Filmbuster(d)s il podcast di cinema con un residuo fisso a 180 °C di 14 mg/litro.
In questa puntata:
Fruitvale Station, un indie americano basato su una tragica storia vera.
Veronica Mars, il film tratto dall'omonima serie televisiva e finanziato tramite Kickstarter.
Her di Spike Jonze, il filmazzo della settimana nonché premio Oscar 2014 per la miglior sceneggiatura.
Buon ascolto!
[00:00:40] L'angolo del tripudio
[00:10:44] La posta del cuore
[00:21:50] Fruitvale Station
[00:35:30] Veronica Mars - Il Film
[00:51:00] Lei di Spike Jonze
Potete
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mercoledì 19 marzo 2014
domenica 16 marzo 2014
Lei di Spike Jonze
In sala dal 13 marzo.
“I think anybody who falls in love is a freak. It’s a kind of socially acceptable insanity”
Quindici anni fa, i computer erano uno strumento di lavoro, erano dei semplici terminali. Se ne avevamo qualcuno a casa, erano in pratica delle consolle di gioco. Pochi anni dopo, con internet sempre più utilizzato e migliorato, i computer diventarono un elettrodomestico presente in ogni abitazione e non costituivano più un segreto per noi. Ridotte dimensioni, abbastanza veloci e pratici, ci permettevano di scaricare qualsiasi materiale dalla rete, elaborare testi, immagazzinare le nostre foto etc... Poi il corso delle cose ha preso una velocità folle ma prevedibile. Oggi non riusciamo, anche volendo, a stare un giorno senza un computer. Hanno assunto le forme più improbabili e peculiari, senza tuttavia perdere potenza o efficienza. Ci svegliamo con loro, mangiamo davanti a loro, ce li portiamo in giro, non riusciamo a dormire se non passiamo con loro almeno una mezz'oretta serale. La nostra vita è gestita da un computer, i nostri contatti col mondo passano attraverso un computer e idem per tanti altri piccoli aspetti a cui non diamo magari troppa importanza.
Che china potrebbe prendere questo rapporto? Her-Lei, ambientato in un ipotetico 2025, in una grande città senza nome, prova a fare un'ipotesi: diventeranno i nostri compagni di vita, nell'accezione sentimentale del termine (si anche oggi esiste già gente che ama e che fa sesso col proprio PC, lo so). Senza provare troppa vergogna nel confessarlo e senza incontrare il giudizio negativo altrui.
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domenica 19 gennaio 2014
C'era una volta a New York di James Gray

Con gli orrori della guerra alle spalle, a pochi passi dal Paese delle opportunità, due sorelle polacche attendono in fila ad Ellis Island. La tosse di Magda, la più giovane delle due, attira l'attenzione di una guardia, e la ragazza viene ricoverata urgentemente in attesa del rimpatrio. Ewa (Marion Cotillard) rimane sola. Etichettata come "donna di scarsa moralità" per un fatto oscuro avvenuto sulla nave, anche lei si vede rifiutare il visto d'ingresso, ma in suo soccorso arriva l'affascinate Bruno (Joaquin Phoenix), un trafficone ebreo che si innamora di lei e la spinge alla prostituzione per comprare la libertà di Magda.
Anche se desta le solite inevitabili perplessità, il titolo italiano una volta tanto non suona del tutto accidentale: "C'era una volta...", il classico incipit delle grandi storie, quasi certamente un riferimento all'altrettanto classico C'era una volta in America di Sergio Leone. Per certi versi il (sotto)titolo perfetto, perché quello di Gray, e in particolare quello di The Immigrant, è un cinema sospeso nel tempo, profondamente e meravigliosamente neoclassico, di quel neoclassicismo di cui Paul Thomas Anderson è senza dubbio l'esponente più grande.
sabato 12 gennaio 2013
Filmbuster(d)s - Episodio #20
Se siete tra i pochi eletti che sono riusciti a vedere il nuovo film di Paul Thomas Anderson, The Master, apprezzerete il dibattito in apertura di episodio. Per tutti gli altri che, come me (alexdiro), stanno rosicando è tempo di classifiche e di bilanci sul 2012 cinematografico. Benvenuti ai primi Filmbuster(d)s Movie Awards: abbiamo selezionato, categoria per categoria, i film migliori che abbiamo visto l'anno scorso nei cinema e nei festival, i vincitori però li determinerete voi rispondendo al sondaggio presente sulle pagine del nostro blog all'indirizzo http://filmbusterds.blogspot.it/2013/01/filmbusterds-awards-vote-or-die.html
Nel 20° episodio di Filmbuster(d)s:
[00:04:20]Cloud Atlas
[00:09:35]The Master
[00:37:40]Commento sul 2012
[00:56:40]Nominations
[01:09:00]Animazione
[01:19:20]Colonna Sonora
[01:26:00]Fotografia
[01:32:00]Sceneggiatura
[01:39:35]Attore Protagonista
[01:51:20]Attrice Protagonista
[01:59:32]Regia
[02:10:48]FLOP 5
[02:29:00]TOP 5
Oppure ascoltate il podcast mediante il player Podtrac:
Nel 20° episodio di Filmbuster(d)s:
[00:04:20]Cloud Atlas
[00:09:35]The Master
[00:37:40]Commento sul 2012
[00:56:40]Nominations
[01:09:00]Animazione
[01:19:20]Colonna Sonora
[01:26:00]Fotografia
[01:32:00]Sceneggiatura
[01:39:35]Attore Protagonista
[01:51:20]Attrice Protagonista
[01:59:32]Regia
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sabato 5 gennaio 2013
The Master di Paul Thomas Anderson
Nelle sale dal 3 gennaio
Premiato alla Mostra del cinema di Venezia
Leone d’argento per la Miglior Regia
Coppa Volpi ex-aequo a Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix per il Miglior Attore.
Osservando Joaquin Phoenix che si muove attraverso le primissime sequenze di The Master mi è venuto subito in mente The Howl, di Allen Ginsberg, e il suo celeberrimo incipit: “Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade negre all’alba in cerca di droga rabbiosa [...]”. E il Freddy Quell di Phoenix è proprio una di queste menti, un marinaio di ritorno dal Giappone al termine del secondo conflitto mondiale. Del suo passato non traspare ancora niente, sappiamo solo che quello che gli è successo, gli orrori della guerra e l'abuso di alcolici prodotti artigianalmente, lo hanno trasformato in una bestia, un concentrato di tic e nevrosi che lo sconvolgono sia nella mente che nel fisico. Ingobbito, praticamente storpio, con il volto perennemente contratto in una smorfia terribile, vive solo per assecondare le pulsioni e gli istinti più elementari. E un individuo del genere non può che che essere attratto irrimediabilmente verso il suo opposto, Lancaster Dodd, il leader di La Causa, un vero e proprio culto che si propone di allontanare l'essere umano dal baratro attraverso un uso molto poco ortodosso dell'ipnosi.
Ancora una volta un incontro/scontro quindi, perché il cinema di Paul Thomas Anderson, almeno quello delle ultime due pellicole, è anche un cinema di personaggi, figure colossali che si scontrano e deflagrano facendo piazza pulita intorno a loro. Come Daniel Plainview si imbatteva nella sua nemesi Paul/Eli, guarda caso anche lui al centro di un culto, così Freddy è calamitato quasi inconsapevolmente verso il suo maestro. Ma mentre il petroliere era metodico e geniale nella sua follia, Freddy è un personaggio brutale e privo di ogni freno, un cane sciolto pronto a sbranare chiunque si avvicini al suo padrone, padrone che ancora una volta si illude di poter domare e controllare la bestia. Due forze inconciliabili insomma, forse davvero due anime che si sono incrociate in un'esistenza precedente, ma che ogni volta che si incontrano sono destinate a cozzare violentemente e a rimbalzare uno lontano dall'altro, come suggerisce lo stesso Dodd.
Premiato alla Mostra del cinema di Venezia
Leone d’argento per la Miglior Regia
Coppa Volpi ex-aequo a Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix per il Miglior Attore.
Osservando Joaquin Phoenix che si muove attraverso le primissime sequenze di The Master mi è venuto subito in mente The Howl, di Allen Ginsberg, e il suo celeberrimo incipit: “Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade negre all’alba in cerca di droga rabbiosa [...]”. E il Freddy Quell di Phoenix è proprio una di queste menti, un marinaio di ritorno dal Giappone al termine del secondo conflitto mondiale. Del suo passato non traspare ancora niente, sappiamo solo che quello che gli è successo, gli orrori della guerra e l'abuso di alcolici prodotti artigianalmente, lo hanno trasformato in una bestia, un concentrato di tic e nevrosi che lo sconvolgono sia nella mente che nel fisico. Ingobbito, praticamente storpio, con il volto perennemente contratto in una smorfia terribile, vive solo per assecondare le pulsioni e gli istinti più elementari. E un individuo del genere non può che che essere attratto irrimediabilmente verso il suo opposto, Lancaster Dodd, il leader di La Causa, un vero e proprio culto che si propone di allontanare l'essere umano dal baratro attraverso un uso molto poco ortodosso dell'ipnosi.
Ancora una volta un incontro/scontro quindi, perché il cinema di Paul Thomas Anderson, almeno quello delle ultime due pellicole, è anche un cinema di personaggi, figure colossali che si scontrano e deflagrano facendo piazza pulita intorno a loro. Come Daniel Plainview si imbatteva nella sua nemesi Paul/Eli, guarda caso anche lui al centro di un culto, così Freddy è calamitato quasi inconsapevolmente verso il suo maestro. Ma mentre il petroliere era metodico e geniale nella sua follia, Freddy è un personaggio brutale e privo di ogni freno, un cane sciolto pronto a sbranare chiunque si avvicini al suo padrone, padrone che ancora una volta si illude di poter domare e controllare la bestia. Due forze inconciliabili insomma, forse davvero due anime che si sono incrociate in un'esistenza precedente, ma che ogni volta che si incontrano sono destinate a cozzare violentemente e a rimbalzare uno lontano dall'altro, come suggerisce lo stesso Dodd.
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