In sala dal 19 dicembre.
-Signor Simpson...
-Oh scusate, stavamo parlando di cioccolato.
-Era 10 minuti fa.
I Simpson 3x11
Ben Stiller alla sua quinta regia (Zoolander, Tropic Thunder etc..) ri prende un racconto breve di fine anni '30, scritto dal giornalista del New Yorker James Thurber e gli da un tocco di contemporaneità tra crisi economica e social network. Walter Mitty rivive così per la terza volta al cinema, dopo Sogni proibiti del 1947 e l'italianissimo Sogni mostruosamente proibiti con Villaggio nelle vesti di Paolo Coniglio.
C'è stato un evento tragico nella vita di Walter Mitty. Quando era ancora un adolescente, è scomparso il suo papà e la sua vita ha preso tutta un'altra e inaspettata piega. Via il taglio da moicano che gli aveva fatto proprio il babbo, subito al lavoro per contribuire alle spese in famiglia e addio ai tanti sogni, come quello di viaggiare tutta l'Europa zaino in spalla o diventare un campione di skate. Da quel momento Walter ha iniziato a immaginare le cose piuttosto che farle, vagando con la mente come il Major Tom della canzone di Bowie o incantandosi come dicono i suoi colleghi che lo vedono immobile e con lo sguardo fisso per qualche minuto. Dopo sedici anni come responsabile archivio negativi per la rivista Life, vede la sua carriera a un bivio, e decide di passare all'azione, per davvero, imbarcandosi in un viaggio in lungo e in largo per il globo, alla ricerca di uno scatto scomparso, e in un'avventura più straordinaria di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Come diceva il Dr. Frank-N-Furter in Rocky Horror Picture Show, Dont' dream it, be it. Vedere il mondo, cose pericolose da raggiungere, trovarsi l'un l'altro, e sentirsi questo è l'obbiettivo della rivista Life e della vita. I sogni segreti di Walter Mitty è un bellissimo spottone proprio alla vita -e a Life di rimando- al credere nei propri sogni ma anche e soprattutto nel realizzarli. Come girare il mondo, lanciarsi in un avventura e trovare l'amore. Al di là anche della crisi economica che ci sta lasciando a piedi e ci sta lasciando mesti mesti, anzi, è proprio in un periodo così oscuro che, se abbiamo dei sogni, dobbiamo realizzarli, ora. Basta procrastinare, basta immaginare.
In una potente metafora della vita-life che diventa online e in cui ci allontaniamo sempre di più da quello che è vero e naturale e in cui andiamo sempre più verso i wink, i like, i follow e i poke, in una vita in cui internet ha sostituito completamente quello che faceva Life, ovvero, farci conoscere il mondo e smuoverci dalle nostre comode poltrone, farci incontrare, ma dove l'online ci ha tolto il gusto della scoperta. Adesso è tutto in rete, si trova tutto, si scopre tutto con due click tanto che non serve più andare a Parigi a assaggiare determinato formaggio, perchè c'è la recensione online, non vale più la pena andare a Mosca sulla piazza rossa perchè posso vederla con google street view.
Bisogna invece andare, come diceva Diritti e come faceva Jasmine Trinca nel film, un giorno devi andare e devi vivere, anche solo, perchè no, non possiamo sconfiggerlo, per aggiornare il tuo profilo su Facebook e renderti più interessante. Paradossalmente, il motore che spinge Walter a smettere di immaginare è un campo vuoto nella bio del suo profilo online e un errore interno del server, salvo poi scoprire che si è interessanti anche e oltre quello che scrivi sulla tua bacheca.
E quindi Walter Mitty è uno di quei film stimolanti, una di quelle grandi funzioni del cinema (insegna, emoziona, diverte, etc... cura talvolta), forse la più importante. E' un film che ci fa bene, e che è perfetto per questo natale low profile, dove i nostri sogni sono sempre più schiacciati da una realtà grigia e opprimente.
Eppure alla fine non mi sono emozionato quanto avrei sperato e desiderato. E non lo dico per essere snob, io credevo veramente in questo film, io volevo per una volta perdermi tra i sogni altrui e i miei, ma non ci sono riuscito, tanto che quasi sono deluso, ma non dal film stesso, ma da me stesso.
Adesso scusate, ma mollo il computer e vado a farmi un giro, la fuori.
Adesso scusate, ma mollo il computer e vado a farmi un giro, la fuori.
Nota a margine: Life andò davvero online, come supplemento, dal 2009 al 2012, ma decise di chiudere. Continua a avere attivi account Facebook e Twitter ha persino un interessantissimo Tumblr, ma la vita vera ha battuto la vita online.
Nel frattempo però, sempre più giornali licenziano fotografi e danno le macchine in mano ai reporter, per risparmiare uno stipendio. Tanto cosa ci vuole a scattare una foto? Ehh....
Nel frattempo però, sempre più giornali licenziano fotografi e danno le macchine in mano ai reporter, per risparmiare uno stipendio. Tanto cosa ci vuole a scattare una foto? Ehh....
Sembra la mia biografia. Salvo che io sono più sfigato, e dubito un giorno agirò come il protagonista...
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