Nelle sale italiane dal 31 ottobre.
Una delle trilogie più espanse della storia del cinema e una delle più amate, giunge finalmente alla suo conclusione e lo fa nella maniera più degna e forse consona. Abbiamo conosciuto Jesse e Celine 18 anni fa, su un treno per Vienna. Due ventenni in viaggio, uno con una relazione amorosa andata male da dimenticare e l'altra di ritorno a Parigi dopo essere andata a trovare la nonna. Jesse doveva passare la notte a zonzo per la capitale austriaca e convinse Celine a tenergli compagnia. Tra i due scattò immediatamente un notevole feeling e riuscirono ad aprirsi totalmente, conversando di tutto dalla filosofia all'amore fino alla propria famiglia, ai propri problemi più personali. Si re incontrarono per caso nove anni dopo in una libreria parigina, la mitica Shakespeare and Company, e passarono insieme una giornata, riaccendendo quell'amore interrotto nato nel loro primo fortuito incontro. Li avevamo lasciati quindi nella stanza di lei, in un finale aperto e perfetto, forse anche conclusivo per certi versi. Oggi, dopo altri ulteriori nove anni, li ritroviamo in Grecia, in vacanza, ormai quarantenni, con due figlie e una relazione e un legame ormai consolidato capace di andare oltre le imperfezioni altrui, i bisticci e i rimpianti che inevitabilmente si sono creati nel corso di un ventennio. Ancora un giorno con loro, fino alla mezzanotte, l'ultimo...forse.
Già, li avevamo lasciati trentenni, con vite ancora separate, sfioratisi un paio di volte senza mai vedersi dopo quella promessa non mantenuta a Vienna. E' passato quasi un decennio eppure non sembra passato un giorno. Il trio Linklater-Delpy-Hawke torna, cresciuto, a mettersi a nudo e a parlare a una nuova generazione e soprattutto a quella stessa cresciuta con il film.
Se il primo capitolo, Prima dell'alba, poteva piacere ai giovani, con la sua idea dell'incontro romantico all'estero e i protagonisti immersi in dialoghi "immaturi" sulla vita e il futuro, il secondo capitolo Prima del tramonto, incontrava invece il gusto dei trentenni, che da poco hanno messo la testa a posto, hanno messo su famiglia, comprato casa e hanno un lavoro stabile, e che talvolta ricordano il passato, la gioventù, re incontrando pezzi della propria vita, questo ultimo si rivolge a quelle coppie consolidate da tempo dove l'amore e la passione forse lasciano il posto alla noia, alla monotonia, a una famiglia che chiede sempre più attenzione e tempo e dove i sogni non hanno più molto spazio.
Così Jesse ripensa ad alta voce alle scelte che ha fatto nella sua vita, che hanno inevitabilmente influenzato quella di Hank, il figlio avuto durante il precedente matrimonio, a cosa ha sbagliato, cosa è andato storto, nonostante la sua vita con Celine e le bambine sia felice e lo faccia sentire realizzato, e cosa potrebbe fare ora, prima che sia troppo tardi. Mentre Celine si sente legata (ricordiamo che lei anche a 41 anni è pur sempre quella femminista libertina che abbiamo conosciuto negli anni) e sfruttata, o non ripagata abbastanza, dalla sua famiglia e quando potrebbe accettare un lavoro che ha sempre sognato, si rende conto di non poter cambiare tutto, è piena di dubbi, e se la prende con il suo partner e la sua vita.
Come è cambiato il mondo in questi diciotto anni e come sono cambiati i due protagonisti, anche se non vogliono ammetterlo, e come cambiano gli argomenti delle loro interminabili chiacchierate, come cambiano gli obbiettivi, quante volte si finisce a ripensare a quello che è stato.
In che modo sarebbe andato il loro incontro sul treno se fosse avvenuto oggi, nell'epoca dell'internet mobile, dei social network di Whatsapp e di Skype (citato proprio da una giovane coppia non tanto dissimile dai vecchi Jesse e Celine)? E cosa accadrebbe se si incontrassero oggi, 40enni e sposati? Sono queste le domande centrali della prima parte del film, attorno a una tavolata dove sono rappresentate, oltre a diverse nazionalità (la Grecia, gli Stati Uniti, la Francia, il Galles, sembrano le Nazioni Unite), diversi tipi di amore in diverse età della vita. Dall'amore estivo del piccolo Hank a quello dei due ragazzi ventenni, rimasti in contatto proprio grazie alla rete e ritornati insieme dopo un anno, dall'unione di lunga data tra Stefanos e Ariadna e quello tutto particolare tra Jesse e Celine, fino a Patrick e Natalia, giunti soli al traguardo della vita ma non per questo intenzionati a rimanere soli.
Il capitolo più riflessivo della trilogia è co-firmato dai due attori principali che nella righe della sceneggiatura e dei dialoghi mettono molto di se stessi e ancora una volta creano una coppia realistica e genuina. Sembra di spiare le chiacchiere di una coppia matura in giro per le stradine della Grecia, recitate senza sforzo e senza stacchi -ogni macro sequenza ha una durata media di 10-12 minuti fino al culmine nella stanza, dove fra stacchi vari, la sequenza dura 30 minuti- nel pieno stile dell'intera trilogia. E' come se la telecamera si fosse spenta solo per un attimo e non per nove anni.
Spontaneità, genuinità, realismo, sono tutti aggettivi che si sposano alla perfezione con questa trilogia e questo ultimo capitolo, ma che stridono ai me, con un finale fin troppo positivo che piacerà di sicuro molto ai fans e a chi si è affezionato alla coppia durante l'intera saga, ma che cozza seriamente con quella che era l'anima del progetto fino a quel punto. Perdonabile però.
Before midnight è quindi il capitolo finale che tutti ci aspettavamo, degna conclusione di una storia ventennale nata per caso (autobiografica del regista stesso). Riprende da dove aveva lasciato, con i suoi dialoghi profondi e normali allo stesso tempo, ritrova due esseri umani, prima che personaggi di finzione, cresciuti e leggermente cambiati e ci lascia con la stessa carica emozionale e la stessa intensità del primo capitolo. Varia da persona a persona il livello di profondità che questa saga raggiunge sotto pelle, ma di sicuro lascia qualcosa e non lascia indifferenti durante i tanti argomenti toccati.
Un progetto unico all'interno del panorama cinematografico, ma non l'ultimo, su questo genere, nella carriera di Linklater. Entro due infatti termineranno le riprese di Boyhood, il suo personalissimo e particolarissimo film iniziato nel 2002. Segue l'adolescenza di un ragazzino (il cui padre è Ethan Hawke) durante il corso degli anni e per realizzare un lavoro corretto, Linklater lo ha girato durante gli ultimi undici anni, e i prossimi due, seguendo sempre lo stesso ragazzino e la sua reale crescita. Chissà cosa uscirà questa volta.
Già, li avevamo lasciati trentenni, con vite ancora separate, sfioratisi un paio di volte senza mai vedersi dopo quella promessa non mantenuta a Vienna. E' passato quasi un decennio eppure non sembra passato un giorno. Il trio Linklater-Delpy-Hawke torna, cresciuto, a mettersi a nudo e a parlare a una nuova generazione e soprattutto a quella stessa cresciuta con il film.
Se il primo capitolo, Prima dell'alba, poteva piacere ai giovani, con la sua idea dell'incontro romantico all'estero e i protagonisti immersi in dialoghi "immaturi" sulla vita e il futuro, il secondo capitolo Prima del tramonto, incontrava invece il gusto dei trentenni, che da poco hanno messo la testa a posto, hanno messo su famiglia, comprato casa e hanno un lavoro stabile, e che talvolta ricordano il passato, la gioventù, re incontrando pezzi della propria vita, questo ultimo si rivolge a quelle coppie consolidate da tempo dove l'amore e la passione forse lasciano il posto alla noia, alla monotonia, a una famiglia che chiede sempre più attenzione e tempo e dove i sogni non hanno più molto spazio.
Così Jesse ripensa ad alta voce alle scelte che ha fatto nella sua vita, che hanno inevitabilmente influenzato quella di Hank, il figlio avuto durante il precedente matrimonio, a cosa ha sbagliato, cosa è andato storto, nonostante la sua vita con Celine e le bambine sia felice e lo faccia sentire realizzato, e cosa potrebbe fare ora, prima che sia troppo tardi. Mentre Celine si sente legata (ricordiamo che lei anche a 41 anni è pur sempre quella femminista libertina che abbiamo conosciuto negli anni) e sfruttata, o non ripagata abbastanza, dalla sua famiglia e quando potrebbe accettare un lavoro che ha sempre sognato, si rende conto di non poter cambiare tutto, è piena di dubbi, e se la prende con il suo partner e la sua vita.
Come è cambiato il mondo in questi diciotto anni e come sono cambiati i due protagonisti, anche se non vogliono ammetterlo, e come cambiano gli argomenti delle loro interminabili chiacchierate, come cambiano gli obbiettivi, quante volte si finisce a ripensare a quello che è stato.
In che modo sarebbe andato il loro incontro sul treno se fosse avvenuto oggi, nell'epoca dell'internet mobile, dei social network di Whatsapp e di Skype (citato proprio da una giovane coppia non tanto dissimile dai vecchi Jesse e Celine)? E cosa accadrebbe se si incontrassero oggi, 40enni e sposati? Sono queste le domande centrali della prima parte del film, attorno a una tavolata dove sono rappresentate, oltre a diverse nazionalità (la Grecia, gli Stati Uniti, la Francia, il Galles, sembrano le Nazioni Unite), diversi tipi di amore in diverse età della vita. Dall'amore estivo del piccolo Hank a quello dei due ragazzi ventenni, rimasti in contatto proprio grazie alla rete e ritornati insieme dopo un anno, dall'unione di lunga data tra Stefanos e Ariadna e quello tutto particolare tra Jesse e Celine, fino a Patrick e Natalia, giunti soli al traguardo della vita ma non per questo intenzionati a rimanere soli.
Il capitolo più riflessivo della trilogia è co-firmato dai due attori principali che nella righe della sceneggiatura e dei dialoghi mettono molto di se stessi e ancora una volta creano una coppia realistica e genuina. Sembra di spiare le chiacchiere di una coppia matura in giro per le stradine della Grecia, recitate senza sforzo e senza stacchi -ogni macro sequenza ha una durata media di 10-12 minuti fino al culmine nella stanza, dove fra stacchi vari, la sequenza dura 30 minuti- nel pieno stile dell'intera trilogia. E' come se la telecamera si fosse spenta solo per un attimo e non per nove anni.
Spontaneità, genuinità, realismo, sono tutti aggettivi che si sposano alla perfezione con questa trilogia e questo ultimo capitolo, ma che stridono ai me, con un finale fin troppo positivo che piacerà di sicuro molto ai fans e a chi si è affezionato alla coppia durante l'intera saga, ma che cozza seriamente con quella che era l'anima del progetto fino a quel punto. Perdonabile però.
Before midnight è quindi il capitolo finale che tutti ci aspettavamo, degna conclusione di una storia ventennale nata per caso (autobiografica del regista stesso). Riprende da dove aveva lasciato, con i suoi dialoghi profondi e normali allo stesso tempo, ritrova due esseri umani, prima che personaggi di finzione, cresciuti e leggermente cambiati e ci lascia con la stessa carica emozionale e la stessa intensità del primo capitolo. Varia da persona a persona il livello di profondità che questa saga raggiunge sotto pelle, ma di sicuro lascia qualcosa e non lascia indifferenti durante i tanti argomenti toccati.
Un progetto unico all'interno del panorama cinematografico, ma non l'ultimo, su questo genere, nella carriera di Linklater. Entro due infatti termineranno le riprese di Boyhood, il suo personalissimo e particolarissimo film iniziato nel 2002. Segue l'adolescenza di un ragazzino (il cui padre è Ethan Hawke) durante il corso degli anni e per realizzare un lavoro corretto, Linklater lo ha girato durante gli ultimi undici anni, e i prossimi due, seguendo sempre lo stesso ragazzino e la sua reale crescita. Chissà cosa uscirà questa volta.
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