Presentato al Torino Film Festival nella categoria After Hours
Il 12 luglio, in una manciata di sale in tutti gli Stati Uniti, esce V/H/S/2, seguito dell'omonimo film che insieme ad altri ha recentemente contribuito a rilanciare la moda dell'horror a episodi.
Il 12 luglio, in una manciata di sale in tutti gli Stati Uniti, esce V/H/S/2, seguito dell'omonimo film che insieme ad altri ha recentemente contribuito a rilanciare la moda dell'horror a episodi.
Rispetto al capitolo precedente, ci
ritroviamo con un episodio e una ventina di minuti in meno, una buona
notizia considerando che i problemi principali di V/H/S erano proprio
la durata eccessiva (circa due ore) e la qualità altalenante dei
vari episodi.
L'idea è sempre la stessa, raccontare diverse storie dell'orrore attraverso l'espediente dei found
footage incisi su delle vecchie videocassette, quindi ritorna anche
quel particolare stile visivo che tenta di riprodurre tutti i vari
disturbi audio/video di una vecchia vhs (anche se, a voler fare i
fiscali, i disturbi che vediamo sono quelli tipici della
registrazione digitale).
Ma parliamo un po' degli episodi:
-Tape 49 di Simon Barrett
(sceneggiatore che lavora spesso con Adam Wingard)
Come Tape 56 in V/H/S, l'episodio
diretto da Barrett funziona da cornice per tutti gli altri.
Una coppia di investigatori privati
irrompe in una casa per trovare un ragazzo scomparso nel nulla.
Mentre uno dei due esplora l'appartamento in cerca di indizi, la
collega trova un computer collegato ad un videoregistratore e un
mucchio di vecchie videocassette.
Trattandosi di un semplice contenitore,
è probabilmente il capitolo più statico e meno interessante, ma
rispetto a Tape 56 ha il vantaggio di essere meno invadente, infatti
i vari intermezzi tra un episodio e l'altro rubano solo pochi secondi
senza far crollare l'interesse.
E' la classica storia tutta incentrata
sui salti sulla sedia, ma è ben costruita e fa il suo lavoro, anche
se i risvolti della trama sono piuttosto trash.
-Phase I Clinical Trials di Adam
Wingarg (il regista di You're Next, già coinvolto in V/H/S e The
ABCs of Death)
Ad un ragazzo sopravvissuto ad un
incidente d'auto (interpretato dal regista stesso) viene impiantata
una protesi rivoluzionaria, un occhio elettronico con tutte le
caratteristiche di un occhio umano. Per testare la qualità delle
immagini, tutto quello che il ragazzo vedrà nelle successive
ventiquattro ore verrà registrato su un hard disk. Quello che il
paziente e i medici non sanno è che la protesi permette di vedere i
fantasmi.
Praticamete la versione breve (e quindi
più tollerabile) di un Paranormal Activity a caso, ci sono persino
la casa esageratamente grande e una bella piscina sul retro.
L'episodio più insignificante dei 4, per fortuna è stato inserito
all'inizio e finisce prima che il fastidio si faccia sentire.
Interessante l'analogia con il primo
episodio del film precedente, dove la videocamera era nascosta negli
occhiali del protagonista.
-A ride in the park di Eduardo Sanchez
e Gregg Hale (i due furbacchioni dietro The Blair Witch Project)
Dopo aver fissato una telecamerina
Go-Pro al suo casco, il protagonista dell'episodio inizia il solito
giro in bici tra i boschi. All'improvviso una donna ricoperta di
sangue gli attraversa la strada implorando aiuto, dopodiché si
accascia vomita sangue e lo morde, trasformandolo in uno zombie.
Insomma un racconto horror dal punto di
vista dello zombie, un po' come I, Zombie (1998) o il più recente
Warm Bodies, peccato che l'episodio si esaurisca con quest'idea
riuscita ma non troppo originale. Il tutto si riduce infatti ad una
rapida sequenze in cui gli zombie attaccano i visitatori del parco
seminando terrore e frattaglie. Il meno ispirato e il più povero di
idee.
Carina il filmino del compleanno
bruscamente interrotto dall'irruzione dell'orda.
-Safe Heaven di Timo Tjahjanto (quello
dell'episodio L is for Libido di The ABCs of Death) e Gareth Evans
(regista di The Raid: Redemption)
Una troupe di giovani
giornalisti/documentaristi riesce ad ottenere un'intervista con
l'enigmatico leader di una setta religiosa dalle idee molto
controverse (tra le altre cose si parla di pedofilia). Dopo qualche
domanda, i ragazzi ottengono finalmente il permesso di filmare
all'interno del tempio, ma proprio nel mezzo delle riprese una sirena
inizia a suonare e i fedeli si abbandonano ad una violenta follia.
Safe Heaven è senza dubbio l'episodio
migliore di V/H/S/2, la riuscita fusione tra il gusto macabro di Timo
Tjahjanto e il grande talento registico di Gareth Evans. Praticamente
una lenta discesa all'inferno costruita su atmosfere genuinamente
malsane, poi ad un certo punto esplode il caos e l'episodio si
trasforma in una corsa frenetica tra i corridoi labirintici del
tempio. E' così ben realizzato che quasi non si avvertono i limiti
di budget e di tempo che erano così evidenti nei due episodi
precedenti.
Peccato per il tono quasi caricaturale
di alcune situazioni e per la cattiva computer grafica nel finale.
-Slumber Party Alien Abduction di Jason Eisner (Hobo with a shotgun)
Un gruppo di ragazzini caciaroni e
armati di videocamera viene affidato alle cure della sorella più
grande mentre i genitori sono in vacanza. La serata va avanti a
forza di terribili scherzi, e, quando gli amici della ragazza stanno
per rispondere all'ennesima provocazione dei marmocchi, la casa viene
invasa dalla luce e si riempie di minacciosi alieni.
Fortunatamente l'ultimo episodio è
anche quello più caciarone e divertente, una fuga disperata da
spilungoni alieni che compaiono dietro ogni angolo, pronti ad
afferrare lo sfortunato bambino di turno. Talmente veloce da non
lasciare il tempo di capire quello che sta accadendo su schermo,
praticamente un velocissimo treno dell'orrore dai toni un po'
infantili ma non per questo meno spassosi. Geniale l'idea di girare
tutto dal punto di vista di una telecamerina fissata sul collare del
cane, che diventa un osservatore passivo esattamente come lo
spettatore.
Rispetto al film precedente V/H/S/2 è
un semplice more of the same, altri quattro episodi horror girati con
la stessa tecnica senza variazioni significative. Il formato più
leggero e il livello leggermente più alto di alcuni episodi sono
sicuramente un passo avanti, ma a me pare ancora troppo poco e i
problemi purtroppo rimangono sempre gli stessi, ci sono due episodi
che vanno dal discreto al buono e altri due totalmente dimenticabili,
di un livello talmente anonimo che sembrano buttati dentro solo per
fare numero, come accade spesso con questi prodotti. Di horror
antologici appena passabili ne abbiamo visti abbastanza, adesso
sarebbe il caso di spingersi oltre.
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