Proprio quando sei li a darlo per morto, sconfitto, Bond si rialza e sconfigge il nemico. Sempre. Questa volta il suo avversario si chiamava crisi economica globale, capace di tagliare le gambe a un colosso storico come la Metro Goldwyn Mayer. Una saga arrivata al capitolo 22 e rivitalizzata dall'innesto Daniel Craig bloccata, a tempo indeterminato, a causa degli eccessivi costi di produzione e alla bancarotta dichiarata dallo studios. Un franchise, più che una saga, senza tempo, arrivato a un passo dalla vittoria, festeggiare i 50 anni di attività, bloccato dalla cruda realtà contemporanea.
E come al solito Bond si è rialzato, ha combattuto e ha vinto, ma nel nuovo capitolo si sentono e si vedono tutte le imponenti limitazioni che a cui ha dovuto sottostare. Meno location sparse per tutto il mondo e molte più scene in casa, dove Londra diventa protagonista, meno distruzione gratuita (bè oddio), meno spettacolo e più chiacchiera per il film con la durata maggiore di tutti.
Si inizia a Istanbul dove l'agente 007 deve recuperare un hard disk rubato contenente tutti i nomi degli agenti segreti del MI6 e i loro alter ego. Aiutato dalla collega Eve, il nostro arriva a un passo dal riappropriarsi del prezioso oggetto quando, per un malaugurato incidente/affrettato ordine viene preso in pieno da un colpo di fucile e cade da un treno in corsa, da un altezza di 50 metri circa, per piombare in un torrente. Bond è morto, viva Bond. Neanche il tempo di piangere la sua scomparsa che lo ritroviamo a Londra, un pò sbronzo ma vivo, un attacco terroristico ai danni della sede del MI6 lo riporta "alla vita". Un sedicente ex agente segreto col dente avvelenato (Thiago Rodriguez Silva, e il prossimo chi sarà? Ibraimovich? Tanto è già un mercenario) è riuscito a penetrare nel cuore dei servizi segreti e a uccidere ben otto persone. Il suo obbiettivo però è M, la cui gestione dell'intelligence britannica è messa in discussione da più fronti, in primis dal nuovo direttore, Gareth Mallory, che la vorrebbe rottamare, e dal primo ministro, la quale deve dare una risposta e un seguito alle numerose critiche piovute addosso all'organizzazione. M riassume un malconcio e arrugginito Bond per trovare chi c'è dietro l'attacco e ridare credibilità ai servizi segreti. E ovvio, anche difendere lei.
Dopo il mezzo passo falso di Quantum of solace e vinta la crisi, bisognava fare bottino pieno con il poco di cui si disponeva. La mossa più azzeccata è stata dare in mano il film a un regista, tra i migliori di nazionalità inglese e non solo, quale Sam Mendes. Quella peggiore affidare la sceneggiatura a quei brutti ceffi di Robert Wade e Neal Purvis, autori di qualche obrobrio borsnaniano.
Sembra evidente e scontato che, si, Mendes va benissimo, ma come regista inglese, per un action caciarone ma non troppo, serviva e si puntava a Christopher Nolan. Quando ha risposto picche, impegnato con un franchise tutto suo, alla EON si saranno detti "riproponiamo comunque il magico cocktail di Nolan". Un film con tanta azione ma con una solida trama e nessuno spazio per le cacchiatelle tipiche dei capitoli targati Brosnan o ancora peggio Moore. Con Casino Royale ha funzionato alla grandissima, con Quantum of solace molto meno. Per Skyfall siamo a metà strada.
Ancora una volta si decide di scegliere uno script notevole, attuale e intrigante, senza complotti globali per la conquista del mondo o senza il ritorno del datato Blofeld con la sua SPECTRE (come era stato ipotizzato più volte), ma ci si lascia andare un pò troppo. L'inizio è di grande impatto, non solo per l'ottima sequenza action fatta di inseguimenti in moto sui tetti e scazzottate in cima a un treno, ma per l'inaspettata "dipartita" del nostro agente 007. Anche il proseguio tiene alta l'attenzione e l'interesse dello spettatore. L'eroe che risorge dalle ceneri, non una novità epocale ma un interessante nuova direzione presa dalla saga.
Poi le tappe classiche del canovaccio a cui siamo abituati: introduzione della Bond girl, qualche pestaggio, qualche salvataggio all'ultimo minuto (che è sempre motivo di grande fastidio), l'introduzione del cattivone etc... Tutto questo per quanto riguarda la prima parte. Poi subentra la seconda parte e un amarcord spassionato e prevedibile (ricordo, 50esimo anniversario) fatto di citazioni palesi e altre meno intuibili dallo spettatore meno fan accanito della saga. E poi grande finale, come al solito strascicato più del dovuto.
Troppa carne al fuoco. Come tutti i Bond fa sentire tutta la sua durata e questo non è mai un complimento trattandosi di action. Una delle pecche più grandi è che ogni benedetto film deve per forza andare a toccare le due ore e qualcosa, perdendosi il più delle volte per strada, annoiando e arrivando a un finale che non finisce più. Skyfall non è da meno, ma per motivi diversi. Come detto questa volta c'era troppo, in confronto ai capitoli precedenti. Nota per la EON: bisogna trovare una via di mezzo e tagliare molti minuti, magari per una volta, evitando i soliti passaggi tipici di ogni capitolo, che alla lunga stufano, facendoli assomigliare tutti, fatti con lo stampino.
Un ultima nota su Nolan. Questo Skyfall poteva benissimo chiamarsi The Dark Knight 007 Rises. Le similitudini in più passaggi tra la figura di Batman e quella di Bond si sprecano (soprattutto con l'ultimo capitolo dell'uomo pipistrello; dato per morto e ritiro dalle scene, attentati in una grande città, quella del protagonista, il ritorno del passato, un cattivo che si fa prendere volutamente per continuare il suo piano. ovvio che non parlo di plagio, essendo i due film stati scritti nello stesso periodo). In più Mendes varie volte sembra voler imitare il suo collega, nella messinscena, nelle musiche, nel clima. Nolan ha influenzato questa pellicola a tal punto da farla sembrare sua.
L'aspetto più interessante di Skyfall è l'eterna sospensione tra passato e presente in cui il film è immerso. In una Londra contemporanea, e quindi fragile e scossa, Bond porta la battaglia finale altrove, nel passato e nello specifico il suo, privato, in modo da proteggere la sua cara città. Una nazione a cui va ricordata l'importanza dell'intelligence per la sicurezza e la protezione da quelle insidie sempre più nel nostro quotidiano.
Non solo ci sono tanti richiami ai primi capitoli, ma c'è proprio un contrasto tra la nuova generazione e quella vecchia. Da una parte c'è M e Bond, antiquati, sorpassati, dall'altra una generazione dove i ragazzini come il nuovo Q, con un computer e in pigiama possono fare più danni che mai. Ed è l'unione tra i due e non il sopravvento di uno dei due a portare alla vittoria. Nessuno è da rottamare, anche se un notevole ricambio, dal prossimo Bond ci sarà eccome (chi ha capito , ha capito). Nessuno, compreso il franchise Bond tanto criticato, tanto imitato, tanto parodiato. Si è ripreso lo scettro, la corona, e crisi permettendo e super incassi pure, non si fermerà più. Che ci piaccia o no...
In definitiva un capitolo che non delude ma non esalta neanche. Tanta, troppa roba, per una durata esagerata gestita comunque in maniera discreta. Non è Casino Royale e non è, per fortuna, Quantum of solace. Se fosse stato bello quanto la title song di Adele o la Bond girl Bérénice Marlohe (forse la più breve apparizione e meno importante della storia. Per una volta è M/Judy Dench la donna protagonista) adesso potremmo benissimo dire che è il migliore della saga, ma così non è.
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