Nelle sale dal 21 agosto
L'estate 2013 si sta
rivelando davvero un periodo d'oro per l'horror hollywoodiano, almeno
dal punto di vista degli incassi. Dopo il sorprendente successo di La
notte del giudizio è la volta di The Conjuring, con un successo di
critica e pubblico molto più grande (oltre 40 milioni nel primo
weekend e 100 complessivi) ma probabilmente meno inaspettato. Dietro
la macchina da presa c'è infatti James Wan, il giovane regista che
si era fatto notare con Saw e aveva ottenuto una piccola
consacrazione con il discreto Indisious.
Insomma ad attendere The
Conjuring erano in tanti, e visto che con tutti i suoi difetti
Insidious mi aveva divertito come non mi capitava da tempo, in mezzo
mi ci metto anche io.
Ed e Lorraine Warren
(Patrick Wilson e Vera Farmiga) sono due celebri esperti del
paranormale. Lorraine in particolare ha la capacità di percepire
chiaramente le presenze demoniache, un dono che permette ai coniugi
di effettuare studi sul campo e di praticare occasionali esorcismi.
Proprio durante uno di questi riti Lorraine subisce un terribile
shock che spinge Ed ad abbandonare le ricerche, ma quando la famiglia
Perron (la madre è interpretata da Lily Taylor) bussa alla loro
porta implorando aiuto Lorraine si sente pronta a ricominciare.
Patiamo subito dalle note
dolenti:
L'insopportabile "tratto
da una storia vera", non se ne può veramente più. Perché ? A
che serve ? Immagino sia un mezzuccio per rendere più reale e
spaventoso quello che sta per accadere sullo schermo, ma dubito
seriamente che funzioni davvero, e soprattutto dubito che al giorno
d'oggi ci sia una fascia consistente di pubblico che crede ad
un'anonima didascalia appiccicata su tutti gli horror (a parte i 5
ragazzini deficienti seduti davanti a me). Senza considerare che
queste "storie vere" aprono la strada a prequel, sequel (si
vocifera già di un The Conjuring 2) o remake che non hanno alcun
senso (The Haunting in Connecticut 2 che non è ambientato in
Connecticut).
Da qui mi collego al secondo
punto, la trama e i personaggi. Forse proprio per aderire al modello
della "storia vera" le trame delle ghost story ad "alto"
budget sono tutte fastidiosamente standardizzate, praticamente dal
1979 non facciamo altro che rivedere variazioni sul tema di
Amityville Horror.
E
L'Evocazione non è da meno, fin
dai primissimi fotogrammi ci viene presentata una vicenda
omologatissima che poi procede nella direzione più prevedibile
attraverso una selva di cliché narrativi e stilistici. La variazione
sul tema in questo caso è la narrazione poco lineare, che nella
prima parte del film alterna senza soluzione di continuità finte
immagini di repertorio dei coniugi Warren e scene ambientate nella
casa dei Perron, dove le presenze iniziano a manifestarsi. Un modo
semplice ma comunque efficace per portare lo spettatore nella storia
senza sacrificare troppo il ritmo, peccato la narrazione parallela
sia gestita in modo troppo rozzo e confusionario.
Su
questa esile struttura si muove un gruppo di personaggi assolutamente
intercambiabili e interpretati con pochissimo trasporto. Mentre Vera
Farmiga si limita a fare presenza, Patrick Wilson sfoggia tutta la
sua gamma di espressioni: corrucciato e totalmente apatico. Il resto
è una galleria di volti più o meno anonimi che purtroppo si
dimenticano in fretta, a parte la ritrovata Lily Taylor che per
volere di trama ha l'occasione di offrire un'interpretazione
leggermente più intensa, anche grazie all'aiuto degli effetti
speciali.
L'ultimo
dei problemi ma non per questo il meno grave sono i cliché e tutte
quelle situazioni tipiche dell'horror hollywoodiano contemporaneo. In
The Conjuring c'è di tutto, dai classici "jump scare"
senza sentimento alle scene alla paranormal activity, come il
poltergeist che trascina la vittima per casa tirandola per i capelli
e che viene fermato con un banalissimo paio di forbici.
Quello
che salva questo potenziale disastro dal naufragio e dal conseguente
oblio è la regia di James Wan, che zitto zitto e con molta
discrezione si lascia andare quasi subito ad una serie di virtuosismi
registici piazzati qua e là lungo tutta la pellicola. Come quel
piccolo piano sequenza sulle note di Time of the Season che segue i
Perron nella nuova casa durante le prime fasi del trasloco, o quella
fantastica sequenza di salti sulla sedia che parte in giardino con un
lenzuolo svolazzante, arriva all'interno della casa e si conclude con
una terrificante scena sul letto di mamma Perron. Una concatenazione
di eventi che muove il punto di vista attraverso un percorso da un
punto all'altro della casa, un trucchetto che Wan sfrutta spesso nel
corso del film, di solito per seguire parallelamente due situazioni
che si stanno svolgendo nello stesso momento. A questo si aggiungono
tutta una serie di inquadrature poco convenzionali, lente zoomate indietro e voli pindarici della macchina da presa che
riescono a dare al tutto un grande dinamismo.
Insomma
The Conjuring è la conferma che Wan dietro la macchina da presa ci
sa fare. Magari qualche scena ha l'aspetto di un esercizio di stile
gratuito e un po' fine a se stesso, ma il risultato è quasi sempre
sorprendente, ed è davvero raro trovare questo tipo di creatività
fuori dai confini del cinema indipendente. Quello che gli manca è un
buon sceneggiatore a cui affiancarsi, qualcuno che sappia indirizzare
e valorizzare questo talento costruendo trame e situazioni meno
ovvie, insomma qualcuno che non venga da roba come Baywatch Night o
il remake di La Maschera di Cera.
Nonostante
tutto quindi, The Conjuring è una gradevole tuffo nel passato, un
riuscito e divertente omaggio agli horror classici che galoppa a
ritmo sostenutissimo e accontenta quasi tutti, chi cerca lo spavento
facile alla Paranormal Activity e chi invece preferisce godersi una
sequenza ben costruita e più raffinata. Un ottimo prodotto
d'intrattenimento nel panorama desertico degli horror estivi.
Nota a margine: nella colonna sonora compare anche In the room where you sleep, scritta e cantata da Ryan Gosling.
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