Si aprono in bellezza questi
nostri (pochi) giorni al Festival del film di Locarno. La prima tappa
è dedicata a The Dirties del giovanissimo Matt Johnson, uno
studente di cinema canadese che si era fatto notare in patria con una
web series e un piccolo cortometraggio sbarcato al Toronto
International Film Festival. Ed è proprio l'esperienza al Talent Lab
del TIFF che gli ha dato l'idea per un lungometraggio.
The Dirties è la
storia di Matt (interpretato dal regista) e Owen, due studenti del
liceo che trovano nell'amicizia reciproca un rifugio contro le
angherie dei bulli. Matt in partiolare è un grandissimo appassionato
di cinema, e insieme all'amico del cuore dedica tutto il suo tempo
libero alla realizzazione di piccoli film. Il loro ultimo progetto,
The Dirties, è la storia di due poliziotti che cercano di liberare
la città (la scuola) da una banda di pericolosi criminali (i bulli,
o "dirties"). Ma il progetto scolastico sfugge loro di
mano.
The Dirties è uno di quegli
esordi fulminanti che non capitano proprio tutti i giorni, un ottimo
film ma soprattutto un lungometraggio sorprendentemente complesso per
un regista così giovane e culturalmente distante da determinate
tematiche.
Almeno all'apparenza, la
forma è quella tipica e abusatissima del mockumentary, in questo
caso la finta ricostruzione della vita di una scuola qualsiasi
attraverso la vita di due ragazzi qualsiasi, pedinati in
continuazione da un'invadente telecamera a mano. Ma la trovata
geniale sta proprio qui, in questa telecamera a mano che è allo
stesso tempo elemento interno alla scena ed esterno ad essa,
qualcosa che i personaggi non possono percepire ma a cui Matt si
rivolge direttamente creando un interessante effetto straniante (Matt
parla a un certo Jared, che nella realtà è il suo direttore della
fotografia), o un cortocircuito narrativo che sposta continuamente il
film dal piano del mockumentary a quello della fiction pura e
semplice, con risultati che ricordano molto Il Cameramen e
l'assassino di Belvaux, Bonzel e Pooelvorde (C'est arrivé
près de chez vous, 1922).
E sul piano della fiction The Dirties funziona alla grande, osservare i due protagonisti alle prese con il cortometraggio è infatti assolutamente spassoso, soprattutto grazie all'esuberantissimo Matt, deciso ad infarcire ogni scena del suo film e ogni situazione di vita reale con le più disparate citazioni cinematografiche, da Essere John Malkovich di Spike Jonze a Irreversible di Gaspar Noe. Una deliziosa leggerezza che crea un contrasto forte ed estremamente efficace con tutta la seconda parte, in cui il dramma e i fatti di cronaca irrompono prepotentemente ma con il giusto tatto, lasciando lo spettatore confuso e rintronato, testimone impassibile e in un certo senso complice di quello che avviene sullo schermo.
E sul piano della fiction The Dirties funziona alla grande, osservare i due protagonisti alle prese con il cortometraggio è infatti assolutamente spassoso, soprattutto grazie all'esuberantissimo Matt, deciso ad infarcire ogni scena del suo film e ogni situazione di vita reale con le più disparate citazioni cinematografiche, da Essere John Malkovich di Spike Jonze a Irreversible di Gaspar Noe. Una deliziosa leggerezza che crea un contrasto forte ed estremamente efficace con tutta la seconda parte, in cui il dramma e i fatti di cronaca irrompono prepotentemente ma con il giusto tatto, lasciando lo spettatore confuso e rintronato, testimone impassibile e in un certo senso complice di quello che avviene sullo schermo.
The Dirties torna su
impostazioni stilistiche preconfezionate (il mockumentary) e
riaffronta tematiche già viste in tanti film (la violenza nelle
scuole), ma lo fa con uno stile fresco e genuino, trattando tematiche
molto spinose con grande intelligenza. Notevoli anche le
interpretazioni, in particolare quella dello stesso Johnson, che si
muove con grande naturalezza anche davanti alla telecamera, forse
perché si limita ad interpretare se stesso.
Un altro giovanotto da
tenere d'occhio.
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