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mercoledì 6 novembre 2013

Questione di tempo - About time di Richard Curtis

In anteprima mondiale a Locarno il 16 agosto.
In uscita nelle sale italiane il 7 novembre.

It's about time, era anche ora che Richard Curtis tornasse alla regia e soprattutto a scrivere una nuova commedia per il grande schermo. L'autore di alcune delle più riuscite romance e cult comedy inglesi dell'ultimo decennio, da Love Actually a Notting Hill al Diario di Bridget Jones fino a Mister Bean, torna a 4 anni di distanza dalla sua ultima divertente scorribanda per mari con la sua Radio Rock e lo fa con una storia sui viaggi nel tempo ma ancora di più sulla vita, sulle nostre scelte e sulla famiglia. Fantascienza o racconto generazionale?
Il giorno dopo una delle più brutte serate della sua vita, il giovane e impacciato Tim viene chiamato dal babbo nel suo studio. Deve rivelargli un segreto riguardante tutti i maschi della famiglia: una volta compiuti i 21 anni, cioè proprio il caso di Tim, iniziano a viaggiare nel tempo. Basta poco, un luogo buio, molta concentrazione e stringere i pugni pensando a un luogo del proprio passato, quindi non troppo in là e soprattutto niente futuro. Nonostante Tim pensi sia uno scherzo, ci prova e riesce a ritornare alla sera precedente, migliorandola decisamente. Essendo un ragazzotto per bene, non pensa di usare questo potere per soldi, fama o potere, ma semplicemente per trovare finalmente una ragazza e formare così una famiglia. Una volta trasferitosi a Londra incontra Mary, forse quella giusta.

sabato 9 febbraio 2013

Warm Bodies di Jonathan Levine


Warm Bodies streaming torrent
Nelle sale dal 7 febbraio.

Il modo peggiore di vendere un prodotto è renderlo oggetto di feroci pregiudizi e diffidenze: a chi si è occupato del marketing della trasposizione cinematografica di Warm Bodies, romanzo scritto da Isaac Marion, deve essere sembrata un'occasione ghiottissima quella di poterla accostare a un'altra famigerata trasposizione di grandissimo successo economico quale la saga di Twilight.
Stesso produttore, la Summit Entertainment, stesso concept di rielaborazione in chiave romantica di un mito del cinema horror, perfino l'approvazione dell'autrice Stephanie Meyer, innamorata del romanzo del collega!
Tuttavia, il rischio di scontentare tutti è altissimo: i detrattori della saga vampiresca e gli aficionados dello zombie movie, bene che vada, decideranno semplicemente di non vederlo, mentre le orde di teenager si ritroveranno per le mani qualcosa che non è esattamente ciò che gli era stato promesso.
Perché il pregio più grande di Warm Bodies è di non essere una copia carbone di Twilight.
La premessa è di quelle che fanno girare la testa (o qualcosa più in basso) ai fondamentalisti dell'ultra codificato genere: R è uno zombie che, sebbene non ricordi il proprio nome, conserva dentro di se un barlume di umanità e qualcosa che somiglia a un sentimento di rimorso nei confronti delle proprie pulsioni cannibalesche. Addirittura riesce a produrre, di tanto in tanto e grazie a enormi sforzi, dei suoni che sembrano parole. Si ciba del cervello delle proprie vittime per accedere ai loro ricordi ed avere una parvenza di vita e per non arrendersi alla propria condizione e diventare come le creature senz'anima affettuosamente ribattezzate Ossuti.
I pochi sopravvissuti all'apocalisse vivono barricati in una città fortificata da cui escono in piccoli gruppi solo per procacciarsi cibo e farmaci. E' durante una di queste pericolose gite che R divora il cervello di un malcapitato, acquisendone ricordi e sentimenti e innamorandosi, di conseguenza, della di lui fidanzata, Julie, al punto da salvarla dall'aggressione del branco e portarla con se. Per Julie che, essendo da sempre convinta dell'esistenza di una cura all'epidemia zombie, mal sopporta gli atteggiamenti da gestapo del padre, capo militare dei sopravvissuti, si presenta l'occasione di dimostrare la fondatezza delle proprie idee, nonché la possibilità di rivalsa nei confronti del genitore.
Cosa rendeva Twilight un film orribile?
I sentimenti strillati, le pose plastiche dei protagonisti, l'atteggiamento irrispettoso nei confronti del mito del Vampiro, la produzione sciatta e poco curata. Ma sopratutto la totale assenza di ironia.
Basterebbe dire che Warm Bodies non è nulla di tutto questo e chiudere la recensione qui, ma scendiamo nel dettaglio.
Innanzitutto, trattasi di pellicola fortemente auto ironica che non ha bisogno di stravolgere le caratteristiche  dello zombie, facendolo sbrilluccicare alla luce del sole, e che piuttosto scherza sui cliché del mostro, va detto non sempre in maniera intelligentissima ma concedendosi di tanto in tanto discese nello slapstick già percorso da altri (Shaun of the Dead). Essere una creatura ciondolante e verdognola non è né figo né degno di ambizione, non conferisce particolari abilità né offre prospettive desiderabili, anzi è piuttosto una condizione malinconica e degradante dal quale il protagonista tenta di sollevarsi tramite il più nobile dei sentimenti. Più Frankenstein che zombie classico, R è una creatura incompresa che anche quando riesce a tenere a freno i propri istinti resta un cadavere dagli occhi vitrei e la bocca sporca del sangue delle proprie vittime; i riferimenti alla tragedia di Romeo e Giulietta sono evidenti, come ogni amore impossibile che si rispetti, e si palesano nei nomi dei protagonisti e in una scena simbolo. 
Sorprende la bontà della produzione, nessun elemento denuncia la ristrettezza di budget (30 milioni di $) a parte alcuni effetti speciali digitali non esattamente riuscitissimi: buonissime la fotografia, la colonna sonora (a base di pezzi dei Guns 'n' Roses, Scorpions, Springsteen e Bob Dylan) e, sopratutto, le scenografie squisitamente desolanti e decadenti; decente la regia di Jonathan Levine, già autore dell'acclamato 50 e 50, che sebbene si conceda qualche ridondanza, non è affatto uno sprovveduto mestierante. Meritano una menzione anche le scelte di casting: se John Malkovich appare leggermente sprecato nella particina del padre padrone, i due giovani protagonisti convincono senza riserve, soprattutto Teresa Palmer. Evidentemente chiamata per la somiglianza con Kirsten Stewart, fortunatamente ne condivide solo l'aspetto e non le risibili doti recitative.
Qualcosa però non funziona, se nel già citato L'alba dei morti dementi l'equilibrio tra i vari registri era pressoché perfetto, in Warm Bodies spesso e volentieri la parodia e la love story tendono ad essere preponderanti nei confronti del dramma e dell'horror (quasi inesistente), conducendo la pellicola verso un finale a tratti accomodante e tutto sommato prevedibile. Sia chiaro, non si scade mai nella frase fatta stile Baci Perugina che contraddistingueva ogni singola battuta della saga vampiresca della Meyer, e considerato il target di riferimento è già tanto, ma resta un briciolo di rammarico per quello che aveva le potenzialità (non del tutto inespresse, brillante il ribaltamento di prospettiva e la scena madre del “sanguinamento”) per essere qualcosa di più di un buona teen rom-comedy.


mercoledì 25 luglio 2012

La memoria del cuore di Michael Sucsy


Nelle sale italiane dal 25 luglio.
A voler essere davvero cattivi e brevi, il commento che esce subito fuori di bocca a fine film potrebbe essere tipo: la solita romanticheria con Rachel McAdams che è la bella, eclettica, intelligente e difficile ragazza da conquistare e il divo teen di turno che fa di tutto per farci sentire brutti e poco romantici, noi uomini, e che alla fine la conquista al fotofinish. Per Diana, persino le locandine si assomigliano in questi film, guardare per credere.
Però sono bravo e per dovere di informazione e devozione a Rachel McAdams, scriverò qualche impressione aggiuntiva. Chicago, fuori dal comune, due sorprendentemente bellissimi giovani si incontrano per caso. Lui le chiede di uscire, lei accetta e bam, dopo un breve montaggio della loro relazione, quattro anni dopo sono felicemente sposati (con un matrimonio dentro un museo con i voti scritti sui menu del loro ristorante preferito). L'idillio finisce una sera, dopo un cinema, quando la loro macchina viene travolta da un camion e accartocciata contro un palo. Lui, Leo, sta bene, ma Paige ha riportato danni gravi alla testa e soprattutto al cervello.
Dopo un periodo in coma, ritorna in sè e purtroppo non ricorda più nulla della loro relazione. La sua memoria si è fermata a circa cinque anni prima, quando era ancora una ragazzina e viveva coi genitori, era fidanzata con un certo Jeremy e invece di essere un'artista rinomata, stava iniziando gli studi, sotto spinta del padre, per diventare avvocata. Leo per lei non è quindi nessuno e nonostante le provi che è suo marito, non vuole più stare con lui, ne ha quasi paura e preferisce tornare a casa dalla sua famiglia. Riuscirà il nostro energumeno a ricordarle il loro amore?
Letta così sembra più una commedia divertente, tipo Quel pazzo venerdì, o simile, piuttosto che un dramma sentimentale uscito (sembra ma non è così) dalla penna di Nicholas Sparks. Ed invece, passato un primo stage dove lei torna davvero una stupida adolescente con tanto di amiche urlanti e cotta per l'ex fidanzatino, il tono si fa un pò più serio e ne siamo felici.
Niente di nuovo, amore e amnesia vanno spesso a braccetto al cinema (a tal proposito mi viene subito in mente Un amore tutto suo con Sandra Bullock) e le similitudini con altri film sono molteplici, come dicevo in apertura, ma durante la visione mi è venuto un paragone flash con una pellicola recente, ben riuscita, che si presta perfettamente per una disamina di questa.
In Un amore all'improvviso, Erica Bana ha il dono incontrollabile/sventura di viaggiare nel tempo. Un giorno incontra sua moglie, Rachel McAdams (no!?), ancora bambina. All'inizio non vuole dirle chi è, per paura che possa condizionarla, ma dato che quel futuro già esiste, si rivela. Lei cresce con la convinzione che le cose andranno così, quello sarà il suo uomo, fine, non importa cosa accadrà, perchè sa che tutto quello avverrà. Ecco qui, a parte lei che in entrambi i film è un artista che lavora tutto il giorno nello studio attiguo casa, le cose sono totalmente inverstite. Leo fa una sorta di viaggio nel tempo in un mondo dove lei è intrappolata mentalmente per poterla, di nuovo, fare innamorare di sè. Mentre nell'altro film era un compito assai semplice, questa volta è complicatissimo. Lei sa che si tratta di suo marito e che lo amava, ma sta parlando di un altra Paige, che è esistita ma al contempo non è ancora "nata", lei è quella ragazza anni prima. Un tipo di ragazza che non si metterebbe mai con Leo, perchè troppo diversi, provenienti da ambienti molto differenti. Questa Paige è ancora succube del padre e legata agli ambienti ricchi dove è cresciuta, deve ancora compiere tutte quelle esperienze che la cambieranno.
Insomma da artista con la testa sulle nuvole, diventa una fighettina con tailleur e tinta bionda più interessata ai soldi e ai beni materiali piuttosto che alla salvaguardia degli animali (diventa pure vegetariana) o alla naturalezza e la bellezza interiore delle persone.
A complicare le cose ci si metterà quindi anche la famiglia che ha una seconda possibilità di manovrare la propria figlia e non permetterle di buttare ancora una volta via gli studi di legge per andare a fare sculture con il polistirolo o altri materiali simili. Perciò faranno di tutto per allontanarla da lui e magari proporgli di divorziare.
Se è giusto lamentarsi per l'infinità di capitoli dedicati ai super eroi (genere maschilista) è giusto quanto meno sbuffare per l'ennesimo rom-com o dramedy, come volete chiamarlo, di questo genere. Storie d'amore che vivono di dramma e film con medesima struttura, in cui è impossibile non azzeccare il finale. Sucsy è abile dietro la macchina da presa, aiutato da una meravigliosa Chicago e ha imparato molto bene la lezione dai precedenti esempi. Un finale forse affrettato (guai superari sti 95-100 minuti) e carico di retorica, gli abbassano un pochettino il voto.
Compito ingrato quindi per il buon Channing Tatum, qui scultoreo (e chiappe al vento per le sue fans), sia fisicamente che espressivamente, e a tratti gorillesco, ormai sempre più affermato come co protagonista di questo genere di film con questo target di pubblico. Niente male per uno che era nato come modello di intimo e aveva continuato con il riprovevole Step Up. Però ecco, avendolo visto e bene in 21 Jump Street, sappiamo che doti recitative ha, che le sfrutti.
Mentre Rachel McAdmas è una brava attrice, lo sappiamo, anche se quesit ruoli, troppi!, li fa ormai con il pilota automatico. E' il solito medesimo ruolo. Potrebbero usare scarti degli altri suoi film e lei potrebbe evitarsi la produzione e le riprese e magari concentrarsi su qualcosa di meglio. Nel cast anche i redivivi Sam Neill e Jessica Lange (già diretta dal regista in Grey gardens).
In definitva o questo o un altro film della serie non cambiano molto. Leggetevi il retro del DVD o una breve sinossi e scegliete quello che per singole, piccole modifiche vi aggrada di più. In fondo, seppur simili sono sempre, seppur costruiti con un obbiettivo preciso, guardabili e vi faranno passare un oretta e mezza con la vostra fidanzata in maniera piacevole. Se invece siete soli, bà, prendete nota come si fa a essere dei romanticoni e commuovetevi un pò.