In sala dal 6 febbraio.
"FUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUCK!"
Robert Redford, un uomo solo al comando. Quasi 80 anni, e dimostrarli e fregarsene tra l'altro, si lancia in questo film in solitaria dove è un uomo, senza nome, che con la sua barchetta a vela ne passa di ogni. Prima di tutto va a cozzare contro un container di scarpe, abbandonato in mezzo al mare. Entra molta acqua a bordo, sembra già un guasto insormontabile, ABBANDONARE LA NAVE! (Bender cit.) e invece assistiamo a una meticolosa quanto lunga riparazione dello scafo grazie ad alcuni oggetti di recupero.
Appena però sembra tutto a posto, ecco che all'orizzonte arriva una bella tempesta. La forza della natura è talmente forte da ribaltare la barca un paio di volte e lasciare Robert svenuto dopo una craniata. Risvegliato, e resosi conto che la barca lo sta per abbandonare, sale sul gommone/scialuppa di salvataggio e cerca di farsi salvare in qualche modo. 8 giorni di naufragio a 17 miglia nautiche dalla costa di Sumatra, fino a un epilogo ambiguo dove ogni spettatore può vederci la fine che vuole (nzomma).
Oh finalmente! Un film su un naufragio e un naufrago singolo fatto come si deve. Un solo personaggio su schermo per tutto il film (non c'è manco una tigre), 4 linee di dialogo in tutto, tra cui un'iniziale lunga lettera ai parenti, e mare mare mare a perdita d'occhio. Niente finezze, niente trovate cinematografiche -a parte la fine-, niente flashback o approfondimenti su questo unico figuro, chiamato su IMDb Our Man, niente di niente. Solo ed unicamente quello che succede in una situazione simile.
Quello che si fa in casi simili, da manuale nautico, quindi non perdere il controllo, seguire la procedura, rifornirsi di liquidi potabili, riparare le perdite in maniera corretta -niente McGuyver-, come avvicinarsi e allontanarsi da un'imbarcazione alla deriva, riparare la radio bagnata e incrostata dal sale marino.
Redford, solo nell'oceano, questo uomo stanco, esperto, provato dalla vita e dalla vicenda, dai movimenti calmi e misurati, non parla mai. Legge la cartina e i vari libri di bordo, senza emettere un fiato, non si lascia andare a nessuna considerazione ad alta voce. E' da solo con chi cazzo dovrebbe parlare??
Il ritmo del film è misurato come i suoi passi e segue l'andatura delle onde di un mare calmo e fedele. E' piacevole, nonostante la situazione, lasciarsi andare con questo film, crogiolarsi e farsi cullare. Godere di queste visioni a perdita d'occhio, di un mare azzurro che si confonde con il cielo o di alcune riprese dall'alto, della barca e del gommone che vanno a creare una simmetria perfetta. Alcuni si addormenteranno, li posso capire, ma gli altri impareranno una preziosa lezione su come cavarsela.
Ha un limite, un grande limite che è anche, secondo il mio gusto, il suo maggiore pregio. Questo suo essere molto concreto, poco cinematografico allontana molto lo spettatore, che si, soffre per Redford, si strugge per lui, spera che ce la faccia (ma rimane pur sempre il riccone con la barca), sente tutta la sua frustrazione in quel FUUUUUUUUUUUUCK memorabile, ma vive la vicenda come se stesse vedendo un buon, più che documentario, manuale di sopravvivenza in mare. Manca pathos nella sua meticolosa riparazione dello scafo, mancano le emozioni forti quando, totalmente alla deriva, non viene visto dalle navi cargo che gli passano vicino. Almeno un Captain Phillips poteva passare di li.
Il finale, come detto, è l'unica cosa cinematografica e si legge in base alla nostra visione del mondo. La speranza, credere che forse non tutto è perduto, non lasciarsi mai andare. E' davvero così, o forse quella lunga lettera iniziale dice già tutto? Sta a voi. Forse non importa, forse è anche di troppo.
E quindi, a me All is Lost è piaciuto molto, anche per la libertà che da allo spettatore, di svagarsi per un quarto d'ora che tanto non succede nulla (si scherza ma succede), è un film rilassante e forse per molti pure troppo, che secondo me piacerà molto agli amanti del mare e della vela, se riusciranno a venire a patti con alcune forzature o errori tecnici -io non so manco cosa voglia dire cazzare la randa, quindi ci sono passato sopra benissimo-, e con un Robert Redford silente ma molto credibile.
E se non vi va bene, tenetevi la tigre, la zebra e i pesci volanti. Tutti finti per altro.
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