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giovedì 23 maggio 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 3

Puntata tutta dedicata al Festival di Cannes!
Dopo il chiacchiericcio vario (c'è una parentesi videoludica improvvisata) e qualche news commentiamo i film presentati a Cannes fino a questo momento, con particolare attenzione alle reazioni e alle recensioni della critica.
Chiudiamo in bellezza con una recensione del film che ha aperto il Festival quest'anno, Il grande Gatsby di Baz Luhrmann.

[00:00:30] Chiacchiericcio videoludico
[00:07:40] News
[00:15:10] Cannes
[01:11:20] Il grande Gatsby






Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui

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venerdì 10 maggio 2013

Dal nostro inviato speciale a Cannes: Introduzione

Nelle prossime settimane pubblicherò a nome mio una serie di interventi del nostro inviato speciale al Festival di Cannes. Oggi vi beccate un'introduzione generale al calendario delle proiezioni. [Intrinseco]

La parola a Christian:

Ancora una volta è quasi arrivato uno dei periodi da me più amati/odiati dell’anno, il Festival di Cannes. Amato perché al Festival si respira un’aria che non trovo da nessun’altra parte (e Cannes è una bellissima città) e odiato perché mi aspettano poche ore di sonno ed ore e ore e ore (e ore e ore) di lunghissime code per assistere a proiezioni che spesso equivalgono ad una roulette russa, o sei fortunato e vedi un filmone o hai buttato il tuo tempo per vedere un film lento e pretenzioso all’inverosimile.
Ma facciamo un passo indietro, mi chiamo Christian (aka Sephiroth’88) e quest’anno sarò l’inviato speciale di Filmbuster(d)s al Festival di Cannes, quindi appassionati dei Busterds gioite perché avrete resoconti giornalieri da quel di Cannes per i giorni che vanno dal 15 al 20 maggio (tempo permettendo, ma cercherò di postare giornalmente anche solo commenti veloci) e, in seguito al mio ritorno, anche qualche recensione più dettagliata di alcuni film che vedrò.
Ho atteso fino ad ora per presentarmi per un motivo preciso: stavo aspettando l’uscita del calendario delle proiezioni. Non potendo a partecipare al Festival nella sua interezza, prima di rivelarmi volevo sapere quali film avrò la possibilità di vedere e quali no, dunque lo scopo di questo articolo è proprio quello di farvi sapere in anticipo i titoli dei film di cui potreste trovare commenti o recensioni qui sul blog.
Il calendario è consultabile qui (http://www.festival-cannes.fr/assets/File/WEB%202013/PDF/Horaire_projections/Horaire%20Internet%202013_v2.pdf) e se siete curiosi potete dargli una sbirciata.
Passando a parlare dei film della selezione ufficiale vi anticipo che non riuscirò a vedere né quello di Sorrentino né quello di Refn (poco male però visto che comunque usciranno presto qui in Italia) e neppure quelli di James Gray e Jim Jarmush cui ero mediamente interessato. Il dispiacere più grosso però è rappresentato dal non poter vedere All is Lost di J.C. Chandor, film presentato fuori concorso su cui ero davvero molto curioso visto che è recitato dal solo Robert Redford e si dice che non ci siano dialoghi per tutto il film.
Ovviamente spero invece di riuscire a vedere Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen e Le Passè di Farhadi, sugli altri mi dovrò un po’ informare visto che ne so poco o niente (Miike penso proprio di saltarlo tranquillamente dati i presupposti poco interessanti). Per Un Certain Regard punto su The Bling Ring, sperando non sia una puttanata, ma sono incuriosito anche dalla prima prova registica di James Franco. Anche nelle sezioni collaterali (Quinzaine e Semaine) sono presentati alcuni film di registi interessanti, tipo The Congress di Ari Folman; La Danza de la Realidad di Alejandro Jodorowsky; il documentario Jodorowsky’s Dune di Frank Pavich che parla del tentativo fallito di Jodorowsky di realizzare un film adattamento di Dune; The Last Days on Mars, primo promettente lungometraggio di Ruairì Robinson, regista di alcuni corti tra cui BlinkyTM; Ain’t Them Bodies Saints di David Lowery, già presentato con successo al Sundance, e sicuramente tanti altri film di registi poco conosciuti che mi sfuggono.
Più o meno sono questi sono i film più interessanti che ho notato nei giorni della mia presenza, ovviamente non riuscirò a vederli tutti (sarò troppo impegnato a fare code di ore) ma spero di vederne diversi e di raccontarvi una prospettiva del Festival diversa da quella del solito giornalista che si può leggere ovunque in rete. Per ora quindi è tutto, ci risentiamo da Cannes.

[Sephiroth'88]

lunedì 11 giugno 2012

Sangue facile di Zhang Yimou

(nelle sale italiane dal 28 maggio e in streaming gratuito sul sito di MyMovies)
Bizzarra scelta quella di Yimou. Di solito, si assiste al tragitto opposto, ovvero americani che fanno remake di film stranieri, asiatici o europei che siano. E ancora più insolito, di solito sono opere secondarie e che non riguardano importanti registi. Eppure questa volta, il maturo cineasta cinese si mette a rifare in salsa di soia, un'opera prima degli allora acerbi fratelli Coen. Nel 1984 il duo si affacciava con un noir che lasciava già pregustare l'abilità dei fratelli sia nella regia che nella scrittura. Blood simple era una piccola perla intrisa di dialoghi geniali e scelte registiche mirabolanti.
Yimou alla sua sedicesima regia (il film è vecchio di due anni, intanto ha già sfornato due nuovi film tra cui The flowers of war con Christian Bale. Come al solito l'Italia, ma non credo l'unica in questa occasione, vive come su un pianeta lontano anni luce, dove alcune cose arrivano con un ritardo fastidioso) deve essere rimasto folgorato dalla vicenda ma fa alcune modifiche importanti. Prima di tutto ambienta tutto in un passato non specificato, ma crediamo almeno nel diciassettesimo secolo, invece della contemporaneità dei Coen e poi, da molta più importanza a uno dei protagonisti della vicenda, il poliziotto, che nella precedente versione era un semplice detective privato.
Ma andiamo con ordine. Wang è il prorpietario di una locanda in mezzo al nulla. E' uno stronzo che non paga i suoi dipendenti e che maltratta la moglie, comprata dieci anni prima, la quale lo tradisce con Li, cuoco del posto. Dopo che la donna ha comprato una pistola da un mercante straniero, decide, in un pirmo momento, di uccidere il marito per poter stare da sola con il suo amante, poi invece si acconetnta di chiedergli il divorzio. Wang scopre il recente acquisto, informato da un dipendente, e medita una vendetta. Assume Zhang, un poliziotto, per confermargli i suoi timori che la moglie lo tradisca con Li. Una volta scoperta la tresca, da ordine di ucciderli, sotto lauta ricompensa. Ma qui tutto prende una piega diversa. Il sibillino Zhang fingerà di ucciderli per intascare i soldi e accusare qualcun'altro. Andrà tutto liscio?
Era una black comedy, molto black e poco comedy e diventa una comedy tipicamente asiatica che prende una strada inaspettata verso un dramma molto crudo. Se i Coen sono maestri nel mixare al meglio i due generi senza perdere la misura, la cosa non riesce all'esperto Yimou che sbaglia le dosi. Prima inserisce personaggi troppo buffi e caricaturali, come il ciccione dentuto (e il doppiaggio italiano di certo non aiuta a drammatizzare), dialoghi infantili e sequenze da screwball comedy e poi cambia totalmente registro a un terzo di film, trasformandolo in un noir schiacciato da un'alone di morte. Il cambio è repentino e troppo violento. Ma produce anche tre quarti d'ora o più di cinema muto, dove i dialoghi scompaiono e la fanno da padrone solo gli spari, le lame e gli urli strozzati. E' una parte centrale di film tutta in notturna, fenomenale, che dimostra tutta la bravura del regista (che non sempre dimostra nei suoi film), scritta magnificamente e seppur molto diversa da quella coeniana non le è inferiore per nulla.
Qui c'è il picco del film ed è quella che la trasforma da un remake bizzarro a un'ottima versione e visione artistica. I costumi e gli splendidi e surreali paesaggi fanno il resto, insieme al bravissimo Honglei Sun, apprezzatissimo attore in patria.
In definitiva è quindi un buonissimo film, che non regge il paragone con l'originale anche per via della sua spiccata e speziata forma, ma che si lascia guardare e lascia qualcosa. Yimou quando non deve per forza fare retorica ma solo spettacolo, è al suo meglio.

Voto 7


Il Monco