Ecco, quando ho letto questa cosa ho pensato a un errore o a un caso di omonimia. Ma io sto film l'ho vista da almeno due anni e mi ricordo che già ai tempi era uscito in Giappone da un pò, il tempo canonico per permettere di mettere online una versione pirata ma di buona qualità. Com'è possibile che quel Confessions, successo di pubblico e critica, messo da moltissimi nella top 10 del 2010 o 2011 esca adesso in Italia? Misteri della distribuzione, al solito. Dopo Hunger (trainato però da Shame) e gli occasionali Ghibli che ritornano in sala per sole 24 ore, come gli sconti sui siti di elettronica, ecco un altro esempio di film vecchio, già visto da tutti quelli che erano interessati, particolare ma lodato, che viene gettato in pasto al sozzo e becero pubblico italiano medio con una distribuzione a macchia di giaguaro stinto. Quanti andranno a vederlo? Per fortuna che la settimana della festa del cinema darà forse una mano e darà una mano a perpetrare questa politica insensata. Fine polemica.
Dunque si, io Nakashima lo conoscevo già (pfff io e Tetsuya? Così eh, così!) grazie alla mia perversione per le attricette giapponesi. Tutto nacque -si la faccio a mò di confessione così mi lego anche al film, che scrivere così fa tanto blogger di successo, dicono- quando buttai un occhio un pò vergognoso su Kamikaze girls con
Kyoko Fukada (luv <3). Sembrava una vaccata, ragazzine-lolite con costumi rococò (no bè quello mi fa impazzire. I vestiti proprio), stile videoclipparo e fumettaro, umorismo infantile e spiccatamente nipponico. Non potevo partire con le peggiori aspettative. E invece fu subito amore, con successiva corsa a comprare il DVD e cercare più info possibili su questo geniale e folle regista.
Appresi con gioia che non era al suo primo film, anzi era uno navigato e potevo quindi godermi subito le altre sue pellicole più famose, Memories of Matsuko, il suo cult, e appunto Confessions, nuovo di pacca. Lodato dal mondo intero per il suo stile a metà tra un manga e uno spot pubblicitario, Nakashima nasce proprio dal secondo campo e per molto tempo è rimasto famoso solo per le sue accattivanti pubblicità-e qui dovrei mettere un link a una di esse ma non le trovo. Amen.
Si ma parlaci di Confessions che già è vetusto se poi la meni ancora un pò.
Da oggi (3 anni fa NDR) la cattiveria ha un nome, Confessions. Raramente ne ho vista tanta tutta concentrata in una sola pellicola. Deprimente, senza via di scampo, sconsolante, cattivo, spietato. Una virata decisamente dark per il definito Jeunet dagli occhi a mandorla, qui molto più Haneke like. Catalogabile sotto revenge movie, è un dramma-thriller psicologico che lascia atterrito e schiacciato qualsiasi spettatore, incapace di trovare una singola, minima, dose di bontà o di felicità per 108 minuti circa.
Un'insegnante sta facendo lezione come tutti i giorni e come tutti i giorni la classe non se la fila. Allora inizia a parlare della sua vita privata, dell'ex compagno malato di AIDS, con cui ha avuto una figlia anni prima. I due si sono lasciati proprio perchè lui non voleva rischiare di infettare la piccola, nata sana. Racconta di come la bambina, pochi giorni prima, sia stata trovata morta in piscina, affogata. La polizia ha detto che è stato un incidente, ma lei, grazie a qualche indizio trovato e qualche particolare (e soprattutto a una confessione) ha scoperto che è stato un omicidio, commesso da due dei suoi alunni. Come vendetta, dato che la legge minorile giapponese li tutela e dopo una piccola inutile punizione li reintegra nella società, dice di aver inserito del sangue sieropositivo nel cartone di latte dei due, che si sono appena slurpati con gioia. E questo è solo l'inizio, "solo" i primi 30 minuti.
Potrebbe benissimo essere la fine di un agghiacciante thriller e invece è la partenza. Una serie di confessioni, una dietro l'altra, di persone coinvolte si susseguono. Ognuna portatrice di un pezzetto di verità. Centrali sono i due killers e il modo in cui reagiscono, in maniera diametralmente opposta, alla vendetta dell'insegnante. Ma è solo una iniziale fase per la via alla redenzione.
In questo naufragar mi è dolce. No. In questo naufragio in un mare di dolore, paura e angoscia mi sento sprofondare e morire. Non c'è un attimo di respiro, un isola di salvezza, un sorriso da sfoggiare. E' deprimente, è tutto avvolto da una nube oscura che soffoca ogni buon sentimento. Persino la bella fotografia è virata sul nero, come a portare un cappa di oscurità divina su tutta la vicenda. Dio non c'è.
Il mondo sta finendo, tutto sta morendo, siamo agli sgoccioli e quel dannato orologio che ogni tanto vuole andare pure al contrario non ci lascia scampo. Non c'è appiglio, non c'è certezza. Rarissimo in un film commerciale di questo genere trovare così tanta depressione. E continuo a pensare al pubblico che si aspetta magari un trillerazzo pazzo o un giallo intricato. E poi le lacrime e lo stomaco distrutto.
E il bello è che non ci sono eroi ne vittime, ne carnefici. Non ci sono personaggi positivi, ma non ci sono neanche personaggi completamente negativi. Nakashima porta a conoscere ogni personaggio in ogni sfaccettatura possibile, tanto che a volte ci si ritrova a provare compassione per uno e odio per l'altro e un momento dopo provare l'esatto opposto. Shuya e Naoki si meritano questa vendetta per quello che hanno fatto, soprattutto considerando come sono andate realmente le cose? La signora Moriguchi non starà esagerando, ma allo stesso tempo, cosa dovrebbe fare una madre davanti a dei ragazzi impuniti e impunibili? E poi la madre di Naoki, prima odiosa per la reazione alla malefatta del figlio e poi pietosa nella convivenza con il ragazzo.
E' un vero e proprio massacro, in una scuola, un micromondo, composto da efferati assassini nel peggiroe dei casi e esseri cinici, spietati nel migliore. I compagni di classe dei due colpevoli non sono certo migliori di loro, prima insensibili nell'apprendere dell'assassinio di una bambina -ma sgomenti davanti alle parole HIV- e poi aguzzini e impietosi nel giudicare e punire. L'unico personaggio che potrebbe salvarsi in tutto ciò il professor "Werther", è trattato come un deficente, e forse lo è.
E cosa ha spinto uno dei due ragazzi a commettere il folle gesto? La fama, la ricerca di attenzione e di ammirazione. Solo gli assassini finiscono sulle prime pagine dei giornali, solo i gesti eclatanti ottengono spazio nei notiziari. E' un giudizio spietato sulla società moderna quello di Nakashima e di Kanae Minato autore del romanzo.
Ad infierire maggiormente verso lo spettatore, ci si mette poi un continuo flashback degli ultimi momenti di vita della bambina. Tutte le volte è viva, tutte le volte speriamo che si salvi, tutte le volte muore senza che noi possiamo fare nulla. "Non è giusto" dice la mamma di Naoki, ma non lo dice nei confronti della povera miss Moriguchi, ma verso il proprio figlio che vede distrutta la propria vita per una bravata, perchè traviato da cattive amicizie. Anche questo è l'ennesima pugnalata, l'ennesimo spiraglio chiuso, l'ennesima fotografia impietosa di un mondo al rovescio eppure normale e riconosciuto.
In questo naufragar mi è dolce. No. In questo naufragio in un mare di dolore, paura e angoscia mi sento sprofondare e morire. Non c'è un attimo di respiro, un isola di salvezza, un sorriso da sfoggiare. E' deprimente, è tutto avvolto da una nube oscura che soffoca ogni buon sentimento. Persino la bella fotografia è virata sul nero, come a portare un cappa di oscurità divina su tutta la vicenda. Dio non c'è.
Il mondo sta finendo, tutto sta morendo, siamo agli sgoccioli e quel dannato orologio che ogni tanto vuole andare pure al contrario non ci lascia scampo. Non c'è appiglio, non c'è certezza. Rarissimo in un film commerciale di questo genere trovare così tanta depressione. E continuo a pensare al pubblico che si aspetta magari un trillerazzo pazzo o un giallo intricato. E poi le lacrime e lo stomaco distrutto.
E il bello è che non ci sono eroi ne vittime, ne carnefici. Non ci sono personaggi positivi, ma non ci sono neanche personaggi completamente negativi. Nakashima porta a conoscere ogni personaggio in ogni sfaccettatura possibile, tanto che a volte ci si ritrova a provare compassione per uno e odio per l'altro e un momento dopo provare l'esatto opposto. Shuya e Naoki si meritano questa vendetta per quello che hanno fatto, soprattutto considerando come sono andate realmente le cose? La signora Moriguchi non starà esagerando, ma allo stesso tempo, cosa dovrebbe fare una madre davanti a dei ragazzi impuniti e impunibili? E poi la madre di Naoki, prima odiosa per la reazione alla malefatta del figlio e poi pietosa nella convivenza con il ragazzo.
E' un vero e proprio massacro, in una scuola, un micromondo, composto da efferati assassini nel peggiroe dei casi e esseri cinici, spietati nel migliore. I compagni di classe dei due colpevoli non sono certo migliori di loro, prima insensibili nell'apprendere dell'assassinio di una bambina -ma sgomenti davanti alle parole HIV- e poi aguzzini e impietosi nel giudicare e punire. L'unico personaggio che potrebbe salvarsi in tutto ciò il professor "Werther", è trattato come un deficente, e forse lo è.
E cosa ha spinto uno dei due ragazzi a commettere il folle gesto? La fama, la ricerca di attenzione e di ammirazione. Solo gli assassini finiscono sulle prime pagine dei giornali, solo i gesti eclatanti ottengono spazio nei notiziari. E' un giudizio spietato sulla società moderna quello di Nakashima e di Kanae Minato autore del romanzo.
Ad infierire maggiormente verso lo spettatore, ci si mette poi un continuo flashback degli ultimi momenti di vita della bambina. Tutte le volte è viva, tutte le volte speriamo che si salvi, tutte le volte muore senza che noi possiamo fare nulla. "Non è giusto" dice la mamma di Naoki, ma non lo dice nei confronti della povera miss Moriguchi, ma verso il proprio figlio che vede distrutta la propria vita per una bravata, perchè traviato da cattive amicizie. Anche questo è l'ennesima pugnalata, l'ennesimo spiraglio chiuso, l'ennesima fotografia impietosa di un mondo al rovescio eppure normale e riconosciuto.
Purtroppo, come per Matsuko, con cui divide tutti i principali difetti e pregi, non mi ha pienamente convinto. Nakashima è l'emblema di un certo cinema giapponese, quello che tende a strafare e quindi a perdersi. Non è un problema di comprensione per noi occidentali, non è un'incapacità di leggere il loro modo di fare, perchè è pieno il mondo di esempi di un cinema ragionato, misurato e "normale", è proprio un limite di questi registi senza limiti come Miike o Tsukamoto che finiscono per massacrare le proprie opere per eccessi di aggiunte, per esagerazioni non necessarie. La loro piccola fetta di torta tanto bellina la devono stracaricare di panna o di zuccherini o di decorazioni floreali in zucchero e tutta la bellezza, la simmetria che c'era in principio si perde, a favore della confusione.
Confessions soffre di un problema simile anche se non così pesante come in altri casi. Mette troppa carne al fuoco, ricerca troppo l'eccesso e la lacrima o lo stupore o il dramma forzato. E alla lunga stufa. Ottiene l'esatto opposto con questa rincorsa all'eccesso e al superfluo. Come annoia anche il troppo rallenty che occupa almeno 2/3 di film. Per questo è difficile inquadrare bene questo regista. E' di sicuro talentuosissimo e 'fresco', originale ma manca di regole, di strutture che non gli permettano di strabordare, esagerare. Il cinema non è uno spot tv. Però è sicuramente da tenere d'occhio. Non è Haneke, e immaginatevi questo film fatto da Haneke, ma ce lo teniamo così.
Formidabile invece Takako Matsu fin dalla prima scena, dove fredda e impassibile racconta della sciagurata perdita della figlia e della realizzazione del piano di vendetta, fino all'ultima sequenza su cui non aggiungo nulla. Fra i ragazzini terribili spicca Ai Hashimoto, la bella compagna di classe.
Insomma, Confessions è un film capace di togliervi il sorriso per giorni e giorni, nero, più nero della notte più scura e senza luna, un ritratto del Giappone contemporaneo -e di quello futuro, come generazione- che non lascia via di scampo. Bellissimo da vedere, per originalità, regia e stile ma che tende a dilungarsi troppo e a perdere impatto e forza. Merita la visione per conoscere meglio Nakashima, un occhio e una mano di indubbio talento, a condizione che si sappia cosa si va incontro.
Confessions soffre di un problema simile anche se non così pesante come in altri casi. Mette troppa carne al fuoco, ricerca troppo l'eccesso e la lacrima o lo stupore o il dramma forzato. E alla lunga stufa. Ottiene l'esatto opposto con questa rincorsa all'eccesso e al superfluo. Come annoia anche il troppo rallenty che occupa almeno 2/3 di film. Per questo è difficile inquadrare bene questo regista. E' di sicuro talentuosissimo e 'fresco', originale ma manca di regole, di strutture che non gli permettano di strabordare, esagerare. Il cinema non è uno spot tv. Però è sicuramente da tenere d'occhio. Non è Haneke, e immaginatevi questo film fatto da Haneke, ma ce lo teniamo così.
Formidabile invece Takako Matsu fin dalla prima scena, dove fredda e impassibile racconta della sciagurata perdita della figlia e della realizzazione del piano di vendetta, fino all'ultima sequenza su cui non aggiungo nulla. Fra i ragazzini terribili spicca Ai Hashimoto, la bella compagna di classe.
Insomma, Confessions è un film capace di togliervi il sorriso per giorni e giorni, nero, più nero della notte più scura e senza luna, un ritratto del Giappone contemporaneo -e di quello futuro, come generazione- che non lascia via di scampo. Bellissimo da vedere, per originalità, regia e stile ma che tende a dilungarsi troppo e a perdere impatto e forza. Merita la visione per conoscere meglio Nakashima, un occhio e una mano di indubbio talento, a condizione che si sappia cosa si va incontro.
Eccomi, sono un sozzo e becero italiano medio, che non aveva ancora visto il film.
RispondiEliminaTotalmente daccordo con la recensione. Bello, interessante, particolare. Ma con un po' troppa carne al fuoco. Non sapevo che prima il tizio girasse spot, ma avevo notato uno stile un po' particolare, che comunque mi è piaciuto, o almeno, l'ho trovato particolare.
Non mi ti offendere! Era un giudizio in generale. Comunque sottolineo come con questo cinema a 3 euro apriranno le gabbie. Il peggio si riverserà in sala e visto che il buon cinema è introvabile (14 sale, 10) e il brutto cinema dilaga,sarà una gioia questa festa.
RispondiEliminaNon mi offendo, in fondo non è che mi discosti tanto dal sozzo e becero italiano medio.
EliminaBeh dai, è solo per una settimana. Sopporteremo il tizio che mi s'addormenta di finaco con Confessions. In compenso si paga solo tre euro.
Fin dalla prima scena mi sono assolutamente innamorato del film. E' eccessivo è vero ma la veritá è che viviamo in un mondo eccessivo e le immagini, i rallenty e la musica del film mi hanno catapultato dentro le menti dei personaggi.
RispondiEliminaQuesto è un film folle, onesto, visionario, indagatore e coraggioso così come dovrebbe essere il Cinema.
Io lo considero un capolavoro.
Ciao
E nun sei il solo! Solo che a me il troppo stroppia. Piaciuto ma con riserve. Mi raccomando adesso reperisci il resto, che Nakashima spacca
RispondiEliminaCome già accennato su facebook io l'ho dovuto reperire dopo tempo ormai che era uscita per altre vie...In ogni caso, ribadisco, è davvero un gran bel film. Ci vuole un gran coraggio a scrivere una storia del genere senza dare allo spettatore una traccia, seppur minima, di un lieto fine. E questa è la cosa che mi è piaciuta di più. Sono daccordo sul finale troppo lungo. L'ho pensato anch'io mentre lo vedevo, ma ti dirò la verità, ero già stato talmente sorpreso da tutto quello che era successo nel film che ho finito per notarlo effettivamente solo tempo dopo che avevo visto il film :D
RispondiEliminaConfessions con regista Haneke....mi hai fatto venire i brividi!!!! :D