La sua foto su
imdb già dice tutto.
La settimana
scorsa vi ho parlato di Lucky McKee, un altro giovinastro talentuoso
che ha portato una ventata d'aria fresca nel polveroso mondo
dell'horror, beh in un'ipotetica classifica dei migliori registi
horror, o comunque dei più promettenti, questi due ragazzi si
litigherebbero il podio.
Io almeno non
saprei chi scegliere, McKee fa un tipo di cinema meno raffinato,
punta tutto sulla potenza delle immagini e sulla forte carica emotiva
delle storie che mette in scena, invece Ti West nonostante la foto è
un tipo molto più serio, il suo è un horror più elegante, di
quelli dove le atmosfere vengono costruite e soppesate con cura, e in
cui piuttosto che sangue e frattaglie troviamo lunghi e desolanti
silenzi. Se dovessi descrivere il suo stile in una parola
probabilmente sceglierei laconico, ma è un termine che non gli rende
pienamente giustizia, perché dietro questa apparente semplicità c'è
una notevole quanto evidente competenza tecnica. West è un po' come
i vecchi registi horror dell'epoca d'oro che noi appassionati stiamo
sempre a rimpiangere, un vero e proprio autore che scrive, dirige e
monta personalmente i suoi film, quando glielo permettono, ma
soprattutto qualcuno che finalmente sa cosa farne di questa macchina
da presa.
In un'epoca in cui
l'horror è una carcassa in decomposizione, in cui le alternative
sono gli sbudellamenti degli slasher o la confusione dei POV prodotti
in serie, West ritorna alle origini, svuota il genere da tutte le
inutili interiora e lo cucina a puntino.
Ti West nasce a
Wilmington nel Delaware il 5 ottobre 1980, nel 2001 a soli 21 anni
scrive dirige, interpreta e produce il cortometraggio The Wicked, poi
nel 2005 e nel 2007 dirige rispettivamente The Roost e Trigger Man,
due film che non sono ancora riuscito a vedere, quindi ci ritroviamo
magicamente nel 2009, anno in cui West si ritrova tra le mani Cabin
Fever 2, mi ci soffermo solo per due ragioni, la prima è che
nonostante i problemi produttivi il film anticipa già alcune
caratteristiche delle opere successive, tempi particolarmente
rilassati e molta cura nel tratteggiare i personaggi, la seconda sono
i problemi produttivi stessi, ai produttori non piace la piega che il
film sta prendendo, così lo tolgono brutalmente dalle mani di West e
lo montano come piace a loro. West giustamente chiede di non essere
accreditato come regista, ma non gli viene concesso neppure questo.
Conclusione, Cabin Fever 2 è un vero macello, soprattutto l'epilogo,
non so esattamente dove abbiano messo mano i produttori ma se dovessi
scommettere direi proprio che si tratta del finale. Tutto questo per
dire che West prende molto a cuore le sue creazioni, infatti nei due
lavori successivi cercherà di sbrigarsela da solo o con l'aiuto di
piccoli produttori (tra cui il bellissimo Larry Fessenden).
Ma passiamo alle
portate principali:
The House of the
Devil del 2009. West ha finalmente le mani libere e gira questa
specie di omaggio agli horror demoniaci anni 70/80. Samantha Hughes
è una stundentessa universitaria che ha finalmente trovato la casa
dei suoi sogni, per pagare la prima rata dell'affitto accetta un
lavoro da babysitter in un posto fuori città, solo che invece di un
bambino dovrà accudire una donna anziana che non esce mai dalla sua
stanza.
Le sorprese
cominciano subito, la fotografia ha una grana grossissima (in alta
definizione l'effetto è ancora più vistoso) e i titoli di testa
catturano subito l'attenzione, una serie di fermi immagine con delle
semplici scritte gialle accompagnate da musiche che potrebber
benissimo essere state scritte alla fine degli anni '70. Scenografie,
costumi, musiche, fotografia, stile registico... è tutto parte di un
unico grande omaggio ad un certo cinema horror da parte di un regista
che evidentemente lo conosce molto bene. A me per esempio ha
ricordato tantissimo Halloween di Carpenter.
L'altra sorpresa è
il film stesso, dei 95 minuti complessivi 80 li passiamo ad osservare
Samantha che gironzola per questa grande casa deserta, non succede
nulla, o meglio nulla di concreto, ma intanto la macchina da presa
segue la protagonista con inquadrature sempre più inusuali mentre
rumori sospetti e scricchiolii si fanno sempre più frequenti.
Praticamente l'intero film è una lunga preparazione a quello che
accadrà nel finale, una lunga sequenza in cui la suspence cresce una
goccia alla volta in attesa dell'inevitabile. Nelle interviste West
cita spesso Shining di Kubrick come riferimento per la sua estetica,
ecco, guardando The House of the Devil è difficile non pensare a
Shining, e quest'impressione si fa ancora più forte nel film
successivo.
The Innkeepers del
2011, forse il mio preferito. Claire (Sara Paxton) lavora nel
noiosissimo Yankee Pedlar Inn, un hotel di periferia molto prossimo
alla chiusura. Insieme al collega Luke approfitta dell'edificio
semideserto per indagare sulle presunte apparizioni del fantasma di
Madeline O'Malley, una donna che si è tolta la vita dopo essere
stata abbandonata dal marito durante la luna di miele.
Anche questo una
piacevole sorpresa, non si tratta infatti della classica ghost story
ma di un bellissimo mix di momenti comici e situazioni cariche di
tensione. Claire infatti è irreparabilmente goffa e nella maggior
parte dei casi finisce per sobbalzare al minimo rumore sospetto, in
pratica il classico salto sulla sedia, il modo più semplice e banale
di spaventare, ma il regista ci gioca su e mantiene lo spettatore
sempre ben consapevole di quello che sta succedendo, così le
apparizioni improvvise non lo colgono mai di sorpresa, mentre Claire
invece finisce puntualmente con le chiappe a terra, oppure inizia a
saltellare per la stanza imprecando e prendendo boccate
dall'inalatore per l'asma. Il risultato è esilarante, ma come per il
film precedente le cose si fanno serie solo nel finale e qui ancora
una volta Ti West riesce a sorprendere.
Vale la pena di
spendere due parole su Sara Paxton, la classica biondina slavata che
viene da film come Shark Night 3D o Superhero – Il più dotato dei
supereroi, insomma un cavallo su cui non punterebbe nessuno, eppure
Ti West la prende, le accorcia i cappelli, le toglie il trucco, la
copre con maglietta e jeans e la trasforma in un'adorabile svampita,
l'antitesi della scream queen, se non è talento questo...
Maledetto, mi sono innamorato di nuovo.
Ti West ha anche collaborato a V/H/S e ABCs of Death, due film a episodi di cui magari vi parlerò in futuro.
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