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venerdì 7 marzo 2014

Short Term 12 di Destin Cretton

Senza data di uscita italiana per ora.
In concorso al 66° Festival del film di Locarno.
 
10 minuti di applausi senza sosta (e qualche lacrimone) alla prima internazionale nel PalaFevi di Locarno, una pioggia di consensi da parte della critica mondiale, premi in ogni dove e futuro brillante per regista (già in produzione un film con Jennifer Lawrence) e attrice protagonista.
Trattasi di uno dei tre o quattro casi -positivi- dell'anno. Chi dice che il cinema americano è morto non sa evidentemente di cosa parla. Sempre più influenzato dal minimalismo europeo e asiatico e dagli autori più underground della propria scuola, si reinventa in continuazione in queste piccole produzioni indipendenti che rimangono sotto traccia, trionfi di modestia di cui nessuno se ne accorge. Un cinema vivo più che mai, che si crogiola all'ombra delle mega produzioni e dei blockbusters, e che è, in maniera sempre più evidente, il futuro che avanza di questo pazzo pazzo business.
Versione lungometraggio dell'omonimo corto made in 2008 dello stesso Cretton, basato sulle sue reali esperienze, Short Term 12 è ambientato tra le mura e i cancelli di un centro educativo per adolescenti problematici nella zona di San Francisco.

venerdì 14 febbraio 2014

Vijay – Il mio amico indiano di Sam Garbarski

In sala dal 13 febbraio.

"Il funerale è per i vivi. Tu non ci sarai tanto".
"...vedremo"
Torna Garbarski a 6 anni dall'acclamato Irina Palm e cambia registro. Da una commedia-dramma con momenti "scorretti" e dal sapore molto british, a una commedia leggera e classica ambientata nella grande mela. 
Come si può, giunti alla quarantina, ravvivare il proprio matrimonio? Come si riesce, dopo 20 anni con la stessa donna, a riaccendere il desiderio o anche solo per un istante, sembrare una persona diversa, e non la solita (noiosa) con cui ci si sveglia ogni mattina? Dura, durissima, molti matrimoni finiscono in frantumi proprio per questo motivo: la mancanza di varietà.
Will Wilder -pronunciato all'americana, che cosa brutta-, attore tv nato in Germania e emigrato a New York si ritrova in questa situazione. Dopo tanti anni felici, riassunti da una bella animazione stile Up sui titoli di testa, con Julia, qualcosa si è rotto. Il sesso manca da 10 mesi, tanto che addirittura si dorme con due letti separati, e le chiacchiere e le gentilezze stanno a zero. In soccorso di Will arriva un'inaspettata tragedia. Il giorno del suo compleanno, mentre crede che tutti se ne siano dimenticati, gli viene rubata la macchina, con tanti di documenti e cellulare, ma il ladro, si schianta e muore sul colpo, lasciando solo un involucro carbonizzato.

mercoledì 6 novembre 2013

Questione di tempo - About time di Richard Curtis

In anteprima mondiale a Locarno il 16 agosto.
In uscita nelle sale italiane il 7 novembre.

It's about time, era anche ora che Richard Curtis tornasse alla regia e soprattutto a scrivere una nuova commedia per il grande schermo. L'autore di alcune delle più riuscite romance e cult comedy inglesi dell'ultimo decennio, da Love Actually a Notting Hill al Diario di Bridget Jones fino a Mister Bean, torna a 4 anni di distanza dalla sua ultima divertente scorribanda per mari con la sua Radio Rock e lo fa con una storia sui viaggi nel tempo ma ancora di più sulla vita, sulle nostre scelte e sulla famiglia. Fantascienza o racconto generazionale?
Il giorno dopo una delle più brutte serate della sua vita, il giovane e impacciato Tim viene chiamato dal babbo nel suo studio. Deve rivelargli un segreto riguardante tutti i maschi della famiglia: una volta compiuti i 21 anni, cioè proprio il caso di Tim, iniziano a viaggiare nel tempo. Basta poco, un luogo buio, molta concentrazione e stringere i pugni pensando a un luogo del proprio passato, quindi non troppo in là e soprattutto niente futuro. Nonostante Tim pensi sia uno scherzo, ci prova e riesce a ritornare alla sera precedente, migliorandola decisamente. Essendo un ragazzotto per bene, non pensa di usare questo potere per soldi, fama o potere, ma semplicemente per trovare finalmente una ragazza e formare così una famiglia. Una volta trasferitosi a Londra incontra Mary, forse quella giusta.

giovedì 22 agosto 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 7

Ve lo avevamo promesso ed eccoci qua, puntatona sul 66° Festival del Film di Locarno: parliamo di tutti i film e i cortometraggi in concorso (e non) che siamo riusciti a vedere. Poi si passa alle novità in sala in questi giorni: Monster University e L'Evocazione.
Buon ascolto!

[00:00:25] Chiacchiericcio vario
[00:03:00] News
[00:13:15] Locarno
I film in sala:
[01:42:00] Monster University
[01:49:30] L'Evocazione - The Conjuring







Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui!


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Oppure ascoltate il podcast mediante il player Podtrac:

domenica 18 agosto 2013

Visione monca 2 - L'anno dopo. Bilancio finale su Locarno66

E un altro anno è passato, Locarno ci vediamo tra altri 360 giorni circa. Purtroppo come l'anno scorso, non sono riuscito a vedere tutto quanto, non sono riuscito a vedere tutto quello che volevo e non sono riuscito a stare quanto avrei voluto ma per lo meno sono riuscito ad andare su per molti più giorni e grazie all'accredito stampa ho pagato una bazzecola per vedere davvero tanta tanta tanta roba.
Che bello sentirsi a casa ad un festival così internazionale. Che bello ritrovarlo ancora organizzato così bene e così pieno di eventi, proiezioni, ospiti. Che bello trovare tanta gente come me, appassionata, curiosa, felice di condividere opinioni su un film sperduto taiwanese o su quello provocatorio tedesco. Che bello incappare per caso in giornalisti famosi, attori visti poco prima su schermo o vederli poco dopo e scoprire che avevo a fianco una futura stella. Che bello poter vedere dal vivo dive come Faye Dunaway, mostri sacri come Christopher Lee e Werner Herzog, icone come Anna Karina, maestri come Douglas Trumbull, affamate come Jacqueline Bisset (simpaticissima e vorace). Che bello sentire mille aneddoti sui propri film preferiti, come quelli raccontati da Giona Nazzaro prima di Oz in 3D. Che bello assistere subito dopo la fine del film a un incontro con domande e risposte insieme agli autori e agli attori, per porre tutti i quesiti che covavamo dentro durante la visione. Che bello condividere le emozioni di un film in una piazza gremita da 8000 persone e fare le ore piccole. 
Ovviamente l'anno prossimo sarò ancora qui con la viva speranza, organizzandomi per tempo, di soggiornare fisso e quindi di poter stare più tempo, stancarmi meno e soprattutto evitarmi ore di macchina (per quanto ami guidare). Vale davvero la pena spendere ore e ore su sedie assassine (questo è l'unico difetto) di auditorium enormi, teatri e cinema nuovi e tecnologici, per vivere una decina di giorni di Cinema.

E dato che è finito e che da poco si sanno i nomi dei premiati, due parole. 

sabato 17 agosto 2013

Il mago di Oz in 3D, anteprima mondiale a Locarno66

In occasione del prossimo 75esimo anniversario de Il mago di Oz, Warner Bros. ha deciso di dare una ulteriore dimensione al capolavoro di Victor Fleming. Il 15 agosto del 1939 veniva infatti presentata al Grauman Chinese Theater a Hollywood una nuova versione (la prima in lungometraggio dopo tanti corti muti) dell'omonimo romanzo di Frank L. Baum, mentre il 16 agosto 2013 a Locarno, è stata presentata la nuovissima edizione, in linea con i tempi moderni, in 3D. Bando alle ciance, sapete benissimo tutti di cosa parla e che cosa sia, quindi passerò subito a un giudizio stringato e entusiasta di questo "riadattamento".
Un plauso a tutti i tecnici che grazie a ore e ore di lavoro certosino sono riusciti, in primis a restaurarlo, un lavoro immagino già svolto per l'edizione Blu Ray di qualche mese fa e poi ovviamente per aver realizzato un 3D di grandissima qualità.
Non è una tridimensionalità del tipo più banale, con oggetti che arrivano addosso allo spettatore, anche perchè nel film non ce ne sono, per cui si sarebbe dovuto aggiungerli (e un Lucas George a caso lo avrebbe pure fatto) ma è stato svolto il miglior lavoro possibile quando si parla di profondità e immersione nella scena, grazie appunto alle tre dimensioni.
Fin dall'inizio sembra di poter toccare con mano i personaggi su schermo, tutti ben delineati e staccati dallo sfondo. Il massimo lo si raggiunge nelle riprese ampie, dei paesaggi quindi, in cui sembra di vedere attraverso a un finestrino o a una di quelle cartoline create su livelli. Quando Dorothy arriva a casa, vediamo la staccionata in primo piano, lei su un livello dietro, la casa, su un altro livello, ed infine lo sfondo, lontano. Una profondità strabiliante, che raggiunge l'apice con un piccolo particolare, ovvero una spiga di grano che punta verso la cinepresa. Sembra veramente che sia li, grossa come un quarto di schermo, a pochi metri da noi.
Paradossalmente il meglio lo da nelle prime sequenze virate sul seppia, ma si difende molto bene anche quando Dorothy si ritrova nel mondo iper colorato di Oz e nelle tante vedute aeree, realizzate ai tempi con dei disegni aggiunti in fase di montaggio. 

Mary Queen of Scots, Shu jia zuo ye, Real - Locarno66

-Mary Queen of Scots di Thomas Imbach
Concorso Internazionale

Thomas Imbach, che proprio a Locarno esordì con il suo primo lungometraggio, torna al Festival per presentare il suo primo film in lingua inglese: Mary Queen of Scots, libero adattamento della biografia di Stefan Zweig.
Mary Stuart (Camille Rutherford, già vista in Il treno per il Darjeeling), regina di Scozia a soli sei anni, viene inviata in Francia per essere educata alla corte di Caterina de' Medici. Appena adolescente sposa il legittimo erede al trono francese diventando anche la futura regina di Francia, ma il ragazzo muore in un incidente di caccia e Mary è costretta a fare ritorno in Scozia, un regno devastato dalla guerra sull'orlo di un nuovo conflitto contro l'Inghilterra protestante.
Biografie di personaggi femminili e film in costume sono quasi sempre un'accoppiata vincente, e quasi sempre generano un numero più o meno grande di cloni perfettamente anonimi. La differenza in questi casi la fa l'occhio del regista, e Thomas Imbach a fare qualcosa di diverso ci prova, a partire dalla scelta del personaggio in questione, Maria Stuarda, una figura storica forse meno ovvia e soprattutto meno sfruttata dal mondo del cinema, al contrario per esempio della sua "nemesi" Elisabetta I. E proprio su questa scelta Imbach riesce a costruire un film leggermente meno convenzionale, in cui la regalità diventa quasi una claustrofobica prigione intorno ai personaggi, un mondo irreparabilmente grigio che si chiude intorno a Mary molto prima della sua vera prigionia durata diciannove anni.
La Scozia offre quindi lo sfondo perfetto per ospitare questa sorta di purgatorio in terra, una distesa dura e inospitale dominata soltanto dalla natura selvaggia e da qualche isolato castello, residenze spartane lontanissime da quelle dell'iconografia classica dei film in costume, quasi delle spettrali rovine infestate dalle sagome nere dei nobili cattolici.

giovedì 15 agosto 2013

Un altro assaggio dei film in concorso a Locarno 66

Quest'anno a Locarno, tra conversazioni con dive e gustose proiezioni in piazza, sono riuscito a dedicare un po' di tempo anche ad alcuni dei film selezionati per il Concorso Internazionale.
Come al solito ce n'è per tutti i gusti, ma senza volerlo e senza nemmeno rendermene conto ho scelto quasi esclusivamente documentari (e in concorso ce ne sono molti) o film che in quealche modo affrontano il rapporto tra cinema e realtà (The Dirties per esempio, che però è in un'altra categoria).
Purtroppo non avrò la possibilità di vedere tutti i film in concorso, quindi mi risparmio qualsiasi tipo di pronostico, ma se dipendesse da me darei il premio a L'Étrange Couleur des larmes de ton corps senza nemmeno pensarci, un film che fa letteralmente sparire tutto il resto.
Ma bando alle ciance:


-E agora ? Lembra-me di Joaquim Pinto
Concorso internazionale


Joaquim Pinto ha avuto una carriera cinematografica molto intensa, tecnico del suono da oltre trent'anni, ha lavorato a fianco di registi come Raul Ruiz, Manoel de Oliveira e André Techiné, poi, alla fine degli anni 80', si è dedicato alla produzione e alla regia, realizzando una decina di progetti tra lungometraggi, corti e documentari.
E agora ? Lembra-me (E adesso ? Ricordami) è il suo ultimo personalissimo progetto, un documentario, o forse più semplicemente un documento, che racconta un anno di vita del regista, sottoposto ad una serie di cure sperimentali (e inutili) per tenere a bada l'HIV e l'epatite C, con cui convive da più di 20 anni.
Un film duro e impegnativo, per la mole (oltre 160 minuti), per l'impostazione rigidamente diaristica e soprattutto per le immagini che mostra, quelle di una malattia terribile che porta via un'intera generazione di amici e ti lascia quasi completamente solo. Oppure quelle di una cura che sembra quasi peggiore del male, dolorosa da affrontare e ancora più dolorosa da abbandonare.
Un diario, e quindi un'interminabile monologo che finisce per toccare di tutto, dal semplice dato biografico alla riflessione sulla situazione economica attuale, dalle prime esperienze cinematografiche all'auto-esilio thoreauano in campagna, insieme all'amico e amante Nuno Leonel.
Un voler parlare di tutto che non porta da nessuna parte, perché quasi subito il pensiero di Pinto si perde nel suo caos cronologico e si sfilaccia in una matassa di riflessioni rimaste in sospeso, ma anche questo fa parte del gioco cinematografico, come spiega Pinto, le medicine che assume gli impediscono di pensare e di ricordare correttamente, e lui ha sempre fatto cinema "senza pensarci troppo".
Un film che si riassume perfettamente nella sua prima immagine, una lumaca che striscia fino ad uscire dall'inquadratura. L'inerzia di un corpo che si trascina davanti alla macchina da presa sperando di lasciare un segno, la necessità quasi patologica di raccontarsi, e di farlo con il proprio strumento, il cinema e soprattutto il suono.

C'è una frase stupenda con cui Pinto racconta i suoi primi rapporti con il cinema: "Vidi Teorema di Pier Paolo Pasolini nel cinema più vecchio di Lisbona. Fu come se Dio fosse sceso in quel luogo dove di solito proiettvano solo pornografia.

mercoledì 14 agosto 2013

La magia malinconica di Alfonso conquista il pubblico di Locarno

Pardi di domani - Concorso nazionale. Giornata 12 agosto.
Categoria: cortometraggi.


Riassunto della prima giornata con i primi 5 corti in concorso qui.

L'Italia, sempre tra virgolette, dopo la prima ottima giornata di corti, conquista a parimerito anche la seconda. Infatti Hasta Santiago dell'italiano Mauro Carraro (emigrato in Svizzera da 3 anni) ha strappato moltissimi applausi. Qualcuno più, qualcuno meno di Alfonso di Jan-Erik Mack. Gli altri corti son piaciuti un po' meno. Sotto con l'approfondimento e alla fine la mia personale classifica finale.

Corti proiettati: Lui, Hitler et moi di Nathan Hofstetter, Skinny Boy di Lawrence Blankenbyl, Hasta Santiago di Mauro Carraro,  Alfonso di Jan-Erik Mack e Bonne Espèrance di Kaspar Schiltknecht. 
Il vincitore del pardino d'oro (oltre che di 10 mila franchi) e dei pardini d'argento verrà proclamato il giorno finale del festival, il 17 agosto.

-Lui, Hitler et moi di Nathan Hofstetter. 30'.
Quinta volta per Hofstetter a Locarno. Nathan e Olivier sono due malati di schizofrenia. Il primo si crede Gesù, il secondo Hitler. L'amicizia li unisce e forse li cura. Sembra una commedia? Si. Lo è? No. Devo ancora capire se il regista (oltre che interprete e montatore) sia malato o no, in ogni caso, per tagliare corto citerò due commenti sentiti dietro di me e dopo il timido applauso finale. "Questa roba non è niente" "Non si può portare questa cosa a un festival". Dura troppo, non dice molto, si limita a filmare due persone. Una delle due, sempre Nathan, è chiaramente innamorato della sua immagine. Allora, se voleva trasmettere l'idea della schizofrenia, ci riesce poco; se non voleva invece, e non so davvero cosa volesse fare, è un fallimento totale. Il peggiore del mazzo.

martedì 13 agosto 2013

L'Étrange Couleur des larmes de ton corps di Hélèn Cattet e Bruno Forzani - Locarno66

Un'altra locandina stupenda
Concorso Internazionale

Ci sono un sacco di ottime ragioni per fare un salto al Festival del film di Locarno, dagli ospiti illustri (quest'anno davvero numerosi e importantissimi) alla variegatissima selezione di film in concorso e non. Ma per il sottoscritto, quest'anno valeva la pena esserci anche solo per assistere alla proiezione di L'Etrange couleur des larmes de ton corps, il secondo lungometraggio della coppia belga Hélèn Cattet e Bruno Forzani. Amer, il loro film d'esordio, era entrato nella mia personale top 10 ancora prima dei titoli di coda, un'esperienza unica a metà tra cinema d'avanguardia e omaggio ai Gialli anni '70, e questa loro seconda opera prosegue nella stessa folle direzione.
Dan Kristensen (Klaus Tange) torna a casa da un viaggio d'affari all'estero. La porta è chiusa dall'interno e nessuno risponde, sua moglie Edwige è sparita nel nulla lasciando solo una cappelliera piena di giocattoli. Dan inizia a cercarla, prima nell'appartamento e poi nel resto del palazzo, ma incontra una galleria di inquietanti personaggi che riescono solo ad infittire il mistero. Nel frattempo la palazzina che lo imprigiona e la realtà intorno a lui iniziano a piegarsi su se stesse.

Conversazione con Jacqueline Bisset "Quanto si mangia bene sul set!" - Locarno 66

"Non ero una modella seria, lo feci solo per poter mangiare" inizia con questa correzione la conversazione con Jacqueline Bisset (per i maniaci della pronuncia è BisseT con la t dura, quindi non alla francese), e il cibo tornerà spesso nei ricordi dell'attrice inglese.
All'età di ... non si dice, è ancora una donna bellissima. Nessun ritocco, almeno visibile, due occhi che ancora stregano e tanta tanta classe. Ed è proprio per questo che molte cose che dice non te le aspetteresti mai da una così.
Iniziò a Londra, appunto come semi modella, un paio di foto con dei maglioni e aveva già recuperato i soldi necessari per fare la scuola di recitazione. Proprio tra le strade della capitale inglese conobbe Roman Polanski che stava dirigendo Repulsion. Un giorno vide per strada Catherine Deneuve che vagava senza metà, spenta, sembrava una poveraccia. Molto bella e molto triste. Solo dopo capì che si trattava di un film e Roman era nascosto da qualche parte con la cinepresa.

Il regista polacco ad una cena le disse "Dovresti fare l'attrice, sei molto introversa" ovvero l'esatto opposto che le aveva detto il suo insegnante, "Sei moto estroversa, dovresti fare l'attrice". Con Polanski girò Cul de sac, sperduti tra le valli scozzesi con un pub che non chiudeva mai e la troupe sempre alticcia. "Regista favoloso, un occhio e un talento incredibile" i ricordi di Jacqueline. Ma qual'era  la cosa migliore del film? Il cibo gratis.
Per poterlo girare la portarono da un dietologo perchè "troppo grassa"... Perse cinque chili e probabilmente andò sotto lo zero di peso. Ricorda che quando era sul set di Due per la strada, di Stanley Donen, la sua seconda particina, era una gioia poter fare la pausa pranzo. Vino, formaggi, tutti prodotti tipici francesi. "Ecco la grande differenza tra il cinema europeo e quello americano. Qui la pausa pranzo è sacra, mentre in America si mangia molto male e velocemente. Anche se ultimamente stanno migliorando e si mangia molto meglio".

domenica 11 agosto 2013

A Locarno sono arrivate le dive - Faye Dunaway e Anna Karina


Pranzo con Faye Dunaway e cena con Anna Karina. Niente male come programma. Nella giornata del 9 agosto, sono arrivate a Locarno due dive con la D maiuscola. Due esponenti, due volti di due mondi cinematografici totalmente differenti. Una bionda e l'altra mora, una americana e l'altra francese, una cresciuta con il metodo di Strasberg e Stanislavksij e una co-fondatrice della Nouvelle Vague, una è una creatura da palcoscenico ancora oggi e l'altra quasi una bambina, timida e fragile. Faye Dunaway e Anna Karina non potrebbero essere più diverse.

Ore 10.30 Conversazione con miss Faye Dunaway. Tutte le dive però, si sa, si fanno aspettare e la mitica Bonny di Gangster Story si è presentata con un piccolo ritardo di 90 minuti (per non so quale motivo). Bodyguard al seguito (un vero pirla, lasciatemelo dire), radiosa, attenta alle luci, a che lato mostrare ai fotografi, ha sollevato uno scroscio di applausi di un pubblico per nulla deluso dalla lunga attesa.
Durante la lunga intervista condotta da Carlo Chatrian, sono stati toccati diversi punti della sua carriera. Si è partiti come di consueto dall'infanzia, passata tra la campagna e i prati della Florida, un elemento che l'ha avvicinata molto proprio al personaggio di Bonny Parker, per poi passare ai primi passi in teatro, insieme niente meno che a Marlon Brando, definito "divino".
Tanti gli uomini nella sua carriera e tutti o quasi talenti irraggiungibili nella storia del cinema. Primo di tutti Warren Beatty, ovvero Clyde, che assemblò pezzo per pezzo Gangster story, scegliendo regista, sceneggiatore, interpreti. "Warren era un uomo molto affascinante, oltre che un bravissimo attore, ma la cosa che lo rende davvero seduttivo è l'intelligenza". Poi Lumet e il nuovo modo di fare cinema, fatto di ritmi alti, dialoghi serrati, "sennò perdi il pubblico. Adesso ad esempio un maestro in questo senso è David Fincher. Lo adoro, ho visto Zodiac 21 volte e prendo sempre nota con un taccuino".

Appunti per la sua nuova professione. Infatti vuole diventare regista e portare finalmente su grande schermo il film su un personaggio che lei ama moltissimo, Maria Callas. Un progetto nato anni fa, quando a teatro interpretò una pièce ispirata alle lezioni americane tenute dalla cantante. "Ho accettato di interpretarlo solo a patto che mi venisse concessa la possibilità di comprare i diritti, non per avere il controllo assoluto, ma per scegliere il giusto team. Lo studio ha bloccato tutto. A volte prendono decisioni terribili, perciò ho acquisito i diritti con i miei soldi".

sabato 10 agosto 2013

The Dirties di Matt Johnson - Locarno66

Concorso Cineasti del presente

Si aprono in bellezza questi nostri (pochi) giorni al Festival del film di Locarno. La prima tappa è dedicata a The Dirties del giovanissimo Matt Johnson, uno studente di cinema canadese che si era fatto notare in patria con una web series e un piccolo cortometraggio sbarcato al Toronto International Film Festival. Ed è proprio l'esperienza al Talent Lab del TIFF che gli ha dato l'idea per un lungometraggio.
The Dirties è la storia di Matt (interpretato dal regista) e Owen, due studenti del liceo che trovano nell'amicizia reciproca un rifugio contro le angherie dei bulli. Matt in partiolare è un grandissimo appassionato di cinema, e insieme all'amico del cuore dedica tutto il suo tempo libero alla realizzazione di piccoli film. Il loro ultimo progetto, The Dirties, è la storia di due poliziotti che cercano di liberare la città (la scuola) da una banda di pericolosi criminali (i bulli, o "dirties"). Ma il progetto scolastico sfugge loro di mano.
The Dirties è uno di quegli esordi fulminanti che non capitano proprio tutti i giorni, un ottimo film ma soprattutto un lungometraggio sorprendentemente complesso per un regista così giovane e culturalmente distante da determinate tematiche.

La piazza Grande a Locarno riscopre il cinema italiano e la follia geniale di Quentin Dupieux

Piazza Grande, serata 9 agosto.

Wrong Cops di Quentin Dupieux.
( Presentato a Locarno in anteprima mondiale).
Dopo Rubber e Wrong (anch'essi passati da Locarno in passato) cosa si può fare? Si può continuare nella stessa direzione a rischio di diventare stantii o ripetitivi o addirittura di non riuscire a superare se stessi e fallire? Oppure si può cambiare totalmente tutto e buttarsi su un altro genere spiazzando il pubblico, prendendosi un altro tipo di rischio?
Dupieux, il mr. Oizo della musica techno, sceglie la prima strada e continua col suo percorso di cinema non sense. E alla faccia nostra, ce la fa, Wrong Cops è un altra commedia ad alto tasso demenziale riuscita, esilarante e cosa più importante, per nulla forzata o priva di genuinità.
La sua genesi è già di per se un casino. Prima di tutto non è il seguito di Wrong, Dupieux ha detto "Sono solo pigro coi titoli". Secondo nacque come corto, presentato a Cannes l'anno scorso. Questo, della durata di 13 minuti è diventato il primo capitolo di una serie. I primi tre episodi-capitoli sono andati al Sundance. Poi aggiungi che ti aggiungi è diventato un film di 85 minuti.
Ora...come si riassume una trama di un film simile (e vale per tutti i suoi film)? Ecco, a Los Angeles c'è un corpo di polizia molto strano. Duke oltre che essere, a detta sua, un vero intenditore di musica è anche uno spacciatore...sui generis. Impacchetta la marijuana nel ventre di alcuni bei ratti di grandi dimensioni, richiusi per bene con del nastro adesivo, in modo da poter spacciare senza essere beccati. Rough è un appassionato di techno e pensa di aver creato una hit di successo mondiale, ma chiunque la ascolta gli assicura di aver creato solo una schifezza. Un po' di aiuto gli arriva da un uomo agonizzante. Sunshine è un ex poliziotto e tossicodipendente. Il suo passato nasconde un servizio fotografico per una rivista omosessuale dove viene penetrato più volte. Qualcuno lo scopre e lo ricatta. Renato ha una passione sfrenata per il seno femminile e Shirley non prende mai sul serio il proprio lavoro.

L'Italia del corto fa la parte del "leopardo" a Locarno 66

Pardi di domani - Concorso nazionale. Giornata 9 agosto.
Categoria: cortometraggi.

I Pardi di domani è una sezione dedicata alla scoperta di nuovi talenti tramite la presentazione di corti e mediometraggi al grande pubblico del festival, realizzati da giovani autori indipendenti o da studenti di scuole di cinema non ancora alle prese con il lungometraggio. 
Si divide in due categorie distinte: una che comprende le opere internazionali e una seconda (quella di cui parlerò ora) comprendente le opere di produzione elvetica. Presidente della giuria che decreterà il premio, il regista e critico cinematografico Adriano Aprà, insieme alla produttrice spagnola Marta Andreu, il regista kazako Emir Baigazin, l'attore e regista francese Gregoire Colin e il regista svizzero Basil da Cunha.

Durante la giornata del 9 agosto sono stati presentati 5 corti. Il francese Sortie de route, il ticinese Vigia, lo svizzero La fille aux feuilles, il catanese 'A iucata e il tedesco Freunde*. 
A grande sorpresa sono i due "italiani" ad aver raccolto la maggior parte degli applausi del pubblico.
*(ovviamente, essendo concorso nazionale sono tutti di produzione svizzera, ho solo specificato la lingua o il dialetto parlati).

- Sortie de route di Tristan Aymon e David Maye. 28'. 
Il quattordicenne Paul ha pensieri solo per il suo scooter due tempi e nessuno per la scuola. Dopo aver lasciato per un attimo incustodito il suo prezioso mezzo, questi gli viene rubato. Nessuno sa chi l'ha preso ma molto presto lo scopre da sè. E' stato Karim un coetaneo che lavora come aiutante presso un garage. Nonostante l'odio iniziale, tra i due inizia una strana amicizia, legata dalla passione comune per i motori e la meccanica. Questo corto concorrerà per la nomination agli European Film Awards 2013.
Un'opera dardenniana nella sua impostazione, con due interpreti, presenti in sala, molto giovani e molto bravi, grazie alla loro spontaneità. Molto ben scritto, riesce in poco meno di mezz'ora a raccontare una storia completa con un finale a sorpresa. Il pubblico ha gradito molto. 

venerdì 9 agosto 2013

Tra lirica e imitazioni di gatto Silvestro, la conversazione con Christopher Lee - Locarno66

Neanche la pioggia può fermare uno come sir Christopher Lee. Oltre 200 film all'attivo in cui è stato di volta in volta, il re dell'horror (anche se lui non ama questa definizione), uno dei cattivi più memorabili della saga di James Bond, Scaramanga, l'uomo dalla pistola d'oro, il conte Dooku di Star Wars e Saruman de Il signore degli anelli, due delle saghe più amate del nuovo millennio, Fu Manchu, Mohammed Ali Jinnah, Rochefort, Dracula e questi non sono solo che alcuni dei suoi ruoli più celebri, all'interno di una carriera iniziata ben 67 anni fa.
E se questo non dovesse bastare, è stato uno degli ospiti di maggiore successo nella storia del Saturday Night Live, ha prestato la sua voce a molti videogiochi e si è persino buttato nella lirica per rinascere oggi come cantante heavy metal con due dischi all'attivo.
"Sorprendere sempre il proprio pubblico" così ha detto oggi ad un pubblico divertito e appunto sorpreso dalla mille facce di un artista eterno. Nell'intervista "condotta" da Emmnauel Burdeau senza una struttura precisa (o meglio, c'era ma è saltata presto davanti agli aneddoti di sir Lee), l'attore inglese si è lasciato andare ai ricordi più spassionati legati ai suoi film e ai suoi colleghi. 
Come Peter Cushing, con cui ha lavorato in decine di film, attore e persona formidabile, "sapeva prepararsi la pipa, leggere il giornale, recitare e bere il te nello stesso momento, senza nessuna difficoltà" ricorda Lee "ma aveva anche un piccolo difetto. Pronunciava le T in modo molto marcato. Io lo prendevo spesso in giro ma lui non se ne accorgeva mai". Un'amicizia durata decenni e coronata da tanti scherzetti come quando Lee chiamava spesso Cushing al telefono imitando di volta in volta diversi personaggi dei cartoons, da Silvestro a Yosemite Sam (riproposti al momento e ancora molto somiglianti).

giovedì 8 agosto 2013

Sai nam tid shoer (By the river) di Nontawat Numbenchapoi - Locarno66

Concorso Cineasti Del Presente.

Secondo lungometraggio del giovanissimo regista thailandese classe 1983 (sembra addirittura più giovane dal vivo) laureato in comunicazione visiva all'università di Bangkok. Come per il suo primo lavoro Boundary (Fahtum pandinsoong, presentato al festival Berlino quest'anno) ci troviamo di fronte a un'opera a metà tra il documentario e il film vero e proprio. Un confine labile tra presenza di una sceneggiatura o totale assenza, attori veri o semplici indigeni del posto, struttura vera e propria concordata a tavolino o semplice lavoro di cronaca.
By the river (me la cavo velocemente senza ripetere il titolo originale) è un film politico, di denuncia. Si sviluppa nel cuore della foresta tropicale, all'interno della provincia thailandese di Kanchanaburi,  e più precisamente nel piccolo villaggio Klity. Gli abitanti (il regista in fase di presentazione ci ha tenuto a precisare come vivano senza una connessione internet, senza cellulari o apparecchi di alta tecnologia) hanno sempre condotto una vita serena divisa tra la pesca nel vicino torrente, che arriva fino a Bangkok, e la vita in famiglia. Tutto cambia quando il corso d'acqua viene inquinato dalla fabbrica di un imprenditore senza scrupoli e senza rispetto per l'ecosistema. Il film dopo una cornice riassuntiva della vita del villaggio, racconta brevemente come sia cambiata la vita per gli abitanti della zona e soprattutto il processo inutile in quanto non ha risolto niente.

Omaggio a Jacqueline Veuve - Locarno66

Appellation Suisse presentato da Swisscom.

Il Festival di Locarno ha dedicato il pomeriggio di oggi al ricordo di Jacqueline Veuve, prolifica documentarista svizzera scomparsa all'età di 83 anni lo scorso aprile. Alla presenza del marito e del suo capo operatore Hugues Ryffel sono stati proiettai due suoi lavori: il cortometraggio Les Frere Bapst, charretiers (I fratelli Bapst, carrettieri) e il mediometraggio La Petite Dame du Capitole, rispettivamente del 1989 e del 2005.
Il primo raccconta una tipica giornata di lavoro invernale dei fratelli Bapst, Romain, Maurice e Jacques, nella loro casa di La Roche, nel canton Friborgo. Durnate i mesi freddi tagliano la legna e la trasportano a valle sulla loro slitta trainata da cavalli.
Il lavoro certosino, gli sforzi fisici immani dei fratelli e dei loro splendidi animali, il clima ingeneroso, rendono ogni spedizione un'avventura ma anche un'occasione per scherzarci sopra. Le riprese, come ha raccontato Ryffel, sono state condotte da lui personalmente con ampia libertà, mentre la Veuve si trovava a valle pronta per montarle nel miglior modo. La voce fuori campo (un classico di Veuve) di uno dei fratelli, racconta e descrive ogni passaggio del complesso processo.