lunedì 23 luglio 2012

Il bianco e il nero #6: Marilyn Monroe VS Billy Wilder


"Eravamo in pieno volo e c'era un pazzo sull'aereo" Billy Wilder.

Signori e signore benvenuti allo scontro di questa sera fra due pesi masimi di indubbia fama. Alla mia destra, nell'angolo rosa, per il peso approssimativo di 54 kili per 166 cm di altezza, the Blonde Bombshell from Hollywood, Mariiiilyyyynn  Monroe. E alla mia sinistra, nell'angolo bianco e nero a pois, con il peso approssimativo di 80 kili per 180 cm di altezza, the Viennese Pixie, Billyyyyyy Wilder!
L'atmosfera è elettrica ma prima dell'incontro, una breve introduzione degli sfidanti.

Marilyn Monroe nasce Norma Jeane Mortenson (cambiato subito in Baker) in quel di Los Angeles il 1 giugno 1926. Abbandonata dalla madre malata mentale passa da una casa famiglia all'altra, rischia la morte a due anni, lo stupro a sei e a nove è in un orfanotrofio dove lavora dietro ai fornelli. A sedici sposa un uomo che chiama "papino" e che vede poco (è un militare e parte per la guerra nel pacifico) e intanto inizia a fare la modella. Legge qualsiasi libro (Tolstoj, Dostojevsky, Joyce), ascolta Beethoven, studia recitazione e letteratura. La Fox la dà un contratto da sei mesi e diventa co-protagonista nel B-movie Orchidea bionda, dove canta pure. Divorzia dal primo marito. Grazie a un piccolo ruolo in La jungla d'asfalto, la nota Mankiewicz che la da un altra piccola comparsata in Eva contro Eva. La dura infanzia sembra ormai un ricordo.
A 26 anni, Norma-Marilyn ha svoltato. Iniziano gli anni 50 e con questi una serie di filmetti e ruoli secondari che la portano al primo ruolo da protagonista nel film drammatico, La tua bocca brucia. Non è il massimo ma la critica inizia a notarla e dopo tutto a elogiarla. Fra il 52 e il 53 appare solo in successi di pubblico e critica. Prima a fianco dello smemorato Cary Grant in Il magnifico scherzo, poi nel meraviglioso noir Niagara, per poi ballare e cantare per Howard Hawks in Gli uomini preferiscono le bionde
E' una vera e propria star e icona sexy con tanto di stella sul viale di Hollywood e marito famoso (appena sposato il campione di baseball Joe Di Maggio) ed è in questo momento della sua vita che sulla sua strada compare Billy Wilder.

Samuel "Billy" Wilder nasce nel 1906 in terra austro-ungarica (ora Polonia). La famiglia lo vuole avvocato ma è evidente fin da subito che non è tagliato. Lavora quindi come giornalista per una quotidiano viennese e così riesce a trasferirsi a Berlino. Si imbatte nel cinema per caso e inizia la sua carriera di sceneggiatore nel 1929. Scrive diverse pellicole tedesche (La terribile armata, Uomini di domenica, Sua altezza comanda) fino al 1933 quando sale al potere Adolph Hitler. Essendo di origine ebrea scappa di corsa a Parigi dove co dirige il suo primo film, Amore che redime, insieme a Alexander Esway. Poi emigra ancora, negli Stati Uniti. Vive insieme a Peter Lorre e scrive commedie insieme all'amico Charles Brackett tra cui Ninotchka di Lubitsch (anch'esso suo amico e mentore) e Colpo di fulmine.
Nel 1942 dirige il suo primo film in america, Frutto proibito con Ginger Rogers, una deliziosa commedia. Il sodalizio con Brackett continua e funziona benissimo ora nel ruolo di uno regista e l'altro produttore. I due sbancano regolarmente l'Academy. Giorni perduti con Ray Milland vince l'oscar per film, regia e sceneggiatura, Viale del tramonto per miglior sceneggiatura, altri come La fiamma del peccato o Stalag 17 o Sabrina non vincono ma denotano l'estrosità del regista che passa da un genere all'altro senza perdere colpi. Intanto però si dissolve la coppia formata con Brackett.
Nel 1955 mentre prepara Quando la moglie è in vacanza, successo di Broadway, gli propongono Marilyn.

Primo round: -Quando la moglie è in vacanza.
La piece teatrale è un successone, ma la trasposizione cinematografica necessita diversi ritocchi. Siamo nell'era del codice Hayes, non bisogna dimenticarlo, e tutti i riferimenti sessuali espliciti o impliciti necessitano una limatina con la mannaia. Figuriamoci in un film che parlerà di un uomo che intende tradire la moglie con una super sexy vicina di casa.
Il primo ritocco che Wilder (qui al lavoro per la prima volta con la Fox) deve affrontare è drastico e se ne lamenta a gran voce ma non potrà farci niente. A teatro, Sherman (il protagonista) e la vicina di casa finiscono a fare sesso. Guai se la cosa dovesse accadere sul grande schermo. Tutto dovrà succedere nella testa dell'uomo.
Per il cast si è pensato di scegliere Walther Matthau nel ruolo di Sherman, ma è un principiante e la Fox non vuole prendersi il rischio, così sceglie Tom Ewell, l'attore del ruolo originale a Broadway. Per la ragazza invece sembrava quasi certa la scelta di Vanessa Brown anch'essa a Broadway nel medesimo ruolo. Dopo che il progetto passò dalla Paramount alla Fox la casa di produzione cambiò idea e impose la scelta della sua diva, Marilyn, la quale però venne obbligata a fare un film prima, Follie dell'anno, robetta, ma poteva rendere bene al botteghino.
Marilyn è ansiosa di lavorare con Wilder e accetta di tutto, ma una volta arrivato il giorno delle riprese, si ritrova in uno stato pietoso, al culmine della sua depressione autodistruttiva. Molto spesso dimentica le battute, i dialoghi, il senso delle scene e la produzione accumula ritardi incredibili. Non arriva sul set mai in orario (Wilder sdrammatizza "Mia zia Milly è tanto gentile e carina, arriva sempre in orario, ma chi vuole vedere mia zia sullo schermo? Nessuno") e quando si presenta ci vogliono finanche 40 ciak per raggiungere un risultato soddisfacente. Il budget lievita di colpo a 1.8 milioni di dollari, una cifra folle per l'epoca, ma la Fox è sicura di poterne ricavare ancora un profitto.
Il rapporto tra il regista e l'attrice è ai ferri corti e il meglio deve ancora venire. Una vittoria però va alla Monroe che grazie alla Fox e al suo contratto con essa, impone che il film venga girato a colori, più congeniale per lei, piuttosto che uno scialbo e antiquato bianco e nero. Wilder abbozza, in seguito, come dirò più avanti, avrà la rivincita.
Il culmine dell'instabilità sul set viene toccato proprio mentre si gira la scena iconica del film: la gonna bianca di Marilyn che svolazza sopra la grata della metropolitana. Sul set, quel giorno, è presente anche il marito Joe Di Maggio che ha sempre mal sopportato le focose attenzioni che chiunque riversa sulla neo sposa. Insomma, c'è un regista nervoso, una attrice disperata e un marito geloso, il tutto davanti a migliaia di persone perchè si è deciso di girare la scena dal vero, a Manhattan tra la Lexington e la 52esima.
E' l'1 di notte del 15 Settembre 1954 e nonostante ciò ci sono cinque mila persone. Marilyn continua, al solito, a sbagliare battute e il pubblico non da una mano. Ogni volta che si alza la gonna partono fischi e urla. Di Maggio è più rosso di un camion dei pompieri. Non resiste più e a fine ripresa segue un furioso litigio. Può sembrare ironico ma un film che parla della crisi del settimo anno di coppia pone fine al matrimonio di soli 9 mesi tra i due. Wilder dirà in seguito "Anch'io rimarrei turbato, sapete, se ci fossero ventimila persone che guardano la gonna di mia moglie svolazzarle sopra la testa".
Le riprese sono inutilizzabili, per gli schiamazzi in sottofondo, e verranno rifatte in studio. Ecco quindi che mi e vi crolla un mito. Quella grata sulla Lexington (vista dal vivo) non è quella del film. E l'immagine iconica, di lei a figura intera con la gonna che svolazza, non la vedrete, perchè è stata fatta a parte. Abbastanza triste.
Dopo tutto la produzione continua bene, o almeno senza altri scossoni. La pubblicità sarà di proporzioni bibliche, come la Marilyn di 52 piedi appesa a Times Square per la prima fissata il 1 giugno 1955, 29esimo compleanno dell'attrice.

Secondo round: -A qualcuno piace caldo.
Per un certo periodo i due si separano e con grande gioia di Billy, Marilyn diventa la gatta da pelare di qualcun'altro (Laurence Olivier, che la dirige ne Il principe e la ballerina. Per i disastrosi aneddoti, guardare Marilyn, uscito qualche settimana fa in Italia).
A tre anni di distanza però l'esperimento viene ritentato. Wilder dopo la prima esperienza disse di lei "Qualsiasi cosa facesse, la dovevamo stampare, e andava incredibilmente bene. Aveva una volgarità elegante e capiva sempre dove fosse la battuta, aveva un vero talento. Aveva allo stesso tempo paura e un certo feeling per la macchina da presa. Non lo sapeva neanche ma lei aveva quella cosa, quel dono".
Frasi di circostanza o no, sembra pronto a perdonarla e a darle un altra chanche. Inoltre Wilder vince la sfida del colore. Il contratto del "colore o niente" di Marilyn è ancora in vigore ma dopo alcuni screen test, si decide che il film sarebbe stato in bianco e nero, perchè il trucco femminile sui volti di Lemmon e Curtis, risulta migliore. Rivincita!
Questa volta Marilyn non è sposata a un focoso sportivo ma a un mansueto scrittore, Arthur Miller, eppure c'è comunque qualcosa a complicare le riprese. Marilyn è incinta, (per la seconda volta da Miller, e come per la prima, finirà per perdere il bambino) e questo comporta un cambiamento di set. Tutte le scene girate al resort, sono spostate al Hotel Del Coronado in San Diego, California, scelto da Wilder, di modo che lei viva sul set e sia reperibile in ogni momento e velocemente (Wilder sui suoi ritardi continui ora dice "Un tempo, se la convocavi alle nove di mattina compariva regolarmente a mezzogiorno. Adesso la convochi a maggio e si presenta a ottobre".
Se Quando la moglie... fu una tragedia, Wilder non poteva minimanete aspettarsi qualcosa di ancora peggio. Marilyn era comunque in ritardo medio di due o tre ore e a volte disertava proprio, nonostante fossero tuti pronti. Le storie e gli aneddoti sulle dificoltà sul set hanno raggiunto col tempo dimensioni epiche. Nella scena della telefonata d'addio tra lei e Curtis, si può vedere chiaramente come lei legga da un gobbo fuori schermo. Ma ogni scena è un impresa, anche le più semplici.
Per dire la frase "Sono io, zucchero" corretta invece di "Zucchero sono io" o "Sono zucchero, io" ci vollero 47 ciak. Dopo la trentesima Wilder scrive la battuta su un cartoncino che dovrà solo leggere. Ma non basta, perchè poco dopo deve dire la frase "Dov'è il bourbon?" e  sono necessari altri 40 ciak perchè sbaglia e dice "Dov'è la bottiglia/bonbon/whiskey" e Wilder deve scrivere altri cartoncini. Ora però Marilyn non capisce quale deve leggere e quale no, così Wilder deve cancellare il pezzo appena letto dopo ogni battuta.
Ben 59 ciak dopo la scena riesce ma Marilyn da la schiena alla macchina da presa e Wilder ci rinuncia, ridoppiandola in post produzione.
Arrivati all'ultimo giorno di riprese Wilder è distrutto. Marilyn avrebbe un suggerimento per la scena finale, ma forse per punirla, Billy rimane fedele alla sceneggiatura nonostante l'idea gli piaccia. Wilder dichiarerà, mesi dopo, "Eravamo in pieno volo e c'era un pazzo sull'aereo", chissà a chi si riferisce. Marilyn non verrà neanche invitata alla festa di fine riprese, dato che nessuno, soprattutto Curtis, la regge più.

Qualche anno dopo Wilder dichiarerà "Ne ho discusso con il mio dottore e il mio psichiatra e entrambi concordano nel dire che sono troppo vecchio e troppo ricco per ritentare la sorte con lei". Eppure i risultati finali sono due commedie da manuale del cinema che ancora oggi attraggono nuove generazioni. I pregi sono ovviamente di entrambi, della bravura nella scrittura e nella regia di Wilder e nella presenza e nella comicità volontaria o no di Marilyn. Direi quindi che lo scontro non può che finire in una onesta parità.
Che io sappia, tra di loro non ci fu più nessun rapporto, sia personale, sia lavorativo, (anche perchè Marilyn morirà pochi anni dopo) ma vi fu un ultimo tentativo di riunirli. Matt Malneck, compositore delle musiche di A qualcuno piace caldo, andò a New York dopo le riprese per far registrare una canzone che era rimasta fuori durante la produzione a Marilyn. Dopo il lavoro andarono a mangiare fuori e Matt, che riteneva il litigio tra loro ridicolo, prese un telefono e compose il numero di Wilder, poi diede il ricevitore a Marilyn.
M: "Pronto Audrey (moglie di Wilder) c'è Billy?"
A: "No, è ancora fuori."
M: "Appena lo vedi puoi dargli un mio messaggio?"
A. "Ma certo Marilyn, dimmi."
M: "Digli di andare a fanculo."
Silenzio.
M: "E i più sinceri e affettuosi saluti a te Audrey."
Fine.


Nella prossima puntata: miss Margarita Carmen Cansino, la contessa scalza.

1 commento:

  1. Note a margine:
    -Wilder diceva anche "Era spaventata e insicura. Mi sarebbe piaciuto essere uno psicoanalista che l'avesse come paziente. Forse non avrei saputo aiutarla, ma sdraiata sul lettino sarebbe stata deliziosa." segno che un pò le voleva comunque bene e un bonaccione come lui l'avrebbe sempre perdonata. Senza però lavorarci più insieme.
    Sulla sua morte invece disse "Hollywood non ha ucciso Marilyn, ma le Marilyn hanno ucciso Hollywood".
    -Un'aneddoto divertente su A qualcuno piace caldo. Mentre misurava i vestiti delle tre star del film, Orry-Kelly, costumista, disse scherzando a Marilyn "Tony Curtis ha un sedere più bello del tuo", al che lei ha tirato fuori le sue tette e ha detto "Si ma non ha queste!"

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