Gironzolando sui
vari forum che parlano di cinema mi imbatto spesso e volentieri in
commenti e recensioni di Shadow di Federico Zampaglione, e nella
maggior parte dei casi il film viene più o meno brutalmente
massarato. Ecco, non nascondo che in quelle occasioni provo un po' di
dispiacere, non tanto perché Shadow non si meriti qualche critica
tagliente ma perché nonostante tutto è un tentativo, magari non
completamente riuscito, ma pur sempre un tentativo.
In fondo basta
guardare al desolante panorama italiano, le alternative quali sono ?
Le vecchie glorie, ovvero Dario Argento ? Macifacciailpiacere dico
io, un vecchio biascicante e rimbambito che è diventato la parodia
della parodia di se stesso, il vecchio zio pazzo di cui si vergognano
tutti, lo chiudi in cantina ma lui trova sempre il modo di scappare e
ogni volta fa la cacca per terra, in attesa di Dracula 3D che se
esiste una giustizia non troverà mai un distributore disposto a
portarlo nelle sale, un po' come era successo per Giallo.
Oppure i volti
nuovi (oltre a Zampaglione ovviamente) ? Ci sono i Manetti Bros, ma
con Paura 3D (da qualche parte qui sul blog trovate la mia
recensione) ci hanno subito tolto ogni dubbio, l'horror, anzi, la
regia non fa per loro. E nemmeno la produzione, perché gli altri
esordienti del mondo dei film de paura li producono quasi tutti loro.
Tra questi c'è Gabriele Albanesi, che per quanto mi riguarda
dovrebbe essere processato per crimini contro l'umanità, ma per
fortuna ultimamente anche lui si è dato alla produzione di filmetti
a episodi, quindi almeno per un po' siamo al sicuro.
Panorama desolante
appunto, e con questo non voglio dire che bisogna prendere per buono
tutto quello che passa il convento, perché come dicevo Shadow ha i
suoi difettacci. Primo fra tutti il finale, il problema più
evidenziato nelle mini recensioni da forum, quello che fa crollare
drasticamente il voto. Giustamente aggiungo io, perché una
conclusione del genere in un film come Shadow stona parecchio, nel
tentativo di sfuggire ai soliti cliché dell'horror contemporaneo
cade in quelli di altri generi cinematografici e ci infila pure una
morale spicciola su quanto è brutta la guerra. Peccato perché
sarebbero bastati un pò più di idee e di coraggio.
Poi appunto ci
sono i cliché, a partire proprio dalla trama, però a quelli ci
abbiamo fatto il callo e Shadow non è neanche un caso
particolarmente grave, quindi si può anche chiudere un occhio e
guardare il film nel suo insieme, magari per rendersi conto che
Zampaglione almeno tecnicamente ha poco a che spartire con i
giovinastri di cui sopra, e per capirlo basterebbe osservare la
fotografia molto europea ed elegante con cui vengono immortalate
quelle azzeccatissime location, oppure basterebbe ascoltare le
musiche, a partire da quel “C'è una strada nel bosco” che da
canzone sdolcinata si trasforma in motivetto angosciante e terribile
presagio. Insomma con Shadow Zampaglione riesce a far coesistere
l'horror contemporaneo e la tradizione italiana, senza però rimanere
troppo debitore nei confronti di quest'ultima, quindi senza cadere in
quel baratro di ingenuità e cattivo gusto in cui sprofondano i
filmacci a cui accennavo prima.
Fatta questa lunga
e doverosa premessa posso finalmente passare all'argomento più
succoso: Tulpa, l'ultima fatica di Federico Zampaglione, un vero e
proprio giallo all'italiana moderno, un horror che rielabora gli
stilemi classici del genere in modo nuovo e personale, senza cadere
nel circolo vizioso del citazionismo sfrenato e della fredda
riproposizione di topoi vecchi di 40 anni. O almeno così dicono le
primissime recensioni, e io mi voglio fidare.
Tulpa verrà
proiettato in anteprima mondiale al Frightfest di Londra (a cui
magari si potrebbe dedicare una delle prossime rubriche) il 25
agosto, tra i protagonisti figurano Claudia Gerini (che interpreta la
protagonista), Michele Placido, Gianmarco Tognazzi, Crisula Stafida e
Nuot Arquint (il mostro di Shadow). Alla sceneggiatura ci sono
Federico Zampaglione, Giacomo Gensini (sceneggiatore anche per
Shadow) e il mitico Dardano Sacchetti, di cui personalmente mi fido
poco ma che magari ha ancora qualcosa da dire.
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