lunedì 20 maggio 2013

Il bianco e il nero #38: Il noir, una piccola guida.

. agg. Di genere letterario o cinematografico che racconta storie paurose, raccapriccianti e violente, ambientate in atmosfere tenebrose; di romanzo, racconto o film appartenente a tale genere; in it. nero.
Recentemente ho preso coraggio, e portafoglio, e mi sono deciso a comprare il mio primo libro fotografico. Con questo particolare tipo ho sempre avuto un rapporto contradditorio; da una parte non li ho mai voluti, sono solo foto, le posso trovare online, cosa me ne faccio, costano troppo, dovrei esporli ma non sono poster o quadri. Dall'altra li volevo tutti, sempre bellissimi, con foto magnifiche e introvabili ovunque, stampati su formati enormi e con carta patinata profumata e avvolgente. E quindi ne ho preso finalmente uno. 
Si tratta di Il noir di Alain Silver e James Ursini a cura di Paul Duncan (edito da Taschen, leader del settore). E' un libro meraviglioso con all'interno un centinaio di foto sui set/di film noir dagli anni 30 ai primi anni 60. Una gioia per gli occhi. D'altronde, rimanendo nell'ambito cinema, penso che il noir insieme alla fantascienza sia il genere che merita di più un libro fotografico.
Non è solo composto da foto tuttavia, ma ci sono anche alcuni esaustivi capitoletti che raccontano e spiegano cos'è questo genere semi morto, versatile come pochi e poco conosciuto. Tutto ciò mi ha dato l'ispirazione per una serie di episodi di questa rubrica per analizzare ed approfondire il noir, passando da un'approfondimento di tutti i sotto generi, ai suoi protagonisti e protagoniste, dai suoi luoghi, ai suoi elementi principe, e poi i suoi registi, i suoi esempi più fulgidi fino al noir oggi. Spero vi interesserà.
Fine premessa e introduzione.

Che cos'è il noir?
Sopra vi ho messo una definizione da dizionario (ormai chi va più a guardare quei grossi e polverosi libri? Nell'epoca di wikipedia, di yahoo answer di tutto il resto) ma non restituisce a pieno quello che il noir è veramente e soprattutto la sua complessità. Se ne sono dette di tutti i colori a riguardo: è una variante del
poliziesco; è una variante si ma solo americana, massimo francese; è una variante del giallo; vede per protagonista sempre il cattivo o un anti eroe; no, vede protagonisti i buoni o degli anti eroi; si ma sottoforma di un detective privato...etc... Diciamo che è tutto questo e che nessuna di queste esclude le altre.
Il noir, che con il francese ha in comune pressoche nulla, è un genere prettamente americano nato agli inizi degli anni 40. Le sue radici sono profonde e molteplici, dal punto di vista letterario il genere ha attinto a piene mani da opere di giallisti hard-boiled (semplificando, branca del giallo, spesso con protagonista un detective, perchè di genere deduttivo) come Hammet (Il falcone maltese), Chandler (tutta la serie con Marlowe), Cain (Il postino suona sempre due volte), Goodis (Non sparate sul pianista) e Woolrich (La sposa era in nero). Ma altrettanto significativa è stata l'influenza di scrittori naturalisti come Zola o Hemingway, soprattutto per i dialoghi e la prosa schietta ma poetica.
Sul piano formale invece l'unica influenza determinante fu l'espressionismo tedesco con il suo chiaroscuro, le inquadrature distorte e le figure simboliche. Non sorprende che i valori dell'espressionismo fossero assorbiti da questo movimento cupo e oscuro, ma ha certo avuto un peso il fatto che i più grandi registi del noir classico - Lang, Preminger, Siodmak, Wilder, Ulmer, Tourneur, Renoir- fossero emigrati dall'Europae avessero lavorato in Francia e Germania dove per oltre un decennio i movimenti artistici dominanti erano stati il realismo poetico e l'espressionismo. 
Terza ma non meno importante influenza fu la grande diffusione negli anni 30 e 40 dell'esistensialismo e della psicologia freudiana. Entrambe le teorie erano incentrate tanto sull'assurdità dell'esistenza che sull'imprescindibile ruolo giocato dal passato nelle azioni dell'individuo e trovarono terreno fertile in una nazione messa in ginocchio dalla depressione economica prima e dalla seconda guerra mondiale poi; due temi fondamentali del noir, il fantasma del passato e il fatalismo, attingono direttamente a queste fonti.

Venerato, studiato e apprezzato da molti, a partire dagli anni 60 in poi, il noir ebbe un'accoglienza critica tra le peggiori durante i suoi primi passi. Veniva considerato generalmente di serie B sia per i suoi argomenti -morte, crimine, bassifondi, povertà, sesso- sia perchè prodotti da alcune major minori come  la RKO, la Universal da sempre legata agli horror, United Artists e Columbia che ne sfornavano a bizzeffe e senza seguire alcun criterio. Per quale motivo, allora, nonostante la pessima reputazione presso i critici e il disprezzo della grande industria del cinema, pellicole simili furono valorizzate? Come poterono esercitare un'influenza determinante sulle due successive generazioni di cineasti ispirando, tra gli altri, Polanski, Coppola, Truffaut, Scorsese, Tarantino, Kitano e Lee? Chi lo elevo a rispettabile e chi coniò il termine? Chiaramente i francesi, fin dai tempi di Alexis de Tocqueville, passando per Baudelaire, si sono sempre dimostrati fini osservatori e avidi fan della cultura americana.
L'espressione "film noir" fu coniata nei primi anni del dopo guerra dai Giovani Turchi all'interno dei celeberrimi Cahiers du Cinèma. Noir arriva dal genere letterario roman noir, romanzo nero, utilizzato per indicare il romanzo gotico britannico del XVIII e XIX secolo ma nel XX secolo il significato cambia e l'espressione serve a descrivere proprio l'hard-boiled americano. I critici Nino Frank e Jean Pierre Chartier se ne occuparono nel 1946 e nel 1955, mentre Raymond Borde e Etienne Caumeton scrissero Panorama du film noir amèricain, il primo volume dedcato al genere. Mentre i giovani critici/autori dei Cahiers come Chabrol, Truffaut, Godard e Rohmer, ne sposarono la causa a cavallo degli anni 60, analizzando opere di Nicholas Ray, Robert Aldrich, Fritz Lang, Anthony Mann e tanti altri. 
L'America arrivò poco prima della fine degli anni 60 quando nelle scuole di cinema si affermò una nuova generazione di studenti che da una parte respingeva il canone della storia del cinema americano imposto dai critici e dall'altra traeva ispirazioni dai classici come Le catene della colpa, La fiamma del peccato, Detour.

I temi.
-Il fantasma del passato. I protagonisti spesso cercano di sottrarsi al fardello del ricordo, magari legato a un incidente traumatico o a un delitto. A volte, invece, tentano semplicemente di sfuggire a demoni liberati da eventi seppelliti nella memoria. Qualunque sia l'origine del problema, cercano riparo in vicoli bui e stanze scarsamente illuminate. Vivono ai margini, sempre in fuga dalla propria ombra o dagli altri. Il fantasma del passato non è di passaggio: è reale, tangibile, minaccioso. Malgrado i suoi sforzi non riuscirà a sfuggirgli. Solo affrontandolo potrà sperare in qualche redenzione, anche se a offrigliela è la canna di una pistola. Tutto questo, l'incapacità di sfuggire a un destino segnato porta al secondo tema.

-Il fatalismo. Il mondo noir verte attorno alla casualità. Gli eventi sono collegati in modo serrato e portano a una conclusione già ampiamente prefigurata. Si tratta di un universo deterministico in cui la psicologia, il caso e persino le strutture della società alla fine hanno sempre la meglio, a dispetto delle buone intenzioni o le speranze dei personaggi. Non esiste l'happy ending, ma neanche uno vagamente positivo. La morte del protagonista o la fine della sua lotta, la sua sconfitta, sono un classico.

-L'ingiustizia. Molto spesso i protagonisti non si meritano la situazione in cui si ritrovano, perchè mossi da condizioni sociali ed economiche di enorme precarietà (il noir è anche un analisi schietta e diretta della società Americana, sono documentaristici) , o altrettante volte si trovano invischiati in un crimine che non hanno commesso, sono ingiustamente perseguitati e condannati. Questo alimenta un'altro sentimento e tema, l'odio.

-L'odio. La violenza nei noir è solitamente mossa dal crimine organizzato o altre volte dalla gelosia, dell'amore, ma altre volte, soprattutto in alcuni film post conflitto mondiale, dall'odio verso il prossimo. Un odio implacabile, una furia senza limiti, la volontà di distruggere e cancellare un mondo che non segue le proprie regole e che non ne ha di sue. Il ritorno in un America radicalmente cambiata dopo la seconda guerra mondiale dove è difficile trovare un proprio posto e dove il razzismo (verso asiatici, neri e ebrei) attecchisce sempre di più.

Gli archetipi.
-Il cercatore di verità. A dispetto di quanto si crede comunemente, di solito chi cerca di scoprire la verità nel noir non è un investigatore privato sul genere di Marlowe o Sam Spade. Spesso è un rappresentante della legge (L'infernale Quinlan, T-Men) o un criminale (Detour, Doppio gioco), mai una donna (Sgomento è forse l'unica eccezione), e raramente un detective.
-La femme fatale. L'elemento sovversivo di molte pellicole noir. Colei che da il calcio d'inizio, che porta il protagonista maschile verso il dirupo e la decadenza, che lo costringe a macchiarsi di un crimine, di un peccato. Secondo la critica post-femminista sono l'alternativa femminile al maschio ribelle che sfida la società patriarcale. Sono donne forti intrappolate in un mondo dominato dal'uomo, pronte ad usare qualunque mezzo, anche la propria sessualità, pur di giocare ad armi pari.  

-Il braccato. Figlio dell'esistenzialismo e di un fatalismo caratteristico di buona parte dell'espressionismo tedesco, il protagonista viene braccato dall'inizio alla fine della pellicola. Si tratta spesso di un uomo emarginato, solo. Gli è difficile venire a patti con un universo che gli pare incomprensibile e governato dla caso. Finisce per commettere azioni criminali per opporsi a questa assurdità.

I primi due verrano approfonditi nelle prossime puntate.

Aspetti visivi.
L'ambiente principe del noir è la notte. L'oscurità avvolge tutto quanto permettendo un gioco di luci memorabile. La fotografia in bianco e nero, contraddistinta da aspri contrasti, esterni desolati e realistiche riprese notturne, ha fatto scuola. I giochi di luce e ombra producono un forte contrasto tanto negli esterni quanto negli interni schermati da tende o veneziane. La luce dura e senza filtro, proiettata di taglio, rivela solo una parte del volto, creando una speciale tensione drammatica. Il fumo bianco delle sigarette o la nebbia, aggiungono ulteriore mistero e fascino. Il noir a colori (Il lungo addio ad esempio) non funziona così bene.
Le inquadrature insolite, sovente dal basso, dando al personaggio una connotazione quasi espressionista, lasciano intravedere i soffitti degli interni, creando inoltre nello spettatore un'ulteriore sensazione di claustrofobia. Le inquadrature dall'alto, da un grattacielo o da una scala con corrimano instabile restituiscono invece un senso di squilibrio.
La città, personaggio vero e proprio. La cinepresa si muove agile e libera per le vie più centrali degli ambienti urbani più riconoscibili, da New York (La città nuda di Dassin, girato tutto per le strade della grande mela)  a Los Angeles a San Francisco, fino ai vicoli più bui ricostruiti in studio o reali. I neon intermittenti, i passi sul cemento dei marciapiedi, un bidone della spazzatura che si rovescia. E in pieno contrasto con la città c'è la campagna, e i suoi paesaggi idilliaci, tutto l'opposto del caso e della ccorruzione cittadina, ma anche santuario o teatro per un omicidio.
A proposito di suoni, i dialoghi, di chiara influenza letteraria ed allo stesso tempo molto colloquiali da uomo della strada. Molta della potenza di un noir deriva dalle parole, dai dialoghi incalzanti di un detective o dalle suppliche di una femme fatale disperata o ancora dai battibecchi sempre pungenti tra i protagonisti. Senza dimenticare un altro classico del genere, la voce fuori campo. Aiuta a identificarsi con il protagonista, a condividerne l'angoscia, o a comprendere i personaggi più negativi, mossi da ideali sbagliati, folli. 
Ed infine il flashback, il passato che riaffiora imperioso, magari rivissuto dalla soggettiva del protagonista stesso.

Regalo finale. I noir preferiti di Martin Scorsese qui, come punto di partenza per approfondire.

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Nella prossima puntata sotto con l'approfondimento dei personaggi. Prima le donne come si suol dire, le femmine fatali; esempi, foto e analisi di una figura mitica.

1 commento:

  1. Adoro l'argomento e seguirò senz'altro. Grazie, anche per i preferiti di Scorsese: me ne mancano diversi.

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