle tante belle locandine. Le altre qui.

Finalmente è arrivato il giorno di The Canyons al festival. Che piaccia o meno, il film di Paul Schrader -al lido in veste anche di presidente di giuria della sezione Orizzonti-, è stato per ora il film più atteso di Venezia e quello che più ha fatto parlare, il film scandalo che ogni festival che si rispetti deve avere. E tutto questo nonostante non sia in concorso e, per vie traverse, sia stato già visto da mezzo mondo.
Realizzato con due lire, tirate su tramite il crowdfunding sul sito Kickstarter.com The Canyons è un coacervo di veri e propri personaggi. Paul Schrader è un regista sui generis, uno che ha scritto Taxi Driver di Scorsese mentre viveva in macchina, per strada, perchè cacciato dalla moglie, uno che ha omaggiato il finale di Diario di un ladro di Bresson,  non in un solo film ma in ben due (American Gigolò e Lo spacciatore) ed infine uno che ha diretto alcune scene hot di questa sua ultima fatica, completamente nudo, per mettere a loro agio gli attori. Sceneggiatore è Bret Easton Ellis, romanziere folle facente parte della nuova generazione americana dei cannibali (Palahniuk, Foster Wallace), autore di follie lucide come Le regole dell'attrazione, Glamorama, Luna Park e il suo capolavoro, American Psycho. Attore principale è James Deen, porno attore vero, a soli 27 anni già protagonista di circa 1000 porno con titoli come Milf gangbangs, James Deen Loves Butts, What an Asshole e il classico Official the Hangover Parody. Infine attrice principale è lei, la diva, l'ex bambina prodigio, un'altra delle stelline Disney andata in frantumi con l'arrivo della pubertà, una che ormai non ha più bisogno di presentazioni, Lindsay Lohan, attesissima sul tappeto rosso di Venezia, ma forfaittante a pochissime ore dalla proiezione (Non gli hanno dato abbastanza soldi? Non sta bene? Il brusio continua ancora oggi).
Da un gruppo di soggetti così non poteva che uscire il film più disturbante dell'anno.

mercoledì 6 novembre 2013

Questione di tempo - About time di Richard Curtis

In anteprima mondiale a Locarno il 16 agosto.
In uscita nelle sale italiane il 7 novembre.

It's about time, era anche ora che Richard Curtis tornasse alla regia e soprattutto a scrivere una nuova commedia per il grande schermo. L'autore di alcune delle più riuscite romance e cult comedy inglesi dell'ultimo decennio, da Love Actually a Notting Hill al Diario di Bridget Jones fino a Mister Bean, torna a 4 anni di distanza dalla sua ultima divertente scorribanda per mari con la sua Radio Rock e lo fa con una storia sui viaggi nel tempo ma ancora di più sulla vita, sulle nostre scelte e sulla famiglia. Fantascienza o racconto generazionale?
Il giorno dopo una delle più brutte serate della sua vita, il giovane e impacciato Tim viene chiamato dal babbo nel suo studio. Deve rivelargli un segreto riguardante tutti i maschi della famiglia: una volta compiuti i 21 anni, cioè proprio il caso di Tim, iniziano a viaggiare nel tempo. Basta poco, un luogo buio, molta concentrazione e stringere i pugni pensando a un luogo del proprio passato, quindi non troppo in là e soprattutto niente futuro. Nonostante Tim pensi sia uno scherzo, ci prova e riesce a ritornare alla sera precedente, migliorandola decisamente. Essendo un ragazzotto per bene, non pensa di usare questo potere per soldi, fama o potere, ma semplicemente per trovare finalmente una ragazza e formare così una famiglia. Una volta trasferitosi a Londra incontra Mary, forse quella giusta.

giovedì 22 agosto 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 7

Ve lo avevamo promesso ed eccoci qua, puntatona sul 66° Festival del Film di Locarno: parliamo di tutti i film e i cortometraggi in concorso (e non) che siamo riusciti a vedere. Poi si passa alle novità in sala in questi giorni: Monster University e L'Evocazione.
Buon ascolto!

[00:00:25] Chiacchiericcio vario
[00:03:00] News
[00:13:15] Locarno
I film in sala:
[01:42:00] Monster University
[01:49:30] L'Evocazione - The Conjuring







Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui!


Abbonatevi su iTunes: Clicca qui!

Oppure ascoltate il podcast mediante il player Podtrac:

sabato 17 agosto 2013

Il mago di Oz in 3D, anteprima mondiale a Locarno66

In occasione del prossimo 75esimo anniversario de Il mago di Oz, Warner Bros. ha deciso di dare una ulteriore dimensione al capolavoro di Victor Fleming. Il 15 agosto del 1939 veniva infatti presentata al Grauman Chinese Theater a Hollywood una nuova versione (la prima in lungometraggio dopo tanti corti muti) dell'omonimo romanzo di Frank L. Baum, mentre il 16 agosto 2013 a Locarno, è stata presentata la nuovissima edizione, in linea con i tempi moderni, in 3D. Bando alle ciance, sapete benissimo tutti di cosa parla e che cosa sia, quindi passerò subito a un giudizio stringato e entusiasta di questo "riadattamento".
Un plauso a tutti i tecnici che grazie a ore e ore di lavoro certosino sono riusciti, in primis a restaurarlo, un lavoro immagino già svolto per l'edizione Blu Ray di qualche mese fa e poi ovviamente per aver realizzato un 3D di grandissima qualità.
Non è una tridimensionalità del tipo più banale, con oggetti che arrivano addosso allo spettatore, anche perchè nel film non ce ne sono, per cui si sarebbe dovuto aggiungerli (e un Lucas George a caso lo avrebbe pure fatto) ma è stato svolto il miglior lavoro possibile quando si parla di profondità e immersione nella scena, grazie appunto alle tre dimensioni.
Fin dall'inizio sembra di poter toccare con mano i personaggi su schermo, tutti ben delineati e staccati dallo sfondo. Il massimo lo si raggiunge nelle riprese ampie, dei paesaggi quindi, in cui sembra di vedere attraverso a un finestrino o a una di quelle cartoline create su livelli. Quando Dorothy arriva a casa, vediamo la staccionata in primo piano, lei su un livello dietro, la casa, su un altro livello, ed infine lo sfondo, lontano. Una profondità strabiliante, che raggiunge l'apice con un piccolo particolare, ovvero una spiga di grano che punta verso la cinepresa. Sembra veramente che sia li, grossa come un quarto di schermo, a pochi metri da noi.
Paradossalmente il meglio lo da nelle prime sequenze virate sul seppia, ma si difende molto bene anche quando Dorothy si ritrova nel mondo iper colorato di Oz e nelle tante vedute aeree, realizzate ai tempi con dei disegni aggiunti in fase di montaggio. 

Mary Queen of Scots, Shu jia zuo ye, Real - Locarno66

-Mary Queen of Scots di Thomas Imbach
Concorso Internazionale

Thomas Imbach, che proprio a Locarno esordì con il suo primo lungometraggio, torna al Festival per presentare il suo primo film in lingua inglese: Mary Queen of Scots, libero adattamento della biografia di Stefan Zweig.
Mary Stuart (Camille Rutherford, già vista in Il treno per il Darjeeling), regina di Scozia a soli sei anni, viene inviata in Francia per essere educata alla corte di Caterina de' Medici. Appena adolescente sposa il legittimo erede al trono francese diventando anche la futura regina di Francia, ma il ragazzo muore in un incidente di caccia e Mary è costretta a fare ritorno in Scozia, un regno devastato dalla guerra sull'orlo di un nuovo conflitto contro l'Inghilterra protestante.
Biografie di personaggi femminili e film in costume sono quasi sempre un'accoppiata vincente, e quasi sempre generano un numero più o meno grande di cloni perfettamente anonimi. La differenza in questi casi la fa l'occhio del regista, e Thomas Imbach a fare qualcosa di diverso ci prova, a partire dalla scelta del personaggio in questione, Maria Stuarda, una figura storica forse meno ovvia e soprattutto meno sfruttata dal mondo del cinema, al contrario per esempio della sua "nemesi" Elisabetta I. E proprio su questa scelta Imbach riesce a costruire un film leggermente meno convenzionale, in cui la regalità diventa quasi una claustrofobica prigione intorno ai personaggi, un mondo irreparabilmente grigio che si chiude intorno a Mary molto prima della sua vera prigionia durata diciannove anni.
La Scozia offre quindi lo sfondo perfetto per ospitare questa sorta di purgatorio in terra, una distesa dura e inospitale dominata soltanto dalla natura selvaggia e da qualche isolato castello, residenze spartane lontanissime da quelle dell'iconografia classica dei film in costume, quasi delle spettrali rovine infestate dalle sagome nere dei nobili cattolici.

giovedì 15 agosto 2013

Un altro assaggio dei film in concorso a Locarno 66

Quest'anno a Locarno, tra conversazioni con dive e gustose proiezioni in piazza, sono riuscito a dedicare un po' di tempo anche ad alcuni dei film selezionati per il Concorso Internazionale.
Come al solito ce n'è per tutti i gusti, ma senza volerlo e senza nemmeno rendermene conto ho scelto quasi esclusivamente documentari (e in concorso ce ne sono molti) o film che in quealche modo affrontano il rapporto tra cinema e realtà (The Dirties per esempio, che però è in un'altra categoria).
Purtroppo non avrò la possibilità di vedere tutti i film in concorso, quindi mi risparmio qualsiasi tipo di pronostico, ma se dipendesse da me darei il premio a L'Étrange Couleur des larmes de ton corps senza nemmeno pensarci, un film che fa letteralmente sparire tutto il resto.
Ma bando alle ciance:


-E agora ? Lembra-me di Joaquim Pinto
Concorso internazionale


Joaquim Pinto ha avuto una carriera cinematografica molto intensa, tecnico del suono da oltre trent'anni, ha lavorato a fianco di registi come Raul Ruiz, Manoel de Oliveira e André Techiné, poi, alla fine degli anni 80', si è dedicato alla produzione e alla regia, realizzando una decina di progetti tra lungometraggi, corti e documentari.
E agora ? Lembra-me (E adesso ? Ricordami) è il suo ultimo personalissimo progetto, un documentario, o forse più semplicemente un documento, che racconta un anno di vita del regista, sottoposto ad una serie di cure sperimentali (e inutili) per tenere a bada l'HIV e l'epatite C, con cui convive da più di 20 anni.
Un film duro e impegnativo, per la mole (oltre 160 minuti), per l'impostazione rigidamente diaristica e soprattutto per le immagini che mostra, quelle di una malattia terribile che porta via un'intera generazione di amici e ti lascia quasi completamente solo. Oppure quelle di una cura che sembra quasi peggiore del male, dolorosa da affrontare e ancora più dolorosa da abbandonare.
Un diario, e quindi un'interminabile monologo che finisce per toccare di tutto, dal semplice dato biografico alla riflessione sulla situazione economica attuale, dalle prime esperienze cinematografiche all'auto-esilio thoreauano in campagna, insieme all'amico e amante Nuno Leonel.
Un voler parlare di tutto che non porta da nessuna parte, perché quasi subito il pensiero di Pinto si perde nel suo caos cronologico e si sfilaccia in una matassa di riflessioni rimaste in sospeso, ma anche questo fa parte del gioco cinematografico, come spiega Pinto, le medicine che assume gli impediscono di pensare e di ricordare correttamente, e lui ha sempre fatto cinema "senza pensarci troppo".
Un film che si riassume perfettamente nella sua prima immagine, una lumaca che striscia fino ad uscire dall'inquadratura. L'inerzia di un corpo che si trascina davanti alla macchina da presa sperando di lasciare un segno, la necessità quasi patologica di raccontarsi, e di farlo con il proprio strumento, il cinema e soprattutto il suono.

C'è una frase stupenda con cui Pinto racconta i suoi primi rapporti con il cinema: "Vidi Teorema di Pier Paolo Pasolini nel cinema più vecchio di Lisbona. Fu come se Dio fosse sceso in quel luogo dove di solito proiettvano solo pornografia.

mercoledì 14 agosto 2013

La magia malinconica di Alfonso conquista il pubblico di Locarno

Pardi di domani - Concorso nazionale. Giornata 12 agosto.
Categoria: cortometraggi.


Riassunto della prima giornata con i primi 5 corti in concorso qui.

L'Italia, sempre tra virgolette, dopo la prima ottima giornata di corti, conquista a parimerito anche la seconda. Infatti Hasta Santiago dell'italiano Mauro Carraro (emigrato in Svizzera da 3 anni) ha strappato moltissimi applausi. Qualcuno più, qualcuno meno di Alfonso di Jan-Erik Mack. Gli altri corti son piaciuti un po' meno. Sotto con l'approfondimento e alla fine la mia personale classifica finale.

Corti proiettati: Lui, Hitler et moi di Nathan Hofstetter, Skinny Boy di Lawrence Blankenbyl, Hasta Santiago di Mauro Carraro,  Alfonso di Jan-Erik Mack e Bonne Espèrance di Kaspar Schiltknecht. 
Il vincitore del pardino d'oro (oltre che di 10 mila franchi) e dei pardini d'argento verrà proclamato il giorno finale del festival, il 17 agosto.

-Lui, Hitler et moi di Nathan Hofstetter. 30'.
Quinta volta per Hofstetter a Locarno. Nathan e Olivier sono due malati di schizofrenia. Il primo si crede Gesù, il secondo Hitler. L'amicizia li unisce e forse li cura. Sembra una commedia? Si. Lo è? No. Devo ancora capire se il regista (oltre che interprete e montatore) sia malato o no, in ogni caso, per tagliare corto citerò due commenti sentiti dietro di me e dopo il timido applauso finale. "Questa roba non è niente" "Non si può portare questa cosa a un festival". Dura troppo, non dice molto, si limita a filmare due persone. Una delle due, sempre Nathan, è chiaramente innamorato della sua immagine. Allora, se voleva trasmettere l'idea della schizofrenia, ci riesce poco; se non voleva invece, e non so davvero cosa volesse fare, è un fallimento totale. Il peggiore del mazzo.

martedì 13 agosto 2013

L'Étrange Couleur des larmes de ton corps di Hélèn Cattet e Bruno Forzani - Locarno66

Un'altra locandina stupenda
Concorso Internazionale

Ci sono un sacco di ottime ragioni per fare un salto al Festival del film di Locarno, dagli ospiti illustri (quest'anno davvero numerosi e importantissimi) alla variegatissima selezione di film in concorso e non. Ma per il sottoscritto, quest'anno valeva la pena esserci anche solo per assistere alla proiezione di L'Etrange couleur des larmes de ton corps, il secondo lungometraggio della coppia belga Hélèn Cattet e Bruno Forzani. Amer, il loro film d'esordio, era entrato nella mia personale top 10 ancora prima dei titoli di coda, un'esperienza unica a metà tra cinema d'avanguardia e omaggio ai Gialli anni '70, e questa loro seconda opera prosegue nella stessa folle direzione.
Dan Kristensen (Klaus Tange) torna a casa da un viaggio d'affari all'estero. La porta è chiusa dall'interno e nessuno risponde, sua moglie Edwige è sparita nel nulla lasciando solo una cappelliera piena di giocattoli. Dan inizia a cercarla, prima nell'appartamento e poi nel resto del palazzo, ma incontra una galleria di inquietanti personaggi che riescono solo ad infittire il mistero. Nel frattempo la palazzina che lo imprigiona e la realtà intorno a lui iniziano a piegarsi su se stesse.

Conversazione con Jacqueline Bisset "Quanto si mangia bene sul set!" - Locarno 66

"Non ero una modella seria, lo feci solo per poter mangiare" inizia con questa correzione la conversazione con Jacqueline Bisset (per i maniaci della pronuncia è BisseT con la t dura, quindi non alla francese), e il cibo tornerà spesso nei ricordi dell'attrice inglese.
All'età di ... non si dice, è ancora una donna bellissima. Nessun ritocco, almeno visibile, due occhi che ancora stregano e tanta tanta classe. Ed è proprio per questo che molte cose che dice non te le aspetteresti mai da una così.
Iniziò a Londra, appunto come semi modella, un paio di foto con dei maglioni e aveva già recuperato i soldi necessari per fare la scuola di recitazione. Proprio tra le strade della capitale inglese conobbe Roman Polanski che stava dirigendo Repulsion. Un giorno vide per strada Catherine Deneuve che vagava senza metà, spenta, sembrava una poveraccia. Molto bella e molto triste. Solo dopo capì che si trattava di un film e Roman era nascosto da qualche parte con la cinepresa.

Il regista polacco ad una cena le disse "Dovresti fare l'attrice, sei molto introversa" ovvero l'esatto opposto che le aveva detto il suo insegnante, "Sei moto estroversa, dovresti fare l'attrice". Con Polanski girò Cul de sac, sperduti tra le valli scozzesi con un pub che non chiudeva mai e la troupe sempre alticcia. "Regista favoloso, un occhio e un talento incredibile" i ricordi di Jacqueline. Ma qual'era  la cosa migliore del film? Il cibo gratis.
Per poterlo girare la portarono da un dietologo perchè "troppo grassa"... Perse cinque chili e probabilmente andò sotto lo zero di peso. Ricorda che quando era sul set di Due per la strada, di Stanley Donen, la sua seconda particina, era una gioia poter fare la pausa pranzo. Vino, formaggi, tutti prodotti tipici francesi. "Ecco la grande differenza tra il cinema europeo e quello americano. Qui la pausa pranzo è sacra, mentre in America si mangia molto male e velocemente. Anche se ultimamente stanno migliorando e si mangia molto meglio".

domenica 11 agosto 2013

A Locarno sono arrivate le dive - Faye Dunaway e Anna Karina


Pranzo con Faye Dunaway e cena con Anna Karina. Niente male come programma. Nella giornata del 9 agosto, sono arrivate a Locarno due dive con la D maiuscola. Due esponenti, due volti di due mondi cinematografici totalmente differenti. Una bionda e l'altra mora, una americana e l'altra francese, una cresciuta con il metodo di Strasberg e Stanislavksij e una co-fondatrice della Nouvelle Vague, una è una creatura da palcoscenico ancora oggi e l'altra quasi una bambina, timida e fragile. Faye Dunaway e Anna Karina non potrebbero essere più diverse.

Ore 10.30 Conversazione con miss Faye Dunaway. Tutte le dive però, si sa, si fanno aspettare e la mitica Bonny di Gangster Story si è presentata con un piccolo ritardo di 90 minuti (per non so quale motivo). Bodyguard al seguito (un vero pirla, lasciatemelo dire), radiosa, attenta alle luci, a che lato mostrare ai fotografi, ha sollevato uno scroscio di applausi di un pubblico per nulla deluso dalla lunga attesa.
Durante la lunga intervista condotta da Carlo Chatrian, sono stati toccati diversi punti della sua carriera. Si è partiti come di consueto dall'infanzia, passata tra la campagna e i prati della Florida, un elemento che l'ha avvicinata molto proprio al personaggio di Bonny Parker, per poi passare ai primi passi in teatro, insieme niente meno che a Marlon Brando, definito "divino".
Tanti gli uomini nella sua carriera e tutti o quasi talenti irraggiungibili nella storia del cinema. Primo di tutti Warren Beatty, ovvero Clyde, che assemblò pezzo per pezzo Gangster story, scegliendo regista, sceneggiatore, interpreti. "Warren era un uomo molto affascinante, oltre che un bravissimo attore, ma la cosa che lo rende davvero seduttivo è l'intelligenza". Poi Lumet e il nuovo modo di fare cinema, fatto di ritmi alti, dialoghi serrati, "sennò perdi il pubblico. Adesso ad esempio un maestro in questo senso è David Fincher. Lo adoro, ho visto Zodiac 21 volte e prendo sempre nota con un taccuino".

Appunti per la sua nuova professione. Infatti vuole diventare regista e portare finalmente su grande schermo il film su un personaggio che lei ama moltissimo, Maria Callas. Un progetto nato anni fa, quando a teatro interpretò una pièce ispirata alle lezioni americane tenute dalla cantante. "Ho accettato di interpretarlo solo a patto che mi venisse concessa la possibilità di comprare i diritti, non per avere il controllo assoluto, ma per scegliere il giusto team. Lo studio ha bloccato tutto. A volte prendono decisioni terribili, perciò ho acquisito i diritti con i miei soldi".

sabato 10 agosto 2013

La piazza Grande a Locarno riscopre il cinema italiano e la follia geniale di Quentin Dupieux

Piazza Grande, serata 9 agosto.

Wrong Cops di Quentin Dupieux.
( Presentato a Locarno in anteprima mondiale).
Dopo Rubber e Wrong (anch'essi passati da Locarno in passato) cosa si può fare? Si può continuare nella stessa direzione a rischio di diventare stantii o ripetitivi o addirittura di non riuscire a superare se stessi e fallire? Oppure si può cambiare totalmente tutto e buttarsi su un altro genere spiazzando il pubblico, prendendosi un altro tipo di rischio?
Dupieux, il mr. Oizo della musica techno, sceglie la prima strada e continua col suo percorso di cinema non sense. E alla faccia nostra, ce la fa, Wrong Cops è un altra commedia ad alto tasso demenziale riuscita, esilarante e cosa più importante, per nulla forzata o priva di genuinità.
La sua genesi è già di per se un casino. Prima di tutto non è il seguito di Wrong, Dupieux ha detto "Sono solo pigro coi titoli". Secondo nacque come corto, presentato a Cannes l'anno scorso. Questo, della durata di 13 minuti è diventato il primo capitolo di una serie. I primi tre episodi-capitoli sono andati al Sundance. Poi aggiungi che ti aggiungi è diventato un film di 85 minuti.
Ora...come si riassume una trama di un film simile (e vale per tutti i suoi film)? Ecco, a Los Angeles c'è un corpo di polizia molto strano. Duke oltre che essere, a detta sua, un vero intenditore di musica è anche uno spacciatore...sui generis. Impacchetta la marijuana nel ventre di alcuni bei ratti di grandi dimensioni, richiusi per bene con del nastro adesivo, in modo da poter spacciare senza essere beccati. Rough è un appassionato di techno e pensa di aver creato una hit di successo mondiale, ma chiunque la ascolta gli assicura di aver creato solo una schifezza. Un po' di aiuto gli arriva da un uomo agonizzante. Sunshine è un ex poliziotto e tossicodipendente. Il suo passato nasconde un servizio fotografico per una rivista omosessuale dove viene penetrato più volte. Qualcuno lo scopre e lo ricatta. Renato ha una passione sfrenata per il seno femminile e Shirley non prende mai sul serio il proprio lavoro.

L'Italia del corto fa la parte del "leopardo" a Locarno 66

Pardi di domani - Concorso nazionale. Giornata 9 agosto.
Categoria: cortometraggi.

I Pardi di domani è una sezione dedicata alla scoperta di nuovi talenti tramite la presentazione di corti e mediometraggi al grande pubblico del festival, realizzati da giovani autori indipendenti o da studenti di scuole di cinema non ancora alle prese con il lungometraggio. 
Si divide in due categorie distinte: una che comprende le opere internazionali e una seconda (quella di cui parlerò ora) comprendente le opere di produzione elvetica. Presidente della giuria che decreterà il premio, il regista e critico cinematografico Adriano Aprà, insieme alla produttrice spagnola Marta Andreu, il regista kazako Emir Baigazin, l'attore e regista francese Gregoire Colin e il regista svizzero Basil da Cunha.

Durante la giornata del 9 agosto sono stati presentati 5 corti. Il francese Sortie de route, il ticinese Vigia, lo svizzero La fille aux feuilles, il catanese 'A iucata e il tedesco Freunde*. 
A grande sorpresa sono i due "italiani" ad aver raccolto la maggior parte degli applausi del pubblico.
*(ovviamente, essendo concorso nazionale sono tutti di produzione svizzera, ho solo specificato la lingua o il dialetto parlati).

- Sortie de route di Tristan Aymon e David Maye. 28'. 
Il quattordicenne Paul ha pensieri solo per il suo scooter due tempi e nessuno per la scuola. Dopo aver lasciato per un attimo incustodito il suo prezioso mezzo, questi gli viene rubato. Nessuno sa chi l'ha preso ma molto presto lo scopre da sè. E' stato Karim un coetaneo che lavora come aiutante presso un garage. Nonostante l'odio iniziale, tra i due inizia una strana amicizia, legata dalla passione comune per i motori e la meccanica. Questo corto concorrerà per la nomination agli European Film Awards 2013.
Un'opera dardenniana nella sua impostazione, con due interpreti, presenti in sala, molto giovani e molto bravi, grazie alla loro spontaneità. Molto ben scritto, riesce in poco meno di mezz'ora a raccontare una storia completa con un finale a sorpresa. Il pubblico ha gradito molto. 

venerdì 9 agosto 2013

Tra lirica e imitazioni di gatto Silvestro, la conversazione con Christopher Lee - Locarno66

Neanche la pioggia può fermare uno come sir Christopher Lee. Oltre 200 film all'attivo in cui è stato di volta in volta, il re dell'horror (anche se lui non ama questa definizione), uno dei cattivi più memorabili della saga di James Bond, Scaramanga, l'uomo dalla pistola d'oro, il conte Dooku di Star Wars e Saruman de Il signore degli anelli, due delle saghe più amate del nuovo millennio, Fu Manchu, Mohammed Ali Jinnah, Rochefort, Dracula e questi non sono solo che alcuni dei suoi ruoli più celebri, all'interno di una carriera iniziata ben 67 anni fa.
E se questo non dovesse bastare, è stato uno degli ospiti di maggiore successo nella storia del Saturday Night Live, ha prestato la sua voce a molti videogiochi e si è persino buttato nella lirica per rinascere oggi come cantante heavy metal con due dischi all'attivo.
"Sorprendere sempre il proprio pubblico" così ha detto oggi ad un pubblico divertito e appunto sorpreso dalla mille facce di un artista eterno. Nell'intervista "condotta" da Emmnauel Burdeau senza una struttura precisa (o meglio, c'era ma è saltata presto davanti agli aneddoti di sir Lee), l'attore inglese si è lasciato andare ai ricordi più spassionati legati ai suoi film e ai suoi colleghi. 
Come Peter Cushing, con cui ha lavorato in decine di film, attore e persona formidabile, "sapeva prepararsi la pipa, leggere il giornale, recitare e bere il te nello stesso momento, senza nessuna difficoltà" ricorda Lee "ma aveva anche un piccolo difetto. Pronunciava le T in modo molto marcato. Io lo prendevo spesso in giro ma lui non se ne accorgeva mai". Un'amicizia durata decenni e coronata da tanti scherzetti come quando Lee chiamava spesso Cushing al telefono imitando di volta in volta diversi personaggi dei cartoons, da Silvestro a Yosemite Sam (riproposti al momento e ancora molto somiglianti).

giovedì 8 agosto 2013

Sai nam tid shoer (By the river) di Nontawat Numbenchapoi - Locarno66

Concorso Cineasti Del Presente.

Secondo lungometraggio del giovanissimo regista thailandese classe 1983 (sembra addirittura più giovane dal vivo) laureato in comunicazione visiva all'università di Bangkok. Come per il suo primo lavoro Boundary (Fahtum pandinsoong, presentato al festival Berlino quest'anno) ci troviamo di fronte a un'opera a metà tra il documentario e il film vero e proprio. Un confine labile tra presenza di una sceneggiatura o totale assenza, attori veri o semplici indigeni del posto, struttura vera e propria concordata a tavolino o semplice lavoro di cronaca.
By the river (me la cavo velocemente senza ripetere il titolo originale) è un film politico, di denuncia. Si sviluppa nel cuore della foresta tropicale, all'interno della provincia thailandese di Kanchanaburi,  e più precisamente nel piccolo villaggio Klity. Gli abitanti (il regista in fase di presentazione ci ha tenuto a precisare come vivano senza una connessione internet, senza cellulari o apparecchi di alta tecnologia) hanno sempre condotto una vita serena divisa tra la pesca nel vicino torrente, che arriva fino a Bangkok, e la vita in famiglia. Tutto cambia quando il corso d'acqua viene inquinato dalla fabbrica di un imprenditore senza scrupoli e senza rispetto per l'ecosistema. Il film dopo una cornice riassuntiva della vita del villaggio, racconta brevemente come sia cambiata la vita per gli abitanti della zona e soprattutto il processo inutile in quanto non ha risolto niente.