Il film è stato visto in versione 2D.
Che titolo ragazzi! Ci avranno pensato almeno una settimana.
Nella loro
carriera i Manetti Bros si sono macchiati di numerosi crimini, prima
di tutto i film scritti e diretti da loro, e poi quelli che hanno
solo prodotto, come i due abominii di Gabriele Albanesi: Il Bosco
Fuori e Ubaldo Terzani Horror Show. L'horror per fortuna lo avevano
lasciato in pace, fino ad oggi, perché incredibilmente ci ritroviamo
nelle sale questo Paura 3D, un film dell'orrore scritto e diretto da
loro che viene pubblicizzato con questo slogan: “Ci sono occasioni
nella vita che sarebbe meglio non cogliere.” Un bel consiglio che i
Manetti Bros e gli spettatori dovrebbero seguire.
Ma andiamo per
ordine, la trama:
Il Marchese Lanzi
(un Peppe Servillo da querela, il fratello lo ha disconosciuto) si
prepara a partecipare ad un raduno di auto d'epoca con una macchina
soprannominata La Piera (viene ribadito diverse volte, c'è anche La
Giovanna). Prima di partire riferisce tutti i dettagli al suo
meccanico di fiducia (Paolo Sassanelli, l'Ubaldo terzani del film
citato pima), ma ad origliare c'è anche Ale (Domenico Diele, che
interpretava Adriano in ACAB e ha deciso di porre subito fine alla
sua carriera d'attore), un coatto da manuale che convince subito due
suoi amici ad introdursi illegalmente nella casa del Marchese per
festeggiare durante la sua assenza; trama terrificante e sviluppi
prevedibilissimi, quindi non vado oltre.
Il resto è un
disastro, i Manetti Bros sono alla loro quinta esperienza
cinematografica e non hanno la più pallida idea di quello che fanno.
La regia è il problema minore, poco oltre il livello amatoriale, a
parte quando il magico duo tenta di tirare fuori qualcosa di
leggermente più originale, e allora la macchina da presa inizia a
ruotare su se stessa o si mette a girare in tondo, perché la nausea
non è mai abbastanza.
Neanche a dirlo i
veri problemi riguardano la sceneggiatura, non sto neanche ad
approfondire perché si tratta del solito pasticcio all'italiana con
linee di dialogo prepotentemente didascaliche e tanta tanta
ingenuità, però non mancano problemi più gravi e vistosi, un
prologo con una voce narrante perfettamente inutile che non verrà
usata più per tutto il film, personaggi che quando non sono in scena
smettono di esistere, e il cattivo di turno che a passo tranquillo
raggiunge le vittime in un attimo. Insomma una cosa proprio
sfacciata.
Direte voi, almeno
è violento ? E' divertente ? Ma magari, purtroppo anche il
divertimento latita. Nel primo tempo i tre giovinastri entrano nella
villa e se la spassano con le chitarre elettriche, i palloni e i
videogiochi (?) dell'attempato Marchese, peccato si divertano solo
loro. A metà circa arriva l'attesissima svolta, che naturalmente
delude, il film prima prende una piega torture-porn, con poco torture
e poco porn, e poi si trasforma in un horror più classico, con i
nostri eroi della borgata perennemente in fuga dall'assassino, una
fuga senza senso, perché gira e rigira finiscono sempre per
rientrare nella stessa stanza. Il tutto è condito con musiche heavy
metal (…) e i trucchi del mitico Sergio Stivaletti, roba che
sarebbe andata benissimo nel 1970 e che tra l'altro viene usata molto
poco, perché, come già detto, nel film non succede assolutamente
nulla.
Insomma in questo
Paura ci si annoia, tanto, e quando non ci si annoia si ride per la
comicità involontaria, che purtroppo è molto poca (memorabile
Domenico Diele che grida AOH! Quando l'assassino inizia a sparargli
addosso). I Manetti Bros tentano di realizzare un prodotto grezzo e
underground, filmano la depilazione di una vagina (quasi me li
immagino, che sghignazzano e si danno gomitate) e addirittura cercano
di fare il verso a gente come Bustillo, Maury, Pascal Laugier e Lucky
McKee, ma quando non sei nemmeno bravo a copiare allora forse è
arrivato il momento di farsene una ragione.
Voto... boh 2 ? 2.
Una curiosità: in sala eravamo meno di venti e 5 spettatori erano sicuramente omosessuali. Un altro stereotipo cade, gli omosessuali non sono tutti raffinati.
Una curiosità: in sala eravamo meno di venti e 5 spettatori erano sicuramente omosessuali. Un altro stereotipo cade, gli omosessuali non sono tutti raffinati.
Intrinseco
Per non parlare della mancanza di senso della presenza di cose come Guitar hero (chitarra e batteria) pallone da calcio e set volante-pedali per giocare a giochi di corse. Che pensi, vabbè, ovvio che al marchese con il buco del culo stretto, non importano, saranno per qualcun'altro, magari proprio quella persona in cantina. Eh.... proprio segno di ncoerenza nella scrittura della sceneggiatura. Ce li mettiamo così i ragazzi ci giocano. Si, ma ricordati il contesto. Vabbè, se ne riparla in trasmissione con le matte risate
RispondiEliminaIl Monco
datti all'ippica
RispondiEliminaCagasotto.
EliminaDatti al Lippi.
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