Presentato al Torino Film festival nella categoria After Hours
Come spesso accade alla maggior parte degli horror
indie, The Conspiracy è rimasto per un annetto nel limbo dei film
non distribuiti (su imdb è datato 2012), poi, dopo un'uscita in un
numero limitato di sale, ce lo siamo ritrovato al Torino Film
Festival nella categoria After Hours, dedicata al cinema di genere e
a tutte quelle pellicole di difficile catalogazione (sempre in ambito
horror indie troviamo V/H/S/2, mentre l'anno scorso era stato
presentato il primo capitolo).
Il lungometraggio d'esordio di Christopher MacBride,
che alle spalle ha solo un cortometraggio, è l'ennesimo horror a
metà tra found-footage e mockumentary, un mix che dopo il successo
di Paranormal Activity e compagnia bella continua ad essere
riproposto con pochissime variazioni. L'impostazione è
omologatissima: una struttura in due atti che vede una prima parte
introduttiva più vicina al finto documentario e una conclusione che
finisce dalle parti del found footage, il tutto inserito in una
cornice che ci mostra cos'è successo dopo.
Gli aspiranti registi Aaron e Jim stanno lavorando
ad un documentario sulle cospirazioni e sulle società segrete, o
meglio, su tutte quelle persone più o meno sane di mente che cercano
di dimostrarne l'esistenza. L'attenzione dei due ragazzi ricade su
Terrance, il classico pazzo ignorato da tutti che sproloquia sul
Nuovo Ordine Mondiale all'angolo della strada. Mentre Jim perde
gradualmente interesse, Aaron sviluppa un vera ossessione per le
bizzarre teorie di Terrance, così quando l'uomo scompare nel nulla
convince l'amico ad indagare.
Insomma a MacBride piace vincere facile. Sceglie un "genere" di successo come il mockumentary e lo usa per raccontare una storia sulle cospirazioni, probabilmente l'argomento più cliccato su internet dopo la pornografia, qualcosa che indipendentemente dal risultato attirerà l'attenzione di molti degli appassionati che popolano la rete. Da qui a fare un buon film di genere però ce ne passa, e infatti The Conspiracy è un prodottino dignitoso quanto insignificante. La prima parte non è altro che un montaggio rapidissimo (anche troppo) di interviste e filmati di repertorio, praticamente un veloce riassunto delle maggiori teorie cospirative (si parla di gruppo Bilderberg e 11 settembre, tanto per andare sul sicuro), dopodiché il ritmo rallenta e dal mockumentary si passa all'horror-thriller in POV. Qui MacBride dà il meglio di se giocando con la soggettiva e il costante senso della minaccia, ma gli sviluppi prevedibilissimi e una messa in scena estremamente derivativa vanificano ogni sforzo. Tutta la conclusione, unica parte interessante dell'intero film, è pericolosamente simile a quella del Kill List di Ben Wheatley, sia sul piano narrativo che su quello stilistico, ma non ha nemmeno metà della sua forza.
Insomma a MacBride piace vincere facile. Sceglie un "genere" di successo come il mockumentary e lo usa per raccontare una storia sulle cospirazioni, probabilmente l'argomento più cliccato su internet dopo la pornografia, qualcosa che indipendentemente dal risultato attirerà l'attenzione di molti degli appassionati che popolano la rete. Da qui a fare un buon film di genere però ce ne passa, e infatti The Conspiracy è un prodottino dignitoso quanto insignificante. La prima parte non è altro che un montaggio rapidissimo (anche troppo) di interviste e filmati di repertorio, praticamente un veloce riassunto delle maggiori teorie cospirative (si parla di gruppo Bilderberg e 11 settembre, tanto per andare sul sicuro), dopodiché il ritmo rallenta e dal mockumentary si passa all'horror-thriller in POV. Qui MacBride dà il meglio di se giocando con la soggettiva e il costante senso della minaccia, ma gli sviluppi prevedibilissimi e una messa in scena estremamente derivativa vanificano ogni sforzo. Tutta la conclusione, unica parte interessante dell'intero film, è pericolosamente simile a quella del Kill List di Ben Wheatley, sia sul piano narrativo che su quello stilistico, ma non ha nemmeno metà della sua forza.
The Conspiracy va ad aggiungersi a quella lista di mockumentary/found-footage tutti uguali che hanno inondato le sale (ma soprattutto il mercato home-video) negli ultimi anni, prende meccaniche ormai collaudatissime e le applica nel modo più ovvio ad uno schema narrativo usa e getta. Non un pessimo esordio ma
un horror scolastico che rubacchia idee qua e là senza particolari
guizzi creativi, veloce da consumare e veloce da dimenticare.
Come appassionato di horror onnivoro, non ne posso veramente più di camere a mano e visuali soggettive. Sono sempre più convinto che, salvo qualche rarissima eccezione, siano la tomba delle idee e della creatività. Credo di aver raggiunto il mio limite di tolleranza, non mi resta che sperare in Ti West e nel suo The Sacrament. Ma quando me lo fanno vedere ?
Come appassionato di horror onnivoro, non ne posso veramente più di camere a mano e visuali soggettive. Sono sempre più convinto che, salvo qualche rarissima eccezione, siano la tomba delle idee e della creatività. Credo di aver raggiunto il mio limite di tolleranza, non mi resta che sperare in Ti West e nel suo The Sacrament. Ma quando me lo fanno vedere ?
Prendi il nastro adesivo, ho finito la sputazza. |
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