Luke “Il Bello” Glanton (Ryan Gosling) è uno spericolato pilota di motociclette, insieme ad un parco di divertimenti itinerante si sposta di città in città per eseguire il suo numero migliore, la sfera della morte. Durante una delle soste a Schenectady (“il posto dietro la pianura dei pini” in lingua Mohawk) nello stato di New York, si imbatte nella sua vecchia fiamma Romina (Eva Mendes) e scopre che la ragazza ha avuto un figlio da lui, così di punto in bianco molla tutto e si stabilisce in città per adempiere ai suoi doveri paterni, e visto che le motociclette sono tutta la sua vita, decide di usare il suo talento unico per svaligiare banche, mettendo in moto un'imprevedibile catena di eventi.
E' difficile parlare in modo approfondito di Come un tuono, perché bisogna stare ben attenti a non rivelare qualche dettaglio di troppo con il rischio di rovinare alcuni dei momenti più gustosi del film. Dei passaggi chiave in cui la storia accelera bruscamente e poi infila una curva a gomito, cambiando le carte in tavola e lasciando lo spettatore intontito per qualche secondo.
La tentazione sarebbe quella di definirlo un film a episodi, e infatti qualcuno lo ha anche accostato alle pellicole di Inarritu, ma nonostante queste fratture così nette tra un blocco narrativo e l'altro, si avverte sempre un forte senso di continuità. Non solo nello sviluppo narrativo, che anzi procede sempre in modo piuttosto lineare, ma anche nei toni e nella messa in scena, che danno alle tre sotto-trame un aspetto quasi speculare, e all'intero film un andamento circolare, un po' come nella sfera della morte in cui corre Ryan Gosling, una gabbia dove i corpi o le vite si sfiorano a velocità pazzesca.
Quindi più che di un film antologico si tratta di un bel drammone corale, una storia cupissima in cui le colpe dei padri sembrano ricadere sui padri stessi, moltiplicate per dieci. Il prezzo da pagare per questa struttura così particolare sono tutta una serie di problemi che emergono nella seconda parte del film. Il più evidente riguarda il ritmo, il primo tempo ha tutte le caratteristiche di un action, adrenalinico e bello teso, di conseguenza il secondo tempo, principalmente drammatico, fatica a tenere il passo; comunque anche nella seconda parte non mancano momenti in cui la tensione si fa realmente palpabile (la scena tra i boschi), e in generale, considerate le circostanze, l'insieme è sorprendentemente bilanciato, convincono meno invece alcuni passaggi troppo repentini o troppo repentini e dei personaggi di contorno anche troppo stereotipati.
Visto che ho già esaurito gli argomenti, provo ad aprire una piccola parentesi su un aspetto che balza subito all'occhio: le forti analogie tra questo film e Drive di Nicolas Winding Refn. Non solo l'attore protagonista è lo stesso, ma interpreta anche un personaggio spaventosamente simile, un pilota che vive in simbiosi con il proprio mezzo di trasporto e usa le sue abilità di guida per fini criminali. Mettiamoci pure che entra in scena praticamente allo stesso modo, inquadrato di spalle con la sua giacchetta appariscente.
Elementi buttati lì così, bene in evidenza anche nel trailer, sembrano quasi mezzucci per attirare spettatori. Visto però che il film prende molto presto tutt'altra piega, non so come interpretare la cosa, se appunto come specchietto per le allodole o come beffa allo spettatore medio, le donzelle nel mezzo di una tempesta ormonale scatenata da Ryan Gosling e i ragazzi, magari i fidanzati, sedotti da un trailer tutto motociclette, rapine e frasi ad effetto. Insomma il tipo di spettatore che davanti a una scena in particolare su cui non dirò niente rimane completamente spiazzato, e da lì si rende improvvisamente conto che il trailer lo ha biecamente ingannato: non solo non sta guardando un heist movie dal ritmo concitatissimo, ma non è nemmeno arrivato a metà dell'opera (perché un film di 140 minuti è pesante e noioso, ma informarsi prima di andare al cinema è un'impresa titanica). A questo punto le teste iniziano a ciondolare sonnolente e alcuni si lanciano in una recensione a freddo, perché tanto il film che erano venuti a vedere loro è già finito, anzi, non esiste proprio.
Quindi tornando al dubbio di prima, riflettendoci bene preferisco scegliere la seconda possibilità, Cianfrance ha tirato un grandioso tiro mancino allo spettatore e l'attività promozionale ha fatto il resto. E, indipendentemente dalla qualità complessiva dell'opera, un film che lascia il pubblico in sala confuso e boccheggiante si guadagna automaticamente un po' della mia simpatia.
E' difficile parlare in modo approfondito di Come un tuono, perché bisogna stare ben attenti a non rivelare qualche dettaglio di troppo con il rischio di rovinare alcuni dei momenti più gustosi del film. Dei passaggi chiave in cui la storia accelera bruscamente e poi infila una curva a gomito, cambiando le carte in tavola e lasciando lo spettatore intontito per qualche secondo.
La tentazione sarebbe quella di definirlo un film a episodi, e infatti qualcuno lo ha anche accostato alle pellicole di Inarritu, ma nonostante queste fratture così nette tra un blocco narrativo e l'altro, si avverte sempre un forte senso di continuità. Non solo nello sviluppo narrativo, che anzi procede sempre in modo piuttosto lineare, ma anche nei toni e nella messa in scena, che danno alle tre sotto-trame un aspetto quasi speculare, e all'intero film un andamento circolare, un po' come nella sfera della morte in cui corre Ryan Gosling, una gabbia dove i corpi o le vite si sfiorano a velocità pazzesca.
Quindi più che di un film antologico si tratta di un bel drammone corale, una storia cupissima in cui le colpe dei padri sembrano ricadere sui padri stessi, moltiplicate per dieci. Il prezzo da pagare per questa struttura così particolare sono tutta una serie di problemi che emergono nella seconda parte del film. Il più evidente riguarda il ritmo, il primo tempo ha tutte le caratteristiche di un action, adrenalinico e bello teso, di conseguenza il secondo tempo, principalmente drammatico, fatica a tenere il passo; comunque anche nella seconda parte non mancano momenti in cui la tensione si fa realmente palpabile (la scena tra i boschi), e in generale, considerate le circostanze, l'insieme è sorprendentemente bilanciato, convincono meno invece alcuni passaggi troppo repentini o troppo repentini e dei personaggi di contorno anche troppo stereotipati.
Visto che ho già esaurito gli argomenti, provo ad aprire una piccola parentesi su un aspetto che balza subito all'occhio: le forti analogie tra questo film e Drive di Nicolas Winding Refn. Non solo l'attore protagonista è lo stesso, ma interpreta anche un personaggio spaventosamente simile, un pilota che vive in simbiosi con il proprio mezzo di trasporto e usa le sue abilità di guida per fini criminali. Mettiamoci pure che entra in scena praticamente allo stesso modo, inquadrato di spalle con la sua giacchetta appariscente.
Elementi buttati lì così, bene in evidenza anche nel trailer, sembrano quasi mezzucci per attirare spettatori. Visto però che il film prende molto presto tutt'altra piega, non so come interpretare la cosa, se appunto come specchietto per le allodole o come beffa allo spettatore medio, le donzelle nel mezzo di una tempesta ormonale scatenata da Ryan Gosling e i ragazzi, magari i fidanzati, sedotti da un trailer tutto motociclette, rapine e frasi ad effetto. Insomma il tipo di spettatore che davanti a una scena in particolare su cui non dirò niente rimane completamente spiazzato, e da lì si rende improvvisamente conto che il trailer lo ha biecamente ingannato: non solo non sta guardando un heist movie dal ritmo concitatissimo, ma non è nemmeno arrivato a metà dell'opera (perché un film di 140 minuti è pesante e noioso, ma informarsi prima di andare al cinema è un'impresa titanica). A questo punto le teste iniziano a ciondolare sonnolente e alcuni si lanciano in una recensione a freddo, perché tanto il film che erano venuti a vedere loro è già finito, anzi, non esiste proprio.
Quindi tornando al dubbio di prima, riflettendoci bene preferisco scegliere la seconda possibilità, Cianfrance ha tirato un grandioso tiro mancino allo spettatore e l'attività promozionale ha fatto il resto. E, indipendentemente dalla qualità complessiva dell'opera, un film che lascia il pubblico in sala confuso e boccheggiante si guadagna automaticamente un po' della mia simpatia.
Come una catapulta!
Mannaggia a te che mi metti ancora piu voglia di vederlo
RispondiEliminaMa perché, lì in Inghilterra non è uscito ?
Eliminadevo dire che a me è piaciuto parecchio. Anche se il finale me lo ero immaginato, e l'avrei preferito, un po' alla The Departed, con un tutti ammazzati, e quel filino di giustizia che ti addolcisce un po' la pillola.
RispondiEliminaGiuro che Drive non mi passato per la testa nemmeno per un secondo, anche se le similarità che hai fatto notere tu ci sono, a me non erano balzate alla mente.
Si ecco, il finale è un tantinello accomodante.
EliminaA me è piaciuto parecchio. Certo, il trailer lasciava presagire tutt'altro, Drive con le motociclette o qualcosa di più rozzo, ma non so se dipenda dal regista o dalla casa di distribuzione. In ogni caso, il fatto di non avere aspettative (non avevo letto praticamente niente a riguardo) ha fatto sì che il film mi sorprendesse svariate volte. Non è facile, coi tempi che corrono!
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