domenica 20 gennaio 2013

A Royal Weekend di Roger Michell

Nelle sale dal 10 gennaio.

Uno dei miei buoni propositi per l'anno nuovo era quello di essere meno indulgente con i film che più prestano il fianco a critiche. Non cercare di salvare (o almeno non affossare un'intera pellicola per una singola scena o una buona prestazione di uno dei personaggi o una musica azzeccata. Tuttavia con A Royal Weekend non c'è stato nessun bisogno di sforzarsi, è stato facile scriverne male.
1939, parte alta dello stato di New York, residenza estiva del presidente degli Stati Uniti d'America Franklin Delano Roosevelt (quello con la polio, citando Juno). Stanno per arrivare in visita i reali inglesi, Re Giorgio VI e consorte, Elizabeth, per discutere di un possibile aiuto in guerra, ormai prossima, degli americani al popolo inglese. A parte questo, FDR è molto annoiato e chiama la cugina Daisy ad allietare le sue giornate. Dopo una veloce sega in un bel campo fiorito -quale romantica e toccante storia d'amore non inizia così?- i due diventano amanti, al diavolo il sangue comune, tanto sono di quinto o sesto grado e lui è il presidente degli Stati Uniti, per dio!
Solitamente questo genere di film è molto gradevole; piccole storie private, sconosciuto, di grandi personalità della storia, di modo da conoscerle meglio, da più vicino. Ecco, solitamente, perchè spesso si incappa anche in un film di questo genere, con poche cose da dire e ancora meno voglia di renderlo più appetibile. O ancora, ci si dimentica d dare un quadro più caratteristico del personaggio storico preso in considerazione e limitarsi a dire le solite banalità che tutit sanno (ogni riferimento a Marilyn è voluto).
A Royal Weekend si conclude con la frase "Dopo la morte di Daisy, a 101 anni e rotti, furono trovate sotto il suo letto diari e lettere che descrivevano il suo rapporto sentimentale on FDR", al che dici: e da tuto quel materiale avete tirato fuori solo questo? Daisy aveva scritto poco perchè pigra o perchè non c'era molto da dire? O forse semplicemente non eravate così convinti di fare una storia intera solo su loro due? Andando più a fondo si può capire come Daisy sia un personaggio davvero debole, anche a volerlo approfondire di più.
In ogni caso, dell'amore tra Daisy e il presidente rimane poco e soprattutto è condito da una fastidiosa e petulante (ammetto potrebbe essere colpa dle doppiaggio italiano) voce fuori campo che ripercorre alcuni eventi significativi. Chi è il vero protagonista del film, o meglio chi sono? I due regnanti inglesi, sia per spazio concesso loro e sia per qualità delle sequenze loro rigaurdanti.
I pezzi più divertenti -ricordiamoci, come fece il trailer, che dovrebbe essere una commedia- riguardano Giorgio VI. Idem vale per le parti dove uno dei personaggi dell'opera viene più approfondito, ed è sempre il re inglese. Infatti una delle scene meglio riuscite è il dialogo notturno tra i due capi di stato in cui il re balbuziente si lascia andare, si scioglie e ne vediamo un interessante ritratto, addirittura alla pari, se non migliore, di quello che si vede ne Il discorso del re. Però adesso basta con film su Bertie-Giorgio VI, siamo al terzo (W.E. di Madonna è l'altro).
Senza dimenticare che fa pesare tutti i suoi 95 minuti, diventando parecchio indigesto, soprattutto se paragonato a molti film di questo periodo che durano tra le due e le tre ore ma che scivolano via facilmente. Insomma caro Michell, non ne hai presa una, hai perso il tocco.
Solo per un motivo il film esce momentaneamente dall'anonimato quando tra mesi -o solo settimane- dopo la visione qualcuno ve lo nominerà: "Ma quel film con Bill Murray?". Ecco, lui è un piccolo raggio di sole in una giornata altrimenti buia (nonostante non assomigli a FDR manco da dietro). Siamo abituati a vedere Murray fare Murray, sempre, ma stavolta no. Si sofrza di fare un ruolo, di non essere il solito cinico, stronzo e svogliato uomo sui 30-40-50. Questa volta è il presidente Roosevelt, sorride, fa battute classiche e non sarcastiche. Oh, mai visto Murray non essere Murray. E poi c'è Laura Linney che detesto. Buonanotte.

1 commento:

  1. peccato, mi incuriosiva questo film. Ma dopo questa recensione lo andrò a vedere solo se non ci sarà nulla di più attraente.

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