domenica 27 aprile 2014

The Search for Weng Weng di Andrew Leavold

Speciale Far East Film Festival 16.

Andrew Leavold è un pazzo, e chiunque lo conosce ve lo può confermare. Andrew è un movie geek australiano, un patito di cinema all'ultimo stadio, uno che se incontrasse Tarantino ne verrebbe fuori una discussione interessantissima che durerebbe anni (e hanno in comune anche il medesimo backgound da videonoleggio). E' talmente esperto di cinema che avendo visto tutto quello vale la pena vedere e che è conosciuto a tutti, si è dato ai b-movies di più infimo livello. Si è così imbattuto in un paio di film filippini strani quanto spettacolari; uno era The Impossible Kid e l'altro For Y'ur Height Only. Il secondo è addirittura una parodia dei film di James Bond. Protagonista di entrambi è Weng Weng un attore adulto alto 90 cm -guai chiamarlo nano. I film sono davvero spassosissimi, con il nostro piccolo agente segreto 00 alle prese con super criminali, sparatorie, esplosioni e naturalmente tante focose amanti.
Leavold, che ricordiamo, è pazzo, si è innamorato talmente di Weng Weng che ha deciso di partire alla volta delle Filippine per trovarlo o per lo meno per coprire qualcosa su di lui, come il vero nome, cos'altro avesse fatto etc... Tranquilli se non avete idea di chi sia sto Weng Weng, neanche nella sua patria d'origine se lo ricordano più in tanti. Leavold alla fine ci ha messo 7 anni, ma ha scoperto tutto quello che era possibile scoprire e ne ha tirato fuori questo bellissimo documentario su uno dei più grandi eroi sconosciuti dell'exploitation.

sabato 26 aprile 2014

The Amazing Spider-man - Il potere di Electro di Marc Webb

In sala dal 23 aprile.
 
Abbandonata e rinnegata malamente, da fans e produttori, la trilogia targata Sam Raimi, che tanto era andata bene al botteghino e tanto era piaciuta, salvo poi perdersi nel naufragio misterioso, clamoroso e volontario (diciamolo) del terzo capitolo, ecco che arriva il nuovo Spider-man, quello di Marc Webb, quello Amazing, qui al secondo capitolo di una trilogia. Addio al Peter Parker-Tobey Maguire tanto sfigatello e benvenuto al teenager ribelle con tanto di ciuffo Andrew Garfield, volto perfetto per incarnare un nuovo tipo di supereroe; sbruffone, strafottente, molto teen, molto ggiovane d'oggi, abbastanza figlio di quel Tony Stark che il pubblico tanto ama e tanto rimpiange.
Questo nuovo Uomo Ragno è figlio anche del suo nuovo "papà" cinematografico, ovvero Marc Webb, regista nato con una commedia romantica, 500 giorni insieme, e coi videoclip delle popstar più in voga. Uno dal pedegree quindi ben chiaro, prestato a sorpresa, ma neanche tanto, alle gesta dell'uomo in calzamaglia blu e rossa. Se nel primo Amazing Spider-man il tocco di Webb  (quasi 'ragnatela', spider web in inglese) si intravedeva, in questo secondo capitolo rompe gli argini e si impone alla grande, se non fosse che rimane pur sempre un film di supereroi, e di quelli devi parlare, purtroppo.

lunedì 21 aprile 2014

Gigolò per caso di John Turturro

In sala dal 17 aprile.

Quinta regia per John Turturro, di ritorno in patria dopo la gitarella a Napoli per il suo Passione, il docufilm sulla canzone napoletana. Dopo qualche dramma e l'apice raggiunto con la commedia romantica Romance & Cigarettes, ritorna al genere comico, lui che in questo campo ha un vero talento, come dimostrano i suoi tanti film con i fratelli Coen. E non lo fa da solo, si porta dietro un amico concittadino, il re della commedia americana della seconda metà del '900, Woody Allen, nuovamente attore dopo la breve comparsata nel francese Paris Manhattan. Una coppia tutta che prometteva scintille, in una commedia tipicamente newyorksese, tipicamente alleniana sotto molti aspetti e con un cast di belle attrici come Sharon Stone, Vanessa Paradis e Sofia Vergara tutte clienti da soddisfare per il magnaccia Allen e il prostituto Turturro. Era legittimo avere grandi aspettative, era legittimo andare al cinema per farsi due belle risate e invece niente, una bella delusione moscissima.
Woody Allen è un libraio disoccupato, con la sua attività chiusa a causa della crisi economica.

domenica 13 aprile 2014

The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson

In sala dal 10 aprile.
Orso d'Argento al Festival di Berlino 2014.

Il mondo ha bisogno di Wes Anderson, ed in questo periodo di crisi e negatività ancora di più. Abbiamo bisogno del suo cinema, delle sua carrellate, dei suoi rallenty, dei movimenti di macchina precisi e "rotanti" e delle sue inquadrature sempre geometricamente perfette e simmetriche; abbiamo bisogno delle sue musiche, dei suoi capitoli, della cura per particolari forse insignificanti e dei suoi colori pastello; abbiamo bisogno delle sue storie strampalate, dei suoi personaggi eccentrici e delle sue storie d'amore tra fumetto e feuilleton. Abbiamo infine bisogno di perderci per un paio d'ore nel suo mondo, che esso sia un grande hotel una volta lussuoso e rinomato e oggi in declino, la tana di una volpe, un treno che viaggia per l'India, un isolotto al largo del New England, una casa borghese a Manhattan, un liceo dell'East Coast o infine un sottomarino in mezzo all'atlantico. Set ricostruiti a puntino frutto dell'immaginario fantastico di Anderson, a metà tra quadri o illustrazioni tecniche, un videogioco a scorrimento e una casa di bambole dove si può aprire la facciata e scivolare tra un piano e l'altro con immensa facilità, spiando queste piccole formichine all'opera nelle loro stanze, tutte indaffarate e mai ferme.
Dopo aver visto un suo film, rimane come un aura attorno ai nostri occhi e alla nostra visione del quotidiano, tutto sembra un film di Wes e ci muoviamo al rallenty, con una canzone indie pop come sottofondo.
Per questo che il suo ritorno con The Grand Budapest Hotel è un sollievo per l'anima e una vera gioia. C'è chi dice che Anderson si limita a fare e rifare lo stesso film utilizzando i suoi amichetti. Si potrebbe rispondere che decine di talentuosi e celeberrimi registi fanno e hanno fatto la stessa cosa, quindi non capisco dove sia il problema, ma una risposta migliore sarebbe, va benissimo così!

martedì 8 aprile 2014

Filmbuster(d)s - Stagione 2 - Episodio 18

Peni e vagine in quantità nella nuova puntata di Filmbuster(d)s, il podcast di cinema più provocatorio, nazista e misogino della rete.
Un sacco di news e poi ci buttiamo su Lars Von Trier e il suo Nymphomaniac, a cui diamo 3 colpi davanti e 5 dietro.
3+5

Buon ascolto!

[00:00:11] L'angolo del tripudio
[00:18:15] Lars Von Trier
[00:57:00] Nymphomaniac






Potete ascoltare l'episodio al link diretto al file MP3 (per scaricarlo basta cliccare col destro e poi "Salva link con nome"): Clicca qui!

Potete abbonarvi su iTunes: Clicca qui!

Oppure potete ascoltare il podcast con Podtrac player:

lunedì 7 aprile 2014

Nymphomaniac di Lars Von Trier

Volume 1 nelle sale dal 3 aprile.
Volume 2 dal 24 aprile.

La versione di Intrinseco

Parte 1 e 2
In questi giorni, in concomitanza con l'uscita italiana di Nympomaniac Volume 1, si sono rianimate le discussioni che puntualmente seguono e precedono i film di Lars Von Trier. Al di là delle chiacchiere sterili sui contenuti espliciti, a suscitare qualche interesse è stata soprattutto la polemica, anche questa già sentita, secondo cui alcuni critici e recensori tenderebbero a parlare più dell'uomo Lars Von Trier che del suo film (o dei suoi film), ad identificare totalmente il regista con la sua opera, e viceversa, basti pensare alle accuse di misoginia, che da Antichrist in poi sono diventate quasi un tormentone.
Eppure non parlare di lui è quasi impossibile (ci sto cascando anche io), un regista che ama provocare e sa benissimo quali tasti premere (la dedica a Tarkovskij, peraltro ripetuta), che annuncia pubblicamente di essere depresso e di girare film come forma di terapia, che rilascia dichiarazioni come quelle di Cannes e fa il suo show per le telecamere a Berlino. In un modo o nell'altro, il suo ego e le sue provocazioni arrivano sempre prima del film, e da questo punto di vista Nymphomaniac è il suo capolavoro, anticipato da una marketing virale che non ha nulla da invidiare a quello di Il Cavaliere Oscuro, tutto incentrato sul coinvolgimento in scene hard di attori più o meno celebri, che però sono stati "sostituiti" digitalmente. Un film diviso in due parti come il Kill Bill di Tarantino, distribuito in versione hard e soft per sfuggire ai tagli e vittima di una censura approvata dallo stesso autore, che tuttavia non vi ha partecipato direttamente.