Dopo avere resettato la saga con il
reboot del 2009, J.J. Abrams torna a mettere le grinfie sull'universo
fantascientifico creato da Gene Roddenberry nel lontanissimo 1966.
Into Darkness (dodicesimo film della
saga) si apre con un bell'inseguimento spielberghiano su un pianeta
sconosciuto, Kirk (Chris Pine) sta scappando da un popolo di
primitivi a cui ha rubato una pergamena e Spock (Zachary Quinto) sta
piazzando una bomba in un vulcano per evitare una catastrofe
naturale.
Fughe rocambolesche, esplosioni
colossali e battutine fuori luogo, per una volta si corre addirittura
il terribile rischio di divertirsi, e invece no, il titolo è Into
Darkness e bisogna essere cupi, quindi dopo il primo di molti tagli
repentini eccoci sulla terra, dove Kirk si becca il solito cazziatone
perché è un incosciente e uno spericolato. E' un deja vu, con
queste cose ci avevano già ammorbato nel film precedente, e poi non
erano state proprio quelle doti a portarlo all'attenzione della
Federazione e sulla poltrona di comando dell'Enterprise ?
Poco importa, quest'ultima bravata è
la poverbiale goccia che fa traboccare il vaso. Kirk si becca uno
scappellotto, viene degradato e perde il comando dell'Enterprise...
per non più di quattro secondi, perché il pericoloso terrorista
John Harrison (Benedict Cumberbatch) ha lanciato un attacco alla
Federazione e ora si nasconde su Kronos, pianeta natale degli ostili
Klingon.
Dicevo, si corre il rischio di
divertirsi, ma è un rischio che si concretizza raramente, perché
ogni volta che il tono leggero e spensierato comincia a funzionare o
a diventare vagamente tollerabile, viene bruscamente abbandonato in
favore di scene goffamente drammatiche in cui non funziona quasi
niente. Un attimo prima dobbiamo prendere per buono l'ennesimo
battibecco tra Spock, Uhura e Kirk in un momento di reale pericolo, e
in quello dopo ci dovremmo sentire emotivamente coinvolti da
situazioni drammatiche ingenue e omologatissime. Se però il film
comincia a prendersi troppo sul serio, anche lo spettatore comincia
ad osservarlo con un occhio più critico, e se poi ci si mette anche
la noia diventa praticamente impossibile soprassedere su tutta una
serie di schiocchezze e forzature piazzate sempre ben in vista.
L'altro motivo per cui risulta
abbastanza difficile abbandonarsi ad un po' di sano divertimento è
la sensazione che Into Darkness sia strapieno di cose già viste. Non
solo in altri film (a me è venuto in mente Skyfall) o all'interno
della saga di Star Trek (senza spoilerare, è una storia già
raccontata) ma anche nel film immediatamente precedente. Oltre ad una
struttura narrativa estremamente simile, ritroviamo gli stessi scambi
di battute tra personaggi che dovrebbero aver superato determinati
conflitti, ma anche sequenze action stranamente familiari, una
sequenza iniziale con esplosioni e un inseguimento che termina su uno
strapiombo, salti nel vuoto ad alta precisione (e qui è lo stesso
Kirk a far notare la somiglianza) e un finale quasi speculare. Una
mancanza di idee o una forma di autocitazionismo che ad un solo film
di distanza lasciano alquanto interdetti.
"alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà" |
Il punto è che Into Darkness con Star
Trek c'entra poco o niente (infatti in molti casi il sottotitolo è
stato promosso a titolo); Con la scusa della linea temporale
alternativa Abrams lo ha trasformato nell'ennesimo action
fantascientifico, la tipica baracconata hollywoodiana che cerca di
abbagliare gli spettatori con la mole di effetti speciali e di
arruffianasi i fan della saga (i trekker) con una valanga di
citazioni e strizzatine d'occhio. Un polpettone di oltre due ore che
ha il solo pregio di scorrere via rapidamente, ma che altrettanto
rapidamente scivola via di dosso. Rimangono solo un ottimo Benedict
Cumberbatch, che per quanto possibile ruba la scena a tutti, e il
rimpianto di non averlo sentito in lingua originale, comunque niente
di tanto grave da giustificare una seconda visione.
P.S. Per chi se lo stesse chiedendo, il
celeberrimo effetto lens flare è ancora fastidiosamente presente. E'
un viaggio nell'oscurità da affrontare con gli occhiali da sole.
Povero Gene... si sarà rivoltato nella tomba una seconda volta...
RispondiEliminaComunque:
"L'altro motivo per cui risulta abbastanza difficile abbandonarsi ad un po' di sano divertimento è la sensazione che Into Darkness sia strapieno di cose già viste."
Ma a dire il vero anche il primo era pieno di scontatissimi cliché, a partire dal figlio ribelle e orfano di padre che saprà dimostrare di avere le palle.
Gesù, e pensare che JJ si è fatto sugli stessi film che apprezziamo noi matusa. Mi chiedo quanto di più peggiorerà la situazione quando i film verranno fatti da chi si sta appassionando alla produzione attuale...