Per me che sono un appassionato di horror, un film come Sinister non potrebbe essere meno invitante. Certo il regista è quello di L'esorcismo di Emily Rose, che proprio da buttare non era, ma è anche lo stesso del remake di Ultimatum alla terra, un mercenario senza scrupoli insomma. L'altro problema è che in alto nella locandina campeggia un bel “Dai produttori di Paranormal Activity” un segno di cattivissimo auspicio con cui viene marchiato un buon 50% delle produzioni horror recenti, nella maggior parte dei casi quelle peggiori. A confermare timori vari ci si mettono anche locandine e trailer, che mostrano un film perfettamente inserito nello standard di queste produzioni, una ghost story con ambientazione contemporanea in cui il demoniaccio di turno tormenta gli abitanti di una casa quasi sempre enorme, praticamente un Paranormal Activity senza POV, ma con le stesse identiche meccaniche.
Però partire prevenuti non è mai bello, e ad essere sinceri a me Insidious non era dispiaciuto per niente, quindi un'occasione glie l'ho voluta dare.
Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore di romanzi “true-crime”, praticamente sceglie un delitto insoluto e particolarmente efferato, lo risolve, e ne ricava un succulento best-seller. E' un uomo estremamente ambizioso, ma dopo il primo grande successo che risale a quindici anni prima non è più tornato sulla cresta dell'onda, motivo per cui quando gli capita tra le mani un quadruplo omicidio con annessa sparizione di bambina non ci pensa due volte, e con tutta la famiglia si trasferisce nella casa dove si è svolto il fattaccio. Qui si imbatte accidentalmente in una scatola di filmini in 8mm e scopre che l'omicidio a cui sta lavorando è stato filmato dall'assassino, ed è solo l'ultimo di una lunga serie di misteriosi delitti.
La prima parte del film, che è anche la più riuscita, ha un'impostazione più vicina al thriller che all'horror. Il personaggio di Hawke, chiuso nel buio del suo studio con una bottiglia di whisky, inizia a proiettare una dopo l'altra le pellicole contenute nella scatola, e qui entra in gioco il fascino voyeuristico e morboso del found footage, solo che questa volta la cinepresa è in mano all'assassino, un occhio che prima spia di nascosto i momenti di intimità delle allegre famigliole e poi ne registra la morte, quasi passivamente, perché i decessi sembrano tutti provocati da una mano invisibile che mette in moto qualche meccanismo. Un POV poco invasivo e meno banale di quanto ci si potrebbe aspettare, i filmati infatti hanno un aspetto molto autentico, vecchi, muti e graffiati, girati da una mano ferma e impassibile che rende tutto più macabro e disturbante, dispiace solo per la scelta di coprire tutto con un commento musicale “silenthilliano” un po' troppo insistito.
Poi, quando nei filmati comincia a comparire l'immancabile boogeyman, il film imbocca definitivamente la strada dell'horror soprannaturale ed inizia la fase calante. Dal buio dello studio/sala di proiezione si passa all'oscurità dei corridoi di casa, che il personaggio di Hawke percorre un'infinità di volte attirato da scricchiolii e urti violenti che non sembrano turbare più di tanto il sonno profondissimo dei suoi famigliari. Insomma il ritmo si allenta appena, ma il vero problema è che si tenta di ravvivarlo con meccanismi banali e collaudatissimi, come il sempre verde “salto sulla sedia” nella sua incarnazione peggiore, quella dei POV alla Paranormal Acrivity con apparizioni improvvise di facce e faccioni ad un palmo dalla macchina da presa. L'impressione comunque è che i debiti stilistici nei confronti degli horror in soggettiva siano molti, e la cosa si fa piuttosto evidente in scene come quella in cui Hawke attraversa la casa circondato da fantasmi di bambini che non riesce a vedere, o quando rivede se stesso in una ripresa in visione notturna fatta con il cellulare.
Concludendo, Sinister è un filmetto dimenticabilissimo che si accontenta di una regia dignitosa e di qualche trovata particolarmente azzeccata, come per esempio quella di trasformare il found footage nello strumento di un'entità che vive e si manifesta attraverso le immagini, e che quindi esiste finché dall'altra parte c'è un pubblico morboso disposto a guardare. Di horror dignitosi però ce ne sono anche troppi, e sono ancora di più quelli come Sinister, che da anni ci propinano senza vergogna le stesse idee e gli stessi stilemi.
Però partire prevenuti non è mai bello, e ad essere sinceri a me Insidious non era dispiaciuto per niente, quindi un'occasione glie l'ho voluta dare.
Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore di romanzi “true-crime”, praticamente sceglie un delitto insoluto e particolarmente efferato, lo risolve, e ne ricava un succulento best-seller. E' un uomo estremamente ambizioso, ma dopo il primo grande successo che risale a quindici anni prima non è più tornato sulla cresta dell'onda, motivo per cui quando gli capita tra le mani un quadruplo omicidio con annessa sparizione di bambina non ci pensa due volte, e con tutta la famiglia si trasferisce nella casa dove si è svolto il fattaccio. Qui si imbatte accidentalmente in una scatola di filmini in 8mm e scopre che l'omicidio a cui sta lavorando è stato filmato dall'assassino, ed è solo l'ultimo di una lunga serie di misteriosi delitti.
La prima parte del film, che è anche la più riuscita, ha un'impostazione più vicina al thriller che all'horror. Il personaggio di Hawke, chiuso nel buio del suo studio con una bottiglia di whisky, inizia a proiettare una dopo l'altra le pellicole contenute nella scatola, e qui entra in gioco il fascino voyeuristico e morboso del found footage, solo che questa volta la cinepresa è in mano all'assassino, un occhio che prima spia di nascosto i momenti di intimità delle allegre famigliole e poi ne registra la morte, quasi passivamente, perché i decessi sembrano tutti provocati da una mano invisibile che mette in moto qualche meccanismo. Un POV poco invasivo e meno banale di quanto ci si potrebbe aspettare, i filmati infatti hanno un aspetto molto autentico, vecchi, muti e graffiati, girati da una mano ferma e impassibile che rende tutto più macabro e disturbante, dispiace solo per la scelta di coprire tutto con un commento musicale “silenthilliano” un po' troppo insistito.
Poi, quando nei filmati comincia a comparire l'immancabile boogeyman, il film imbocca definitivamente la strada dell'horror soprannaturale ed inizia la fase calante. Dal buio dello studio/sala di proiezione si passa all'oscurità dei corridoi di casa, che il personaggio di Hawke percorre un'infinità di volte attirato da scricchiolii e urti violenti che non sembrano turbare più di tanto il sonno profondissimo dei suoi famigliari. Insomma il ritmo si allenta appena, ma il vero problema è che si tenta di ravvivarlo con meccanismi banali e collaudatissimi, come il sempre verde “salto sulla sedia” nella sua incarnazione peggiore, quella dei POV alla Paranormal Acrivity con apparizioni improvvise di facce e faccioni ad un palmo dalla macchina da presa. L'impressione comunque è che i debiti stilistici nei confronti degli horror in soggettiva siano molti, e la cosa si fa piuttosto evidente in scene come quella in cui Hawke attraversa la casa circondato da fantasmi di bambini che non riesce a vedere, o quando rivede se stesso in una ripresa in visione notturna fatta con il cellulare.
Concludendo, Sinister è un filmetto dimenticabilissimo che si accontenta di una regia dignitosa e di qualche trovata particolarmente azzeccata, come per esempio quella di trasformare il found footage nello strumento di un'entità che vive e si manifesta attraverso le immagini, e che quindi esiste finché dall'altra parte c'è un pubblico morboso disposto a guardare. Di horror dignitosi però ce ne sono anche troppi, e sono ancora di più quelli come Sinister, che da anni ci propinano senza vergogna le stesse idee e gli stessi stilemi.
parlando di horror...
RispondiEliminaVista l'uscita dell'ultiomo film di Rob Zombie mi sono rivisto La casa dei 1000 corpi, La casa del diavolo, e, per la prima volta, i due Halloween. Volevo sapere cosa ne pensi di questi ultimi. Io ho decisamente preferito il primo, nonostante sia più "remake" del secondo, dove Zombie si è potuto esprimere maggiormente.
Ne parlavo in un vecchio articolo qui sul blog.
EliminaAnche io ho preferito il primo, in un certo senso un remake a metà, infatti il primo tempo è tutto nuovo, mentre il secondo è un riassunto veloce del film di Carpenter. Per certi aspetti la prima parte è la più riuscita, sicuramente è quella in cui si sente di più la mano di Zombie.
Halloween 2 non lo avevo proprio digerito, anche questo è quasi un mezzo remake del secondo film. All'epoca mi era sembrato un pasticcio, un modo per liberarsi del contratto. Forse è davvero così, però con il senno di poi mi rendo conto che ha anticipato molte soluzioni visive e stilistiche di The Lords of Salem, che invece ho amato alla follia, quindi a posteriori lo sto un po' rivalutando e mi piacerebbe rivederlo.
Comunque mi era piaciuto molto Michael Myers in versione animalesca.
Visto che ti interessa, tieni d'occhio il blog perché a breve dovrei pubblicare uno specialone su Rob Zombie in occasione dell'uscita del nuovo film.
Gazie mille. Sempre cordiali e disponibili voi filmbusterds.
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggerlo lo speciale.
Visto ieri sera. Devo dire che sono d'accordo con Intrinseco in molti punti. Innanzitutto l'inizio promettente. Era da tempo che un film del genere non mi prendeva sin dall'inizio con questa storia dei filmini ritrovati in soffitta e la loro macabra visione da parte del protagonista. Poi l'elemento soprannaturale. La spaccatura fondamentale del film arriva nel momento in cui arriva il professor Jonas (quello dell'università per intenderci) che ci spara in faccia l'ennesimo demone mangia bambini di cui non sentivamo decisamente il bisogno. Peccato perchè se al post del demone ci avessero messo un bel serial killer (che seguiva l'idea dell'assassinio dei proprietari precedenti delle case) avrebbero potuto realizzare qualcosa di meglio senz'altro.
RispondiEliminaIMDB gli ha dato un bel 6.7, secondo me decisamente troppo. Per lunghi tratti mi ricordava film come Shining o Amytiville Horror, niente di nuovo comunque.