domenica 11 agosto 2013

A Locarno sono arrivate le dive - Faye Dunaway e Anna Karina


Pranzo con Faye Dunaway e cena con Anna Karina. Niente male come programma. Nella giornata del 9 agosto, sono arrivate a Locarno due dive con la D maiuscola. Due esponenti, due volti di due mondi cinematografici totalmente differenti. Una bionda e l'altra mora, una americana e l'altra francese, una cresciuta con il metodo di Strasberg e Stanislavksij e una co-fondatrice della Nouvelle Vague, una è una creatura da palcoscenico ancora oggi e l'altra quasi una bambina, timida e fragile. Faye Dunaway e Anna Karina non potrebbero essere più diverse.

Ore 10.30 Conversazione con miss Faye Dunaway. Tutte le dive però, si sa, si fanno aspettare e la mitica Bonny di Gangster Story si è presentata con un piccolo ritardo di 90 minuti (per non so quale motivo). Bodyguard al seguito (un vero pirla, lasciatemelo dire), radiosa, attenta alle luci, a che lato mostrare ai fotografi, ha sollevato uno scroscio di applausi di un pubblico per nulla deluso dalla lunga attesa.
Durante la lunga intervista condotta da Carlo Chatrian, sono stati toccati diversi punti della sua carriera. Si è partiti come di consueto dall'infanzia, passata tra la campagna e i prati della Florida, un elemento che l'ha avvicinata molto proprio al personaggio di Bonny Parker, per poi passare ai primi passi in teatro, insieme niente meno che a Marlon Brando, definito "divino".
Tanti gli uomini nella sua carriera e tutti o quasi talenti irraggiungibili nella storia del cinema. Primo di tutti Warren Beatty, ovvero Clyde, che assemblò pezzo per pezzo Gangster story, scegliendo regista, sceneggiatore, interpreti. "Warren era un uomo molto affascinante, oltre che un bravissimo attore, ma la cosa che lo rende davvero seduttivo è l'intelligenza". Poi Lumet e il nuovo modo di fare cinema, fatto di ritmi alti, dialoghi serrati, "sennò perdi il pubblico. Adesso ad esempio un maestro in questo senso è David Fincher. Lo adoro, ho visto Zodiac 21 volte e prendo sempre nota con un taccuino".

Appunti per la sua nuova professione. Infatti vuole diventare regista e portare finalmente su grande schermo il film su un personaggio che lei ama moltissimo, Maria Callas. Un progetto nato anni fa, quando a teatro interpretò una pièce ispirata alle lezioni americane tenute dalla cantante. "Ho accettato di interpretarlo solo a patto che mi venisse concessa la possibilità di comprare i diritti, non per avere il controllo assoluto, ma per scegliere il giusto team. Lo studio ha bloccato tutto. A volte prendono decisioni terribili, perciò ho acquisito i diritti con i miei soldi".

Una discussione molto divertente e appassionata condita da tanti strafalcioni e gaffe dovute al jet lag, come quando, più tardi, nella serata in Piazza Grande, ha ricevuto un premio ed ha tenuto un breve discorso conclusosi con un divertente equivoco. Nel ringraziare Chatrian, che ha visto diverse volte per tutta la giornata, si è rivolta a tutt'altra persona. La regina delle gaffe.
A miss Dunaway è stato consegnato il Leopard Club Award, alla sua prima edizione, e il festival in suo onore ha proiettato Quinto potere di Sidney Lumet e durante il pre-festival Chinatown di Roman Polanski.

Raggiungere Anna Karina non è stato semplice. La conversazione con l'icona della Nouvelle Vague si è tenuta al PalaVideo (mentre tutte le altre di solito si tengono allo Spazio Cinema), un grazioso cinemino situato in cima a una montagna. No scherzo, però situato nella parte alta della città di Locarno, dopo una bella scarpinata. Prima di poter sentirla e vederla e farle domande, è stato proiettato Anna di Pierre Koralnik, un musical prodotto per la tv francese con musiche e testi di Serge Gainsbourg. Piccola nota: non aveva sottotitoli, di nessuna lingua e siccome il mio francese è ... molto limitato, ho capito molto poco, perciò non dirò altro sul film.
Questo era solo un presagio per la conversazione tenuta in seguito, tutta in francese e senza nessuna traduzione. Dopotutto quasi l'intera la sala era francese, perchè persino i giornalisti italiani hanno dato forfait preferendo altro all'impervia salita (peggio per loro).
Anna è spuntata dal nulla, da sola, senza sicurezza, senza un codazzo di gente attorno. Con in testa un cappello di paglia e dei jeans da ragazzina, ha fatto il suo ingresso in sala. Che emozione scambiare un paio di sguardi con lei mentre ancora nascosta, era imbarazzata dalla presentazione di Roberto Turgliatto, conduttore dell'evento. E sembrava di vedere una bambina, un po' timida, un po' fragile e non quel pilastro del cinema francese quale è, quella ragazza di cui mi sono innamorato, io come tanti, grazie ai film di Godard, Visconti e Varda.
Ha risposto alle tante domande di Turigliatto e dei suoi fans curiosi, ha ricordato com'era lavorare con il fidanzato Godard, com'era vivere la Nouvelle Vague da dentro e da protagonista, ma anche come conobbe Cukor, con cui realizzò Rapporto a quattro, del Giappone, dove tutte si vestivano come lei nei suoi film durante gli anni 60 e dei suoi progetti futuri. Ho capito qualcosa, non tutto purtroppo, per il resto mi sono goduto l'esperienza. 
In seguito si è fermata per lasciare qualche autografo e io sono riuscito a farmi firmare la copia in DVD di Vivre sa vie mentre lei mi diceva "Lascialo asciugare mi raccomando!" per paura che il pennarello non reggesse sulla carta lucida. Stupendo, meritava proprio tutta la scarpinata.
Locarno le rende omaggio in questi giorni con la proiezione di Bande à part di Godard, Lo straniero di Visconti, Rapporto a quattro di Cukor e il suddetto Anna.

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