In anteprima al recente Torino Film Festival.
Nelle sale dal 12 dicembre.
Schiacciati sotto il peso insostenibile di un drago desolato, con la sua montagna di monetine che manco Zio paperone, in questo weekend pre uscite natalizie ci sono tre filmetti, tali per dimensione ma non necessariamente per qualità, provenienti dall'Italia (o dall'Inghilterra?), Still life, dal Messico, Qui e là, e da quella instancabile fabbrica di film che si chiama Francia, Molière in bicicletta per l'appunto. Proprio di quest'ultimo, con questo titolo così accademico e radical chic, vi parlerò oggi. E ora potrei scrivere cose a caso, tanto nessuno leggerà.
Per apprendere al meglio questo film, una discreta conoscenza di Molière e soprattutto della sua opera Il misantropo, sarebbe quasi obbligatoria, in quanto gli aiutini da parte dei distributori italiani si esauriscono nel cambio di titolo (in originale è Alceste ad andare in bici, protagonista del Misantropo) e visto che si tratta in fondo di una sua rilettura e di una sua rappresentazione.
Protagonisti sono due attori. Il primo è Serge, un ex grande attore di teatro e cinema, reclusosi volontariamente dal mondo contemporaneo per vivere in solitudine sull'ile de rè. E' scontroso, cocciuto e saccente. L'altro è Gauthier Valence, il grande Gauthier Valence, attore sulla cresta dell'onda, un po' di cinema ma prevalentemente la tv, con una medical soap dove interpreta il classico medico infallibile sul lavoro ma pieno di difetti nella vita. E' un uomo bellissimo, ricco e famoso, non per forza talentuoso. Gauthier ha in mente un progetto teatrale, ovvero quello di portare in palcoscenico Il misantropo del grande Molière e con chi se non il suo grande amico Serge, con cui divise il set durante un film in Ungheria. Un profondo conoscitore dell'opera e un grande attore, per giunta interessato, almeno questo trapelò da una loro vecchia chiacchierata a interpretare il personaggio secondario, Filinte, lasciando a lui il grande Alceste, uno dei personaggi più difficili della storia del teatro francese.
Purtroppo per lui, Serge è da una vita che sogna di fare Alceste e inoltre è titubante a mollare la sua reclusione per tornare a recitare. Tuttavia gli concede una settimana di prove per convincerlo.
Ah la bravura degli autori francesi! Di un film francese si può dire tutto, fuorchè non sia scritto bene. Di questo Molière in bicicletta si potrebbe certo dire che pare una commedia strozzata, dove si fatica a comprendere che non deve per forza farci ridere, si potrebbe dire che ha un andamento abbastanza prevedibile e infine si potrebbe dire che difficilmente appassiona lo spettatore medio nella sua verbosità e teatralità. Ma non che non sia una sublime opera di scrittura.
Non solo, attraverso delle prove, mette in scena diversi passaggi dell'opera originale, ma la rilegge in una nuova chiave, moderna dove Alceste e Filinte sono sue attori, due personaggi teatrali di solito interpretati da attori sono qui degli attori.
Il tragico Serge non può essere altri che Alceste, l'intransigente idealista, che pretende di comportarsi senza ipocrisie e senza piegarsi a compromessi, incapace di conciliare i propri principi etici con le consuetudini sociali, Alceste. E Gauthier non può pensare di esserlo a suo volta, lui così bello e felice, non può pensare di alternare i ruoli una volta arrivati a teatro, perchè lui è Filinte, diametralmente all'opposto rispetto al suo amico, un uomo capace di adattarsi al mondo finto e ipocrita in cui siamo costretti a sguazzare.
Ognuno dei due uomini rappresenta inoltre un modo di recitare, una concezione diversa della recitazione. Serge è il teatro, serio, professionale, meticoloso, anche noioso, ma di un certo livello e una certa elevatura morale, lontano dai frizzi e dai lazzi, dai soldi e dalla fama. E come uomo teatrale è tragico, sconfitto, destinato a essere sorpassato. Mentre Gauthier è la tv, è la fotogenia, la leggerezza, l'effetto più che la preparazione, il trucco più che la tecnica. E come personaggio televisivo è un vincente.
In mezzo a loro c'è Zoe, una teenager pornostar, con un enorme talento (non pensate male) sprecato in un mondo dove non serve recitare ma fingere orgasmi.
Sublimi i due interpreti dove vince di qualche incollatura Fabrice Luchini, attore feticcio del regista Philippe Le Guay (il bellissimo Le donne del sesto piano lo portò alla notorietà anche in Italia), sul rivale Lambert Wilson (che alterna robaccia commerciale a piccole perle). Nel cast anche Maya Sansa, nel ruolo della bella italiana che si intromette tra i due. Proprio lei è al centro di una bella citazione -voluta o no- a Jules et Jim, con i tre protagonisti intenti in una goliardica corsa in bici che termina sulla spiaggia.
Non lo metto tra i miei preferiti francesi dell'anno, ma è comunque una piacevole sorpresa. Ennesima riprova della bontà del cinema transalpino, quasi educativo (non conoscevo molto Molière lo ammetto, e mi ha insegnato un po' di cosette, soprattutto spronandomi ad andare a informarmi), a differenza della commedia italiana, sempre più becera e sciocchina.
PS: Ah si, sarebbe il caso di vederlo in lingua originale, non per fare il solito snobbone, ma perchè viene tradotta in italiano anche l'opera di Molière, e tutte le rime, la poesia e i componimenti alessandrini, un po' si vanno a benedire.
PS: Ah si, sarebbe il caso di vederlo in lingua originale, non per fare il solito snobbone, ma perchè viene tradotta in italiano anche l'opera di Molière, e tutte le rime, la poesia e i componimenti alessandrini, un po' si vanno a benedire.
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