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giovedì 12 dicembre 2013

Molière in bicicletta di Philippe Le Guay

In anteprima al recente Torino Film Festival.
Nelle sale dal 12 dicembre.

Schiacciati sotto il peso insostenibile di un drago desolato, con la sua montagna di monetine che manco Zio paperone, in questo weekend pre uscite natalizie ci sono tre filmetti, tali per dimensione ma non necessariamente per qualità, provenienti dall'Italia (o dall'Inghilterra?), Still life, dal Messico, Qui e là, e da quella instancabile fabbrica di film che si chiama Francia, Molière in bicicletta per l'appunto. Proprio di quest'ultimo, con questo titolo così accademico e radical chic, vi parlerò oggi. E ora potrei scrivere cose a caso, tanto nessuno leggerà.
Per apprendere al meglio questo film, una discreta conoscenza di Molière e soprattutto della sua opera Il misantropo, sarebbe quasi obbligatoria, in quanto gli aiutini da parte dei distributori italiani si esauriscono nel cambio di titolo (in originale è Alceste ad andare in bici, protagonista del Misantropo) e visto che si tratta in fondo di una sua rilettura e di una sua rappresentazione.
Protagonisti sono due attori. Il primo è Serge, un ex grande attore di teatro e cinema, reclusosi volontariamente dal mondo contemporaneo per vivere in solitudine sull'ile de rè. E' scontroso, cocciuto e saccente. L'altro è Gauthier Valence, il grande Gauthier Valence, attore sulla cresta dell'onda, un po' di cinema ma prevalentemente la tv, con una medical soap dove interpreta il classico medico infallibile sul lavoro ma pieno di difetti nella vita. E' un uomo bellissimo, ricco e famoso, non per forza talentuoso. Gauthier ha in mente un progetto teatrale, ovvero quello di portare in palcoscenico Il misantropo del grande Molière e con chi se non il suo grande amico Serge, con cui divise il set durante un film in Ungheria. Un profondo conoscitore dell'opera e un grande attore, per giunta interessato, almeno questo trapelò da una loro vecchia chiacchierata a interpretare il personaggio secondario, Filinte, lasciando a lui il grande Alceste, uno dei personaggi più difficili della storia del teatro francese.

martedì 3 dicembre 2013

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 9

Puntata bella gravida! Tanti film dal Torino Film Festival e due opere prime viste al cinema nel weekend.
Drinking Buddies, Frances Ha, The Way Way Back, This is Martin Bonner, The Conspiracy, V/H/S/2, The Lunchbox, Tarr Béla i used to be a filmaker, Only lovers left alive, La mafia uccide solo d'estate, Don Jon.
Buon ascolto!


[00:00:28] L'angolo del tripudio
[00:12:05] La posta del cuore

[00:31:50] Torino Film Festival
[00:37:15] Drinking Buddies
[00:40:10] Frances Ha
[00:48:25] This is Martin Bonner
[00:55:05] C'era una volta un'estate
[01:01:10] The Conspiracy
[01:06:30] V/H/S/2
[01:21:20] The Lunchbox
[01:31:30] Tarr Béla, i used to be a filmaker
[01:38:05] Only lovers left alive
I film in sala:
[01:56:30] La mafia uccide solo d'estate
[02:20:50] Don Jon




Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui!

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Oppure ascoltate il podcast mediante il player Podtrac.

lunedì 2 dicembre 2013

Only lovers left alive di Jim Jarmusch

Presentato a Cannes e in anteprima italiana al Torino Film Festival

Con la consueta calma e una rassicurante puntualità (tra un film e l'altro passano quasi sempre quattro anni) l'indipendentissimo Jim Jarmusch torna dietro la macchina da presa, e per l'ennesima volta ci ricorda perché sentivamo tanto la sua mancanza.
Only lovers left alive -titolo che dice già tutto, come anche i nomi dei personaggi- è la storia di Adam e Eve (Tom Hiddleston e Tilda Swinton). Lui è un musicista dall'animo tormentatissimo, veste di nero, ha una folta chioma corvina e vive rinchiuso nel suo appartamento di Detroit, dove compone una musica funerea che non lascia ascoltare a nessuno (le canzoni in questione sono composte ed eseguite dal gruppo musicale di Jarmusch, di cui Adam è ovviamente un alter ego). Lei sembra il suo esatto opposto, raggiante e biondissima, una figura quasi ieratica che ama perdersi tra la gente e le strade di Tangeri. Non potrebbero essere più distanti, in tutti i sensi, eppure sono marito e moglie, due vampiri che nonostante i secoli si amano ancora alla follia.

domenica 1 dicembre 2013

La mafia uccide solo d'estate di Pierfrancesco "Pif" Diliberto

Nelle sale dal 28 novembre.
Premio del pubblico al Torino Film Festival.

Lo vedete quel ragazzo li? Si chiama Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, e fin da piccolo ha avuto un sogno: fare cinema. Dopo la laurea riesce a diventare assistente alla regia di un mostro come Franco Zeffirelli durante la lavorazione di Un tè con Mussolini e successivamente consiglia e assiste Marco Tullio Giordana per il film sulla mafia e sulla sua Sicilia, I cento passi. Nel frattempo si trasferisce stabilmente a Milano dove diventa autore televisivo per Mediaset abbandonando momentaneamente la settima arte. Scrive qualcosa per programmini presto dimenticati ed infine approda a Le Iene, prima, ancora come autore e poi come inviato, per cui finalmente riusciamo a vederlo in faccia e grazie a sketch come Il milanese a Palermo, ottiene fama e la simpatia del pubblico.
Paradossalmente, inizia a fare "La Iena" proprio quando molla la trasmissione e si mette in proprio, realizzando Il Testimone, una serie di semi documentari dove è regista, sceneggiatore, interprete, cameraman, tecnico, etc... ognuno riguardante un particolare tema della società, dall'omosessualità, alle carceri, alla mafia. E' un giornalismo d'inchiesta light, come lo ha definito Aldo Grasso, perfetto per un pubblico giovane. I reportage di Pif sono accurati e precisi, ma non mancano mai di intrattenere ed emozionare. Un metodo perfetto per avvicinare i giovani, il pubblico di MTv che trasmette le puntate, a temi molto importanti non ultimo quello della politica con la campagna Io voto.
Con una fama sempre più crescente, Pif diventa "attore" o dovremmo dire comparsa in due cose (opere non mi viene) molto diverse. Prima è negli attori di sfondo in una puntata di Un posto al sole (a cui dedica una puntata de Il testimone) e poi ricopre un piccolo ruolo in Pazze di me di Brizzi. Questo lo riavvicina al cinema ma soprattutto convince MTv (e altri) ad affidargli un discreto budget per coronare quel sogno: fare un film tutto suo. E sono anni che ce l'aveva già tutto in testa...

sabato 30 novembre 2013

Film del weekend e del TFF: The Lunchbox di Ritesh Batra e C'era una volta un'estate di Nat Faxon, Jim Rash

Weekend di chiusura del Torino film festival e weekend di opere prime con l'esordio alla regia di Pif e Joseph Gordon-Levitt (recensioni in arrivo domani) e quelli di due mattacchioni mandati nientepopodimeno che da Alexander Payne, e di un indiano giramondo con il suo cestino del pranzo.

Nelle sale dal 28 novembre.

"A volte il treno sbagliato porta alla stazione giusta".
Famoso detto scherzoso di Trenitalia.

Ognuno avrà prima o poi nella sua vita, sperimentato l'ingorgo di una grande città italiana nell'ora di punta. Macchine ovunque, stress, ira, ci metti 45 minuti per fare duecento metri, semafori, lavori, impediti al volante. Tutto ciò è nulla se paragonato con il traffico giornaliero in una qualsiasi via del centro di Mumbai in India con i suoi 13 milioni di abitanti. In mezzo a questo infermo si muovono agili e scaltri i portatori di cibo (dabbawalas), che ogni giorno partono dai propri negozi in periferia, salgono su treni, scooter e furgoncini e arrivano nei quartieri finanziari dove consegnano i cestini del pranzo a colletti bianchi troppo indaffarati per prendersi una pausa di 5 minuti. La loro efficienza è talmente impressionante che persino Harward si è messa a studiare questa istituzione capace, letteralmente, di far girare l'intera economia nazionale. Ogni dabbawalas, circa 5000 in tutta la città, porta mediamente 26 pranzi da consegnare negli uffici di un intero palazzo. Come Harward ha constatato, nonostante debbano fare tutto in fretta, ci sia un casino costante attorno a loro e molti non sono neanche alfabetizzati, non sbagliano mai. O quasi.

Tarr Béla, i used to be a filmaker di Jean-Marc Lamoure

Presentato nella sezione TFFDOC

"Pronto ? Jani ? Stammi a sentire, oggi dobbiamo girare la scena della partenza, quindi non bere niente... Come ? E allora smetti subito, hai tempo per smaltire la sbornia."

Ambizioso questo Jean-Marc Lamoure. Giovanissimo, con un paio di regie nel curriculum, si lancia in un'impresa veramente titanica: girare un documentario su uno dei più grandi registi viventi, e, come se non fosse abbastanza, farlo proprio durante le riprese di quello che sarà l'ultimo film della sua carriera. Una bella responsabilità, considerando che il film potrebbe addirittura trasformarsi in una sorta di testamento umano e artistico.
Il regista in questione è l'ungherese Béla Tarr e il film è Il Cavallo di Torino (A torinói ló, 2011). La pellicola, difficilissima da raccontare come ogni opera di Tarr, si apre con una didascalia: il 3 gennaio 1889, uscendo dal numero 6 di Via Carlo Alberto a Torino, Friederich Nietzsche vede un cocchiere che si accanisce con la frusta sul suo cavallo. Impietosito, il filosofo si getta in lacrime al collo dell'animale, poi, dopo aver pronunciato la frase "Mutter, ich bin dumm" precipita nella follia e nel silenzio (così come Tarr smette di fare cinema).

lunedì 25 novembre 2013

Drinking Buddies di Joe Swanberg

Speciale Torino Film Festival 31

"Ti rendi conto vero che non potremo mai essere amici".
Harry ti presento Sally.

Get to know: mumblecore.
Che è? Se balla? Se magna? No è un modo ultra ggiovane e mmoderno di fare cinema. Attori non professionisti, pochi soldi e storie di trentenni d'oggi. Non obbligatoriamente, l'importante però è non avere limiti o sovrastrutture incatenanti come una sceneggiatura. Un mumblecore è un semplice abbozzo, una storia appena pronunciata ma non delineata. Il film non lo fa la sceneggiatura ma l'ispirazione che il cast e il regista hanno giorno per giorno. Improvvisazione! Avete già capito no? Rischio fallimento alto.
Eppure ci provano in tanti, tra amici, e i risultato sono più che modesti, ma si, bisogna essere bravi. Improvvisare è davvero difficile, ma se sei nel mood giusto potresti sbarcare il lunario col minimo sforzo. Drinking Buddies fa parte di questo "movimento".
Lavorare in una fabbrica di birra -con assaggi gratuiti e continui- insieme a Olivia Wilde dovrebbe essere il sogno di tutti. Lei è Kate, PR, manager di un birrificio artigianale dove l'ambiente è molto

domenica 24 novembre 2013

This is Martin Bonner di Chad Hartigan, recensione e intervista al regista

Speciale Torino Film Festival 31.
Premio del Pubblico per il miglior film al Sundance 2013

Annamaria Cancellieri, ministro della giustizia, invece di chiamare Salvatore Ligresti e scarcerargli la figlia, avrebbe dovuto rivolgersi a Martin Bonner, un ometto sui 65, australiano, ma finito, prima, nel Maryland dove ha messo su famiglia e dopo aver perso il lavoro, a Reno nel Nevada, ovvero uno degli ameni paesini che circondano Las Vegas. Martin lavorava come business manager per una chiesa ("Anche le chiese hanno dei profitti" eccome) ma dopo aver divorziato è stato cacciato. Dopo 3 anni di ricerca di un nuovo impiego, persino da Starbucks dove non gli hanno neanche risposto, ne ha trovato uno a migliaia di miglia da casa. E' il capo dei volontari di un programma/centro per la rieducazione dei carcerati. Forniscono loro un tutor, gli trovano un lavoro e cercano di farli rigare dritto, magari con un paio di novelle del buon Signore. Un giorno conosce Trevor, appena uscito dopo 12 anni al gabbio per omicidio colposo non volontario mentre era ubriaco alla guida. Sono due uomini soli, lontani da casa e dalle loro famiglie, e scatta immediatamente un'amicizia speciale.

Ambientato nel deserto del Nevada, in un paese tra tanti* (anche se Reno è effettivamente capitale ed è tra i più grandi dello stato), di quelli che costellano le lunghe strade trafficatissime anche di notte,

sabato 23 novembre 2013

Frances Ha di Noah Baumbach

Speciale Torino Film Festival 31.

"I'm not messy, i'm busy"
Frances

"Everyone's a winner baby, that's the truth"
Hot Chocolate

1) Greta. Mentre tutto il mondo impazzisce per l'astro nascente Jennifer Lawrence, premiata con l'Oscar, protagonista di una saga da milioni di dollari etc...etc... c'è una giovane attrice -meno giovane di JLaw- che ne è l'esatto opposto. Non bellissima, troppo alta, cammina come un uomo, sempre più vecchia di quanto realmente è, sembra sempre triste, fa film indie, nessun grande stilista la veste, non compare sulle riviste...si, una giovane Margherita Buy. E' l'emblema dell'alternativo, dell'underground (degli hipsters?). E' Greta Gerwig, 1983, Lo stravagante mondo di Greenberg, Damsels in distress, The house of the devil, Lola versus, ma anche sporadicamente in produzioni più grandi, come l'orripilante ma con un motivo To Rome with love, Amici amanti e..., Arturo. Talento da vendere, grande naturalezza nella recitazione, perfetta per quei ruoli che le troppo belle rifiutano. Se il film fosse più migliore assai (cit.) sarebbe più famosa e più lodata, ma non è il tipo da cercare simili facezie.

domenica 25 novembre 2012

The Lords of Salem di Rob Zombie

Proiettato al Torino Film Festival.

Dei disagi e delle incazzature che bisogna superare per assistere a queste proiezioni se n'è già parlato, ma ci tenevo a raccontarvi brevemente questa brutta esperienza anche dal mio punto di vista, così, tanto per far sbollire un po' di rabbia, e poi in questi casi ripetere non fa mai male. Potrebbe andare per le lunghe, quindi se non siete interessati passate direttamente alla recensione più in basso.
Per evitare code e ritardi avevo deciso di approfittare della possibilità di acquistare un biglietto giornaliero online, visto che per il festival di Locarno si era rivelata una soluzione comodissima. Nel regolamento del Festival c'è scritto chiaramente che biglietti e abbonamenti acquistati online vanno ritirati alle casse dei multisala coinvolti nell'iniziativa, bene, arrivati a Torino scopro che queste casse non sono attive, quindi ci rechiamo all'unica biglietteria visibile (non segnalata) e ci imbattiamo in due code chilometriche. Io mi infilo in quella con l'indicazione “Abbonamenti e Pass” e dopo averla superata tutta scopro che il pass giornaliero va ritirato nell'altra cassa, quella dei biglietti singoli. Quindi il pass giornaliero è perfettamente inutile, devo spararmi un'altra coda interminabile solo per ritirarlo, e devo comunque ritirare i singoli biglietti per i film che intendo vedere. La coda ovviamente è completamente immobile, ci sono un sacco di problemi, le cassiere sono lentissime e molti clienti ne approfittano per comprare in blocco un sacco di biglietti.