giovedì 14 novembre 2013

The Canyons di Paul Schrader

Fuori concorso alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia.
Nelle sale italiane dal 14 novembre.
Questa a fianco è una delle tante belle locandine. Le altre qui.

Finalmente è arrivato il giorno di The Canyons al festival. Che piaccia o meno, il film di Paul Schrader -al lido in veste anche di presidente di giuria della sezione Orizzonti-, è stato per ora il film più atteso di Venezia e quello che più ha fatto parlare, il film scandalo che ogni festival che si rispetti deve avere. E tutto questo nonostante non sia in concorso e, per vie traverse, sia stato già visto da mezzo mondo.
Realizzato con due lire, tirate su tramite il crowdfunding sul sito Kickstarter.com The Canyons è un coacervo di veri e propri personaggi. Paul Schrader è un regista sui generis, uno che ha scritto Taxi Driver di Scorsese mentre viveva in macchina, per strada, perchè cacciato dalla moglie, uno che ha omaggiato il finale di Diario di un ladro di Bresson,  non in un solo film ma in ben due (American Gigolò e Lo spacciatore) ed infine uno che ha diretto alcune scene hot di questa sua ultima fatica, completamente nudo, per mettere a loro agio gli attori. Sceneggiatore è Bret Easton Ellis, romanziere folle facente parte della nuova generazione americana dei cannibali (Palahniuk, Foster Wallace), autore di follie lucide come Le regole dell'attrazione, Glamorama, Luna Park e il suo capolavoro, American Psycho. Attore principale è James Deen, porno attore vero, a soli 27 anni già protagonista di circa 1000 porno con titoli come Milf gangbangs, James Deen Loves Butts, What an Asshole e il classico Official the Hangover Parody. Infine attrice principale è lei, la diva, l'ex bambina prodigio, un'altra delle stelline Disney andata in frantumi con l'arrivo della pubertà, una che ormai non ha più bisogno di presentazioni, Lindsay Lohan, attesissima sul tappeto rosso di Venezia, ma forfaittante a pochissime ore dalla proiezione (Non gli hanno dato abbastanza soldi? Non sta bene? Il brusio continua ancora oggi).
Da un gruppo di soggetti così non poteva che uscire il film più disturbante dell'anno.
American Psycho incontra American Gigolò.
Solo un mese fa The Canyons riceveva lo sdegno più totale da parte di qualunque spettatore americano. Oggi, non pochi critici si sbilanciano e ne iniziano a parlare benino. Effetto festival? Gusto europeo diverso da quello americano? 
"Finalmente, oggi, dopo 16 mesi, il mio incubo è finito" ha detto Schrader in conferenza stampa, ma non si riferiva alle critiche ricevute, ma alla produzione e alle riprese, un lungo periodo passato fianco a fianco con miss Lohan, anche produttrice, e a fianco delle sue turbe mentali, dei suoi abusi, degli eccessi, dei ritardi, dei continui litigi  con Schrader e con Deen. "Lindsay è un'attrice di grande talento ma imprevedibile[...] molto coraggiosa ma ha difficoltà a fingere. Quello che fa su schermo lei lo deve vivere, lo deve provare veramente e finisce per essere sfibrata".

E il film stesso sembra un incubo a occhi aperti, debilitante, ambientato in una Los Angeles decadente (c'è da chiedersi se ci sia però una Los Angeles normale, al cinema non sembra trovare spazio), viva ma finta, di plastica. E' un film che lascia addosso una strana sensazione, un po' di sporcizia, viscida, un po' di estraniazione. Più o meno quello che lasciava addosso American Psycho.
Ecco il motivo per cui siete entrati qui
E' si una pellicola malata, con personaggi malati, tra scambisti, sesso a ripetizione, tradimenti, bugie, violenza, incapaci di comunicare se non tramite social network o cellulari, perennemente in mano. Uomini e donne disposti a tutto pur di arrivare, pur di sfondare nella città del Cinema, dove il cinema, inteso come struttura, non ha più spazio ne vita. I bei titoli di testa mostrano foto di sale e multisala, cinemini d'essay, lasciati andare, chiusi, in disuso, marci e sporchi. Ha vinto internet, la pirateria, ha vinto il risparmio e ha vinto anche nella produzione di cinema, sconfiggendo la Hollywood da centinaia di milioni di dollari, dei grandi studios. Lo stesso Canyons, è stato fatto appunto con due soldi, senza dipendere da nessuno, con mezzi a basso costo. Ormai chiunque può fare cinema, può diventare produttore, come il Christian del film, ventenne ma già con potere di decisione e portafoglio gonfio.

E' disturbante proprio per la messa in scena, cheap (ne in senso positivo ne negativo, come dato di fatto), da video di youtube quasi, con errori grossolani, come teste leggermente tagliate, la telecamera che balla in presa al delirio tremens (incontro Gina-Tara al bar), ma che contribuiscono a donargli questo look orrido.
Mentre le tanto attese scene piccanti, lasciando un po' delusi. A parte due sise e un paio di piselli, non c'è niente di forte, di sconvolgente. Hardcore sempre di Schrader, avrà quasi 40 anni ma osava molto di più. Tutto il sesso sprigionabile è qui imprigionato nei mutandoni ascellari della Lohan. 

Non so quanto sia riuscito come risultato finale. A tratti sembra essere troppo verboso, sconfinando nel territorio della carta stampata, dove Ellis si trova più a suo agio (potrei sbagliarmi ma questo è il suo primo lavoro direct to movie, e non passando per il libro, poi adattato a sceneggiatura da qualcuno) e difficilmente si capisce dove voglia andare a parare. Ma anche questo stato perenne di incertezza, mette ulteriormente a disagio lo spettatore e forse è proprio questo che regista e sceneggiatore volevano.
Insomma non è orribile, o meglio lo è, ma non inteso come un cattivo film. Raggiunge il suo scopo e rimane attaccato per molto dopo la visione. Forse bisognerebbe guardarlo con occhi diversi e non fermarsi alla sua pochezza visiva. 

Deludente Lindsay, al suo grande ritorno (l'ennesimo), sotto una colata di chirurgia estetica. Dovrebbe essere più libera, interpretare il personaggio come se fosse la LiLo che conosciamo tutti, ma sembra legata, impacciata. Sorprendente, ma fino a un certo punto, James Deen, idolo delle folle sul tappeto rosso e completamente a suo agio su schermo e fuori. La sua è una grande interpretazione a metà tra il Richard Gere Gigolò e il Christian Bale Psycho, l'unico che recita in un poker di attori di basso livello. Conferma la mia tesi sui pornoattori come bravissimi attori. D'altronde chi meglio di loro sa fingere? 

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