In anteprima mondiale a Locarno il 16 agosto.
In uscita nelle sale italiane il 7 novembre.
It's about time, era anche ora che Richard Curtis tornasse alla regia e soprattutto a scrivere una nuova commedia per il grande schermo. L'autore di alcune delle più riuscite romance e cult comedy inglesi dell'ultimo decennio, da Love Actually a Notting Hill al Diario di Bridget Jones fino a Mister Bean, torna a 4 anni di distanza dalla sua ultima divertente scorribanda per mari con la sua Radio Rock e lo fa con una storia sui viaggi nel tempo ma ancora di più sulla vita, sulle nostre scelte e sulla famiglia. Fantascienza o racconto generazionale?
Il giorno dopo una delle più brutte serate della sua vita, il giovane e impacciato Tim viene chiamato dal babbo nel suo studio. Deve rivelargli un segreto riguardante tutti i maschi della famiglia: una volta compiuti i 21 anni, cioè proprio il caso di Tim, iniziano a viaggiare nel tempo. Basta poco, un luogo buio, molta concentrazione e stringere i pugni pensando a un luogo del proprio passato, quindi non troppo in là e soprattutto niente futuro. Nonostante Tim pensi sia uno scherzo, ci prova e riesce a ritornare alla sera precedente, migliorandola decisamente. Essendo un ragazzotto per bene, non pensa di usare questo potere per soldi, fama o potere, ma semplicemente per trovare finalmente una ragazza e formare così una famiglia. Una volta trasferitosi a Londra incontra Mary, forse quella giusta.
Questione di tempo è una classica commedia romantica all'inglese intrisa di buoni sentimenti, molta comicità e un pizzico di dramma che non guasta mai. Una di quelle feel good story che ti porta ad abbracciare il tuo vicino di posto al cinema e che lascia con un bel sorrisone. Un film non solo sull'amore tra partner ma anche per i propri famigliari e gli amici, i colleghi di lavoro, tematiche per la quali sfrutta in maniera intelligente l'espediente fantascientifico dei viaggi nel tempo. Nonostante sia una commedia sentimentale non cade mai troppo facilmente nello zuccheroso o nel patetico, grazie soprattutto all'humor tipicamente british (dove spadroneggia Bill Nighy, maestro in questo campo e fedelissimo di Curtis) pronto in ogni evenienza per spensierare i toni. Siamo dalle parti di Woody Allen che incontra Ricomincio da capo.
Questione di tempo è una classica commedia romantica all'inglese intrisa di buoni sentimenti, molta comicità e un pizzico di dramma che non guasta mai. Una di quelle feel good story che ti porta ad abbracciare il tuo vicino di posto al cinema e che lascia con un bel sorrisone. Un film non solo sull'amore tra partner ma anche per i propri famigliari e gli amici, i colleghi di lavoro, tematiche per la quali sfrutta in maniera intelligente l'espediente fantascientifico dei viaggi nel tempo. Nonostante sia una commedia sentimentale non cade mai troppo facilmente nello zuccheroso o nel patetico, grazie soprattutto all'humor tipicamente british (dove spadroneggia Bill Nighy, maestro in questo campo e fedelissimo di Curtis) pronto in ogni evenienza per spensierare i toni. Siamo dalle parti di Woody Allen che incontra Ricomincio da capo.
Il grande pregio di questo film è quello di raccontare e di portare in scena dei tranches de vie molto naturali e sinceri, tali da sembrare realmente parte della memoria dello spettatore. Man mano che la lunga storia famigliare di Tim e Mary si compone si ha la sensazione di sfogliare un album dei ricordi a noi non troppo lontano. Tutti i dialoghi della coppia, sia in giovane età che in età matura, al secondo figlio, o le varie situazioni di ogni giorno, restituiscono un sapore di autenticità, un focolare accogliente e non artificioso, frutto di una sceneggiatura ispirata. Scene come il matrimonio sotto il diluvio (e Jimmy Fontana ad accompagnare la sposa all'altare) o la proposta nel cuore della notte, sono un perfetto mix di regia e scrittura, con le musiche giuste, scatti, volti, frammenti, come delle madeleine proustiane. E non è facile suscitare certe emozioni senza essere cinematografici.
E proprio tutta questa verosimiglianza, che sembra paradossale con i tanti viaggi nel passato di Tim, porta la trama a non avere nessuno sbalzo, nessun conflitto che alteri il corso degli eventi. Si tratta del semplice racconto di una generazione, tra cene in famiglia, traslochi, lavoro e lutti. Non che questo sia un difetto, tutt'altro, ma siamo così abituati agli ostacoli quando si parla di superpoteri che ce ne aspettiamo uno da un momento all'altro. Ma d'altronde, con un protagonista deus ex machina che può cambiare il corso naturale degli eventi con una semplice gita nell'armadio, come potrebbero esserci? Tim ricorre ai viaggi, tuttavia, solo per scopi molto nobili, come ad esempio passare molto più tempo con il proprio babbo, aiutare la sorella o uno sfortunato amico commediografo.Il punto finale è che, "super potere" o no, la nostra vita la costruiamo sempre e comunque attraverso le nostre scelte e ogni giorno va vissuto al meglio, con amore e altruismo. L'unico vero difetto del film è forse nella parte finale quando reitera un po' troppe volte questo concetto e pigia troppo il pedale sulla relazione che lega un paio personaggi. Questo potrebbe essere l'aspetto che molti si aspettano da un film del genere e che potrebbe quindi tenerli lontani dalla visione, ma fidatevi, per "originalità" della storia e per il clima così famigliare che sprigiona, sarebbe un peccato farsi sfuggire un film del genere. Una commedia capace di mettere d'accordo la ragazza romantica e il giovane amante di sci-fi non si trova raramente.
Viaggi nel tempo e romanticismo, Rachel McAdams sembra abbonata a questo genere di film. In Un amore all'improvviso era sposata con un uomo che viaggiava senza controllo nel passato e nel futuro, in Midnight in Paris, il suo fidanzato tornava nella Parigi anni 20, per non parlare di La memoria del cuore dove dopo un incidente torna mentalmente a quando era una ragazzina di 17 anni o Le pagine della nostra vita dove anziana, perde la memoria e cerca di rimettere insieme i pezzi (si le ultime due forzate). Quando la si vede per la prima volta nel film di Curtis è una visione meravigliosa, una di quelle immagini che ti migliora la giornata di colpo. E che rabbia viene a vederla sprecare il suo talento in questi "filmetti" (poi quando prova a lavorare coi grandi -Malick, DePalma- becca il film meno riuscito, con Allen gli è andata molto bene).
Ruba la scena a tutti però Domhnall Gleeson, figlio di Brendan, impacciato e allo stesso tempo carico di charme, una perfetta fusione tra un alunno di Hogwarts e il nuovo Hugh Grant. Al suo primo ruolo da protagonista in un film di cassetta, regge più che bene l'intero, o quasi, peso del film sulle sue spalle.
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