I married first, won the Oscar before Olivia did, and if I die first, she'll undoubtedly be livid because I beat her to it! - Joan Fontaine
Ci doveva essere qualcosa di formidabile nei geni del signor Walter Augustus de Havilland e consorte, Lilian Augusta, e magari nell'aria della Tokyo primi anni dieci del secolo scorso. Due figlie avute in quel periodo, -lontano dalla madre patria Brittania- Joan e Olivia, entrambe molto belle, molto talentuose e longeve (come il babbo, 96, e mamma, 89, dopotutto). Una di loro è venuta a mancare proprio oggi, a pochi metri dal secolo di vita.
E l'altra probabilmente un po' ne ha gioito. Olivia, dopo una lotta famigliare durata più di 90 anni, ha avuto l'ultima definitiva parola. Hanno litigato per tutta la vita, come il più classico clichè da sorelle, ma se in giovane età al centro del contenzioso c'erano l'affetto materno o le caramelle, in età più matura si passò a un concorrenza sempre più serrata per accaparrarsi i migliori ruoli e contratti di Hollywood, gli amanti più belli e focosi e ovviamente lui, Oscar, la statuetta sognata da tutte le attrici del mondo.
Già però chissà se Olivia ha davvero sorriso alla notizia della morte della sorella, o se invece è rimasta dispiaciuto di essere stata battuta anche in questo traguardo, come disse scherzosamente Joan. O magari le è dispiaciuto veramente di averla persa.
Serata dei premi Oscar 1940.
La porta della cucina del Cocoanut Grove all'interno dell'Ambassador Hotel di Los Angeles, si aprì di colpo e entrò come una tempesta una bella donna con indosso uno splendido vestito da gala. I camerieri e gli
addetti alla cucina rimasero stupiti dall'irruenza con cui quell'essere aggraziato aveva quasi fatto saltare i cardini delle due porte a soffietto. Ora era poggiata su un tavolo dove erano stati riposti con cura e ordine, vari vassoi con le tartine da servire di li a pochi minuti. Era nervosa, tremava dalla rabbia e il fazzoletto di seta che stringeva nelle mani, stava per essere stracciato in tanti pezzettini. Un cameriere, che aveva speso le ultime due ore a preparare i vassoi, la guardava con apprensione.
La donna chiuse gli occhi, si asciugò le lacrime dal viso e rimase per ancora qualche minuto in quella posizione, pronta a azzannare chiunque le si fosse avvicinato. Olivia de Havilland era una delle poche perdenti del suo tavolo in quella serata. Sidney Howard aveva già ricevuto l'Oscar per la miglior sceneggiatura, idem Ernest Haller e Ray Rennahan per la fotografia a colori e Hal C. Kern e James E. Newcom per il montaggio, idem altri tecnici vari. Vivien Leigh avrebbe vinto di li a poco il premio per miglior attrice, c'era da scommetterci la casa, come era sicuro che Selznick avrebbe portato a casa la statuetta, così come Victor Fleming e Clarke Gable (lui fu l'altro perdente, ma Gable aveva già vinto in passato).
Lei aveva fatto i suoi calcoli e non poteva perdere. Le sue rivali erano poca roba. Poi però dal palco venne fatto un altro nome, quello di Hattie McDaniel, mami, seduta due sedie più in là. Non poteva credere alle sue orecchie. Non poteva reggere un falso sorriso per più di 10 interminabili secondi, e così corse via, in cucina, lontana dai fotografi.
"Quella negra". Non erano cose che pensava realmente, era solo la deludente sorpresa che parlava per lei. Melanie, il suo personaggio, non avrebbe mai potuto reagire in quel modo, e neanche lei, amica sincera di Hattie. Già il giorno dopo sarebbe stata felicissima per la collega, la prima donna di colore a vincere un Oscar e l'avrebbe abbracciata, ma ora era pura collera. E le tartine tremavano.
Poche ore prima, David Selznick era impegnato con alcuni provini per il suo prossimo film. La sera stessa, laRebecca era il candidato ideale per i prossimi Oscar, ma ancora non aveva scelto un'attrice per il ruolo principale.
sua più grande creatura, che lo aveva impegnato per mesi e mesi e in cui aveva riposto tutto se stesso, avrebbe sbancato agli Oscar, eppure lui pensava già ad altro. Aveva tra le mani un ottimo romanzo di Daphne Du Maurier e soprattutto uno dei migliori registi viventi, l'inglese Alfred Hitchcock, finalmente strappato agli studios inglesi.
Memore dei trascorsi nella scelta di Rossella, non voleva più sprecare troppo tempo, anche se ci vollero circa sei mesi. Dopo moltissimi provini (tra cui forse anche Olivia) e dopo aver destinato la sua altra nuova pupilla, Ingrid Bergman, ad altri ruoli, la scelta ricadde su Joan de Beauvoir de Havilland anche nota come Joan Burfield, a breve e definitivamente Joan Fontaine.
Joan era nota negli studios per essere la sorella minore di Olivia e per aver perso, proprio contro di lei, la lotta per essere Melanie in Via col vento. Come le tante sconfitte per Rossella, anche lei finì nel film Donne, diretto da George Cukor (un altro scaricato da Via col vento).
A Selznick piaceva e a Hitchcock pure (al suo futuro collega di set, Laurence Olivier, mister Vivien Leigh, no, perchè preferiva di gran lunga Olivia), era il volto perfetto per interpretare la seconda signora de Winter. Un personaggio senza nome, schiacciato dalla presenza di una donna già deceduta e impaurita di perdere l'amore del bel neo marito.
Selznick le confermò di essere stata scelta e poi scappò alla serata di galà. Per la prima volta (o la seconda, dopo Melanie) le carriere delle due si sfiorarono, per poi toccarsi e scontrarsi ferocemente di li in poi. Per ora però, come dimostra anche la foto d'apertura, c'è dialogo e tolleranza tra le due.
Da ragazzine avevano già litigato per tutto (dall'affetto materno come già detto a chi odiasse di più il patrigno) arrivando a tirarsi i capelli, fare la lotta e a rompersi le ossa (Olivia spinse Joan per terra a bordo piscina e gli cadde sopra rompendogli la clavicola), fino alla competizione scolastica, dove la migliore era la maggiore Olivia, vincitrice di un concorso scolastico -macabro- 'Scrivete il vostro testamento', vincendo con "Lascio a mia sorella la capacità di attrarre i ragazzi e i loro cuori, cosa che adesso non sa fare".
A Hollywood avevano diviso per breve tempo una stanza, ma poi avevano preso strade diverse, soprattutto Olivia, già al successo grazie a un film con Erroll Flynn, Capitan Blood. Lo stesso Flynn causò un primo motivo di discussione tra le due. Joan lo detestava, aveva capito che tipo era e visto che la sorella invece lo metteva su un piedistallo, denigrava anche lei.
Quando Joan si sposò (per prima) con l'attore inglese Brian Aherne, bello e popolare, Olivia accusò il colpo. E lo accusò due volte, infatti la sera prima del matrimonio, il suo fidanzato, il super multimiliardario Howard Hughes, chiese di ballare con Joan e fece di tutto per convincerla a non sposarsi, persino a giurarle che lui l'avrebbe sposata. Joan confidò tutto a Olivia che troncò con Howard e diede la colpa alla sorella.
Nel 1941 era il turno di Joan ad essere nominata, ma non vincitrice, agli Oscar. Il suo ruolo in Rebecca la portò a scontrarsi con attrici del calibro di Ginger Rogers, Katherine Hepburn e Bette Davis. Ma la vittoria venne rimandata solo di un anno.
Hitchcock, noto per non adorare molto i suoi attori, la volle ancora per il suo successivo film, Il sospetto, a fianco di Cary Grant. Ancora una volta una donna succube, debole ma tanto innamorata. Il suo sopracciglio inarcato e il suo sguardo innamorato la fecero vincere e diverranno le sue armi più infallibili.
In questa occasione batté due mostri come Barbara Stanwyck e di nuovo Bette Davis e soprattutto Olivia, candidata con La porta d'oro. Quando scese dal palco con la statuetta, snobbò la sorella, forse per un diverbio avuto in precedenza o forse per non doverla obbligare a festeggiare la sorella vincente, sta di fatto che questo portò alla rottura definitiva tra le due.
E sede della successiva puntata della loro faida, furono di nuovo gli Oscar, nel 1946.
Questa volta candidata era la sola Olivia per miglior attrice protagonista, per il suo ruolo in A ciascuno il suo destino di Henry Rogers, noto per essere molto bravo con le sue attrici, non a caso Joan Crawford vinse l'anno prima per Il romanzo di Mildred sempre di Rogers. Come da tradizione doveva essere proprio Crawford a premiare la vincitrice di quest'anno, essendo lei "in carica", poco prima della manifestazione però ebbe uno dei suoi celebri attacchi di terrore da palcoscenico, cosa avvenne anche l'anno precedente. Perciò al suo posto venne scelta un altra attrice, la prima che trovarono, un altra Joan. Fontaine, già.
Fu lei a incoronarla e quando tentò di darle la mano e abbracciarla, si trovò davanti a un muro. Olivia svicolò via e la lasciò li su due piedi. Una scena che i fotografi questa volta non si persero. Se l'Academy voleva vederle riconciliarsi in diretta, fallì clamorosamente.
Dopo che le rispettive carriere toccarono il picco (Olivia vinse un secondo Oscar nel 1949) si dedicarono
alla famiglia. Joan si sposò quattro volte e ebbe una figlia, Deborah Leslie Dozier, e una la adottò, Martita. Quest'ultima però scappò di casa a soli 17 anni e non volle rivedere più la madre, rimanendo tuttavia in contatto con la sorella Debbie. Probabilmente la causa di tutto ciò fu che le ragazze avevano contatti con la zia Olivia, cosa proibita da mammà.
Olivia invece si sposò due volte e ebbe un figlio per matrimonio. Anch'essa non volle mai che i suoi figli vedessero o parlassero con la zia.
Nel 1961 avvenne una sorta di tregua. Le due passarono il natale insieme nell'appartamento a New York di Joan. Non finì bene, addirittura Joan parlò di un incidente peggio di Hiroshima.
Otto anni più tardi le due si riavvicinarono nuovamente, dopo che Joan si trovava in pessime condizioni fisiche. Olivia la andò a trovare e le firmò un grosso assegno. Altro non fece. Joan ripagò il debito in pochissimo tempo. Ma il culmine della faida avvenne a causa della loro mamma.
Lilian morì di cancro nel 1975. Per poco, Joan non lo venne mai a sapere. Tempestò di telefonate la sorella e i conoscenti fino a quando le confermarono la notizia. Non era neanche stata invitata al funerale. La cerimonia venne quindi ritardata di qualche giorno per permetterle di esserci.
Le due sorelle non si parlarono, Olivia passò il contenitore con le ceneri a Joan, e poi se ne andò silenziosamente. Mamma Lilian lasciò scritto nel testamento che lasciava tot e tot ai figli di Olivia, mentre non menzionava neppure una volta Debbie. Non si parlarono più, un silenzio durato fino ad oggi, 38 anni.
Per la cerimonia degli Oscar numero 50, entrambe vennero invitate dall'Academy ma dovettero essere fatte sedere agli opposti della grande sala. Si sfiorarono per un istante senza battere ciglia. Dieci anni dopo, altro anniversario e altro invito dell'Academy (oh le tentarono tutte). Stavolta finirono addirittura vicine di camera al Four Seasons di Beverly Hills. Joan si fece cambiare subito di stanza evitando quindi qualsiasi contatto, in seguito disse "Questa è la mia ultima cerimonia degli Oscar".
Tre anni fa, durante una cerimonia di premiazione in Francia, venne chiesto a Olivia se le due si sarebbero mai riconciliate. La risposta fu "Meglio di no". E quel commento sancì la fine, divenuta definitiva oggi.
Ultima nota personale. Io adoro Joan Fontaine e oggi sono molto triste. L'ho adorata in Il sospetto quando Grant la chiamava "faccino da scimmia", aveva uno sguardo così amorevole e sincero e ricorderò sempre quel suo sopracciglio inarcato (solo Vivien le teneva testa). Era una delle migliori attrici della sua epoca, passionale ma composta, era un mix tra fascino e tenerezza. Raramente al cinema ci sono state attrici come lei.
D'altro canto ho sempre odiato il personaggio di Melanie, perchè mi dava l'idea di essere falsa. Però non ho mai odiato Olivia, le preferisco semplicemente la sorella. Sta di fatto che di attrici così -e di storie così- non ce ne sono più. Peccato.
Adoro Joan, in ogni suo film!! Rebecca e Lettera da una sconosciuta sono tra i miei preferiti! Però mi piace anche Olivia! :)
RispondiElimina