lunedì 15 aprile 2013

Il bianco e il nero #33: Scandals of Hollywoodland. Episode II: Suicides

Dagli omicidi più sospetti, ci spostiamo ora ai suicidi che più hanno destato scalpore. Inizierò da quello considerato il più struggente di tutti, passando per quello che coinvolse addirittura un supereroe, fino ad arrivare ad uno inscenato talmente male che non ci credette nessuno.

-La H di suicidio.
-Superman non è immortale.
-L'ultima risata.

E dopo questa puntata, basta con thanatos e passiamo a un pò di "sano" eros, con qualche scandalo sessuale, fra stupri, deviazioni e ninfomania, presunta o tale.
Puntata numero uno: Episode I: Homicides.
Puntata numero due: Episode II: Suicides.
Puntata numero tre: Episode III: Sex.
Puntata numero quattro: Episode IV: Drugs.

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-La H di suicidio-
Spoiler alert: preparate i kleenex, si piange.
I protagonisti di questa storia intrisa di infinita sfiga sono due; una celebre insegna e una svenurata attrice novizia. Partirò dalla prima. Molti di voi sapranno bene, anche senza guardare il logo di questa rubrica, che una volta la celeberrima insegna sulle colline di Hollywood era leggermente più lunga e recava il suffisso LAND. Segue breve ma esaustiva lezione di storia che spero risponderà a tutte le vostre domande sulla scritta. 
-Quando e perchè nacque? Nacque nel 1923 come trovata pubblicitaria per promuovere un progetto di sviluppo immobiliare. Era appunto la versione HOLLYWOODLAND e la sua durata doveva essere temporanea, massimo 18 mesi. Di notte era illuminata da centinaia di lampadine. Con l'espandersi dell'industria cinematografica, la scritta divenne fissa e simbolo della città. -Cosa successe alla parte LAND e quando sparì? Nel 1949 la scritta si trovava in  un grave stato di usura perciò si decise di ristrutturarla un pò. Si accollò l'onere la camera di commercio di Hollywood, comprese le spese di illuminazione. Per rispecchiare di più il nome del quartiere losangelino, e anche perchè nessuno la chiamava Hollywoodland, si decise di togliere il suffisso. La nuova insegna era lunga circa 110 metri, più o meno come quella attuale.
Infine, nel 1979, Hugh Efner e Alice Cooper, due benemeriti cittadini, pagarono di tasca propria per una nuova ristrutturazione che la proteggesse maggiormente dalle intemperie ambientali. Se come me vorrete un giorno andarla a vedere, sappiate che dovete scarpinare parecchio su per le colline o avere a disposizione un mezzo di locomozione. In ogni caso non potrete avvicinarvi troppo, ma la potrete vedere da una distanza di circa 50 metri. Chi invece si avvicinò fino a toccarla è la seconda protagonista, Peggie.
Peg Entwistle è il concentrato umano di sfiga più assurdo che probabilmente vi capiterà mai di leggere. Paperino o Fantozzi in confronto non sono nulla. Ma basta umorismo, la faccenda è seria. Peggie nasce in Galles nel 1908 ma si trasferisce a Londra in giovane età. Il babbo è ben inserito nel mondo del teatro londinese mentre della mamma non c'è notizia (forse morta giovane, forse divorziata e fuggita). L'occasione per i Entwistle capita quando papà Robert viene assunto a Broadway per fare da assistente in palcoscenico.
Da qui in poi iniziano le sfortune a raffica. Neanche cinque anni che si trovano a New York che Robert viene ucciso in un tragico incidente. Viene investito da una macchina tra la Madison e la 72esima. La quattordicenne Peg rimane sola con i due fratellastri piccoli e finisce a vivere con uno zio venuto apposta dall'Europa. Sceglie di seguire le orme del papà e di diventare un'attrice di teatro. E' una delle allieve di Henry Jewett, che sta riscuotendo un discreto successo. Nonostante le piccole parti, ha una grande occasione quando interpreta Hedvig nell'opera di Ibsen L'anitra selvatica.  Durante una rappresentazione, una giovane Bette Davis ne rimane talmente stregata che decide seduta stante di diventare attrice. Almeno così dice.

Nel 1927 si sposa pure, ma dopo soli 16 mesi divorzia a causa della crudeltà del marito e delle sue bugie (le nascose di essere già stato sposato e per di più anche padre). La sua carriera prosegue e il successo pure ma, cosa che non poteva di certo prevedere, arriva la crisi del 29 e la depressione investe in pieno l'America. La gente non ha soldi per mangiare, figuriamoci per andare a teatro. In breve la sua ultima apparizione è del 1932 nell'opera Alice Sit-by-the-Fire. Con una sola settimana di paga, decide di provare il tutto per tutto e parte per Hollywood, e la sua magica insegna.
Il primo lavoro è ancora a teatro, nell'opera The Mad Hopes, insieme a un giovanissimo Humphrey Bogart. Le critiche sono più che positive. Accade quindi che le major la notano e le propongono un ruolo per il film Thirteen Women, produzione David O. Selznick, RKO, con Myrna Loy e Irene Dunne.
Nessuno sa cosa sia successo su quel set o se Peg avesse capito d'un tratto che la sua carriera fosse priva di sbocchi ma qualcosa scatta nel suo cervello. La sera del 16 settembre 1932 usce di casa -vive con lo zio, anche lui trasferitosi e diventato agente- per non tornare mai più. La notte del 18 settembre, una donna anonima, chiama la centrale di polizia di Hollywood riferendo di aver visto un corpo femminile senza vita, sulle colline, mentre stava facendo l'autostop. Quando la polizia va a controllare trova una borsa e dei vestiti raccolti ai bordi della strada. Più avanti, proprio sotto la scritta enorme HOLLYWOODLAND trovano il corpo di una ragazza bionda, ben vestita, dagli occhi azzurri. Li vicino un foglietto con le iniziali P.E. e una nota scritta a mano: "Ho paura, sono una codarda, scusate per tutto. Se lo avessi fatto molto tempo fa, mi sarei risparmiata molto dolore inutile".
Dopo aver sentito la descrizione del cadavere e il particolare delle iniziali, lo zio li collega con l'assenza prolungata della nipote e corre all'obitorio. Alla polizia dichiara che gli aveva detto che usciva per una passeggiata. Secondo la ricostruzione, Peggie andò verso la spiaggia per poi salire sulle colline. Giunta nei pressi delle scritta, trovò una scala, di un contadino, salì sulla lettera H e si lanciò. Morì per le svariate fratture alle gambe e al bacino.

Un mese dopo ci fu la premiere del suo film. Fu un flop e nessuna pubblicità venne usata per salvarlo. Nel 1935 uscì una seconda volta con 14 minuti di tagli. Lo zio dichiarò alla stampa che proprio il giorno del suicidio, arrivò una lettera dove proponevano a Peg un nuovo lavoro a teatro. Nella scena finale, il suo personaggio avrebbe dovuto suicidarsi. Vero o no, uno di quei casi in cui la realtà super la finzione.

  -Superman non è immortale-
La mattina del 16 giugno 1959 Hollywood si svegliò con una terribile notizia: l'attore George Reeves, il Superman televisivo, si era tolto la vita durante la notte, tra l'una e le due, con un colpo di pistola alla tempia nella camera da letto al secondo piano della sua dimora a Benedict Canyon.
I più sconvolti furono i bambini, convinti, e come potrebbe essere diversamente, che Superman fosse immortale, che avrebbe sempre vinto contro tutto e tutti e che neanche un colpo di cannone avrebbe potuto scalfirlo. La serie televisiva sulla doppia vita di Clark Kent era un vero e proprio successone da qualche anno, dal 1952 per essere precisi, e aveva prodotto anche un paio di spin off e un film a parte. Gli ascolti erano in costante ascesa fino a quando, come tutte le cose, ha avuto la sua discesa e la cancellazione dopo quasi 7 anni di mandata in onda.
Quello che successe realmente quella sera è ancora avvolto nel mistero. La teoria che circolava nei primi giorni dopo la morte era quella che Reeves fosse depresso e che la mazzata decisiva alla sua voglia di vivere l'avesse data la notizia della cancellazione del telefilm. Reeves, un marcantonio di 190cm, fisico da pugile e sguardo piacione, aveva iniziato la sua carriera nel 1939 con una piccola comparsata in Via col vento (è uno di quelli che cerca di strappare un ballo a Rossella a le dodici querce). Per i successivi 11 anni la sua carriera navigò nel più totale anonimato tra piccole particine in film più o meno dimenticati.
Con gli anni 50 arrivò la sua fortuna. Prima di tutto la TV portò nuovi sbocchi lavorativi e poi ebbe qualche chances di farsi notare con altri ruoli secondari in film come Da qui all'eternità, Gardenia Blu e Rancho Notorious. Il grande balzo glielo fece fare tuttavia proprio Superman.
Quello e la conoscenza a un party di una certa signora. Reeves era sempre alla ricerca di fama e di scatti insieme a grandi star nei locali più alla moda di Hollywood. Durante uno di questi tentativi, incontrò Toni Mannix, più vecchia di lui di 8 anni. La Mannix, nata Camille Bernice Froomess, era stata una delle Zigfield Follies ed era approdata a Hollywood per il film MGM  The Great Ziegfeld del 1936. Qui conobbe Eddie Mannix e dapprima divenne sua amante e in seguito moglie. Mannix era uno dei produttori esecutivi tra i più importanti della MGM. Per usare un pò di francesismo era un vero stronzo ma nonostante fosse a conoscenza di tutte le scappatelle della giovane moglie, gliele concedeva tutte chiudendo un occhio. Anzi, se poteva, aiutava pure questi spasimanti che la rendevano felice.
Arrivò il turno di George quindi e il successo fino alla tragica dipartita.

Fin qui sembrerebbe tutto normale. Un'attore giunto alla fama dopo il nulla per tanti anni, si vede cancellata la sua fonte di soddisfazione e in un gesto estremo si toglie la vita. Ma non è tutto così semplice, soprattutto se si sono notati alcuni particolari della sua vicenda e se si va a scavare a fondo.
Reeves era profondamente depresso, ma non per la cancellazione di Superman, bensì a causa proprio di quel ruolo, calcato così a lungo. George era un uomo ambizioso, voleva diventare una star al livello di Gable o di altri, eppure si era ritrovato a intrattenere i bambini con un tutone e un mantello per ore e ore di trasmissione televisiva, la cugina sfigata del cinema. Allora fu questo a portarlo a suicidarsi? Probabilmente no, dato che si era appena liberato dalle catene e poteva ricominciare una nuova "vita" su schermo.
Già ricominciare, dopo che tutta America ti ha visto come Superman Clark Kent ogni giorno nel proprio salotto. Come potevi essere credibile in altri ruoli? Come potevi convincere i produttori della tua versatilità? D'accordo, allora fu questo il motivo, quello iniziale. No, forse, non so, nessuno lo sa, ma non passò molto tempo da quella notte che incominciarono a nascere nuove teorie. Qualcuno l'ha fatto fuori.
Prima di puntare il dito, ripercorriamo la suddetta serata-nottata. In casa con lui quella sera c'erano la sua fidanzata Leonore Lemmon, William Bliss, lo scrittore Richard Condon e la sua vicina Carol Van Ronkel. Durante la giornata Lemmon e Reeves litigarono, lo facevano spesso, in presenza di Condon. In seguito George andò ad allenarsi per tutto il pomeriggio e tornò a casa la sera, per andarsi a coricare. Poco dopo entrarono in casa gli ospiti menzionati sopra e diedero il via a un party improvvisato. Reeves si svegliò, si lamentò del baccano ma rimase un pò con loro, bevve un bicchiere e si ritirò di nuovo, di cattivo umore.
Poco dopo si sentì un colpo di pistola singolo provenire dal piano di sopra e un grosso oggetto cadere per terra. Bliss fu il primo a correre di sopra dove vide Reeves a terra senza vita, a fianco del letto, una luger 9mm nelle vicinanze e uno schizzo di sangue sulla parete.
La polizia venne chiamata con un ora di ritardo. Sul perchè ci furono risposte vaghe date alla polizia: erano shockati, erano ubriachi, l'ora era tarda (??). La Lemmon si lasciò scappare, o forse venne solo frainteso dalla stampa, un "Andò a dormire dicendo 'Adesso mi sparo un colpo'" .
La faccenda si infittisce, soprattutto dopo una dichiarazione alla polizia di Fred Crane, non presente quella sera e amico di lunga data di Reeves. Crane disse che Bliss gli raccontò come andò veramente. Erano tutti al piano di sotto, tranne la Lemmon. Quando si sentì partire il colpo, la donna scese di corsa le scale gridando "Dite che ero qui giù con voi, dite che ero qui giù con voi!".
Le testimonianze di tutti i presenti erano una diversa dall'altra e piene di errori o incongruenze. Quando la polizia esaminò il luogo del delitto -a parte trovare due fori di pistola nel pavimento, coperti da un tappeto- determinò che Reeves si era tolto la vita con la luger.

La faccenda puzzava troppo e diverse teorie presero corpo. Una fu quella che vedeva la Lemmon come colpevole, o per volontà, gli sparò durante l'ennesimo litigio, non ne poteva più degli sbalzi di umore di un attore finito, o per un fatale incidente, mentre litigavano per la pistola. Che la donna fosse in qualche modo coinvolta, anche solo come testimone diretta, non c'è dubbio, ma la polizia non la incriminò in seguito.
Che Reeves si sia suicidato puntandosi la pistola alla tempia non è mai stato accertato al 100%. Prima di tutto non c'erano tracce, neanche una, di impronte sulla pistola e la polizia notò che era stata lucidata da poco tempo. Secondo, non venne ritrovata nessuna traccia di polvere da sparo sulla pelle di George, quindi, la pistola si sarebbe trovata a una certa distanza e non a contatto. Nessuna delle due cose però esclude o conferma il suicidio o l'omicidio.
Ulteriori teorie riguardano i Mannox. Una vorrebbe Toni come colpevole, perchè stanca di essere tradita con la Lemmon, più giovane, e essere stata messa da parte dopo averlo aiutato così tanto. Un altra vuole che  Eddie avesse assunto un killer per far fuori Reeves, perchè da tempo la moglie tornava a casa distrutta e in lacrime. Hum...poco credibile. L'unica cosa certa è che la luger venne regalata a Reeves da Toni, per difendersi dai maleintenzionati. Oltre alla pistola, negli anni, gli regalò una casa e una macchina.
La madre di Reeves, Helen Bessolo, non rimase mai convinta del suicidio del figlio e assunse l'avvocato Jerry Giesler e la Nick Harris Detective Agency. Il detective Milo Speriglio, ex dell'agenzia, prese infine il caso, montando uno scandalo sulle prime pagine dei giornali dichiarando con certezza che Reeves fosse stato ucciso. Tuttavia finì tutto in un nonnulla.
Con alta probabilità Reeves si tolse la vita, ma alcune testimonianze, la stampa insieme al detective Speriglio e qualche retroscena intorbidirono una storia chiara fin dal principio.
Nei decenni successivi, cinema, tv, stampa e letteratura hanno tutti dato una propria visione di come siano andate le cose, accusando con ferma certezza una persona piuttosto che un altra. Ultima accusa in ordine cronologico è quella del 1999 da parte del giornalista Edward Lozzi, venuto a sapere da un prete che nel 1983, poco prima di morire di alzheimer, Toni Mannox gli confessò che lei avrebbe ucciso Reeves e che erano anni che soffriva per questo suo peccato.
Se volete saperne di più, vi consiglio il film Hollywoodland, con Ben Affleck e Adrien Brody dove vengono ripercorse tutte le possibili teorie e se ne avanza infine una precisa.

-L'ultima risata-
E' piena la storia di omicidi camuffati da suicidi e molti di questi sono stati artefatti così male da portare al dubbio anche la persona meno influenzabile da cospirazioni, intrighi e complotti. Di solito questo tipo di "simulazioni" sono più utilizzate in omicidi a sfondo politico o finanziario, ma anche Hollywood ha registrato un paio di casi. Uno abbastanza celebre è quello che riguardò Thelma Todd, il suicidio meno credibile della storia.
Per chi non si ricordasse chi fosse Thelma Todd, ecco un velocissimo riassunto. Nacque nel 1906 nel Massachussets. Bionda, grandi occhi neri profondi, bellissima -in futuro la chiameranno la bionda alla crema-, durante l'epoca del muto ha modo di apparire in qualche film ma pochi istanti per recitare. Scopre grazie al produttore Hal Roach di avere un grande talento, quello comico. Nell'epoca del sonoro diventa presenza fissa nei film di Stanlio e Ollio, Harry Langdon, Charley Chase. Nel 31 Roach la mette in coppia con ZaSu Pitts per formare una coppia tutta al femminile in risposta a Stanlio e Ollio, per una serie di sketch. Nel 1933 viene sostituita da Patsy Kelly.
Il suo successo cresce a vista d'occhio e Roach la presta a diversi studios dove lavora con Buster Keaton, Joe E. Brown, Wheeler & Woolsey e i fratelli Marx. Nel 1931 si fidanza con il regista Roland West. Tre anni dopo aprono insieme il loro ristorante, Thelma Todd Sidewalk's Cafe, nei pressi di Santa Monica e Malibu. Il locale va alla grande, è meta di turisti e curiosi in quanto spesso frequentato da dive e divi amici della coppia.
La mattina del 16 dicembre 1935, Thelma viene trovata nel garage dell'edificio, all'interno di un'auto, morta per avvelenamento da monossido di carbonio. Suicidio chiarissimo, anche se all'inizio la polizia lo cataloga come un incidente, asserendo che la donna sarebbe rimasta chiusa per sbaglio nel garage, con la macchina accesa e il calore l'avrebbe fatta addormentare. Inoltre non c'è traccia del classico biglietto da suicida. Può succedere, questi artisti sono fragili e balle varie, quindi caso chiuso. E invece no perchè non c'è una singola cosa che quadri.

Prima di tutto la posizione del corpo. Thelma venne ritrovata sul sedile del passeggero della macchina e in
una posizione molto scomoda. Se uno si suicida, oddio, può farlo dove vuole, ma di solito lo fa al volante, e seduto in maniera comoda, rilassata. Secondo, i segni di violenza sul suo viso. Vennero ritrovate tracce di sangue sulla sua bocca e sul vestito. Segno che qualcuno l'aveva pestata per bene e forse poi messa li, nel garage. Terzo le scarpe. Per arrivare al garage, situato dietro al suo locale, Thelma avrebbe dovuto scendere una lunga scala impervia e coperta di terra. Ma, stranissimamente, le scarpe sono completamente pulite, senza la minima traccia di fango. Quarto, l'alcol in corpo. Una prima autopsia, prima e unica perchè il corpo venne cremato in fretta e furia, decretò che Thelma aveva nel sangue un tasso alcolemico altissimo. Era sbronza insomma e come avrebbe potuto fare quella scalinata se manco si reggeva in piedi? Ah, e indossando un tacco dodici, cosa che avevo dimenticato. Quinto, una impronta ignota ritrovata su tutta la macchina della Todd. Di chi è? Sesto, secondo la veloce autopsia, sarebbe morta soffocata durante la notte, ma allora com'è possibile che alcuni conoscenti l'abbiano vista alla guida della sua macchina, a tutta velocità, e con un uomo sconosciuto a fianco, verso le 5-6 di mattina?
Ripercorriamo ora la notte del 15 dicembre. Thelma passò la serata al Trocadero, un night al quanto famoso, al party di Stanley Lupino, babbo dell'amica e attrice Ida. Qui incontrò Pat DiCicco, noto gangster locale e suo ex. Nessuno però ricorda che tra i due ci sia stato nessun contatto a parte un veloce saluto. Unendo i pezzi sembra sempre più strano che si sia suicidata. E' andata al party, ha bevuto e qualcuno l'ha fatta fuori.
Come se non bastasse, amici e parenti, ricordano perfettamente quanto fosse una persona solare e felice della vita. Il locale andava bene e si stava per sposare con un ricco uomo di San Francisco. perchè avrebbe dovuto uccidersi?
Entriamo nel torbido. No, il locale non andava bene. C'erano diversi problemi fra cui quello principale era quello che perdeva soldi più di un'emorragia. Aveva anche chiesto soldi all'amica ZaSu, prestito che non fece in tempo a ripagare. Insomma aveva l'agenzia delle entrate con il fiato sul collo e una richiesta di bancarotta a cui mancava solo la firma. Ma basta questo per suicidarsi?
No, soprattutto quando ti arriva in soccorso un "amico". Los Angeles in quegli anni era imperversata da infiniti scandali riguardanti la polizia. Mazzette, corruzione, persone scomode che sparivano dal giorno alla notte, contrabbando, la città era in mano ai gangsters. Ed è uno di questi che si avvicinò a Thelma. Lucky Luciano le propose un affare, mettere una bisca clandestina al secondo piano del suo localino. Lei rispose con il più classico dei "dovrai passare sul mio cadavere". Fatto, avrà pensato Luciano.
Insomma il caso si chiude bell'e che qui. Molto probabilmente fu DiCicco che la ammazzò su ordine di Luciano e la polizia chiuse un occhio o anche due.
Morì all'età di 30 anni e nel testamento lasciò tutto alla madre e un dollaro a DiCicco. Sul letto di morte, si dice, che West abbia confessato di essere stato lui ad aver chiuso la porta del garage, senza accorgersi che Thelma era dentro. E senza aver sentito il rumore del motore? E lei non poteva spegnerlo? West rimase per molto tempo il maggiore sospettato, in quanto poche ore prima tutti i vicini avevano sentito una lite furibonda tra lui e Thelma, con urla e oggetti in frantumi. Addirittura c'è chi disse che era tutta una farsa, che la ragazza che urlava era una sosia, in modo che nel frattempo West tramortisse Thelma e la mettesse nel garage.

Infine un paio di curiosità. Una linea di dialogo di Monkey Business, uno dei suoi ultimi film con i fratelli Marx, recitava così: "Le possiamo sistemare la macchina, ma dovrà stare nel garage tutta la notte". DiCicco fu al centro di un altro scandalo due anni dopo. Lui, Wallace Beery (star della MGM) e Albert "Cubby" Broccoli (futuro produttore dei James Bond e cugino di DiCicco) avrebbero ammazzato di botte l'attore Ted Healy, nel parcheggio del Trocadero. I produttori MGM, fra cui Mannox (ben tornato!) sistemarono tutto. Beery sparì per un paio di mesi, partendo la sera stessa per un viaggio in Europa. Alla fine vennero accusati 3 studenti di college ubriachi.

Coming soon: Episode III: sex scandals.

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