venerdì 19 ottobre 2012

Killer Joe di William Friedkin

Nelle sale dall'11 ottobre

Dopo una pausa di sei anni dall'ultimo film, il regista di colonne portanti del cinema americano come L'esorcista, Il braccio violento della legge e Vivere o morire a Los Angeles torna dietro la macchina da presa alla bellezza di 77 anni per dirigere l'adattamento di una pièce teatrale di Tracy Letts, che interviene direttamente nelle vesti di sceneggiatrice come era già successo per Bugs.
Gli Smith sono una famiglia modello del torrido Texas, Chris (Emile Hirsch), il figlio più grande, dopo essersi rovinato con un allevamento di conigli è diventato un piccolo spacciatore di droga e vive ancora con una madre che detesta. Il padre Ansel (Thomas Haden Church) si è risposato con Sharla (Gina Gershon) che però lo tradisce con un altro uomo, con loro vive Dottie (la junonica Juno Temple) la sorella più piccola di Chris, una ragazzina terribilmente ingenua e tontolona che soffre di una strana forma di sonnambulismo. A smuovere queste acque stagnanti e puzzolenti è proprio la madre di Chris, che un giorno decide di vendere tutta la droga del figlio per dare una restauratina alla sua vecchia auto. Chris rimane quindi in balia degli strozzini, ma qualcuno gli da un'idea, assumere un killer professionista per eliminare la madre e intascare i soldi dell'assicurazione sulla vita. Così, d'accordo con il resto della famiglia, assume il glaciale “Killer” Joe Cooper (Matthew McConaughey), che accetta il lavoro ad una sola condizione, finché gli Smith non potranno permettersi di pagarlo lui terrà con se la giovane e innocente Dottie, e gli Smith accettano...
Dopo aver bazzicato per anni il genere poliziesco Friedkin decide di analizzare l'altra faccia della medaglia con un incursione molto personale nel noir (qualcuno ha giustamente pensato a Double Indemnity) e soprattutto nel pulp, e in effetti la struttura di Killer Joe da questo punto di vista non potrebbe essere più classica, c'è il malloppo, l'assicurazione, l'intrigo familiare e il killer spietato che si lascia sedurre da una femme fatale piuttosto anomala. Quello che c'è di nuovo, o perlomeno di diverso, è la forma e il modo con cui questa storia classica viene raccontata, prima di tutto nei personaggi, un disgustoso quanto delizioso concentrato di tutte le peggiori qualità che i protagonisti di un racconto noir contemporaneo potrebbero avere, un inno al patetismo e alla mediocrità. Ed è appunto disgusto quello che si arriva a provare nei confronti degli Smith, che fin dalla prima scena in cui compaiono tutti insieme non fanno altro che imprecare, minacciare, insultare e pugnalare alle spalle. Chris tanto per cominciare, che si indebita nel più idiota dei modi e poi non si fa scrupoli a vendersi la sorella per far assassinare la madre. Subito dopo viene il padre, l'incarnazione del patetico, un manichino impassibile che accetta di buon grado ogni forma di prepotenza.
Nemmeno la purissima Dottie sembra salvarsi, forse perché pura in realtà non lo è stata mai, o forse perché è proprio l'incontro con Joe a corromperla definitivamente dopo che aveva resistito tanto a lungo in un nucleo familiare così profondamente nocivo. Paradossalmente invece è proprio Killer Joe a uscirne meglio, certo svolge un lavoro deprecabile e ha un rapporto poco sano con la sessualità, ma al contrario degli altri è dotato di una sua morale e di un personalissimo concetto di giustizia, persino il suo morboso rapporto con Dottie può essere letto come il desiderio di normalità e purezza, il tentativo di creare un nucleo familiare “sano”.
E la forza di Killer Joe sta proprio qui, nel riversarci in faccia tutto questo lerciume in una prima parte che procede senza troppi scossoni come nel più classico dei thriller, nell'accumulare tensioni che finalmente esplodono nel più grottesco e imprevedibile dei modi, soprattutto grazie ad una sceneggiatura fantastica che improvvisamente rompe la routine e la staticità che si erano create, sorprendendoci esattamente come accade a Chris, che rimane a bocca aperta davanti a un bagagliaio aperto su una realtà che fino a quel momento sembrava più distante e irreale che mai. E poi c'è quel finale, quegli ultimi minuti di delirio totale dove tutto quello che abbiamo visto fino a quel momento viene ulteriormente esasperato (chissà se sghignazzerete come me quando capirete il perché di quella locandina...), in un tutti contro tutti dove ognuno dei personaggi riesce veramente a tirare fuori il peggio di se. Una sequenza tragicomica che passa dal disturbante all'esilarante nel giro di poche inquadrature, e mi ha lasciato così, senza parole e con una bella risata un po' colpevole, come non mi capitava da un sacco di tempo.
Matthew McConaughey è pazzesco, leggendo le ottime recensioni post Mostra del Cinema di Venezia temevo che i vari critici e spettatori si fossero fatti prendere dall'entusiasmo, come capita spesso quando un attore generalmente poco apprezzato esce dal suo solito ruolo e si lancia in qualcosa di più impegnativo, invece le lodi sono tutte meritate, anche solo per il fantastico accento da texano e quello “sguardo che fa male”, dovrebbero fargli fare solo questo. Altrettanto grandioso il resto del cast, anche se a spiccare sono senza dubbio lo spassosissimo Thomas Haden Church e la provocante Juno Temple (non avrei mai pensato che un'attrice inglese potesse tirare fuori un accento del sud così naturale).
Un peccato e una vergogna che un film di questa portata sia arrivato solo in una manciata di sale.

4 commenti:

  1. Dite a "Una fonte attendibile" che il padre di Chris se ne frega bellamente del figlio. Decide di uccidere la ex solo per il ritorno economico, e non per aiutare Chris che ha sul collo il fiato dei creditori.

    Ditegli anche che Joe ha promesso di scuoiare sia il vecchio che la zoccola se non l'aiuteranno a impedire che Chris porti via Dottie.

    Ditegli che il padre di Chris in più di un'occasione dimostra di non avere la minima spina dorsale. Cioè, si fa mettere i piedi in testa dal figlio stesso, figuriamoci se non si lascia convincere ad aiutare Joe nell'uccisione di Chris...

    Ah, ditegli pure che Dottie è completamente scema, ma che pure ha anticipato la sua esplosione di follia dicendo qualche scena prima che "le cose andrano male, se mi fate arrabbiare"...

    Io non glielo posso dire perché sennò voi stronzi mi fate bannare pure l'ultimo fake.


    Buona rece, Intr. Il finale tronco mi ha spiazzato, ma più ci penso, più l'apprezzo.

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    1. Praticamente devo spiegargli tutto il film, e chi mi paga ?
      Il finale è pura poesia.

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  2. ROTFL


    @Una fonte
    E vieni qua, a discutere! Io là non posso venire.

    Comunque:

    Di Gargaros me ne frego, le cose che dice mi potevano essere chiare ma il film comunque non mi piace.

    Leggendo i tuoi post nella discussione su GV non ho trovato frasi inerenti la comprensione. Anzi, m'è parso che le tue critiche nascessero da una incomprensione totale. La prova è il fatto che hai trovato assurdo il finale col padre che vuole il figlio morto: è chiaro che non sei riuscito a seguire sia la psicologia del personaggio (cioè il padre) sia l'andamento della trama (Joe dice che se non lo aiutano, avrebbe ammazzato sia lui che l'adultera moglie).

    Ecco perché ho "spiegato" un po', e ironicamente, sia chiaro. Intrinseco ha solo risposto con la stessa ironia.

    Se il film lo hai capito, eppure non lo aprezzi, allora bene. Ma ripeto che non l'ho letta questa comprensione... Mi sei sembrato uno che sia riamsto deluso perché è andato a vedere una commedia eppure pensava che fosse un dramma. Non so se mi spiego...

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  3. PS

    Non potete attivare i tag? Almeno quello per i quote...

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