Nelle sale dal 10 ottobre
Oren Peli, Jason Blum e James Wan sono inarrestabili. Ogni progetto su cui mettono le mani ultimamente si trasforma in oro (da un punto di vista esclusivamente finanziario), film costati una sciocchezza che in un batter d'occhio si ripagano da soli e in due battiti incassano dieci volte il loro budget. E visto che fessi non sono, i geni del male si lasciano sempre qualche porta aperta, o meglio, qualche inevitabile finale aperto, così, mentre il pubblico si riversa in sala come se non ci fosse un domani, loro possono subito mettersi al lavoro sul primo di tanti sequel. E' stato così per The Conjuring ed ora è lo stesso per Insidious 2, che è costato a malapena cinque milioni e ne ha già incassati più di cento.
La storia riprende da dove l'avevamo lasciata, ma prima un veloce flashback ci porta all'infanzia di Josh (sua madre ha lo splendido viso di Jocelin Donahue, la bravissima protagonista dell'altrettanto splendido The House of the Devil), anche lui come suo figlio era tormentato da uno spirito in cerca di un corpo, ma la giovane sensitiva Elise lo aveva salvato tramite l'ipnosi, reprimendo la sua capacità di comunicare con l'aldilà. Nel presente il Josh adulto (Patrick Wilson) ha risvegliato quel "dono" per salvare suo figlio Dalton, e quell'entità molto poco benevola è tornata a perseguitarlo.
La prima cosa che balza all'occhio, anche solo leggendo la sinossi, è il tentativo di Wan e dello sceneggiatore Leigh Whannell di dare una qualche giustificazione narrativa a questo sequel, magari discostandosi il più possibile dal primo film. E il tentativo in parte riesce, perché in fondo oltre al finale aperto, il capitolo precedente lasciava in sospeso un paio di questioni potenzialmente interessanti. Certo, nulla che non potesse restare avvolto nel mistero, ma almeno non siamo di fronte alla classica operazione in cui si appiccica un titolo di successo su una storia tutta "nuova" (anche se, dopo quel finale, mi aspetto una manovra del genere da Insidious 3).
La trama è a tutti gli effetti un capovolgimento di quella di Insidious, questa volta la vittima degli spiriti è il padre, mentre il figlio appena guarito si ritrova a dover riaffrontare gli orrori dimenticati, una sorta di "maledizione di famiglia" alla Paranormal Activity su cui forse avrà pesato lo zampone di Oren Peli. Proprio per via di questa inversione di ruoli (Josh è cosciente, mentre Dalton era in coma), le manifestazioni delle entità nel mondo dei vivi si fanno via via sempre più fisiche, scatenando situazioni al limite dello slasher.
Nonostante un andazzo prevedibilissimo e qualche forzatura di troppo (la svolta risolutiva è eccessivamente repentina) la storia mantiene vivo un minimo di interesse, soprattutto quando entra di nuovo in gioco l'altrove, che rispetto al film precedente assume una dimensione nuova e diventa il motore di una trovata semplice quanto simpatica.
A funzionare poco questa volta è proprio l'elemento che faceva la differenza in The Cojuring e Insidious, la messa in scena. A parte un paio di carrelli e qualche inquadratura meno convenzionale, Wan fa il minimo sindacale, e ad un certo punto commette presino il peccato capitale lasciandosi tentare da una sequenza in POV con le telecamere a mano (l'influenza di Peli si fa sentire di nuovo ?). Anche sul fronte paura e tensione niente da segnalare, la solita serie di jump scare riproposti stancamente nella loro forma più banale. Ad eccezione di un paio di momenti riusciti, è tutto un ripetersi di situazioni sempre uguali e poco ispirate, come nel caso del girello per bambini, che per tutto il primo tempo ricompare a cadenza regolare tra i piedi dei protagonisti con dinamiche identiche. Sarei tentato di dire che tra i due capitoli è quello scritto meglio (almeno a livello di plot) e diretto peggio, una via di mezzo forse sarebbe stata l'ideale.
Insidious 2 è il film che ti aspetti, il prodotto di un meccanismo industriale che fabbrica horror usa e getta su una catena di montaggio (solo quest'anno due regie per James Wan e tre produzioni di Jason Blum, tutte con incassi stratosferici). L'inevitabile conseguenza di una mancanza di idee che si poteva già intravedere qualche anno fa. Dispiace solo per il promettentissimo James Wan, che si è venduto ancora prima di cominciare e ora abbandona l'horror (temporaneamente ?) con un filmetto non all'altezza. Non un disastro ma un horror di cassetta come ce ne sono tanti.
Nota a margine: in un paio di inquadrature ho avuto la sensazione che alcuni interni della casa fossero molto simili a quelli della casa di The Conjuring. La cantina, l'armadio del batttimani...
Oren Peli, Jason Blum e James Wan sono inarrestabili. Ogni progetto su cui mettono le mani ultimamente si trasforma in oro (da un punto di vista esclusivamente finanziario), film costati una sciocchezza che in un batter d'occhio si ripagano da soli e in due battiti incassano dieci volte il loro budget. E visto che fessi non sono, i geni del male si lasciano sempre qualche porta aperta, o meglio, qualche inevitabile finale aperto, così, mentre il pubblico si riversa in sala come se non ci fosse un domani, loro possono subito mettersi al lavoro sul primo di tanti sequel. E' stato così per The Conjuring ed ora è lo stesso per Insidious 2, che è costato a malapena cinque milioni e ne ha già incassati più di cento.
La storia riprende da dove l'avevamo lasciata, ma prima un veloce flashback ci porta all'infanzia di Josh (sua madre ha lo splendido viso di Jocelin Donahue, la bravissima protagonista dell'altrettanto splendido The House of the Devil), anche lui come suo figlio era tormentato da uno spirito in cerca di un corpo, ma la giovane sensitiva Elise lo aveva salvato tramite l'ipnosi, reprimendo la sua capacità di comunicare con l'aldilà. Nel presente il Josh adulto (Patrick Wilson) ha risvegliato quel "dono" per salvare suo figlio Dalton, e quell'entità molto poco benevola è tornata a perseguitarlo.
La prima cosa che balza all'occhio, anche solo leggendo la sinossi, è il tentativo di Wan e dello sceneggiatore Leigh Whannell di dare una qualche giustificazione narrativa a questo sequel, magari discostandosi il più possibile dal primo film. E il tentativo in parte riesce, perché in fondo oltre al finale aperto, il capitolo precedente lasciava in sospeso un paio di questioni potenzialmente interessanti. Certo, nulla che non potesse restare avvolto nel mistero, ma almeno non siamo di fronte alla classica operazione in cui si appiccica un titolo di successo su una storia tutta "nuova" (anche se, dopo quel finale, mi aspetto una manovra del genere da Insidious 3).
La trama è a tutti gli effetti un capovolgimento di quella di Insidious, questa volta la vittima degli spiriti è il padre, mentre il figlio appena guarito si ritrova a dover riaffrontare gli orrori dimenticati, una sorta di "maledizione di famiglia" alla Paranormal Activity su cui forse avrà pesato lo zampone di Oren Peli. Proprio per via di questa inversione di ruoli (Josh è cosciente, mentre Dalton era in coma), le manifestazioni delle entità nel mondo dei vivi si fanno via via sempre più fisiche, scatenando situazioni al limite dello slasher.
Nonostante un andazzo prevedibilissimo e qualche forzatura di troppo (la svolta risolutiva è eccessivamente repentina) la storia mantiene vivo un minimo di interesse, soprattutto quando entra di nuovo in gioco l'altrove, che rispetto al film precedente assume una dimensione nuova e diventa il motore di una trovata semplice quanto simpatica.
A funzionare poco questa volta è proprio l'elemento che faceva la differenza in The Cojuring e Insidious, la messa in scena. A parte un paio di carrelli e qualche inquadratura meno convenzionale, Wan fa il minimo sindacale, e ad un certo punto commette presino il peccato capitale lasciandosi tentare da una sequenza in POV con le telecamere a mano (l'influenza di Peli si fa sentire di nuovo ?). Anche sul fronte paura e tensione niente da segnalare, la solita serie di jump scare riproposti stancamente nella loro forma più banale. Ad eccezione di un paio di momenti riusciti, è tutto un ripetersi di situazioni sempre uguali e poco ispirate, come nel caso del girello per bambini, che per tutto il primo tempo ricompare a cadenza regolare tra i piedi dei protagonisti con dinamiche identiche. Sarei tentato di dire che tra i due capitoli è quello scritto meglio (almeno a livello di plot) e diretto peggio, una via di mezzo forse sarebbe stata l'ideale.
Insidious 2 è il film che ti aspetti, il prodotto di un meccanismo industriale che fabbrica horror usa e getta su una catena di montaggio (solo quest'anno due regie per James Wan e tre produzioni di Jason Blum, tutte con incassi stratosferici). L'inevitabile conseguenza di una mancanza di idee che si poteva già intravedere qualche anno fa. Dispiace solo per il promettentissimo James Wan, che si è venduto ancora prima di cominciare e ora abbandona l'horror (temporaneamente ?) con un filmetto non all'altezza. Non un disastro ma un horror di cassetta come ce ne sono tanti.
Nota a margine: in un paio di inquadrature ho avuto la sensazione che alcuni interni della casa fossero molto simili a quelli della casa di The Conjuring. La cantina, l'armadio del batttimani...
E a proposito di giochi infantili, in entrambi i film hanno un ruolo importante, in The Conjuring c'era appunto quello del battimani, in Insidious 2 c'è "acqua, fuoco, fuochino" o le chiacchierate tra fratelli con le lattine unite dallo spago.
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