venerdì 7 giugno 2013

Paulette di Jérôme Enrico

Nelle sale dal 6 giugno.
Va bene, io c'ho provato. Ho provato a partire con più pregiudizi (negativi) possibili, a fare un pò lo snob, il superiore, avevo prontissima la matita rossa e non quella blu, volevo per una volta non fare l'entusiasta, ma non ce l'ho fatta. Dopo un tot di tempo sono stato vinto e ho ammesso la sconfitta. La Francia vince ancora, Paulette è l'ennesimo film tra il guardabile e il bellissimo di questa ultima decade. No, stavolta i risparmio il pippone "sono dei geni, fanno solo buon cinema, sono tutti belli, bravi e perfetti", la sto facendo troppo spesso, e neanche un impietoso paragone con il cinema italiano.
Paulette è una anziana signora rimasta vedova, da dieci anni esatti, dal suo Francois. Il florido risotrante che gestivano insieme è stato rilevato da un sushi bar gestito da giapponesi, vive in quei palazzoni fatiscenti della periferia parigina dove lei e circa il 10% degli inquilini sono di nazionalità francese, mentre il resto -parroco compreso- sono marocchini, algerini, magrebini, o comunque un generico africani. Paulette è razzista come poche. Li odia più che mai -parroco escluso che "si merita di essere un bianco"- e colmo dei colmi, sua figlia ha sposato Ousmane, un simpatico ragazzo di colore, da cui hanno avuto Lèo, più nero che bianco. 
La bisbetica vecchina, insopportabile, violenta e sboccata è rimasta senza un soldo in tasca, addirittura sono arrivati quelli del tribunale per l'esproprio e le hanno portato via mobili, tv e sedie. Giunta alla canna del gas, ma non per questo costretta all'umiliazione di mendicare, scopre per caso che nel suo palazzo si spaccia e alla grande, con cifre enormi alzate giornalmente. Grazie indirettamente a Ousmane, poliziotto, viene a scoprire chi comanda la zona, prezziario della roba e metodi di spaccio. Inizia così una scalata al potere e al benestare economico che manco Scarface e che la porterà a stare fianco a fianco con i "marronji" e "mangia banane" che lei odia tanto. Persino davanti ai problemi e alle lotte intestine, l'indomita vecchiaccia troverà come battere la concorrenza.
Opus numèro deux di Jérôme Enrico, regista e sceneggiatore televisivo spuntato dall'oggi al domani, come spesso capita in Francia è un opera riuscita principalmente per tre chiari motivi. Uno è la sceneggiatura (di Abanel e Enrico) molto ben scritta, con una discreta dose di analisi sociale di una nazione sempre più straniera e melting pot-tosa e una massiccia di umorismo -impossibile non ridere davanti alla povera miss Alzheimer o alla lingua biforcuta di Paulette- tanto da scadere spesso nella black comedy. Persino il prevedibile e comprensibile mutamento della protagonista, da super razzista a simpatica cariatide che vuole bene a tutti, è ben amalgamato con il tessuto della storia. Secondo, fondamentale, non si prende mai sul serio. Parla di droga, di spaccio, di razzismo, ma guai a fare la morale, a tirare fuori litri di retorica o a cercare di drammatizzare troppo il racconto. Famose na risata! Ci penseranno altri tromboni a fare i seri, noi stiamo facendo della commedia.
La droga diventa un veicolo per tornare a essere dei membri produttivi della società e non a stare tutto il giorno a guardare Beautiful o a giocare a carte, come tutte le buone vegliarde (sinonimi a go-go). Paulette è felicissima non solo perchè torna a avere due lire in tasca ma anche perchè ritrova l'entusiamo che aveva quando gestiva il ristorante con il marito. La droga cambia la sua prospettiva sul diverso, sullo straniero e riesce addirittura a riunire una famiglia, quella da lei sempre ripudiata perchè "contaminata" di nero. Si, è scorrettissima questa commedia ma è proprio nella sua coerenza e nella sua scottettezza la sua forza. 

Terzo il formidabile cast, capitanato da una Bernadette Lafont già da candidare a attrice dell'anno. Una prova incontenibile, bravissima sia da stronza che da nonna spinello. Non da meno le sue colleghe criminali, Carmen Maura, Dominique Lavanant e Françoise Bertin.
Non mancano poi neanche i vizi, gli stravizi -le vacanze in riviera- e le vacanze extralusso -che sono principalmente una fuga dalla grigia e morente periferia e condizione sociale-, i rischi e gli azzardi, con tanto "armi", tipici degli spacciatori bad boys thug-for-life!
Ancora una volta quindi un buon film e ancora una volta un trailer (stavolta trasmesso allo sfinimento) che non rende ragione a una commedia ben più profonda di quanto sembra. Se volete buttare i vostri soldi c'è ben altro al cinema, proprio questa settimana, ma se volete spenderli bene e stare 90 minuti in allegria, rifornitevi da Paulette.

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